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Autore: Lady Five    17/05/2017    6 recensioni
Dopo la fine della brutta faccenda di Noo, l'equipaggio dell'Arcadia, finalmente riunito, riprende la solita vita vagabonda nello spazio. Con qualche piccolo cambiamento.
Ma la “routine”, per quanto piratesca, non si addice proprio ad Harlock e alla sua ciurma. Così, un po' per caso, un po' per scelta, si lasciano trascinare in una nuova avventura, sulle tracce di un antichissimo mistero e di un'oscura profezia. Con esiti assolutamente imprevedibili.
Genere: Avventura, Commedia, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harlock, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Per la seconda volta dunque Harlock si trovò seduto al tavolo del Consiglio Supremo. Clarice era accanto a lui, mentre Kei era stata fatta accomodare alle loro spalle.
Raflesia, che ora appariva perfettamente sicura di sé, illustrò la situazione, annunciando che avevano finalmente scoperto le intenzioni dei loro presunti nemici e che questi avevano proposto un'alleanza al fine di trovare una nuova patria per entrambi i popoli, che erano in realtà uno solo. Poi passò la parola a Clarice, che spiegò le conclusioni a cui era giunta con i colleghi mazoniani, con il supporto di immagini proiettate su un grande schermo al centro del tavolo.
Harlock intanto scrutava i volti delle consigliere, che però non lasciavano trasparire alcuna emozione. Soltanto quando Clarice pronunciò il suo nome, indicandolo come colui che avrebbe reso possibile la manifestazione dell'aleph, tutte si volsero a guardarlo.
Sia Raflesia che Clarice avevano parlato con grande convinzione ed entusiasmo, ma alla fine dei loro discorsi i membri del Consiglio Supremo erano ugualmente perplessi. E Harlock non se la sentiva di dar loro torto.
Parlò quella che sembrava la consigliera più anziana.
“Questa vicenda presenta molti punti oscuri. Maestà, voi ci chiedete di fidarci di gente di cui non sappiamo nulla, e di affidare la nostra sorte a... delle antiche leggende... Perdonateci, se siamo un po' scettiche.”
“So di chiedervi molto. E sono consapevole dei rischi e me ne assumo la responsabilità. Se lo ritenete opportuno, la regina Zenobia è disposta a intervenire a questa riunione e rispondere a tutte le vostre domande.”
“Scusate se mi permetto - intervenne ancora Clarice infervorata - ma devo sottolineare che, se ci sono molti punti oscuri e molte incertezze, ci sono però altrettanti elementi che vanno tutti nella stessa direzione... e non possono essere semplici coincidenze.”
Le consigliere si consultarono brevemente, poi parlò ancora la più anziana.
“Siamo curiose di sentire cos'ha da dire questa Zenobia.”
“Bene, la possiamo contattare subito. L'unica precauzione che vi chiedo è di non rivelare quale sia il ruolo del capitano in questa vicenda.”
Gudrun schiacciò una serie di pulsanti davanti alla sua postazione e nello schermo centrale apparve Zenobia.
Dopo i convenevoli di rito, la consigliera che aveva parlato prima invitò la nuova arrivata a rendere edotto il Consiglio Supremo sulla situazione del suo pianeta e sul misterioso castello.
“Il nostro pianeta, Fanauraa, presenta condizioni molto simili a quelle di Mazone e della Terra. È ricco di acque e di vegetazione, i terreni sono quasi tutti fertili, insomma, l'ideale per ospitare varie forme di vita. Riceve luce e calore da due stelle, più o meno equidistanti. Circa una cinquantina di anni fa, i nostri osservatori astronomici cominciarono a registrare una serie di anomalie nella loro attività: a periodi di intense radiazioni si alternavano momenti in cui queste sembravano rallentare fino quasi a cessare del tutto.1 Il clima, prima sempre costante (non abbiamo quattro stagioni, come sulla Terra, ma soltanto due, e con pochissime differenze l'una dall'altra) cominciò a cambiare, alternando, in modo del tutto imprevedibile, periodi di caldo insopportabile ad altri molto freddi. Capite bene che cosa questo ha comportato: non soltanto disagi alla popolazione, ma soprattutto alla vegetazione e alle nostre colture. Intere aree del pianeta sono diventate aridi deserti, altre si sono trasformate in distese di ghiaccio, che però a volte si sciolgono all'improvviso, con conseguenti inondazioni. E le cose sono andate sempre peggio, senza che i nostri scienziati abbiano potuto trovare una soluzione. Si ritiene che le nostre due stelle siano entrate nell'ultima fase del loro ciclo e che un giorno si spegneranno del tutto, rendendo a questo punto impossibile la vita su Fanauraa. Non siamo in grado di prevedere quando ciò avverrà, ma temiamo presto, vista l'accelerazione che gli eventi hanno avuto negli ultimi anni. Le nostre riserve di cibo ed energia si assottigliano ogni giorno di più... Non abbiamo scelta, dobbiamo andarcene al più presto.”
Le parole di Zenobia erano supportate da immagini, grafici e tabelle, che scorrevano sullo schermo, mostrando un pianeta, prima verde e prospero, ridotto a un ammasso discontinuo di sabbia, roccia o ghiacci, con poche zone ancora coltivate.
“Il problema è che non sappiamo dove andare... l'universo è sì immenso, ma ormai ogni pianeta abitabile conosciuto è già stato occupato. Noi non siamo in grado di portare avanti un'invasione armata, non ne abbiamo i mezzi e le competenze, oltre a non ritenerlo giusto. Non abbiamo nemmeno né il tempo né le risorse per mandare degli esploratori in giro per il cosmo... Ci servono risposte e riscontri più immediati. Per questo abbiamo pensato di ricorrere all'antica leggenda dell'aleph. Secondo la nostra mitologia, i nostri antenati lo utilizzarono per trovare Fanauraa. Se ha funzionato quella volta... perché non dovrebbe funzionare ancora?”
“Come? - chiese Raflesia - Come hanno potuto evocare l'aleph senza aver costruito l'edificio?”
“Questo non lo sappiamo. Forse su Mazone ne esisteva uno...”
La regina e le consigliere si guardarono perplesse.
“Non ci risulta sia mai esistito un edificio simile su Mazone...”
“Ne siete sicure?” intervenne Clarice.
“Ne avremmo sentito parlare, ce ne sarebbe traccia da qualche parte.”
L'archeologa rifletté qualche istante.
“In effetti è strano che ce ne fosse uno su tutte le colonie e nessuno sul pianeta madre... A meno che, visto che la Terra era da voi considerata la vostra seconda patria, l'edificio pertinente a Mazone fosse considerato Castel del Monte. Sì, credo che questa sia l'unica spiegazione logica.”
“E quindi si può ipotizzare che qualcuno di quegli antichi fuggiaschi abbia fatto una capatina sulla Terra per andare a Castel del Monte, evocare l'aleph e raggiungere il nuovo pianeta...” concluse Raflesia, un po' scettica.
“Sì, potrebbe essere, perché no? Oppure sono andati su qualche vostra colonia, più vicina... ” disse Clarice.
“Non lo sapremo mai, probabilmente - concluse Zenobia - E temo che ormai anche saperlo non servirebbe a molto. L'unica certezza che io ho è che l'aleph è la nostra ultima speranza, esattamente come per voi. Ora, a entrambi i nostri popoli serve una nuova patria. Noi abbiamo il castello e voi avete gli strumenti per scoprire come evocare l'aleph. Non credo ci sia bisogno di aggiungere altro. Una volta che sapremo dove andare, possiamo unire le nostre forze e rifondare il grande, glorioso Mazone!”
I presenti tacquero a lungo, come ponderando tra sé quanto avevano visto e ascoltato.
“Regina Zenobia - disse la solita consigliera - Vi ringraziamo per la vostra disponibilità e la vostra illuminante testimonianza. Vi comunicheremo quanto prima la nostra decisione.”
L'immagine di Zenobia si dissolse.
Le consigliere cominciarono a confabulare tra loro, mentre Raflesia appariva sempre più nervosa.
Si rivolse a Clarice.
“Zenobia non ci aveva mai detto di quella leggenda e non capisco perché... Che cosa potrebbe significare?”
“Se fosse vero, sarebbe senz'altro un punto a nostro favore, una prova che l'aleph esiste e funziona. Ma sarà difficile stabilirlo... potrebbe essere anche un semplice mito di fondazione.”
“Che cosa significa?”
“In tutte le civiltà antiche il racconto della nascita di una città importante è spesso legato a imprese straordinarie, a un eroe o una divinità. Come Roma, tanto per fare un esempio. Ma si sa che le leggende contengono sempre una parte di verità... basta saperla trovare.”
La consigliera anziana interpellò Harlock, spiazzandolo del tutto.
“Lei che cosa ne pensa, capitano?”
“Io... per quello che può valere il mio parere... date le circostanze, credo che non si debba lasciare nulla di intentato. Prenderemo ogni precauzione per ridurre al minimo i rischi, che, non possiamo nascondercelo, ci sono.”
“E come ritiene sia meglio agire, in base alla sua esperienza?”
“In questi giorni ho riflettuto a lungo. La mia proposta è di far partire per primi Zenobia e i suoi. La sua astronave è simile alla Dorcas, quindi è grossa, pesante e di conseguenza più lenta. Noi li seguiremo dopo qualche giorno con l'Arcadia, con a bordo la regina Raflesia e qualche sua collaboratrice, se lo vorrà. Una volta avute le coordinate di Fanauraa, sarò in grado di calcolare quanto tempo ci impiegheremo, con la navigazione in-skip. Prima di tutto, però, propongo che i nostri studiosi possano esaminare i due calendari e capire quale sia la data giusta... è inutile andare su Fanauraa con troppo anticipo. E poi intendo fare ancora un po' di... rifornimento, sia per noi sia per la popolazione di Mazone.”
I membri del Consiglio Supremo si consultarono ancora per alcuni minuti.
“Il Consiglio Supremo accorda il permesso di compiere questa spedizione. Chiediamo alla regina di lasciare precise istruzioni su come gestire le cose in sua assenza, indicando una o più persone di riferimento. Affidiamo a lei, capitano, la sicurezza della nostra sovrana e il buon esito dell'impresa.”
Harlock non credeva alle sue orecchie.
“Sono onorato dalla fiducia accordatami e farò tutto quanto in mio potere per esserne all'altezza.”
Le consigliere si congedarono con un inchino e abbandonarono la sala.
Raflesia si lasciò andare sullo schienale del trono con un sospiro di sollievo.
“Clarice, Harlock, vi ringrazio davvero dal profondo del cuore. Senza il vostro contributo non so se questa riunione avrebbe avuto l'esito che speravo.”
“Non c'è di che. Ora però abbiamo parecchio da lavorare. Dobbiamo procurarci il calendario in vigore su Fanauraa all'epoca della costruzione del castello. Se sarà necessario, per accorciare i tempi utilizzeremo il computer dell'Arcadia. Intanto, noi faremo qualche spedizione per procurarci viveri, medicinali e carburante per il viaggio, e anche per la Dorcas. Tu, Raflesia, devi lasciare tutto in mano a una persona fidata. Qualcuno potrebbe approfittare della tua assenza per sottrarti il potere, lo sai bene. Devi prodisporre ogni cosa per limitare il più possibile questo rischio.”
“Perché vuoi andare lì con l'Arcadia? Potremmo utilizzare i nostri mezzi...”
“Perché l'Arcadia è l'astronave più sicura che conosco. E io mi fido soltanto del mio equipaggio - disse Harlock lapidario - So che non è all'altezza di ospitare una regina del tuo rango, ma... faremo del nostro meglio per rendere il tuo soggiorno se non piacevole, almeno accettabile”.
Non aveva resistito.
Raflesia arrossì di sdegno.
“Sai benissimo che non è quello il problema!”
Harlock poteva soltanto immaginare la faccia di Kei all'idea di avere Raflesia che girava per l'Arcadia... ma anche i suoi uomini non avrebbero certo fatto i salti di gioia.
“Vorrei che Mayu e il dottor Zero restassero qui, sulla Dorcas, fino al nostro ritorno. E ora, credo sia arrivato il momento di comunicare a Zenobia la decisione del Consiglio Supremo e di chiederle quelle informazioni. Gudrun, quando ha un attimo vorrei parlarle. La aspetto nell'area ospedale.”
“Certo, capitano. La raggiungo appena possibile.”
Harlock uscì dalla sala con il suo passo cadenzato, seguito da Kei e da Clarice. Quest'ultima era al settimo cielo e cercava di coinvolgere la giovane nel suo entusiasmo, ma lei non l'ascoltava nemmeno,e teneva lo sguardo incupito rivolto a terra. Avrebbe dovuto immaginarlo, si diceva. Sapeva che Raflesia avrebbe dovuto andare su Fanauraa insieme a loro, ma da lì ad averla tra i piedi per un viaggio che, per quanto ne sapevano, avrebbe anche potuto durare mesi... Sapeva anche che la sua ostilità non aveva nulla a che vedere con la guerra passata e con il fatto che fosse mazoniana. Ma non aveva motivi concreti per protestare né contestare le decisioni di Harlock, che si era sempre comportato in modo impeccabile. Forse era lei a dover cambiare strategia... forse sarebbe stato meglio farsela amica, capire finalmente che cosa le passasse davvero per la testa... e trovare un po' di pace. Oppure approfittare della situazione per farla fuori... dopotutto, un incidente nello spazio può sempre capitare... Ma quello che non le perdonava davvero era di aver trascinato Harlock e tutti loro nel suo folle piano... e Harlock, da parte sua, ci si era buttato dentro a capofitto con mantello, stivali e tutto il resto...
La voce del capitano la distolse dalle sue meditazioni.
“Dei futuri arrembaggi ve ne occuperete tu e Yattaran, come l'altra volta. Cose poco impegnative e non troppo distanti da qui. Appena avrò parlato con Gudrun torneremo sull'Arcadia e cominceremo a organizzare questa spedizione... la cosa più assurda e irrazionale che abbia mai fatto” ammise.
“Ma... hai appena detto al Consiglio Supremo che non bisogna lasciare nulla di intentato!”
“Ed è quello che penso. Ciò non toglie che tutta questa storia sia semplicemente pazzesca e senza alcun fondamento che non siano antichi testi di dubbia interpretazione, leggende e profezie... Con l'età, probabilmente, comincio ad avere seri problemi di equilibrio mentale... Scusa lo sfogo, tientelo per te, per favore. In fondo, nella peggiore delle ipotesi si rivelerà un buco nell'acqua e torneremo al punto di partenza.”
“... oppure ci ritroveremo prigioneri di Zenobia su un pianeta sconosciuto...”
“Certo, anche. L'unica che sembra crederci ciecamente è Clarice, il che un po' mi conforta.”
Intanto, erano arrivati nella zona dell'ospedale. Informarono Zero e Mayu della decisione del Consiglio Supremo. La ragazzina si allarmò.
“Ma... sarà pericoloso?”
“No, abbiamo buoni motivi per credere che non lo sia. Non sappiamo però quanto tempo ci vorrà e tra un mese ricomincia la scuola... Mi dispiace, tesoro, non averti riportato subito sulla Terra” aggiunse Harlock con rammarico.
“Oh, non ti preoccupare di questo! Recupererò!”
E certo, adesso i tuoi interessi sono qua!
Quasi si augurò che alla data fatidica mancasse abbastanza tempo da permettergli di riaccompagnare Mayu in collegio.
Arrivò Gudrun.
“Eccomi, capitano! Di che cosa voleva parlarmi?”
“Si tratta di Mayu. Per ovvi motivi, dovrà restare qui, al sicuro. Non so se Raflesia le abbia chiesto di venire con noi...”
“No, ha deciso di dare a me tutte le deleghe per governare in sua assenza.”
“Allora affido Mayu a lei, oltre che al dottor Zero. Con un'unica condizione: se qualcosa dovesse andare storto e io non dovessi tornare, lei deve essere riportata sulla Terra. Io disporrò che il mio equipaggio non sbarchi su Fanauraa e torni qui, anche senza di me. Ma, se anche loro non dovessero farcela, dovrete provvedere voi. Ve lo chiedo come favore personale. Laggiù c'è qualcuno che può occuparsi di lei.”
“Certo, capitano, non si preoccupi. Ma io sono fiduciosa che andrà tutto bene!”

 



 

 

1 Non so se questo scenario sia scientificamente plausibile... abbiate pietà e prendetelo per buono!

  
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