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Autore: PettyVeggySayan    23/05/2017    3 recensioni
Storia incentrata completamente su Vegeta, nei tempi in cui era un mercenario al servizio di Lord Freezer.
I capitoli non sono in ordine cronologico.
In Beta Reading dal capitolo III
Genere: Avventura, Azione, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Freezer, Vegeta, Zarbon
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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                                                         MI RIALZO

 

Capitolo 02: Flashback

 

Il puzzo di cadavere era nauseante e le immagini che i suoi occhi vedevano erano altrettanto assurde.

Ma era tutto finito, finalmente.

“Radish, le navicelle sono verso est, giusto?” disse al compagno di guerra, un altro sayan scampato senza un apparente motivo alla distruzione.

“Sì.” rispose, e il piccolo si avviò, tenendosi con una mano il braccio ferito e sanguinante, che un essere viola gli aveva trapassato con la spada durante una delle ultime lotte corpo a corpo.

La realtà sul ragazzo più grande era un'altra. Lui era stato spedito un'ora prima della distruzione di Vegeta-Sei su un pianeta per conquistarlo ma non ci era riuscito e, ferito e in fin di vita, era andato su un piccolo pianeta sotto la dominazione di Freezer per farsi curare.

I medici lo informarono delle cose successe al pianeta Vegeta, che non esisteva più, e che la sua vita era incerta da quel momento, poiché il Capo poteva volerlo morto come gli altri Saiyan.

E quando voleva una cosa la otteneva. Indipendentemente dalla grandezza della richiesta.

Stranamente decise di lasciarlo vivere e, con lui, Nappa, spedito sullo stesso pianeta insieme a lui ma arrivato su quello di Freezer due giorni dopo l'amico.

 

Il bambino aspettò Radish, poi entrò nella navicella e insieme si avviarono alla base.

Il suo rientro non fu come pensò...

Decisero che sarebbe stato proprio lui a dare la notizia positiva ai “Padroni”, così entrò nella Sala Suprema -mentre Radish si rilassava- dove Freezer passava le sue giornate a dare ordini, allenarsi e bere quel sangue che tanto sembrava vino.

“Signore, la missione è giunta al termine. Siamo riusciti a sottomettere Rulmeen.*” disse sicuro di sé. Era fiero del lavoro compiuto.

“In sette giorni, idiota.”

“Non mi sembra una cosa grave, Signore.” disse. Non gli piaceva chiamarlo Signore, ma preferiva vivere... così si sottometteva, si inchinava. Si comportava bene, anche se era molto, molto difficile.

Si sentì afferrare da dietro le braccia, sentì un colpo alla schiena e il braccio malamente ferito iniziò di nuovo a bruciare e perdere sangue.

Fu strattonato tanto violentemente che cadde sulle ginocchia, però non fu un segno di onore verso i suoi superiori, non si sarebbe mai inginocchiato di sua volontà. Mai.

Guardò Freezer dritto negli occhi, e il suo sguardo trasmetteva un odio infinito, e una punta di paura.

“Vieni, seguimi.” ordinò l'uomo dai capelli verdi e la pelle turchina, liberando Vegeta dalla stretta presa; che gli causò altri lividi.

Il bambino si sentiva oppresso e spaventato, aveva paura che le gambe non obbedissero ai suoi comandi, ma era tutta paura. Perché già stava camminando dietro Zarbon.

Si trovò davanti una porta, deglutì e trattenne il respiro sperando che l'uomo non se ne accorgesse.

Il suo cuore batteva a mille, sentiva la testa pulsare ma non si fece indietro. Sia per paura sia per l'onore, quell'onore che ogni Saiyan deve avere.

Così gli era stato insegnato, e così aveva imparato.

Il suo orgoglio da Saiyan nessuno l'avrebbe mai spezzato e in quel momento era l'unica certezza che aveva.

Quando entrò si sentì morire.

La stanza era bianchissima, con diversi aggeggi e strumenti di tortura, e le pareti erano circolari e alte.

Zarbon gli fasciò la ferita con non curanza, poi gli prese i polsi e li legò. Dopodiché lo appese, tramite la corda che gli aveva unito le piccole braccia muscolose, ad un pezzo di ferro rialzato, e lo lasciò lì, appeso e stanco.

Forse erano passate 4 ore, Vegeta non lo sapeva.

Il torturatore era ancora lì a guardarlo con un ghigno soddisfatto e le braccia conserte, gli aveva fatto del male, e ne andava fiero.

Lo slegò, e cadde a terra con le braccia gonfie e indolenzite.

Lo attaccò all'improvviso e il bambino non riuscì a schivare quasi nessun colpo.

Un pugno, poi un altro, poi un calcio.

“Perché...?” chiese all'improvviso; e non ricevette risposta.

Si sentiva piccolo, indifeso e vulnerabile, e non poteva fare nulla, ma nonostante ciò non si arrese.

Zarbon continuò per quasi altre due ore a maltrattare quel corpo che oramai non aveva neanche più vestiti addosso, completamente stracciati e ridotti a brandelli.

Poi il principe si arrese, svenne, e fu portato in infermeria.

Quando si sveglio era stremato, aveva sete e fame, non sapeva se era notte o giorno e nessuno gli era accanto.

Solo.

Solo e ferito.

E spaventato.

 

Ad un tratto la porta si aprì e una ragazza giovane gli portò un pasto abbastanza abbondante, e una lettera.

 

Caro principino,

come ti è sembrato l'allenamento?

Duro, faticoso, doloroso?

Devi migliorare la tecnica e la velocità, altrimenti ti ritroverai in questa stanza centinaia o migliaia di volte. Non che mi dispiaccia, lo dico per te.

Stai tranquillo, ci farai l'abitudine. Fai in fretta a rimetterti, e non avere paura. I Saiyan non ne hanno, giusto?

Che pena mi fai...

-Lord Freezer, tuo Padrone.”

 

Quelle parole lo ferirono, mentre leggeva immaginava l'insopportabile voce stridula di Freezer, col suo continuo sarcasmo pungente, con il suo modo di fare che tanto odiava.

Si chiedeva perché gli aveva inviato una lettera, addirittura.

La cosa peggiore fu “Tuo Padrone”. Non smetteva mai di dirglielo. Mai.

 

Provò a mettersi a sedere ma appena ci riuscì la testa girò talmente forte che dovette rimettersi sdraiato.

Così mise le mani dietro la nuca e chiuse gli occhi per riposare, ma la sua mente gli regalò immagini di ricordi poco carini che avrebbe voluto soltanto dimenticare.

Vegeta era già stanco...

 

* * * * *

 

“Vegeta, devi impegnarti. Rialzati subito!” gli urlò suo padre all'orecchio sinistro.

Il bambino però si sentiva morire, era steso a terra e non riusciva più a muovere un muscolo.

La sua posizione era talmente innaturale che sicuramente aveva più di un osso rotto, ma al Re sembrava non importare più di tanto.

Girò piano il collo, fino a quando riuscì, e con uno sguardo terrorizzato chiese al padre perdono.

“Di cosa?” disse il sovrano. “Di essere così debole? Così nullità? Non capisco come fai ad essere mio figlio. Eppure lo sei, sei qui. E anche se non vali molto devo allenarti. È il mio compito. Quindi, cerca di migliorare.”

Vegeta era mortificato, suo padre era così severo con lui che non riusciva a sopportarlo, però gli voleva bene e ogni giorno sperava sempre di più di diventare come lui.

Il bambino ignorava che la sua forza era superiore a quella del padre, ma quest'ultimo lo sapeva. E lo spronava a migliorare, ma usava un modo troppo aggressivo che spingeva Vegeta ad odiare tutto, e a vedere tutto come un obbligo per non essere una maledetta delusione.

Re Vegeta prese suo figlio per il collo della maglietta, ma quando lo alzò vide il collo piegarsi e si accorse di aver esagerato.

“Perdonatemi...” disse il piccolo prima di addormentarsi fra le braccia muscolose -e poco affettuose- dell'uomo.

Con una sensazione di rimorso, fece medicare suo figlio che riuscì ad alzarsi dopo pochi giorni.

Ma dopo quelle parole, nulla fu più come prima.

 

Il principino vagava, ancora bendato, nel corridoio del Palazzo Reale. Era furibondo, straziato, ma reprimeva tutto. Sapeva che i pochi bei momenti passati col padre non sarebbero tornati, perché l'aveva chiamato nullità. Perché l'aveva ferito, fisicamente ed emotivamente, come nessuno aveva mai fatto.

E lui perdonava, forse, ma non dimenticava.

 

Ed era consapevole che mai avrebbe dimenticato questo, ultimo, doloroso allenamento col padre.

 

E in quanto al padre, gli voleva bene sì... ma conosceva il piano di Freezer, e desiderava salvare almeno suo figlio. Coi suoi allenamenti voleva mostrare a tutti la sua strabiliante forza.

E il suo piano funzionò.

 

* * * * *

 

Vegeta strappò la lettera, e si addormentò... cullato dai suoi incubi.

 

*Rulmeen è una parola inventata da me, credo. Ho fatto una piccola ricerca e non ho trovato niente in merito.
Nota autrice: Sono tornata dopo pochissimo e finalmente dal Pc, così posso dare un aspetto migliore, spero, alla storia.
Se notate errori mi farebbe piacere saperlo nelle recensioni. Non ho molto da dire, ho varie storie pronte per essere pubblicate e in questi giorni sarò molto attiva sul sito.
Ringrazio chi ha recensito e ha messo la storia fra le seguite, trovandola interessante, e ringrazio in anticipo chi lo farà.
Probabilmente aggiornerò domani, o dopodomani, ma non faccio promesse.
Spero vi piaccia, vado a migliorare l'aspetto pure del primo capitolo.
A presto genteee
Nyan.

 

 

   
 
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