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Autore: effy_14    15/05/2017    3 recensioni
Due momenti ispirati dai vecchi episodi, sempre in tema con le mie storie.
-Non sarebbe male stare nella stessa ciurma sai?!?Non sei così male. –
Cosa aveva appena sentito?! E ancora non aveva finito. La vide alzare un braccio per andare ad accarezzarle il petto con fare lascivo mentre sussurrava quello che voleva essere un saluto sensuale. Rimase impietrita, esternamente, mentre dentro di lei la rabbia montava. Ma come si permetteva quella, quella quella..spostò lo sguardo sul verde e il flusso dei suoi pensieri si bloccò di colpo. Lui la stava guardando andare via. Per la precisione le stava guardando il corpo.
Genere: Fluff, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nami, Polluce, Roronoa Zoro, Z | Coppie: Nami/Zoro
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Ciao a tutti!!!
Eccomi con il secondo capitolo che sarà anche l'ultimo.
 
In questo caso siamo dopo il secondo incontro, avvenuto solo nell'anime e non nel manga, con la ciurma di Foxie.
 
Spero vi possa piacere e ringrazio tutti quelli che hanno letto anche il primo!
 
Buona giornata e buona settimana a tutti 
 


 
Effy

 
 
 
 
 
Non importava quanto si concentrasse a contare, dopo poco la sua mente lo abbandonava per tornare a quei pensieri che il suo orgoglio reputava invece inutili e dannosi. La voce del cuoco non voleva saperne di uscire dalla sua testa. Non che gli fosse mai importato veramente ciò che uscisse da quella bocca fumosa, ma se si trattava di lei allora le sue orecchie saltavano subito sull’attenti. Punto primo perché lui non si doveva permettere di dire nulla di sconveniente su di lei, punto secondo perché spesso gli palesavano cose che i suoi occhi non notavano. Come in quel momento.
Durante il loro secondo scontro con la ciurma di Foxie erano stati ben due gli episodi che lo avevano visto richiamare dal biondo.
“Brutto buzzurro, ti sembra il modo di trattare una fanciulla? Sbatterla per terra!”
Certo in sua difesa lui poteva affermare che lo aveva fatto per salvarla, ma, pensandoci bene, non era stato proprio delicato.
Fece cadere i pesi a terra con un tonfo nello stesso momento in cui dalle sue labbra uscì uno sbuffo nervoso. Lui non era un “damerino”, un gentil’uomo o un “Mr. Price”, lui le salva la pelle, punto! Non stava a guardare il come.
Un altro sospiro, ma questa volta quasi sconsolato, si sparse per la stiva della nave. Certo forse avrebbe potuto cercare di dosare la forza in base a chi stava salvando.
Una serie di immagini gli tornarono alla mente come un lampo: i mostri nell’Isola del Cielo, Mister One ad Alabasta.
Tornò eretto con la schiena e un sorrisino si fece largo sulle sue labbra. Quella volta nel deserto era stato gentile, l’aveva portata a spalle per tutto il paese.
Certo, aveva brontolato parecchio prima di assecondare la sua richiesta e aveva continuato anche dopo, ma era comprensibile visto come lei si era presa gioco di lui.
Un moto di rabbia lo pervase, il suo orgogli gi stava comunicando di smetterla di pensare a certe sciocchezze e concentrarsi sugli allenamenti. Lo avrebbe anche fatto se, dopo pochi secondi sa quel pensiero, la fonte dei suoi “problemi” non fosse entrata come se nulla fosse nella stiva.
-Ah finalmente ti ho trovato buzzurro!-
-Cosa vuoi ora?- Era stato brusco e nemmeno lui se ne spiegava il motivo. Cercò di ricomporsi e guardando la rossa negli occhi, che già erano mezzi assottigliati e pronti a fulminarlo, cercò di rimediare –Mi sto allenando, sai che non voglio essere disturbato. –
La ragazza sbatté gli occhi stupita, stava cercando, in modo contorto e solo suo, di scusarsi? Lo guardò con attenzione e vide che sul suo viso qualcosa non andava, sembrava pensieroso, e soprattutto frettoloso di “continuare i suoi allenamenti”.
-Volevo solo avvisarti che siamo arrivati su una piccola isola e gli altri stanno per scendere– si girò per uscire – tutto qui! Torna pure ai tuoi allenamenti. –
Stava per andarsene, capendo il fastidio che provocava al compagno, quando la sua voce la fermò. –E tu?- Si girò di scatto con una faccia confusa.
-Hai detto, gli altri stanno scendendo, tu non scendi?- La vide sorridere quasi impercettibilmente mentre, aprendo la porta e andandosene gli diceva un semplice –No, io se mi vuoi sono nel mio ufficio –
Restò immobile a fissare la porta per quasi un minuto buono, cosa era quel tono? E quel sorrisino? E, per la miseria, lo aveva visto solo lui il movimento lascivo dei suoi fianchi nel salire le scale?
Si sentì avvampare in un attimo. Cercò di calmarsi, ma inutilmente. L’aveva guardata spesso, ma quei movimenti non li aveva mai notati, in un secondo il suo cervello fece tutti i collegamenti del caso.
Lo aveva fatto apposta! Quella mocciosa! Ma certo, durante il primo incontro con Foxie lui le aveva confessato di guardarla e ora lei, giustamente, si faceva guardare.
Beh, la cosa non gli dispiaceva per nulla, se voleva dire poter godere in esclusiva delle sue movenze femminili.
Un'altra scarica di sensi di colpa lo investì nell’esatto momenti in cui finì di formulare quel pensiero. Lei era una donna, all’apparenza poteva sembrare combattiva e forte, ma nel corpo era fragile. E lui non l’aveva trattato per nulla bene quel corpo.
Mollò a terra i pesi e andò convinto verso la porta, doveva scoprire se per lei era un problema. Non si era mai lamentata direttamente, ma forse con altri si, magari proprio con il cuoco. Doveva sapere e, se fosse stato un problema, trovare una soluzione.
Senza che se ne rendesse davvero conto era già nell’ufficio di Nami, con la stessa che, alzata la testa dalla cartina che stava disegnando, ora lo guardava confusa da sopra gli occhiali.
Dopo una manciata di secondi di totale silenzio la ragazza si mosse, togliendo gli occhiali e alzandosi dalla scrivania. –Ti serve qualcosa Zoro?-
A quella voce il verde quasi sobbalzò. Era partito a razzo, senza pensare a cosa dire, ma soprattutto, senza pensare al fatto che il suo orgoglio gli avrebbe proibito qualsiasi “dichiarazione aperta”. Non avrebbe sicuramente potuto esordire con: ”Beh ero preoccupato perché quando ti salvo non lo faccio in modo educato”.
La vide avvicinarsi ulteriormente chiedendo spiegazioni e l’unica cosa che gli venne da dire fu: -Come va il polso?-
La navigatrice fermò la sua camminata verso il compagno totalmente spiazzata da quell’affermazione. Il suo polso? Cosa avrebbe dovuto avere il suo polso?
-Ho visto che lo massaggiavi dopo che ti ho spostato da quell’ascia sulla nave di quello stupido volpone. –
Abbassò immediatamente lo sguardo da quegli occhi cioccolato che lo scrutavano curiosi. Forse aveva detto troppo, forse ora lo avrebbe rimproverato, forse era meglio tornare ad allenarsi e piantarla con certe cose. Non aveva ricevuto ancora nessuna risposta dalla ragazza che, anche se non poteva vedere, sapeva essere lì di fronte intenta a cercare di capire che cavolo stesse dicendo.
-Non importa, torno nella stiv..-
-Meglio un polso dolorante che un ascia in testa!-
La voce della ragazza arrivò a bloccare la sua frase. Alzò lo sguardo e se la ritrovò molto più vicina di quanto ricordasse e con un sorriso solare sul viso.
-O meglio un piccolo livido sul sedere che essere mangiata da un mostro marino- parlava lenta e avvicinandosi sempre di più – o ancora, meglio una spalla schiacciata a terra che un taglio netto sulla schiena-
Il sorriso dolce sulle labbra carnose e quella strana luce negli occhi gli fecero perdere un battito.
-Insomma preferisco mille volte essere salvata in modo magari “poco delicato”, che essere affettata o mangiata. –
Si sentì avvampare per la vicinanza dei loro visi, ma allo stesso tempo uno strano senso di sollievo s’impadronì di lui. Lei aveva capito e gli aveva appena assicurato che gli piaceva essere salvata da lui.
Il senso di sicurezza e spavalderia s’impadronì di lui facendogli gonfiare in petto e assumere nuovamente da sua posa orgogliosa.
Una piccola mano però arrivò a schiaffeggiarlo sulla nuca facendogli perdere la sua posa di vero uomo.
-Quindi piantala di farti mille paranoie e continua a salvarmi!-
Stava per urlarle dietro che lui non si faceva nessuna paranoia quando lei gli diede le spalle per tornare alla scrivania continuando a parlare – E poi se volessi essere salvata dal principe non cercherei di stare sempre vicino al buzzurro di corte!- Un sorrisetto malizioso ed un occhiolino –Ora fuori che devo lavorare!-
Si sarebbe dovuto arrabbiare per quella presa in giro, ma non ci riuscì concentrandosi solamente sul significato della frase detta.
Non ci fu bisogno di altro per lui, che senza dire una parola, uscì chiudendosi la porta alle spalle. Ora si sarebbe potuto allenare tranquillo nella stiva. Oppure no.
Si sedette con un tonfo sul ponte iniziando la fase di meditazione. Sarebbe rimasto lì fuori fino al ritorno degli altri, nel caso la sua principessa avesse avuto bisogno di lui.
 
 
   
 
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