Seduto a cavalcioni su un muretto, guarda il sole sorgere.
In una mano una sigaretta brucia lentamente mentre un po' di cenere cade a terra, nell'altra un telefono scatta una foto all'alba.
Ritaglia, aggiungi filtro, pubblica.
In meno di 2 minuti la foto si va ad aggiungere alle altre pubblicate sul suo profilo Instagram.
Ridacchia fra se “tutta colpa di quel piccolo elfetto e delle sue manie” e intanto aspira una boccata di fumo.
Dentro.
Chiude gli occhi e si ritrova davanti lei: vede i suoi occhi azzurri che lo guardano fra le lacrime e sente salire il familiare odio verso se stesso.
Fuori.
Riapre gli occhi di scatto: il sole inizia lentamente a farsi più alto e la città si sveglia timidamente.
Guarda l'orologio, le 6:15, “Direi che è ora di tornare a casa. “ “Chissa se è riuscita a dormire.” “Odio farla stare cosi.” “Vorrei potermene andare via da lei.” “Tornerebbe a stare meglio.” “A chi voglio mentire? Ho bisogno di lei.”
Uno dopo l'altro i pensieri si affollano nella sua mente.
Sente il bisogno di essere già a casa e di poter dormire, improvvisamente stanco, più mentalmente che altro.
“Se solo lei sapesse...”
E con quest'ultimo pensiero, stavolta sussurrato, risale in moto e parte.
Intanto, non troppo distante, una ragazza controlla inutilmente il telefono e vinta dalla stanchezza chiude i suoi occhi color mare e si lascia andare a qualche ora di sonno.
Un attimo prima di addormentarsi, sfiora con l'indice il tatuaggio sul polso e sorride.