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Autore: Lady Five    03/05/2017    6 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Trascorsero alcune ore, in cui tutti poterono riposarsi, senza che accadesse nulla.
Harlock si palesò in plancia e trovò Yattaran già al suo posto.
“Dov'è Darragh?” chiese per prima cosa.
“L'ho accompagnato in mensa a fare colazione e l'ho affidato a Masu. Credo che la nostra cuoca preferita l'abbia preso in simpatia! Finalmente un ragazzo bene educato, ha strillato” rispose il primo ufficiale, esibendosi in una perfetta imitazione della donna.
Il capitano fece un sorrisetto, in un certo modo si sentì tranquillizzato. Di solito Masu ci azzeccava, nel giudicare le persone.
Chiese a Yattaran di scaricare il materiale inviato da Raflesia. Visto che la situazione era tranquilla, lo proiettarono sullo schermo grande, per analizzarlo insieme più comodamente.
In effetti l'edificio era la copia precisa di Castel del Monte. L'unica differenza consisteva nel materiale: per quello “alieno” era stata usata una pietra con sfumature dorate, mentre l'edifico terrestre tendeva al bianco-rosato. Ma per il resto erano uguali: stessa planimetria, stessa struttura in alzato... Anche la posizione era molto simile, poiché sorgeva su una piccola altura isolata.
Harlock era curioso anche di scoprire qualcosa di più sul pianeta di Zenobia. Da quel poco che si riusciva a scorgere dalle immagini in cui era ritratto il castello, non sembrava molto diverso dalla Terra.
Gli sorse all'improvviso un'altra domanda: perché su Mazone non c'era un edificio come quello? Perché, se ci fosse stato, Raflesia glielo avrebbe sicuramente detto... Era un fatto piuttosto curioso. C'erano davvero ancora tanti punti oscuri in quella vicenda... troppi, per i suoi gusti.
Mentre si arrovellava su questo e altri interrogativi, arrivò un'altra chiamata dalla Dorcas. Yattaran, a un cenno affermativo di Harlock, rispose. Era Clarice. Doveva aver trascorso le ultime ore a studiare la nuova documentazione sul castello, eppure appariva fresca come una rosa. E pericolosamente su di giri.
“Clarice! Come stai?”
“Benissimo, Harlock! Questa notizia è... è incredibile! Un altro Castel del Monte, ma perfettamente conservato! Oh, andremo a vederlo, vero? Non sto nella pelle!”
Harlock si chiese se non fosse giunto il momento di rivelare alla donna il vero motivo per cui quel palazzo era tanto importante.
“Non è così semplice, ma sì, credo che dovremo proprio andarci. Per quanto riguarda il Voynich, invece, avete qualche novità?”
“È anche di questo che volevo parlarti, infatti... Abbiamo cambiato approccio: traducendo semplicemente il mazoniano antico in quello attuale, come ti dicevo, ne venivano fuori frasi senza senso e completamente slegate tra loro. Invece, traslitterando i caratteri mazoniani in quelli terrestri, si riconoscono delle parole in latino. Abbiamo compreso che siamo a tanto così da una scoperta importante, ma non riusciamo a compiere l'ultimo passo... Provo a spiegartelo con parole semplici... Vedi, era già stato osservato che Castel del Monte aveva un orientamento tale per cui due volte all'anno, l'8 aprile e l'8 ottobre, si verificava un fenomeno particolare: un raggio di sole attraversava esattamente una finestra e una porta finestra di una sala posta al primo piano, andando a illuminare un bassorilievo posto sulla facciata del cortile interno1, che naturalmente ora è andato perso. Non c'è nulla di strano in questo, negli edifici antichi spesso si ritrovano eventi simili... Ma abbiamo capito che solo l'ottavo giorno dell'ottavo mese (cioè, appunto, l'8 di ottobre, secondo il calendario in vigore all'epoca di Federico) e solo in circostanze ben precise, si mostrerà qualcosa... qualcosa di molto importante, raro e prezioso... Ma non siamo riusciti assolutamente a scoprire che cosa si mostrerà e quali siano queste circostanze... Secondo noi la risposta è nascosta in una specie di schema ad anagramma, in cui abbiamo riconosciuto soltanto gli epiteti con cui veniva indicato l'imperatore, Stupor mundi e Puer Apuliae2... Ma non siamo riusciti a ricavare altro...”
Harlock aveva ascoltato attentamente. Era forse l'aleph la cosa misteriosa che si sarebbe svelata? Più che probabile. Ma bisognava capire quali fossero le condizioni necessarie a questa apparizione, o sarebbe stato tutto inutile. Ma come poteva lui aiutare Clarice in questo?
“Cosa posso fare per te?”
“Ecco... Il dottor Zero mi ha detto che il vostro computer centrale è fenomenale e forse potrebbe aiutarci a risolvere l'enigma...”
Già... il computer centrale. Aveva evitato finora di coinvolgerlo, ma forse ora il momento era arrivato.
“D'accordo, Clarice. Provare non ci costa nulla. Puoi mandarmi il testo?”
“Sì, certo. Ancora una volta devo ringraziarti, Harlock!”
“No, non è il caso. Secondo te, dunque, la cosa potrebbe valere anche per questo nuovo castello? Anche se non si trova sulla Terra e verosimilmente avrà dei riferimenti temporali e cosmici diversi?”
“Io credo di sì... Forse sarà sufficiente comparare l'antico calendario giuliano con quello del pianeta per trovare la nuova data in cui avverrà questo fatto misterioso... Però sono solo ipotesi, bada bene.”
“Me ne rendo conto... Ma dobbiamo battere tutte le strade possibili. Aspetto quella frase e, quando il computer mi darà i risultati, te lo farò sapere immediatamente. Comunque, ci vedremo presto. A breve tornerò sulla Dorcas.”
Harlock era stranamente turbato. Lo aveva colto la stessa inquietudine provata quando Raflesia aveva parlato della profezia. E temeva che in quel testo oscuro fosse contenuta la stessa cosa.
Appena giunse il messaggio di Clarice, si fece caricare il file su una chiavetta da Yattaran e se ne fece stampare una copia per sé. Il testo era inserito in una casella quadrata, in cui le parole erano incrociate tra loro, come una specie di cruciverba. Non essendo un esperto di enigmistica e soprattutto non conoscendo il latino, sapeva già in partenza che non ci avrebbe capito nulla, ma la curiosità era stata più forte. Andò nella sala del computer centrale e spiegò brevemente a Tochiro, anche se sapeva che era in gran parte superfluo, di che cosa si trattasse. Dopodiché, inserì la chiavetta nel corpo metallico e ritornò verso la sala comando.
Lungo il percorso incontrò Mayu e Darragh.
“Buongiorno! - li salutò quasi allegramente - Dove ve ne andate di bello?”
“Stavo venendo a chiederti il permesso di accompagnare Darragh a fare il giro dell'Arcadia.”
“Sì, in realtà glielo avevo promesso. Venite con me in plancia, cominciamo da lì.”
I due ragazzi lo seguirono e il capitano fu un perfetto cicerone, mostrando le dotazioni della sua nave al giovane mazoniano, a cui brillavano gli occhi per la felicità. Si mostrò particolarmente affascinato dalla ruota del timone, perché naturalmente non aveva mai visto niente di simile.
Mentre Darragh lo osservava da vicino, Harlock ne approfittò per raccomandare a Mayu di non portarlo, per il momento, nella sala del computer centrale.
“Lo so, Harlock, ci avevo già pensato. Io credo che possiamo fidarci di lui, ma so che per te è importante custodire il segreto dell'Arcadia.”
“Sei una ragazza saggia. Presenterai Darragh a tuo padre un'altra volta.”
“In verità c'è un'altra cosa che vorrei chiederti: posso tornare sulla Dorcas? Darragh mi ha detto che non c'è più pericolo...”
In effetti non c'era più motivo di trattenere lì Mayu...
“D'accordo, quando arriverà la convocazione di Raflesia vi riporterò entrambi sulla Dorcas.”
La ragazzina gli sorrise con gratitudine e corse a strappare Darragh dal timone per proseguire il tour. Da soli.

 

A scadenze regolari, Harlock tornava nella sala del computer centrale nella speranza che Tochiro avesse già trovato la soluzione dell'enigma. Ma evidentemente la questione era ostica anche per lui... e come dargli torto? Si trattava di fatti accaduti migliaia di anni fa! Ma lui era nervoso e impaziente, e non sapeva spiegarsi il perché. Temeva anche che Raflesia lo chiamasse prima che lui avesse in mano il risultato.
Finalmente, trovò una stampata: a una prima occhiata, gli parve una frase in latino. Stranamente, Tochiro non l'aveva tradotta. Riprese anche la chiavetta, tornò in plancia e fece inviare il contenuto a Clarice.
“Grazie! Ah, prima mi sono dimenticata di dirti una cosa importante! Dall'analisi del tuo astrolabio è risultato che è proprio dell'epoca di Federico II!3 A presto, caro!”
Quella rivelazione aumentò la sua ansia. Si ripeté che si trattava solo di una coincidenza... che probabilmente significava semplicemente che i suoi antenati erano amanti delle antichità quanto lui...
Non resistette oltre. Tornò nella sua cabina e chiamò Raflesia con il comlink.
“Credo che tra poco avremo delle risposte da parte di Clarice - le disse senza tanti preamboli - Ma credo sia arrivato il momento di spiegarle ogni cosa. Di dire, a lei e anche agli altri scienziati, se lo ritieni opportuno, a che cosa serve davvero quell'edificio... È una questione di correttezza... ma sono convinto che così anche il loro lavoro sarà facilitato.”
“Sì, penso che tu abbia ragione. Forse avremmo dovuto farlo prima.. se non fosse accaduto tutto quel macello con Lavinia! Ti aspetto sulla Dorcas, appena puoi. Parleremo con la dottoressa Jones e gli altri. Poi convocherò il Consiglio Supremo.”
“D'accordo. Arrivo subito. Riporto Darragh e anche Mayu sulla Dorcas: sono ansiosi di riprendere il loro lavoro con Zero. E mi accompagnerà anche Kei Yuki.”
Raflesia assentì e chiuse la comunicazione.


Un'ora dopo una navetta con a bordo Harlock, Kei, Mayu e Darragh lasciava l'Arcadia alla volta della Dorcas.
Mentre i due ragazzi raggiungevano l'ospedale, il capitano e Kei si diressero alla sala delle ricerche, dove la regina aveva già radunato tutti gli studiosi che lavoravano al Voynich. Era presente anche Gudrun, ormai diventata a tutti gli effetti il braccio destro di Raflesia.
Appena entrato, Harlock percepì chiaramente una strana atmosfera. Gli sembrava che tutti lo stessero osservando con eccessivo interesse. Ma si disse che di certo era soltanto una sua impressione... era ormai troppo suggestionato da quella strana storia. Ma anche Clarice, di solito allegra ed espansiva, aveva un'espressione seria e grave, che non gli piacque per niente. Si chiese con inquietudine se fosse dovuta alla traduzione del testo trovato da Tochiro...
Raflesia prese la parola. Spiegò ai presenti per quale motivo l'antico edificio costruito da Federico II e il suo presunto “gemello” su Fanauraa fossero così importanti per la loro sopravvivenza. Gli astanti a quella rivelazione rimasero a lungo senza parole. Kei fissò Harlock con aria interrogativa, chiedendosi se fosse già al corrente di tutto. Ma lui rimase impassibile.
“Noi... - intervenne il professor Werner - … conosciamo la leggenda dell'aleph... ma non avevamo idea che fosse collegata a Castel del Monte. E io, personalmente, ritengo si tratti soltanto di un antico mito, senza alcun fondamento nella realtà.”
Gli altri studiosi approvarono con un cenno del capo.
Raflesia si preoccupò. Senza l'appoggio dei loro scienziati, sarebbe stato molto difficile per lei convincere il Consiglio Supremo ad allearsi con Zenobia... e ammettere davanti alle consigliere che la loro sovrana aveva affidato le sorti di Mazone a una leggenda... sarebbe stato molto rischioso per lei.
A quel punto Clarice, che fino a quel momento era rimasta in silenzio a fissare alcuni fogli che aveva in mano, parlò.
“Come fate, VOI, a conoscere l'aleph?”
Harlock trasalì. Lui non aveva mai sentito quella parola, prima che gliene parlasse Raflesia, mentre Clarice evidentemente sapeva molto bene cosa fosse. Il fatto, in realtà, non avrebbe dovuto stupirlo più di tanto.
La donna proseguì.
“L'aleph è la prima lettera dell'alfabeto ebraico. Si usa anche per indicare il numero uno, quindi Dio e l'Eterno. Secondo la Cabala, l'insieme di insegnamenti esoterici e mistici propri dell'ebraismo, ma non solo, le lettere hanno il potere di veicolare energia e luce divina. L'aleph, in particolare, ha molteplici significati: rappresenta il principio, la potenza, l'unione degli opposti, la duplicità che si trasforma in unicità e viceversa.4 E in questo è molto simile alla vostra leggenda, maestà: un unico punto che racchiude il tutto. Secondo alcune interpretazioni, l'aleph sarebbe in realtà di origine fenicia, quindi appartenente a una delle più antiche civiltà terrestri. E qui potrebbe stare il collegamento con Mazone: i Fenici, a loro volta, potrebbero averlo mutuato da voi, agli albori della nostra storia ...”
Clarice spiegò poi quanto aveva già riferito ad Harlock, cioè come, in base alla loro interpretazione del Voynich, in una data precisa del calendario terrestre presso il castello si sarebbe verificato un evento straordinario, ma solo in determinate circostanze.
“A questo punto, è ragionevole pensare che questo evento straordinario sia la manifestazione dell'aleph, non credete?”
Raflesia era forse la più scioccata di tutti. Nonostante avesse portato avanti con determinazione quel progetto, si rese conto che in realtà fino a quel momento non ci aveva creduto davvero. Era l'estrema illusione a cui si era aggrappata, non sapendo più a quale speranza rivolgersi. L'idea che invece potesse essere tutto vero, da un lato la esaltava, dall'altro la turbava profondamente.
“E... - chiese con un filo di voce - quali sarebbero queste circostanze?”
“Ecco, ci sarei arrivata adesso. Non ne avevamo la minima idea, fino a poco fa, quando abbiamo avuto in mano la soluzione di quella specie di giochetto enigmistico inserito nell'ultima parte del Voynich... Una serie di frasi in latino, che tradotte, si riferiscono, a nostro parere, esattamente a questo evento, che avverrà nell'ottava sala, nell'ottavo giorno dell'ottavo mese dell'anno. Ma non è finita: le frasi si rivolgono a un filius del Puer Apuliae e Stupor mundi, i due epiteti con cui veniva indicato l'imperatore Federico... un suo discendente, quindi. Ma non uno qualsiasi... la parola usata è praedo aëris... - a questo punto gli occhi cerulei di Clarice si posarono su Harlock - ... solo in sua presenza si manifesterà ciò che lui stesso cerca.”
“Che... cosa significa praedo aëris?” chiese timidamente Kei, quasi temesse la risposta.
“Letteralmente predone dell'aria... le conclusioni traetele pure voi.”
“Pirata dello spazio... - mormorò Raflesia con gli occhi sbarrati - La profezia! Abbiamo la prova!”




 

 

1 Vero.

2 “Puer Apuliae” (= fanciullo della Puglia) perché Federico fin da giovanissimo manifestò una particolare predilezione per quella terra, in cui infatti ristrutturò e costruì moltissimi palazzi e castelli (tra i quali, ovviamente, il nostro Castel del Monte); “Stupor mundi” (= meraviglia del mondo) lo defininì Matteo da Parigi (1200-1259), monaco benedettino inglese, autore di numerose cronache: Federico, del resto, non era tipo da lasciare indifferenti, nel bene e nel male.

3 Attualmente è piuttosto difficile datare i metalli antichi, ma possiamo supporre che nel XXX secolo questo sia diventato possibile.

4 A quanto ho capito, la questione è piuttosto complessa e le interpretazioni non sono univoche, ma sostanzialmente il concetto è questo.

  
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