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Autore: Echocide    08/05/2017    3 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes e Miraculous Heroes 2]
La minaccia di Maus è stata sventata, ma non c'è pace per i nostri eroi: il mistero dell'uccisione degli uomini del loro nemico non è stato risolto e un nuovo nemico trama nell'ombra...
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 3
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 3.452 (Fidipù)
Note: Una nuova settimana inizia ed eccomi qua, pronta a tormentarvi anche in questi giorni! Bene, bene: abbiamo un nuovo nemico, un nuovo combattimento e un ristorante come location per una scena, ovvero Le Quai, un ristorante sulla Senna che, grazie alla sua terrazza galleggiante, permette ai commensali di pranzare (o cenare) con una meravigliosa vista del fiume e della Parigi storica; inoltre il ristorante si trova a pochi passi dal Museo D'Orsay.
Detto questo, come sempre, vi passo a elencare gli appuntamenti di questa settimana: mercoledì ci sarà un nuovo capitolo di Inori, venerdì come sempre il nuovo aggiornamento di Miraculous Heroes 3 e, sabato, il nuovo capitolo di Scene.
Come sempre, vi rimando al mio profilo, dove c'è il calendario degli aggiornamenti per il mese di Maggio.
E, per concludere, i ringraziamenti di rito: grazie a tutti voi che leggete, commentate, inserite le mie storie in una delle vostre liste e me fra gli autori preferiti.
A tutti voi: Grazie!



Lila scattò di lato, nascondendosi in uno degli spogliatoi e ignorando le grida delle altre clienti e delle commesse, mentre il suo cellulare vibrava nella borsa: «Sono già sul posto» dichiarò, una volta preso e accettata la chiamata: «Manda subito tutti gli altri.»
«Ok» esclamò allegro Alex, ridacchiando: «Efficiente la nostra Volpina, eh?»
«Sbrigati» sentenziò Lila, chiudendo la chiamata e osservando Vooxi volare fuori dalla borsetta e annuire con la testa: «Vooxi, trasformami» ordinò, chiudendo gli occhi e sentendo l’energia della trasformazione avvolgerla e darle forza e potere: quando riaprì gli occhi, lo specchio del camerino le dette l’immagine di Volpina e lei sorrise, aprendo una mano e vedendo una nuvola di fumo arancio creare il lungo flauto.
Bene.
Era ora di dare una lezione a quella rosellina là fuori.


Chat Noir balzò sul lampione, chinandosi e osservando i compagni, poco distanti da lui: «Andiamo, gente. Non abbiamo tutta la giornata» dichiarò, mentre Tortoise superava la sua postazione, subito seguito da Ladybug e Hawkmoth: «Comunque io vorrei far notare che il luogo dove ha attaccato il nemico…»
«Era un altro dove c’era uno dei nostri» sentenziò la coccinella, fermandosi per lanciare il suo yo-yo contro l’edificio davanti a lei e usarlo come punto per saltare: «E’ veramente…»
«No. Io mi riferivo al fatto che la nostra Volpina era in un negozio di biancheria intima» dichiarò l’eroe nero, ridacchiando: «Seratina bollente, Torty caro?»
«Penso piuttosto che abbia avuto di nuovo uno scontro con la lavatrice» sospirò Tortoise, fermandosi all’inizio di una via e indicandola con un cenno del capo, guardando poi in alto e ricevendo un segno affermativo da parte di Ladybug: «Sicuramente mi starà ricomprando ciò che ha distrutto…»
«Ma quella ragazza è capace di non demolire niente?» domandò Peacock, raggiungendo l’amico e posandogli una mano sulla spalla: «Veramente, ti sei preso una bomba in casa. E non sto usando il termine in senso positivo…»
«Ha dei lati positivi.»
«Immagino quali.»
«Ehi, non sta bene parlare di me in mia assenza» sbottò la voce di Volpina all’auricolare, seguita dai suoni della battaglia: «Volete venire qui o io e Rosellina qua faccio da soli?»
«Rosellina…» mormorò Chat, balzando su un nuovo lampione: «Volpina, tu ed io dobbiamo fare un discorso sui soprannomi che diamo ai nemici.»
«Parli tu che l’ultima l’hai chiamata ‘Panterona’?»
«E’ un bel nomignolo, volpe.»
«Bei vecchi tempi quando davamo soprannomi nerd…» sospirò Alex, facendo ridacchiare Chat Noir: «Siete vicini ragazzi. E’ ora di andare al gran ballo.»
Il gruppetto si mosse, raggiungendo velocemente il negozio in cui era apparsa la creatura di Dì Ren, in tempo per vedere Volpina balzare fuori dalla vetrina e atterrare per la strada: «Finalmente!» sbottò l’eroina, posandosi le mani sui fianchi e fissandoli male: «Pensavo di dover fare tutto da sola…»
«Ma quanto ti piacerà lamentarti?» sospirò Chat, osservando il nemico uscire dal negozio: «Oh. E’ proprio una rosellina!»
«Che avevo detto?»
«Che sai dirci, Volpina?» domandò Ladybug, osservando la creatura che, incurante di tutti loro, si guardava estasiato attorno: «Cosa…»
«Usa il profumo come arma: lo solidifica e attacca» dichiarò l’eroina arancio, osservando il nemico muovere la lunga pipa fra le dita, mentre volute di fumo grigio si dipanavano e si allungavano verso di loro: «Ecco che arrivano…»
Volpina saltò indietro, portandosi il flauto alle labbra e suonando alcune note, creando copie di tutti loro e sperando che questo distraesse il nemico; Chat e Peacock misero mano alle loro armi, centrando i colpi a loro diretti mentre Tortoise si sistemò davanti Bee e Hawkmoth, proteggendoli con il suo scudo.
Ladybug iniziò a far girare velocemente lo yo-yo e, similarmente a Tortoise, si protesse dall’attacco del fumo grigio: «Peacock.»
«Ci penso io!» dichiarò l’eroe blu, socchiudendo gli occhi e invocando il proprio potere speciale: l’oscurità l’avvolse completamente, mentre ai suoi occhi appariva Rosellina e il suo fumo, poi un vento forte si alzò, spedendo l’arma del nemico contro di sé e annientandolo: «Il fumo. Dobbiamo rimandarglielo indietro!»
Ladybug annuì, saltando indietro e osservando Volpina posizionarsi davanti a lei e invocare il fuoco fatuo, lanciandolo contro le volute di fumo che stavano per colpirle, contemporaneamente Chat, con la mano impregnata del potere della distruzione, balzò sulla sinistra di Tortoise e colpì il fendente nemico, osservandolo disgregarsi sotto di lui. Hawkmoth lanciò i suoi boomerang, tagliando in due una voluta che si stava dirigendo verso Peacock, mentre Bee sparò un pungiglione alla solidificazione di fumo davanti a loro, invocando poi il suo potere speciale e, piroettando su sé stessa, colpì una seconda voluta in contemporanea con Peacock, che aveva lanciato un dardo del ventaglio.
«Se li distruggiamo, però non li rispediamo contro di lui» bofonchiò Peacock, osservando Ladybug usare il proprio potere e lanciare in aria lo yo-yo, notando poi un ventilatore cadere fra le mani della ragazza che, con una smorfia, lo tenne evitando che cadesse a terra.
«Bene» dichiarò la coccinella, osservandosi attorno e sorridendo: «Lo potete distrarre?» domandò, sorridendo ai propri compagni e, stretto il ventilatore contro il petto, corse verso il negozio, saltando attraverso la vetrina rotta e atterrando all’interno: Rosellina si voltò e, muovendo il corpo come un lanciatore di baseball, lanciò contro di lei una voluta di fumo denso e consistente che la colpì al fianco, spedendola contro il muro.
«Ladybug!» tuonò Chat Noir, allungando il bastone e ingaggiando un duello contro il nemico, mentre la ragazza si tirava su e, con un sorriso sofferente in volto, afferrò la spina del Lucky Charm e la inserì nella presa lì vicino; voltandosi poi verso il compagno, quando lo sguardo verde si fissò su di lei, fece un segno con il capo: Chat Noir costrinse Rosellina a rientrare all’interno del negozio, aiutato da Bee e Hawkmoth e, dopo essere balzato alle sue spalle, si mise davanti a Ladybug: «Dimmi quando» mormorò, osservandola mentre posizionava le dita sopra i pulsanti.
«Ora» mormorò la ragazza, mentre il nemico si preparava a lanciare un nuovo colpo verso di loro: Chat annuì, mettendosi in posizione di difesa e sentendo il ventilatore azionarsi alle sue spalle; Rosellina lanciò un nuovo attacco e il felino balzò di lato, lasciando Ladybug pronta a respingere il fumo del nemico verso questo e notando come, più si avvicinava, più il volto e il corpo s’ingrigiva e diventava grinzoso, accartocciandosi su sé stesso e diventare poi polvere.
Ladybug fece un altro passo, uno di troppo e la spina scappò dalla presa, scivolando per terra, mentre la ragazza osservava il piccolo mucchietto di polvere che era diventato il loro nemico: «E’ veramente inquietante…» mormorò, balzando poi indietro quando la polvere si mosse e diventò velocemente una piccola tromba d’aria, dalla quale si materializzò una donna vestita di bianco e con una maschera dello stesso colore che gli copriva il volto.
Chat Noir balzò davanti a Ladybug, il bastone stretto fra le mani, mentre il resto del gruppo la circondava e rimaneva in allerta: «Oh» mormorò la nuova venuta, guardandoli uno a uno: «Ecco qui il gruppetto di bambini che ha reso la vita difficile alla povera Yi» bisbigliò, piegando le labbra rosse in un sorriso divertito: «Ma come siete carini.»
«La povera Yi?» domandò Peacock, piegando le labbra in un sorrisetto: «Questa è amica della panterona.»
«Panterona…» mormorò la donna, ridacchiando: «Mi piace. Mi piacete. Avete umorismo» fece vagare lo sguardo su tutti, fermandosi poi su Ladybug: «Ma non vincerete questa guerra: siete destinati a perdere?»
«Vuoi scommettere che adesso perdi tu?» domandò Chat, roteando il bastone e mettendosi in posizione di attacco, caricando poi contro la donna che, ridacchiando, schioccò le dita, sparendo in un turbine di polvere e lasciando che Chat lo attraversare, rovinando poi contro Hawkmoth.
«Quante volte ti devo dire di pensare prima di agire?» sospirò Ladybug, scuotendo la testa e sorridendo dolcemente, lanciando poi in aria il Lucky Charm, osservando tutto tornare alla normalità: «Bene, che ne dite di andarcene?»


Gabriel poggiò il cellulare sul tavolo, sospirando pesantemente: a quanto pareva i ragazzi avevano agito tempestivamente e sistemato nuovamente tutto. Si sistemò gli occhiali, osservando Nathalie entrare nell’ufficio: «Signore, c’è il signor Kun Wong» dichiarò, facendosi da parte e lasciando entrare il cinese che, regalandole un sorriso, si dedicò completamente all’uomo dietro la scrivania.
«Gabriel Agreste!» esclamò Kun, porgendogli la mano e sorridendo: «Sono un suo fan e la sua griffe è la mia preferita» dichiarò, stringendo la mano di Gabriel e sedendosi poi, dandosi una sistemata alla giacca.
«Noto» dichiarò il francese, catalogando il vestiario dell’altro a una prima occhiata: riconosceva la giacca scura e i pantaloni color crema come capi della sua collezione invernale, la camicia sembrava appartenere al marchio di Willhelmina e la cravatta…
Una Vittorio J?
Sì, quell’uomo sapeva vestirsi bene a quanto pareva.
«Immagino che sappia perché sono qui» dichiarò Wong, sorridendo: «La sua assistente…»
«Immagino che Nathalie le abbia detto che voglio avere azionisti» dichiarò Gabriel, intrecciando le mani davanti a sé: «Non ho intenzione di vendere nessuna azione dell’Agreste Maison e, quando sarà il momento, mio figlio erediterà tutto…»
«Suo figlio non è uno stilista»
«Mia nuora sì, però»
Kun annuì, sorridendo: «Marinette Agreste…» mormorò, sorridendo: «L’ho incontrata proprio oggi all’IMF: una ragazza veramente graziosa e con un talento veramente grande. Un ottimo acquisto, devo dire.»
«Sì, Marinette ha un grande talento…» mormorò Gabriel, assottigliando lo sguardo e sorridendo glaciale: «Ma più di ogni altra cosa, lei e mio figlio si amano e sono contento di ciò» continuò, fissandolo e poi spostando lo sguardo verso la porta dove Nathalie stava aspettando: «Ora se è così cortese da andarsene, monsieur Wong. Avrei del lavoro da finire.»
Il cinese annuì, alzandosi e sorridendo: «Spero che ripensi alla mia offerta, soprattutto considerato il consistente aiuto che…»
«Nathalie, puoi mostrare a monsieur Wong l’uscita?»
«Certamente» dichiarò la donna, aprendo la porta e facendo cenno all’uomo di uscire, osservandolo un attimo dietro le lenti quadrate e seguendolo quando questi si mosse, uscendo dall’ufficio: «Buonasera, signorina Hart» mormorò l’assistente, osservando la donna entrare nell’ufficio di Gabriel e chiudendosi poi la porta dietro di sé.
«La tua assistente mi mette sempre i brividi»
«E’ brava in quel che fa» dichiarò Gabriel, osservando la donna davanti a lui: «Sei venuta a chiedermi per la cena di stasera?»
«Tua moglie è morta» mormorò Willhemina, sbuffando: «Oh, Willie. Mi sono dimenticata di dirti che ho invitato anche Marinette e Adrien. E Felix.»
«Ah, Adrien e Marinette anche? Stamattina non mi ha detto niente.»
«Sicuro che eri tu il supercattivo in famiglia?»
«Sei ancora ai ferri corti con il tuo uomo?»
«Felix non è il mio uomo, è la mia spina nel fianco.»
«Non vedo nessuna differenza.»
«Oh. C’è. Eccome se c’è!»


Wei osservò il campionario di biancheria maschile, ordinatamente piegato sul letto, scuotendo la testa e iniziando a riporre il tutto nel cassetto del comodino: «Ma quante ne ha comprate?» domandò Wayzz, aiutando il suo Portatore e andando poi a controllare la busta del negozio, controllando che non ci fosse altro: «Oh. Questo non penso sia per te…» dichiarò, tirando fuori un impalpabile indumento femminile e mostrandolo al ragazzo.
Il giovane prese l’indumento per le spalline sottili, posandoselo poi contro l’addome e sorridendo al kwami: «Come mi sta?» domandò, ridacchiando all’espressione confusa del kwami; Wei si buttò sulla spalla la sottoveste, una di quelle che Lila indossava sempre per andare a dormire o distrarlo da qualche danno che aveva fatto, mettendosi alla ricerca della giovane e trovandola in salotto, completamente assorbita nell’operazione di darsi lo smalto ai piedi: «Lila?»
L’italiana alzò il capo, osservandolo in attesa, mentre lui prendeva l’indumento e lo spiegava davanti a sé: «Questo non è per me, vero?»
«Definisci per te, cucciolo» dichiarò Lila, ritornando alla sua operazione, mentre lui attraversava la stanza e le si parava accanto: «Non è per me, nel senso che non lo devo indossare io?»
«Esattamente.»
«Ma è per me perché sarai un bello spettacolo con solo questa addosso.»
«Solo quella?»
«Solo questa.»
Vooxi sbuffò, alzando il musetto dal libro di Harry Potter, che stava rileggendo, e fissò i due umani: «Io pretendo una casa tutta mia» dichiarò, voltandosi verso Wayzz e fissandolo: «Vorrei un po’ di aiuto in questi casi.»
«Possiamo andare sul terrazzo?»
«Wayzz è molto più saggio di te, Vooxi» sentenziò l’italiana, facendo la linguaccia al suo kwami e notando il suo cellulare vibrare: «Non rispondere» ordinò, bloccando Wei, mentre stava allungando verso l’apparecchio.
«Lila, è tua madre»
«Lo so. Vorrà sicuramente invitarmi a una nuova sessione di shopping e…» Lila si voltò verso di lui, scuotendo la testa: «…io impazzirò se devo stare un’intera giornata con lei.»
«Lila…»
«Le risponderò. Prima o poi.»
«Lila…»
«Lo farò, davvero. Ma non oggi. Ti prego, non oggi.»
«D’accordo.»


«Mamma mi ha mandato un messaggio» dichiarò Adrien, facendo voltare la ragazza verso di lui mentre si sistemava nel posto davanti a lei: «Ah. Ci aveva invitato a cena…»
«Per quando?»
«Stasera» dichiarò Adrien, digitando velocemente la risposta e prendendo il menù del ristorante: «Certo, avvisasse un po’ prima…»
«Possiamo andare…»
«Ci sono anche Felix e Willie. Non ho voglia di trovarmi in mezzo al tiro al bersaglio» Marinette sorrise, voltandosi poi verso l’ampia vetrata della piattaforma che, ancorata alla riva del fiume, permetteva di pranzare e cenare con una meravigliosa vista sulla Senna: «E poi tua madre ci ha invitato dopodomani, no? Li vedremo tutti e quattro assieme.»
«Non pensavo che fossi il classico tipo che, una volta lasciato il nido, non ci saresti voluto tornare nemmeno per sbaglio…»
«Voglio bene ai miei genitori, Marinette, ma sinceramente voglio passare più tempo possibile con te» dichiarò il ragazzo, facendole l’occhiolino da sopra il menu e tornando alla lettura dei piatti: «Ah, ti ricordi che avevo preso la patente, l’estate scorsa?»
«Sì»
«Stavo pensando di prendermi qualcosa…»
«Una macchina?»
«Una moto, in verità.»
«Una moto?»
«La pelle nera mi sta divinamente.»
«Sei sicuro?»
«Sì.» assentì il biondo, sorridendole: «Un ragazzo che frequenta la mia facoltà lavora part-time in un negozio e mi farebbe uno sconto. Sia a me che a Rafael…»
«Voi due siete passati dal litigare ogni tre per due all’andare dal parrucchiere assieme»
«Beh, quello lo facevamo anche prima» dichiarò Adrien, ridacchiando: «Sai, quando ci sistemano per le sfilate o i set…»
«Sì, sì. Hai già scelto il modello?»
«Ne ho visto uno sportivo, nero.  Stavo puntando a quello.»
«Come vuoi…» mormorò Marinette, dando un’occhiata al menu e decidendo cosa prendere: «Nathaniel mi ha detto che si è pentito di non essersi fatto avanti a me…» dichiarò, guardando Adrien mentre, dopo un momento di sorpresa, chiudeva il menu e, preso il tavolo con entrambe le mani, respirò profondamente: «Adrien?»
«Mi sto trattenendo dall’andare a ucciderlo…»
«Sei geloso?» domandò Marinette, allungandosi sul tavolo e sorridendo: «Comunque parlava al passato, penso fosse un ricordare occasioni perse…»
«Ah. Perché ha mai avuto un’occasione?»
«No.» dichiarò la ragazza, tornando al proprio posto: «E poi la professoressa Leroux mi ha presentato uno.»
«Oh. Ma insomma!»
«Un possibile datore di lavoro, a cui ho detto no.»
«Chi era?»
«Un certo Kun Wong: possiede un marchio e mi ha chiesto di lavorare per lui.»
«Tu non andrai più in quella scuola…»
«Adrien.»
«Testa di pomodoro che si fa avanti, Kuncoso che si fa avanti…» bofonchiò il biondo, incrociando le braccia e imbronciandosi: «Ma la vedono la fede al dito o sono ciechi?»
«Ti fidi così poco di me?»
«No, mi fido così poco di loro. E’ differente, mon coeur.»
La ragazza ridacchiò, osservandolo mentre imbronciato, aveva incrociato le braccia: «E’ un vero peccato che io sia completamente persa di un certo ragazzo che mi chiese scusa dandomi un ombrello…»
«Oh. Io pensavo che avessi perso la testa per il mio aspetto affascinante»
«Anche per quello»
«Marinette…»
«Starò attenta, te lo prometto» dichiarò la ragazza, portandosi una ciocca dietro all’orecchio e osservando la cameriera avvicinarsi: «Pronto a ordinare, mon minou?»
«Ovviamente, my lady.»


Manon osservò Hawkmoth balzare in camera sua e, poco dopo, la trasformazione sciogliersi facendo ritornare il giovane eroe a essere semplicemente Thomas Lapierre: «Ok, ammetto che è comodo» dichiarò il ragazzino, guardandosi attorno e cogliendo qualche particolare qua e là: la camera in tonalità pastello e i mobili bianchi, ai muri erano appese foto di Manon con alcune compagne e, in molte, era assieme a Marinette; parecchi peluche occupavano il letto singolo e la libreria era piena di libri e manga: «Uao! Questo lo seguo anch’io!» esclamò, avvicinandosi e prendendo il volume uno di una fumetto, sfogliandolo velocemente: «Non ti facevo tipo da manga sportivi, però.»
«Li preferisco: papà mi faceva sempre vedere dei vecchi cartoni animati sul calcio e quindi…» la ragazzina si fermò, osservando Thomas sfogliare interessato il volume, con la fatina – o kwami, come l’avevano corretta più volte – sulla spalla: «Com’è andata?»
«Come al solito: abbiamo combattuto e il nemico è stato sconfitto» dichiarò Thomas, riponendo il volume e voltandosi verso di lei: «Tua madre…»
«Non è mai salita. E’ dovuta andare di corsa allo sede per un’edizione straordinaria.»
«Ottimo.»
«Te l’avevo detto che ti avrei aiutato…» dichiarò Manon, alzandosi in piedi e guardandosi impacciata attorno: «Mh. Ti serve qualcosa?»
«Sto bene, grazie.» dichiarò Thomas, voltandosi poi verso Nooroo: «Tu?»
«Non hai usato il tuo potere speciale, quindi non ho bisogno di mangiare niente.»
«Cosa mangi di solito?»
«Caramelle, signorina.»
«E non una marca qualsiasi» bofonchiò Thomas, sedendosi per terra: «Quelle della Cure Gourmande.»
«Oh…» mormorò Manon, sistemandosi davanti al ragazzino e annuendo con la testa: «Quindi, quella volta che ti ho incontrato in quel negozio…»
«Stavo comprando le caramelle per Nooroo» spiegò Thomas, indicando il kwami: «Ero diventato da poco Hawkmoth e avevo bisogno di fare rifornimento.»
«Ne comprerò un po’»
«Cosa?»
«Da tenere con me, se…» Manon scosse la testa, sorridendo: «….beh, in caso di emergenza.»
«Ok.» mormorò Thomas, annuendo: «Grazie, Manon.»


Avrebbe ucciso i coniugi Agreste.
Avrebbe chiesto a Thomas di akumatizzarla, poi avrebbe creato Marshmallow e avrebbe imposto le peggio torture a Sophie e Gabriel.
«Dal tuo sguardo posso dedurre che i tuoi pensieri sono un tantinello violenti…» dichiarò Felix, ondeggiando il liquido ambrato nel bicchiere e abbozzando un sorriso: «E’ così terrificante stare da sola con me?»
«Sì»
«Andiamo! Hai anche accettato il mio invito a cena, che poi hai rifiutato perché quella piaga del tuo assistente ha dovuto darti del lavoro extra. Ma di solito non è il contrario?»
«Ciò mi ha permesso di rinsavire.»
«Bri…»
«No, niente Bri, Felix.» dichiarò lei, accavallando le gambe e guardandolo male, mentre lui si sistemava sulla poltrona davanti a lei: «Ti ho creduto morto per bene due secoli. Sono andata avanti, sai?»
«Talmente avanti che non hai mai avuto un uomo, vero?»
«Io…»
«Lo so, Bri» dichiarò Felix, ingollando un nuovo sorso di liquore e sorridendole: «Vuoi che ti corteggi come tutti? Lo farò. Vuoi che ti supplichi di riprendermi con te? Metto da parte il mio orgoglio e lo farò. Dimmi quello che vuoi che io faccia e lo farò: ti amo, Bri. E farò qualsiasi cosa per averti.»
«Qualsiasi cosa?»
«Sì.»
«Anche camminare nudo per gli Champs-Elysées?»
«Ne risentirà la mia elezione a sindaco di Parigi ma sì, lo farei. Vuoi che lo faccia?»
Bridgette scosse il capo, poggiandolo poi contro il pugno e fissandolo: «Perché vuoi diventare sindaco? Eri un militare, potevi…»
«Perché potrei dare una mano ai ragazzi in questo modo: Parigi non è più una città sicura da parecchio tempo e questo mondo è completamente impazzito, come sindaco potrei attuare dei piani e permettere che…»
«…che anche chi non sa usare un’arma o non ha le possibilità di proteggersi da solo possa essere al sicuro» finì, per lui, la donna: «Avevi fatto un discorso simile anche quando ti chiesi perché eri diventato un militare.»
«E’ vero. Ci eravamo appena conosciuti…»
«E tu mi guardavi dall’alto in basso, come se fossi…»
«Veramente stavo cercando di guardare dentro la scollatura» bofonchiò Felix, portandosi il bicchiere alle labbra: «Avevi quel vestito così scollato…»
«Cosa?»
«Ehi, se non volevi essere guardata potevi metterti qualcosa di più accollato.»
«Quindi, ogni volta che ci incontravamo e avevi quello sguardo serio, il collo rigido e…»
«Ero bravissimo, vero? Nessuno si è mai accorto di niente»
Bridgette rimase a bocca, scuotendo il capo e lasciandosi andare contro il divano: «Ed io che ho sempre pensato che eri un uomo dalla morale integra…»
«Apprezzare una bella donna e le sue grazie non centra un cavolo con la morale.»


Sophie guardò il marito, mordendosi il labbro inferiore e accostandosi di più alla porta, cercando di carpire il più piccolo suono: «Secondo te come sta andando?»
«Non sento grida disperate o rumore di oggetti lanciati…»
«Quindi bene?»
«Forse l’avrà soffocato con un cuscino.»
«Gabriel!»
«E’ un’ipotesi.»
«E se entrassimo?»
«Tu pensa all’alibi, io nascondo il cadavere.»
«Gabriel, non sei di aiuto.»
«Non voglio essere di aiuto, voglio essere pronto a qualsiasi situazione troveremo oltre questa porta!»
«Gabriel!»

   
 
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