YOU NEED TO REST
Felicity
Ho trovato un punto all’ombra, sotto un albero e vicino a una roccia in modo da poter almeno poggiare la schiena.
Ho delle fitte che partono dalla schiena e arrivano fino alle gambe. Il dolore è lancinante, talmente forte che alcune lacrime sfuggono al mio controllo.
Ed è proprio quando sto cercando- inutilmente - di asciugarle che vedo Dig in lontananza. Ma non è solo: Oliver è con lui.
Certo avrei dovuto aspettarmelo, maledizione.
Corrono nella mia direzione, Oliver che supera Dig e io che cerco di essere più veloce nell’asciugare le lacrime ma lui fa comunque in tempo a vederle. Faccio per mettermi in piedi, anche se so che è una cavolata, ma voglio provarci lo stesso: non voglio farmi trovare in terra, dolorante e in lacrime dopo un anno che non lo vedo. E dopo che ho visto quella donna aprire la porta di casa sua come se fosse sua moglie.
Non appena sembra che sia riuscita a mettermi sulle mie gambe una fitta ancora più forte mi colpisce e cado a terra.
No no, non può essere. Non posso attraversare un’altra volta quell’incubo. Non voglio tornare a non poter usare le mie gambe. Inizio a piangere come poche volte prima.
Oliver si china alla mia altezza: << Andiamo via di qua. Ti porto a casa mia >>.
Cerco di dimenarmi: non voglio andare a casa con lui e la sua ragazza.
<< La porto io >> interviene Dig.
Oliver si allontana con una faccia affranta e quando Dig mi si avvicina gli dico quello che ho appena pensato.
<< Lo so, Felicity. Ma hai bisogno di riposare e non possiamo permetterci di tornare in albergo, c’è troppo da camminare. Avanti, sali >> conclude indicandomi la sua schiena.
So che ha ragione e odio che sia così.
Oliver
Dig e Felicity sono di qualche passo indietro. Ogni tanto sento che Felicity tira su con il naso: segno che non ha ancora smesso di piangere.
La cosa mi fa incazzare da morire. Io odio vederla soffrire, è la cosa peggiore per me.
Finalmente arriviamo a casa e quando faccio per aprire la porta Camille mi precede dall’interno.
<< Ti avrei chiamato una volta finito. L’hai detto tu stessa >> dico amaramente.
<< Beh dovevo tornare qui… a casa >> si corregge dopo qualche secondo: << Che succede? >> chiede poi indicando Felicity.
<< La mia…. amica…. ha bisogno di riposare. Staranno qui per stanotte >> .
Alla parola “amica” Felicity sbuffa una risata.
<< Vi sistemo la camera degli ospiti. C’è solo un letto a una piazza e mezzo ma potete sempre stringervi >> fa l’occhiolino a Diggle insinuando che lui e Felicity siano una coppia.
Deglutisco forte. Col cavolo che dormiranno insieme in quel letto. John sarà pure mio fratello ma non esiste che lo lasci dormire così vicino a lei.
Faccio per ribattere ma Felicity mi anticipa: << Sembra perfetto. Grazie >>.