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Autore: DARKOS    02/05/2017    2 recensioni
Roxas era ormai al terzo anno della Twilight Town University, l’accademia di prestigio della regione. Ormai un “veterano”, era anche la celebrità del campus: la storia di come avesse trionfato sul Consiglio Studentesco e sull’utopia di Xemnas neanche due anni addietro era ormai leggenda e tramandata a tutte le matricole. E come ogni leggenda, anche paurosamente gonfiata: lo stesso Roxas aveva addirittura sentito una versione secondo la quale lui aveva affrontato da solo tutti i tirapiedi di Xemnas in dieci diverse prove di abilità, per poi battere il capo stesso con eleganti mosse di judo. Non poté trattenersi dal ridere, primo perché lui non conosceva nemmeno il judo, secondo perché di sicuro non aveva fatto tutto da solo: era solo grazie ai suoi amici che se l’erano cavata.
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun gioco
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“Coraggio signorine, i Giochi sono già iniziati! Tutte in cortile, tocca sgombrare gli edifici!”
Luxord finì di redarguire due studentesse che si erano attardate a chiacchierare e sbuffò: tornare al campus solo per far rispettare le regole era faticoso, specie per lui che le regole le rispettava a malapena quando era immatricolato… ma per Larxene faceva questo e altro.
Sfiorò l’auricolare e si mise in contatto con Demyx per un aggiornamento.
“Le aule al piano terra sono tutte sgombre. Fortunatamente la mia reputazione qui conta ancora qualcosa.”
“Amico, se ti danno retta è perché sanno chi è la tua donna. Spera piuttosto la tua reputazione sia sempre meno nota… comunque, tutto tranquillo anche qui. È incredibile rivedere il vecchio Xemnas addomesticato, fa uno strano effetto.”
“Sono passati anni ormai. Acqua passata.”
“E del nano malefico nessuna traccia?”
“Mio caro Demyx, per cortesia abbassa la voce! Ad ogni modo Larxene mi ha riferito passerà gran parte del tempo nel suo ufficio. Probabilmente sta ancora legalizzando qualche faccenda.”
“Già. Beh, meno lo vedo e meglio mi sento, ma non so come faccia Larxene a stare nella stessa stanza assieme a lui. Immagino che poi si sfoghi strapazzando te, eh?”
Ma Luxord non poté né confermare né contraddire l’amico: aveva appena visto un’ombra furtiva svoltare l’angolo, come se lo avesse visto e stesse tornando indietro per evitarlo. Sospirando al pensiero di una matricola furbetta che voleva disobbedire, il giovane si lanciò all’inseguimento.

Al campo si respirava un’aria carica di emozione, adrenalina e anche un bel po’ di sudore: Terra inspirò a fondo, godendosi l’atmosfera sportiva che da atleta di punta della sua ex accademia conosceva fin troppo bene. Gli sarebbe piaciuto partecipare ai famosi Giochi Sportivi della TTU, ma aveva una missione da compiere: assicurarsi che la competizione attirasse un bel po’ di persone, per dare agli altri più tempo. Anche se Roxas non era stato troppo chiaro al riguardo.
“L’ultimo consiglio che posso darvi” aveva detto, “è di considerarvi liberi. Fate come ritenete opportuno, e non come gli altri vorrebbero faceste. Vi garantisco che nulla batte una congrega di persone organizzate che vogliono tutte la stessa cosa e con libertà di agire a seconda della situazione. Non mi servono cinque copie di me stesso.”
Terra avrebbe gradito invece ricevere delle istruzioni dirette: non gli piaceva improvvisare. Spesso sbagliava, o non coglieva dettagli che ad altri parevano evidenti. Ma ne era consapevole, e vedeva chi lo guidava non come un prepotente ma come una persona gentile e altruista. Decise che avrebbe provato a manomettere qualche impianto, come imparato nelle operazioni per recuperare Skuld.
“Ma dai che ci divertiamo!”
Una voce vagamente familiare catturò la sua attenzione. In mezzo alla folla, due ragazzi discutevano animatamente. Terra li riconobbe e si fermò, in ascolto.
“Non lo so. Gli altri sono indaffarati, dovremmo dare una mano invece di divertirci.” Riku era scettico.
“Vedrai che se la cavano, fanno questa tiritera da anni! Segniamoci ai giochi, vedrai che vinceremo tutto!” A Sora brillavano gli occhi.
“Sora, partecipano ragazzi da ogni dove, anche da sedi esterne. È gente allenatissima, alcuni col proprio stuolo di fan appresso.”
“Appunto! Pensa la gloria nel batterli! Uno potrebbe diventare la star dell’intera giornata!”
Terra si accostò a un muro e rifletté. Quindi si poteva partecipare anche da fuori, non occorreva essere studenti…
“Aaaah! Terra, questo sarebbe il tuo lavoro? È tremendo, perché sono dovuto capitare in coppia proprio con te? Non voglio prendere un brutto voto per colpa tua!”  
Vincere significava attirare l’attenzione, e lui era una vita che si allenava, di sicuro poteva batterne molti…
“Professoressa, Terra ha rotto il vaso! Gliel’avevamo detto di fare come dice il manuale, ma lui non capisce mai!”
Immaginò le facce dei suoi amici, che si pietrificavano in sconcerto e delusione. A loro non sarebbe mai venuto in mente di partecipare…
Ephemera sghignazzò. “Sei solo un bruto tutto muscoli e niente cervello, che ha avuto la fortuna di vincere una borsa di studio perché più grosso degli altri. Ovunque ti muovi fai solo danni.”
Ma non era vero... Ventus era sempre stato amichevole con lui. Vanitas non distoglieva lo sguardo, non era intimorito dalla sua stazza. Aqua era stata contentissima di partecipare ai Campionati con uno studente del suo stesso anno.
Il ragazzone annuì fra sé e sé e marciò dritto verso l’ufficio delle iscrizioni, poche persone dietro a Riku e Sora.

Aqua invece sostava nei pressi dello stand delle ragazze, che come di consueto gestiva l’edizione del giornale del campus e delle ultime novità.
“Signorina! Corsi per apprendisti insegnanti! Ha finito l’università ma vuole rimanerci? Consideri l’idea!”
“Grazie, ma non ho ancora deciso cosa voglio fare.” Però prese comunque un opuscolo, giusto per passare inosservata. Il suo obiettivo era Larxene, se fosse riuscita a rallentare o perfino immobilizzare il Presidente in persona tutto sarebbe filato per il meglio. Per ora sapeva solo che era nel suo ufficio intenta a sbrigare le ultime pratiche, ma non poteva certo avvicinarla lì.
Aveva un piano: attendere che Larxene passasse in bagno a rifarsi il trucco (Roxas aveva domandato se era possibile non lo facesse, dubbio che solo un ragazzo poteva avere), intrufolarsi con lei approfittando fosse girata, e usare le sue abilità recitative per non farsi riconoscere e instaurare una conversazione. Poi, eventualmente, spostarsi in un luogo appartato per la drammatica rivelazione. Roxas sarebbe rimasto ammirato dalla sua sagacia, come lo era lei stessa in quel momento. Nulla poteva andare storto.
Poi tutto andò storto. Una figura minuta e carica di giornali freschi di stampa si fece largo barcollando.
“Permesso! Permesso! Scusate, permesso!”
Ma non riuscì ad evitare Aqua che la mandò lunga distesa per terra, fogli svolazzanti ovunque. La ragazza si seccò: ecco dell’attenzione indesiderata. Tanto valeva sfruttarla per mostrarsi una straniera gentile. Si chinò e tese la mano verso la malcapitata.
“Mi dispiace davvero! Lascia che ti aiuti a raccogliere tutto.”
“No, no, la colpa è mia che ho portato tutto in una volta! Vai pure e goditi la festa.”
Xion e Aqua si presero per mano e si guardarono dritto negli occhi. Per un solo istante sembrò come se il tempo si fosse fermato. Poi Xion si alzò rapidamente, mollò la presa e iniziò a raccogliere le pagine sparse.
“Bene, puoi andare ora. Grazie.”
Aqua non se lo fece ripetere due volte: il solo essere stata vista era grave, ora doveva pensare a come ammortizzare i danni…
“Lui non è qui, vero? Non può presenziare e lo sa. Spero non te lo sia portato dietro.”
Aqua si fermò. Eccolo, il tono di condiscendenza delle ragazze che vedevano in lei solo una bambola. Odiava essere trattata così. E poi, che voleva dire “portato dietro”? Mica era un cane.
“Roxas sta bene, è adulto e capace di giudicare da solo. Non costringo i ragazzi a seguirmi al guinzaglio.” Poi aggiunse, ad un tono di voce più basso: “Anche se forse qualcuno non ha scelta, difettando di altre… doti.”
Fu il turno di Xion di immobilizzarsi sul posto, con un foglio stretto fra le dita che iniziò ad accartocciarsi.
Le due donne si fronteggiarono, anche se una non arrivava al mento dell’altra.
“Non mi piacciono le tue insinuazioni, e mi rattrista molto vedere che persone così sono capaci solo di venire ad insultare.”
“Tipico, guardare gli altri dall’alto in basso a dispetto della tua statura, iniziando subito a pensare male! Dimmi, Roxas è stato l’unico a scappare a gambe levate?”
Xion vibrò di indignazione, ma quando parlò la sua voce era bassa e glaciale.
“Non so se ti è giunta la notizia, ma io conto qualcosa qui. Perciò ora esigo le tue scuse immediate e che tu te ne vada il più lontano possibile da me, o ne pagherai le conseguenze.”
“Allora prego, fai pure! Osa! Fammi vedere fin dove può spingersi la preziosa principessina figlia di papà!”
“SICUREZZA!”
Due manone la afferrarono per le spalle e la trascinarono fino al cancello principale, chiudendoglielo in faccia. Poi scattarono una foto della sua espressione spaesata (trovò il non lasciarla mettersi in posa assai ingiusto) e filarono presumibilmente a farne delle copie da distribuire. Aqua rimase a fissare la ringhiera con aria assente.
“Beh… ha osato.”

Apprendere dell’estromissione di Aqua dal piano (e dal campus) non fu piacevole, ma Roxas non glielo fece pesare, gli incidenti erano compresi nel mestiere. Avrebbe preferito però che la ragazza si fosse messa in disparte o che cercasse di dimostrare quanto le dispiaceva senza ronzargli costantemente attorno dato che rendeva il concentrarsi sulla prossima mossa parecchio difficile. Strano però che Aqua fosse stata rimossa solo per aver rifiutato un’offerta di volantinaggio: che Ephemera fosse diventato un simile despota?
Roxas decise di ignorare ciò per il momento e contattò gli altri. Larxene avrebbe potuto ricevere voce dell’incidente, cosa che Aqua curiosamente reputava certa.
“Aqua è stata compromessa. La Ninfa è ancora a piede libero. Uno rimanga con lo Sfidante, l’altro vada a riparare. Chiudo.”
Ventus recepì e mandò un cenno di intesa a Chirithy, facendole capire che toccava a lei muoversi. La quattrocchi si alzò dallo spiazzo erboso dove erano seduti e girò frettolosamente l’angolo, lasciando Luxord interdetto.
“Ehi! Dove va la tua silenziosa amica? Stavo per mostrare il pezzo forte!”
Dopo averli raggiunti nel vicoletto, Luxord si era trovato davanti un Ventus e una Chirithy che gli avevano confessato, adoranti, di essere due prestigiatori principianti che smaniavano di vederlo all’opera. Lui non si era fatto pregare e da una decina di minuti buoni aveva mostrato buona parte del suo repertorio, dal semplice gioco delle tre carte fino alla variante “Fungo Otto” dove faceva rimbalzare in aria una pallina per ben ottantacinque volte.
“La perdoni Maestro, ma è un po’ timida. E vedere simili prove di talento deve averle provocato certi movimenti intestinali che… beh…”
“Non dire altro, giovane apprendista, le signorine hanno diritto a far passare queste faccende sotto silenzio.”
Ven si rilassò, sia per recita che per davvero: la falla nel piano era in via di assestamento, e lui avrebbe potuto continuare a tenere bloccato Luxord e godersi dei più decenti giochi di prestigio.
“Anche se, bugia a parte, non so se farmi bloccare qui valga più la pena. Non ora che ci sei solo tu.”
La sensazione di rilassamento cessò all’istante. “Come dice, prego?”
“Amico mio... beh, un attimo. Non precipitiamo le cose. Mio caro estraneo, so che non sei un prestigiatore alle prime armi, e so che siamo qui perché probabilmente fa comodo a te e ai tuoi compari. Io non sono un grande tattico, quindi Larx mi dice spesso che se proprio non so fare altro, dovrei almeno comportarmi da utile sacco di patate e- aspetta, questo a te non deve interessare. Insomma, finché eravate in due mi andava bene perché bloccato io, bloccati voi. Ma ora inizio a pensare che rimuoverti e andare a cercare la signorina potrebbe essere un approccio più sensato.”
Si alzò, e Ventus preferì non lo avesse fatto: accentuava molto la differenza di stazza fra loro due. Ma fece lo stesso e si preparò allo scontro.
“Sappi comunque che non sarà facile. La mia piccola taglia non è indice della mia forza.”
“Oh, comprendo appieno. Non puoi essere amico dei miei amici se discrimini sulla statura.” Luxord si premette un dito sull’auricolare. “Mio caro Demyx, quando vuoi.”

“Capisco. Quindi è per questo che ho visto la sicurezza precipitarsi al cancello.”
“Sì… diciamo che mi sono lasciata un po’ prendere la mano. Ti prego, non dirlo a papà.”
“E va bene.” Xemnas e Xion erano soli, adagiati su due poltroncine nella biblioteca semideserta. Entrambi non erano patiti delle prove fisiche, quindi ingannavano il tempo nell’attesa iniziassero le prove di carattere più intellettuale. All’ex Presidente quella chiacchierata non dispiacque: negli anni di forzato isolamento aveva riscoperto un legame familiare da tempo sopito, e proprio ora ascoltava di come la sorellina che aveva fatto di tutto per mandare all’aria i suoi progetti di dominio della massa aveva abusato della sua posizione per cacciare una ragazza solo perché le era antipatica.
Xemnas era convinto ci fosse dell’ironia in tutto ciò, ma ancora non era abilissimo a coglierla.
“Devo dire che sarò contenta se questo mio incidente sarà la nostra unica preoccupazione. Questa edizione dei Giochi ha creato grandi aspettative dopo i Campionati e il tuo arrivo ha fatto mormorare che potrebbero verificarsi tafferugli come l’altra volta… oh, senza offesa.”
“Tranquilla.” ‘Anche se ci sei andata fin troppo vicina senza volerlo.’ Xion non sospettava che Aqua era lì proprio per creare tafferugli simili, e forse era meglio così.
‘L’importante è che Roxas e gli altri abbiano sistemato tutto. Se Larxene verrà trattenuta come stabilito e non ci raggiungerà, non c’è niente di cui preoccuparsi.’
“Ah! La nanerottola ci ha portato il fratello dritto dritto dal manicomio, vedo!” Urlò Larxene spalancando la porta.
Xemnas non era mai stato tipo da lasciarsi andare a manifestazioni emotive, ma in quel momento sentiva il bisogno di ribaltare il tavolo più vicino con le mani. Larxene era arrivata così presto? Che avesse seguito un itinerario diverso?
“Larxene, questo sarebbe un luogo dove parlare a bassa voce.” Le ricordò Xion, scioccata dal pensare che lo stava rammentando al Presidente del Consiglio. “E usa un po’ più di tatto, te ne prego. Sei qui per unirti a noi?”
“Già! Ho dato un veloce colpo di ricevitore a tutti per vedere se c’erano problemi, ma solo Luxord e Demyx riferiscono di attività sospette. E quindi ho deciso che non mi importava e che se ne possono benissimo occupare da soli.”
“Oh! S-Solo lì, quindi?” La voce di Xion si era fatta un po’ tremula. “Sei passata anche allo stand delle ragazze?”
“Già! Tutto in regola anche lì!”
Xemnas si rimise sull’attenti. Dunque ci era andata! Perché Chirithy non l’aveva trattenuta? Era stata scoperta e liquidata, e ora Larxene fingeva ignoranza per testarlo? O forse era stata intercettata da terzi? E Demyx e Luxord avevano trovato qualcun altro…
“Ah, e pensa te: c’era questa specie di nano da giardino con gli occhiali, proprio poco fuori dai bagni! Un po’ pacchiano, ma l’importante è che chiunque l’abbia messo lì poi lo riprenda a festeggiamenti finiti.”
Il tavolinetto da caffè in mezzo a loro non era mai sembrato così pronto ad essere ribaltato prima d’ora.
Xemnas aveva paventato a lungo questa possibilità: doveva dimenticare il piano prestabilito e agire d’impulso per vie ignote e non comprovate. Anche per lui era ora di gettarsi in mare aperto e imparare a nuotare, come avrebbe detto Xigbar. Si alzò di scatto e marciò dritto verso il gigante seduto nell’angolo, così assorto nella lettura da sembrare una statua che inneggiava allo studio.
“Lexaeus.” A sentire il suo nome questi staccò gli occhi dal libro, domandandosi se era già arrivato il momento di scortare i VIP. A parte che gli sembrava troppo presto, capì subito guardando il suo interlocutore che c’era qualcosa che non andava.
“Sì?”
“Ho saputo che in mia assenza hai finalmente aperto quel club di lettura che sognavi. Lodevole, ma io non sono ancora disposto ad accettare che vi siano luoghi di cultura all’infuori del mio controllo. Ti sfido per la presidenza, a scacchi ovviamente!”
Xemnas poteva praticamente sentire gli occhi di Larxene ridursi a due fessure dal sospetto e quelli di Xion dilagarsi dall’improvvisa comprensione, ma non poteva evitarlo. Stava volutamente dando luogo ad una scenata patetica per motivi ridicoli, e tutto dipendeva dalla risposta del colosso. Sì o no, nero o bianco, testa o croce. Quasi a voler enfatizzare il momento Lexaeus si prese tutto il tempo per chinare il capo, riflettere sulla proposta e infine chiudere il libro con deliberata lentezza.
 “Una sfida, per determinare la direzione del club del libro, tra un ex studente e uno al suo ultimo anno di Magistrale… ci sto. Ho sempre voluto misurarmi con te senza che ci fossero botte di mezzo. Scelgo i neri.”
Già a metà frase Larxene aveva praticamente trascinato di peso Xion fuori dalla biblioteca, diretta probabilmente ovunque la sua amica gli avrebbe riferito di aver notato attività sospette.
Meglio di così non poteva andare: conformemente al suo carattere Xemnas si rilassò e delegando mentalmente agli altri il resto del lavoro si accinse a giocare al suo passatempo preferito.

Dentro al furgoncino Roxas teneva d’occhio la schermata con la planimetria del campus e la barra dei contatti che gli diceva chi dei suoi teneva acceso il ricevitore. Quello di Xemnas si era appena spento con poche probabilità di riattivarsi presto, pareva.
Aqua, che aveva consumato i pollici a furia di rigirarseli, si azzardò a fare un’osservazione diversa dalla solita sfilza di scuse: “Anche Terra è da un po’ che non si sente. Starà bene?”
“Oh, penso che stia partecipando alle gare, ora come ora” fu la risposta tranquilla del biondino.  
“Cosa? E questo va bene?”
“Direi di sì. Sono contento ci abbia pensato da solo: avrei potuto consigliarglielo, ma più intraprendenza gli farà bene. Non mi aspettavo ci fossero anche Sora e Riku, però. Interessante.”
La voce di Skuld si fece sentire da oltre il suo videogioco. “Vorresti che mandasse Riku con la faccia nel fango e il sedere per aria.”
“Non ho detto nulla di simile.”
“Ma l’hai pensato.”
“Mh.”
Aqua stava ancora cercando di capire il piano nella sua interezza, ma senza risultato. Il giorno pima avevano solo studiato la piantina del campus e il programma degli eventi, e memorizzato i personaggi importanti: era ovvio Roxas aveva anche bene in testa cosa fare, ma non lo aveva comunicato a nessuno. E a lei servivano più dettagli.
“Quindi: Terra sta facendo clamore, Ventus e Chir- ehm, il servizio d’ordine è impegnato, e ora Larxene è sul chi vive. Perdonami, ma anche senza la mia gaffe non so come farai a intrufolarti.”
“Ma intrufolarmi non è mai stato parte del piano. Io non posso mettere piede nella zona e quella è una legge seria, non una regola scolastica: infrangerla sarebbe una pessima idea.”
La cerulea era ormai completamente persa. “Ma quindi… che stiamo facendo?”
Roxas smise di fissare gli schermi e girò la sedia verso di lei. “Esattamente ciò che dovevate e sapete: distrarre, bloccare e intrattenere. Larxene e Xion hanno mangiato la foglia un po’ prima di quanto mi sarebbe piaciuto, ma ce lo faremo andare bene.”
Sorrideva, notò Aqua. E non era il sorriso manipolatore di Ephemera che guardava un essere inferiore, ma di un amico che racconta al suo compare una notte brava o una furbata fatta in classe. Un sorriso complice e rassicurante al tempo stesso, di quelli che ti facevano apprezzare anche i soggetti più scatenati di una comitiva, perché potevano portare allegria a tutti quanti. Aqua decise di fidarsi di quel sorriso e si fece bastare le informazioni.
“Spero solo che per me ci sia ancora una particina. Voglio farti vedere ciò di cui sono capace... anche se a ben pensarci non è più necessario il piano per quello.”
“Volete che esca per un po’?” Skuld era ancora presa dal giochino.
In imbarazzo, Roxas tornò a controllare la situazione. Tutto procedeva (per quanto poteva desumerne da lì) bene, tranne Vanitas che era entrato in silenzio radio fin da subito. Non aveva paura di chissà che tradimento, ma le incognite erano anche più difficili da accettare e correggere degli incidenti già verificatisi: come al solito, tutto si riduceva alla fiducia. E parlando di fiducia, Roxas decise era ora di aprire il canale segreto e impartire gli ordini alla persona che gli aveva conservato una fedeltà incrollabile.
“La Ninfa si è mossa, è il tuo momento. Non per farti eccessive pressioni, ma tutto dipende da te ora: fagli vedere che sai fare.”  
   
 
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