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Autore: Eeureka    19/05/2017    1 recensioni
– [[ ĸyoυтen ; мιnι long ; ιnтroѕpeттιvo ]] [[ coмpleтa √ ]]
– [[ proвaвιle ooc ; ѕeqυel dι "тнe newѕтarт; dove rιcoмιncιare" ]]
Raggiungere l'età adulta non vuol dire trovare stabilità per l'intera vita. Ci saranno ancora dubbi, incertezze e cambiamenti. Continue esperienze dalle quali si può imparare qualcosa per crescere sempre un po' di più.
– daʟ тeѕтo: « Quindi è vero; qualcosa non va? » domandò inquieto.
« Più o meno » borbottò Kyousuke, appoggiando gli avambracci sulle cosce e ritrovandosi a tu per tu con lo sguardo del suo fidanzato. Si sentì in imbarazzo, si era promesso che non gli avrebbe lasciato vedere la sua agitazione, e credeva di essere bravo a tenere a bada i sentimenti; qualcosa doveva essere andato storto, perché in quell'istante si sentiva vulnerabile e trasparente.
« Okay, senti » esordì insicuro. Le parole si divertivano a saltellare sulla sua gola, a salire fino alla punta della lingua e a scappare indietro quando lui stava per liberarle. L'ansia era palpabile: stava condensando l'aria rendendola pesante e irrespirabile. « È una situazione... complicata. »[...]
"
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Matsukaze Tenma, Nuovo personaggio, Tsurugi Kyousuke, Tsurugi Yuuichi
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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- Questa storia fa parte della serie 'The Newstart'
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The Newstart: nuova vita.





22 Dicembre, 11:23 AM;
Le intenzioni iniziali di Kyousuke erano di girare per Tokyo facendo da cicerone a Yuuichi. Però, dopo essersi accorti entro un paio di secondi di un dettaglio non trascurabile, i due fratelli avevano optato per un cambio di rotta; del resto, camminare per le strade trascinandosi dietro i bagagli - seppur composti solo da una valigia e da uno zaino - non sarebbe stato il massimo della comodità.
Quindi avevano fatto dietro front con una nuova meta prefissata nella mente: l'appartamento di Kyousuke.
Era così che erano finiti a transitare davanti alla porta di casa, mentre il proprietario, piuttosto stizzito, frugava tra le tasche alla ricerca delle chiavi.
Yuuichi era appoggiato al muro, e si stava riprendendo dalla salita di quattro rampe di scale durante la quale aveva trasportato da solo tutti i bagagli. Si sentiva un po' stupido per questo, perché Kyousuke si era più volte proposto di dargli una mano, ma lui, imperterrito, aveva sempre rifiutato, nonostante il fiato tendesse a diminuire a ogni gradino che sorpassava. Al tempo stesso, però, era orgoglioso di sé e quello gli sembrava un piccolo traguardo raggiunto: ora che poteva agire in completa autonomia e le sue gambe non rappresentavano più un ostacolo verso azioni all'apparenza banali, voleva muoversi il più possibile, indipendentemente dalla grandezza dello sforzo. E non poteva fingere di non essere felice per lo scherzo del destino che aveva fatto guastare l'ascensore proprio il giorno del suo arrivo a Tokyo. Desiderava che anche Kyousuke lo vedesse: ora poteva agire liberamente, era forte e ce la faceva da solo.
Finalmente un clangore metallico annunciò che potevano entrare, e Yuuichi, che aveva lasciato il suo equipaggiamento per terra, si ricaricò in fretta del fardello e varcò la soglia di casa.
« Wow. » gli sfuggì, appena mise piede dentro, accompagnato da un lieve sorriso sulle labbra. I suoi occhi guizzarono da un lato all'altro, intenti ad imprimere nella memoria le immagini dell'abitazione del proprio fratellino. Probabilmente, finito il natale, sarebbe ritornato a Tokyo solo dopo un lungo lasso di tempo; per questo necessitava di immagazzinare quelle scene come ricordo, di scattare fotografie con il cervello per compensare a quelle materiali che non sarebbe stato il caso di fare. Anche se poteva sembrare stupido come pensiero, per lui quella residenza era molto importante: si trattava della casa dove il suo compagno d'infanzia (lo stesso che in passato lo andava a cercare piagnucolando quando si sbucciava un ginocchio) era diventato indipendente a tutti gli effetti, aveva iniziato una vita tutta sua.
Yuuichi aveva passato una buona parte del viaggio in treno a guardare assorto il finestrino vagheggiando come potessero essere le mura di casa di Kyousuke. E doveva ammettere che se le era immaginate in tutt'altro modo rispetto alla realtà.
L'appartamento era abbastanza grande per essere di una sola persona, e al contrario di quel che si aspettava non si trattava di un semplice e piccolo monolocale - ritratto che, non sapeva il motivo, si era creato da solo con la fantasia - ma vi era, a partire dall'ingresso, un breve corridoio che portava alle varie stanze. L'arredamento era discreto, dai colori tenui miscelati da sfumature caffè. Yuuichi si immaginava qualcosa sui toni del blu invece, senza un apparente ragione, e magari con pigmenti più scuri. Lo vedeva nello stile di suo fratello, forse, anche se quel che si ritrovava dinanzi non contrastava affatto con il carattere di Kyousuke. Quella vista, anzi, era in perfetta linea con ciò che poteva essere lo stile di vita a cui puntava il minore: tranquillo ed equilibrato. Sebbene Kyousuke potesse sembrare freddo e cupo, infatti, era pur sempre perennemente alla ricerca di un po' di pace. Era il genere di persona che, per questo, odiava i posti affollati e i luoghi appariscenti. Anche il quartiere dove sorgeva l'edificio era piuttosto silenzioso, quindi non c'erano dubbi sul fatto che quello, sebbene contrastasse con il dipinto creato dal cervello di Yuuichi, fosse un posto perfettamente affine ai gusti di suo fratello.
« Yuuichi? » Kyousuke lo riscosse dai suoi pensieri, osservandolo con cipiglio interrogativo.
Il più grande si rese conto solo a quel punto di essere stato in trance per qualche minuto, e ridacchiò « Scusa! Mi ero perso nella mia mente osservando in giro. Sai, il viaggio l'ho passato anche ad immaginarmi come poteva essere casa tua, era una delle mie principali curiosità. »
Il più piccolo annuì, senza però capire realmente che importanza avessero le sembianze del suo appartamento.
« Vieni piuttosto, ti faccio vedere dove dormirai. » disse, e poi scortò il maggiore in quella che solitamente era la sua camera - sua e di Tenma, per precisare - che avrebbe offerto al proprio fratello nei suoi giorni di permanenza a Tokyo, mentre lui si sarebbe accontentato del divano. Sia perché non c'era abbastanza spazio per mettere un futon da qualche parte, sia perché si sentiva abbastanza a sua agio nel soggiorno poiché vi si era appisolato più volte durante le giornate di studio.
« Questa è la stanza in cui dormi? » domandò Yuuichi, continuando a esplorare con lo sguardo. Questa volta ci aveva azzeccato, più o meno: tutte le pareti erano bianche, eccetto una che era dipinta di un blu scuro, quasi come il colore del cielo di notte. Vi era una cassettiera poggiata sulla parete a sinistra dell'entrata, di dirimpetto all'ampia finestra da cui si affacciava la pallida luce invernale. E c'era un armadio davanti a quello che, in quell'insieme, era l'elemento preponderante: il letto matrimoniale dal piumone niveo. Quello che Kyousuke aveva comprato quando aveva chiesto a Tenma di venire a vivere con lui.
« Wow. » pronunciò nuovamente Yuuichi, e Kyousuke avrebbe voluto intimargli di smetterla con quel monosillabo. Nonostante ciò rimase zitto e captò quel messaggio come segno d'apprezzamento.
Anche se Yuuichi in realtà, più che lieto per l'assegnazione della stanza, si stava chiedendo dubbioso perché nell'appartamento di uno studente universitario, seppur grande, ci fosse un letto destinato a due persone. Inghiottì quei pensieri che, non capiva il perché, lo mettevano in imbarazzo e posò gli occhi su Kyousuke pensando che oramai non era più il suo fratellino, ma era un adulto a tutti gli effetti. Un brivido gli percorse la schiena.
Kyousuke riprese a parlare « Mentre per dove mettere la tua roba... Mmh. » C'era un problema, un problema che Kyousuke non aveva minimamente preso in considerazione pur credendo di essere stato piuttosto minuzioso con i dettagli del suo piano. L'armadio non conteneva solo i suoi di vestiti, ma anche quelli di Tenma, che ovviamente aveva portato con sé poche cose, trattandosi della sua assenza questione di solo qualche giorno.
Kyousuke aprì le ante, alla ricerca di un po' di spazio, ma restò deluso nel non trovarne poi molto. L'armadio non era poi neanche così grande, e non c'era neanche un angolino libero purtroppo, perché all'interno c'erano infilate anche svariate cianfrusaglie, tra cui scatoloni, zaini e tanto altro. Così andò a curiosare tra i cassetti, rimanendo una seconda volta frustato scontrando lo sguardo con i vestiti che riempivano il tiretto fino all'orlo.
"Oh, da quando hai tutti questi vestiti?" si chiese incredulo Yuuichi nella propria mente. Decisamente, anche se l'armadio non era grandissimo, non si aspettava una così grande quantità di roba. Non da una persona sola, e in special modo se quella era suo fratello.
Kyousuke prese una pila dei vestiti di Tenma per poi poggiarla sul letto « Gli troverò qualche altro posto, cosicché tu possa usare almeno due cassetti. » promise al fratello.
« No, dai, Kyousuke, non preoccuparti. » Yuuichi tentò di persuaderlo dall'idea e allungò una mano verso Kyousuke per fermarlo. Ma il gesto risultò inutile, dato che quello si stava caricando di un'altra pila di vestiti per ripetere poi l'azione precedente.
« Guarda che posso lasciare la mia roba nelle valigie » provò a protestare nuovamente, ma il minore fu irremovibile. E in poco tempo le file di vestiti sul piumone bianco divennero quattro.
I due sospirarono, Kyousuke col pensiero di dove avrebbe potuto mettere quella roba, Yuuichi per via della testardaggine del primo.
Yuuichi cercò di lanciargli un'occhiata per ammonirlo, ma quando alzo gli occhi ambrati verso Kyousuke trovò sul suo viso un espressione sconvolta decorata da due guance vermiglie. Intercettò la direzione in cui guardava per poi ritrovarsi ad osservare un maglione a strisce arancioni e rosse, con al centro un pallone da calcio, che torreggiava su una catasta di vestiti.
« Oh...? » Iniziò, con tono interrogativo, per chiedere spiegazioni al fratello che non era certo il tipo da possedere cose simili.
Yuuichi certamente non poteva aspettarselo, ma invece Kyousuke sapeva bene perché qualcosa del genere si trovasse lì in mezzo: non poteva essere nientedimeno di Temma, anche se non glielo aveva mai visto addosso ( e beh, ci credeva che non glielo aveva mai visto indossare. Sì che Tenma era strano, ma c'era un limite a tutto. )
« Regalo di natale in anticipo. » comunicò, per giustificarsi, sperando che potesse essere credibile.
« Davvero? e da chi? » chiese Yuuichi sorridendo divertito.
« Da parte di qualcuno che mi odia. » rispose Kyousuke. Perché, beh, non c'era scusa più plausibile di quella se lui, tipo solitario e che cercava di tenersi il più lontano possibile dalle cose strane, si ritrovava un indumento sgargiante e infantile nell'armadio.
Yuuichi scoppiò in una fragorosa risata « E dai! Non dire così. Forse quel qualcuno ha solo gusti... Mmh, un po' discutibili? » anche Kyousuke non riuscì a trattenersi dal ridere. « Beh, forse un po' troppo. »
E continuarono così per un po', a ridacchiare e a parlare fra loro mentre si accingevano a mettere le cose di Yuuichi negli spazi liberati.
Kyousuke, finalmente, dopo due giorni di inferno e pensanti litigi con la persona che amava, sentiva la propria mente e la propria anima leggere. Nessun pensiero negativo stava rovinando quel momento, e lui poteva godersi quegli attimi di divertimento e serenità che gli erano mancati tantissimo.
Voleva un gran bene a Yuuichi, lo adorava sin da piccolo. Non era come i fratelli maggiori gradassi e arroganti che si dipingono nei libri o nei film americani stupidi che piacevano tanto a Tenma. Anzi, era quello che da sempre si anteponeva a un'ombra di genitori poco presenti, e che con un sorriso riusciva a rassicurarlo in un attimo. Quello che per lui, oltre che un compagno di giochi, era stato quasi una figura genitoriale, per via di ciò che si era premurato di insegnargli al posto di chi ne aveva realmente il compito.
Insomma, non che i due avessero avuto dei genitori che non li volevano bene o robe simili, affatto: la loro madre era sempre stata una donna premurosa e gentile, mentre il padre, sebbene piuttosto severo, nascondeva un amore infinito che, se non fosse stato via spesso per colpa del lavoro, avrebbe riversato su di loro ogni giorno.
O almeno, così era stato fino a un certo punto, prima dell'incidente... Prima che Yuuichi non potesse più camminare per colpa di Kyousuke.
Era cambiato tutto troppo in fretta, in un giorno che all'apparenza era uguale a qualunque altro. Kyousuke e Yuuichi avevano circa sette e dieci anni quando era successo. Erano andati a giocare in giardino a calcio, come facevano solitamente la domenica. L'imprevisto fu che pallone si incastrò tra i rami di un albero e il piccolo Kyousuke, impaziente, si arrampicò per andarlo a prendere nonostante le proteste del fratello maggiore. E poi accadde: perse l'equilibrio rischiando di morire sfracellandosi al suolo, ma fu salvato da Yuuichi che, giusto in tempo, si mise sotto di lui, rinunciando inconsapevolmente alle sue gambe per una serie di anni che sarebbero sembrati infiniti...
A quel punto sì che i loro genitori erano diventati assenti. Kyousuke aveva iniziato davvero a sentirsi odiato, perché era stato lui a rompere le gambe al loro primogenito e non c'erano giustificazioni per una cosa simile. Aveva percepito in ogni modo possibile il cambiamento avvenuto quel giorno: l'aria diversa, pesante e irrespirabile che lo investiva appena entrava a casa, gli sguardi spenti, il silenzio chiassoso.
Sebbene suo fratello continuasse a ripetergli ogni giorno che non era colpa sua, ma che si era trattato solo di un incidente a cui non doveva dare troppo peso, Kyousuke continuava a sentirsi sempre peggio mentre il suo cuore diventava un macigno. Sapeva che le parole di incoraggiamento che gli donava suo fratello erano solo una bugia; non sarebbe mai riuscito a guardare Yuuichi sulla sedia rotelle pensando che "era stato solo un incidente".
Gli anni a seguire erano stati terribili: il sorriso di sua madre aveva cominciato ad essere effimero o forzato e la donna aveva lasciato il lavoro da pasticcera che si era con tanto impegno guadagnata per badare a Yuuichi. Suo padre, invece, sembrava mancare da casa più di prima, sottraendosi a quelli che sarebbero dovuti essere i suoi doveri.
E da lì Yuuichi era diventato l'unica persona con cui Kyousuke si sentiva a suo agio. Poi c'era stata la faccenda del quasi-divorzio e tante altre cose ancora che avevano plasmato il suo carattere freddo e solitario e avevano rafforzato il senso di colpa avvinghiato nel suo petto.
Kyousuke abbassò lo sguardo, mentre le parole che gli stava rivolgendo il fratello mentre ripiegava i vestiti nel cassetto si facevano sempre più distanti e incomprensibili.
Nella sua mente si tracciò lentamente la figura di un cerchio, in seguito colorato da pentagoni bianchi e neri. Era stato per via di quell'incidente che Kyousuke aveva iniziato a odiare il calcio per la prima volta. Poi aveva incontrato Tenma alle medie, e tutto era cambiato, la sua vita aveva preso una svolta positiva su tutti i fronti. Forse perché era in quel periodo che Yuuichi aveva iniziato a fare riabilitazione, e la situazione in casa era lentamente migliorata fino a tornare come un tempo.
Poi c'era stata la famosa "incomprensione" con Matsukaze e ancora una volta aveva preso ad odiare quello sport, che pareva segnare ogni disgrazia gli capitava nella vita.
Però, circa un anno fa, si era riappacificato con Tenma e ora viveva addirittura con lui, mentre la sua famiglia lo incoraggiava dall'Inazuma Town e lui aspirava a una carriera da medico. Il pensiero che tutto questo - questa vita che si stava costruendo felicemente, le risate di poco fa con Yuuichi e tanto altro - non fosse che un momento di pausa che non sarebbe durato per sempre gli fece venire uno strano malessere al petto.
Kyousuke stava per distruggere tutto di nuovo. Con Tenma, con la sua famiglia, con tutti. Già con il castano aveva preso un sentiero pericoloso cacciandolo di casa per quei giorni. E con Yuuichi, invece? Quanto tempo sarebbe durata quella tranquillità fittizia? Una volta rivelatogli della sua attuale vita a Tokyo avrebbe detto addio per sempre all'unica persona che aveva potuto definire "famiglia"? Per non parlare dei suoi genitori, poi. Presto o tardi sarebbe giunto anche il loro turno di sapere come stavano le cose.
« Ecco fatto! » gridò Yuuichi soddisfatto non appena finirono il lavoro. Aveva alzato la voce soprattutto per ridestare il fratello da chissà quale lungo complesso mentale che lo aveva reso evidentemente triste.
Kyousuke, la cui espressione si era spenta, si sforzò di sorridergli. Si era man mano perso durante la conversazione, intrappolato in una fitta ragnatela tessuta minuziosamente dalla sua testa.
« Siamo ancora in tempo per fare un giro? » chiese Yuuichi, facendo finta di non aver notato la tristezza che aveva allagato il volto del minore.
Kyousuke diede un occhiata all'orologio, per poi rispondere affermativamente. Dopodiché uscì dalla stanza facendo cenno a Yuuichi di seguirlo, lasciandosi dietro quel filo di pensieri negativi che erano riusciti a rovinargli la felicità di essere di nuovo con suo fratello.
Arrivarono alla porta d'ingresso e Kyousuke aprì la maniglia, ma fu bloccato da Yuuichi che aveva preso a chiamarlo.
« Mh? » si voltò nella sua direzione, curioso, mentre l'altro sollevava da per terra un giornaletto e faceva rabbrividire il minore.
« Tokyo football magazine? » boccheggiò Yuuichi, alzando lentamente il capo e sgranando gli occhi sorpreso. « Kyousuke... Wow. Pensavo che avessi abbandonato il calcio. » Era stupore, sì; del tutto positivo però. Yuuichi sapeva che molti anni fa dopo una brutta litigata con un amico suo fratello non era più riuscito a giocare a calcio senza farsi cogliere da brutti pensieri e angoscia, e, testardo come lo conosceva, non si aspettava che un giorno avrebbe ripreso ad amare quello sport. O meglio, una parte di sé si aspettava che un giorno Kyousuke avrebbe finito col cedere, ma il realizzare che suo tanto agognato sogno dopo anni si fosse finalmente avverato non poteva che riempirlo di gioia.
« Già... Ho ripreso, recentemente. » Sapessi il perché. Kyousuke non poteva evitare di essere vago a ogni risposta, e a mettersi conseguenzialmente assorto ad osservare il vuoto attorno a sé, come se lo potesse aiutare a celare meglio tutte le bugie e le mezze verità che aveva riferito e che avrebbe continuato a dire a tempo indeterminato al maggiore.
« Allora... Beh, potremmo giocare più tardi, no? » propose Yuuichi, con un ampio sorriso.
Quel che Kyousuke pensò di seguito a quella frase fu un fulmineo "accidenti". Non poteva di certo rifiutare la proposta dell'altro, però avrebbe tanto voluto dirgli che aveva già in programma una partita con qualcun'altro da cui esigeva al più presto farsi perdonare.
« Ehm, sì. Perché no? Facciamo domani? » propose, con voce inespressiva.
Il maggiore inarcò per l'ennesima volta nella giorrnata un sopracciglio, decisamente perplesso, per poi annuire riluttante.
Kyousuke si accinse a svolgere quella che era diventata la sua specialità: cambiare conversazione.
« Andiamo? »



{{ blaterazioni. }
Beh, sì, sono leggermente scomparsa nel nulla, lol. Quanti mesi saranno passati? 3? 4? Ad ogni modo rieccomi qui. Questa volta pronta ad aggiornare puntualmente (LO GIURO) questa fanfiction che alla fin fine ho già tutta pronta quindi non dovrei avere problemi con la tabella di marcia (?)
Spero che questo capitolo vi sia piaciuto, ci si vede al prossimo ^^
Saluti,
Eeureka
  
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