Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Blue Owl    26/05/2017    2 recensioni
AU. Viaggi nel tempo. Piton torna indietro nel tempo, con la consapevolezza di ciò che accadrà nel caso in cui fallisse. Senza più serbare rancore, cerca di modellare Harry per renderlo il più grande mago di tutti i tempi, a partire dal giorno in cui Hagrid condusse Harry a Diagon Alley.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Harry Potter, Severus Piton, Un po' tutti
Note: AU, Traduzione, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

To Shape and Change - Modellare e cambiare
di Blueowl

tradotto da Mezzo_E_Mezzo


Rinuncia: né io né l’autrice possediamo Harry Potter.

Capitolo 14: [Curse, Be No More] Maledizione, dissolviti

Albus guidò Harry attraverso la folla nell’edificio dell’ICM. Era molto simile al Ministero a quel proposito - così tanta gente, che correva a una riunione o a un’altra.
Le persone si scansavano velocemente dalla loro strada, riconoscendo Silente come il Supremo Pezzo Grosso, ma presto la loro attenzione si spostò.
«Quello è Harry Potter!» Molti iniziarono a bisbigliare eccitati, mentre altri lo indicavano e lo fissavano.
Harry tentò di ignorarli meglio che poteva, ma Silente sapeva che era molto difficile.
Finalmente, arrivarono in un corridoio meno affollato, ma le occhiate e i bisbigli li seguirono.
«Ah, Albus! Eccovi, allora,» rimbombò una voce alle loro spalle.
Silente si fermò e si voltò, riconoscendo la voce di Aage Brown. Era un gentiluomo alto, di colore, un rappresentante dell’Etiopia, e anche un rispettato Guaritore.
Anche Harry si voltò, guardando l’impressionante figura che praticamente stava sfrecciando verso il Preside.
Albus non parve allarmato e offrì la mano all’uomo che si avvicinava.
«Sì, Aage,» disse Silente mentre l’uomo gli afferrava la mano e lo stringeva in un mezzo abbraccio.
«Allora come ti sta trattando il Ministero, vecchio mio?» Domandò lui, la voce profonda e intensa che echeggiava intorno a loro.
«Gentilmente come sempre,» Silente rispose, prima di abbassare lo sguardo a Harry. «Harry, questo è Aage Brown. È uno dei rappresentanti dell'Etiopia ed è uno dei Guaritori che sono stati selezionati per monitorare te e coloro che curerai oggi. Aage, questo è Harry Potter.»
«Quindi, sei tu il giovanotto che ha causato il recente pandemonio di qui. Molto piacere di conoscerti,» disse Aage con un sorriso, prima di tornare a guardare Silente. «Bene, stanno aspettando te e il ragazzo. Stavano fremendo per l'inizio della riunione.»
«Posso immaginarlo.»
Con ciò, arrivarono alla sala della riunione e si avvicinarono alla porta laterale verso l'area frontale dove sedevano coloro che presiedevano alla riunione. C'erano due guardie, una su ogni lato, ritte sull'attenti. Fecero dei brevi cenni del capo al Supremo Pezzo Grosso.
Il posto era enorme e pieno di sedie, molte delle quali erano già occupate da un mago o una strega.
«Rimarrai davanti, accanto a me, Harry,» disse Silente, fermandosi sulla soglia prima che coloro che si trovavano nella sala potessero vederli. «Se in qualunque momento vorrai fermarti, perché ti stai stancando o per qualunque altra ragione, ti basta dirmelo. Non fare nulla che non vuoi fare o che senti che non dovresti fare, d'accordo, Harry?»
Harry annuì. «Capisco, Signore, comunque dubito che Coral mi lascerebbe fare nulla di stupido, ad ogni modo.»
:Ci hai preso in pieno: Disse Coral, strizzandogli il polso.
Silente sorrise, prima di fare un cenno a Aage, che quindi li annunciò agli altri membri.
Tutti si alzarono in piedi, voltandosi in avanti. Harry sbatté le palpebre, abbracciando con lo sguardo il vasto ambiente. C'erano più di cento nazioni rappresentate qui nella stanza. C'erano sei lunghe file con una dozzina di tavoli, separati da corridoi, tra loro e le pareti. I tavoli allineati erano tutti rivolti verso la parete davanti, dove c'era il tavolo centrale. Harry provò a non spostare nervosamente il peso da un piede all'altro, sentendo che la maggior parte dei presenti lo stava fissando. C'erano altre due persone al tavolo centrale, ma lui e Silente si sedettero nel mezzo. Aage Brown andò all'estremo del palco dove altre due persone erano in piedi, in attesa (Harry dedusse che erano anche loro Guaritori).
Lo spazio sul palco di fronte al tavolo centrale era stato liberato, a parte per una sedia che poteva essere reclinata o distesa in un lettino. C'era un piccolo tavolino accanto ai tre guaritori con sopra alcuni strumenti, ma Harry non riuscì a riconoscerli. Suppose che servissero a monitorare il processo curativo, o almeno era quello che sperava.
«Vorrei richiamare all'ordine questa riunione, e iniziare nel presentare il Signor Harry Potter, che ha gentilmente acconsentito a venire per chiarire ogni dubbio a proposito della cura della Licantropia,» iniziò Silente, dopo aver preso posto al tavolo centrale. Fece cenno a Harry di sedersi sulla sedia accanto alla sua.
Ci furono alcuni mormorii dubbiosi alle sue parole, ma nessuno parlò abbastanza forte da essere sentito chiaramente.
«Essendo io la sua scorta, il ragazzo è anche sotto la mia protezione.»
«L'Assemblea riconosce il Signor Harry Potter,» disse una voce. Harry non sapeva chi avesse parlato.
«Grazie. Vorrei anche ringraziare il Guaritore e Rappresentante Aage Brown, il Guaritore Timothy Chekhov, e il Guaritore Mathew Garson per il loro monitoraggio del procedimento di oggi.»
Anche loro vennero riconosciuti dall'Assemblea.
«Ora, presentiamo le nazioni che hanno precedentemente acconsentito a partecipare alla verifica della cura e diamo inizio al motivo di questa riunione,» continuò Silente.
Con questo, i rappresentanti delle quattordici nazioni, che avevano acconsentito a portare un individuo con Licantropia, si alzarono e presentarono se stessi e i volontari della loro nazione. Comunque, Harry notò che alcuni 'volontari' non sembravano troppo entusiasti. Infatti, alcuni avevano lo sguardo basso e sembravano pietrificati, come se non avessero alcuna idea nemmeno del perché erano lì. Ad ogni modo, altri erano chiaramente ansiosi, e lo fissavano con dolorosa speranza. Che cosa avevano detto a queste persone, o, meglio, che cosa non gli avevano detto?
Una volta che furono presentati i partecipanti, Silente si alzò e guidò Harry di fronte al tavolo centrale e nell'area libera. Gli astanti li guardarono.
Aage gli strinse nuovamente la mano, per dare spettacolo, prima che Harry si voltasse verso l'uomo accanto a lui.
«Ciao, Signor Potter, sono il Guaritore Chekhov,» disse il russo, un uomo piccolo e più vecchio, mentre gli tendeva la mano. «Mi hanno detto che riesci a fare miracoli?» Harry non era sicuro se lo stesse prendendo in giro, o se volesse solo fare conversazione. Con il suo accento, era difficile a dirsi.
«Mi è stato detto che posso farli,» disse Harry, stringendogli la mano. «Ma provo solo a fare del mio meglio per aiutare.»
«Come facciamo tutti,» disse il Guaritore lì a fianco, inserendosi. «Sono il Guaritore Garson. C'è qualcosa che dovremmo sapere prima che inizi?»
«Beh, quando la maledizione viene distrutta, la maggior parte della magia rimasta da essa fluisce dentro di me. Io la chiamo Magia Bianca,» rispose Harry, mentre stringeva la mano dell'uomo.
«E il resto che fine fa?» Chiese lui.
«Rimane nel paziente. Ora sto usando la magia bianca per aiutarmi a distruggere la maledizione. Credo che agisca come una sorta di antidoto contro di essa.»
«Hmm, capisco,» commentò Garson, interessato.
«Questo ha molto senso. Ogni volta che una maledizione viene distrutta, rimane un residuo magico. È il modo in cui possiamo tracciare determinati incantesimi e cose del genere,» aggiunse Chekhov.
«Bene, c'è altro, Signor Potter?» Chiese Aage.
«No, ma non toccatemi mentre effettuo la cura. Mi distrae e non so che cosa vi accadrebbe.»
«Sembra una minaccia,» disse Chekhov.
«Sei pronto, Signor Potter?» Chiese Silente.
Harry annuì, tirandosi su la manica per rivelare Coral. «Siamo pronti.»
Rivelare Coral fece all'istante reagire molti nella sala e i sussurri eruppero, fin quando Silente sollevò una mano per riportare il silenzio. I Guaritori sbatterono le palpebre e la fissarono con curiosità; ovviamente si aspettavano di vederla.
«Questa è il famiglio del Signor Potter, Coral. Lo aiuta nel suo metodo di cura, lo dico per coloro fra voi che non lo sapessero. Ora, i quattordici che devono essere curati potrebbero avvicinarsi, per favore?» Chiese Silente, guardando verso i paesi che avevano portato i 'volontari'.
Metà di loro venne volentieri, mentre alcuni altri dovettero essere sollecitati, non troppo gentilmente, da alcuni individui dall'aria piuttosto aggressiva. Ad Harry non piacque, ma tenne la bocca chiusa. Notò anche che alcuni erano legati e avevano delle guardie ai lati, mentre altri non avevano costrizioni, né magiche né altro, e sembravano un po' come il Professor Lupin - diffidenti e agitati.
I quattordici individui formarono una riga davanti al palco, la prima era una donna sui trentacinque. Sembrava piuttosto tesa e la mano sinistra le tremava leggermente nei legacci che aveva intorno ai polsi, mentre sollevava il volto per guardare Harry. Aveva una guardia accanto a lei che le puntava contro una bacchetta. La guardia sembrava crudele e rude, e il suo sguardo non conteneva pietà o comprensione per la donna, ma solo odio.
Harry serrò la mascella al vedere il modo in cui la guardia trattava la donna. Qualunque fosse la ragione, gli fece ribollire il sangue. Anche se Harry non sapeva nulla della donna, solo che veniva dalla Lituania, non gli sembrava giusto che qualcuno venisse trattato così quando era già vittima della propria condizione.
:Credo che stiano aspettando te, Harry: gli sibilò Coral dopo un momento.
Harry carezzò la testa di Coral, capendo, prima di fare un passo verso la donna.
«Non troppo vicino, ragazzino,» lo avvertì la guardia, raddrizzandosi in preparazione.
In preparazione di cosa, Harry non lo sapeva.
«Non posso curarla se non la tocco,» affermò Harry, senza interrompere il contatto visivo con la donna. «Venga e si sieda, se vuole essere curata,» le disse, tendendole la mano.
Silente si portò al fianco di Harry, sebbene fosse certo che la donna non avrebbe tentato di fare nulla. Era più una scena per coloro che guardavano.
«Mi assicurerò della sicurezza del Signor Potter,» disse alla guardia, «permetta al Signor Potter di fare ciò che gli è stato chiesto da questa Assemblea.»
La guardia indietreggiò e la donna salì sul palco e sedette sulla sedia reclinabile.
«Per quanto è stata malata, Signora?» Chiese Harry, decidendo che non l'avrebbe definita 'licantropo'.
«P-per diciassette anni,» disse lei, il suo inglese era un po' rozzo.
«Ho curato un uomo che era stato malato per la maggior parte della sua vita,» le disse Harry. «Sarà presto libera da questa maledizione. Ora, vorrei che si rilassasse. Chiederò a Silente di applicare su di lei un incantesimo immobilizzante, ma lo annullerà quando avrò finito.»
Lei annuì tremando, un po' sopraffatta da tutto ciò che le era accaduto negli ultimi giorni.
«Professore?» Chiese Harry, guardando Silente mentre si metteva di fianco alla donna.
Il Preside annuì e agitò rapidamente la bacchetta verso la donna, immobilizzandola silenziosamente con lo stesso incantesimo che Piton aveva usato sul Signor McCaffrey.
«Signor Potter, perché immobilizzarla?» Chiese Aage mentre il Guaritore Garson annotava qualcosa su un taccuino che aveva appena fatto apparire.
«Quando ho curato Andy, ho dovuto tenerlo fermo perché i suoi muscoli avevano delle specie di... spasmi, penso che sia la parola giusta. Ho dovuto chiedere a qualcuno di immobilizzare il Signor McCaffrey quando l'ho curato, e anche con l'incantesimo, potevo sentire i suoi muscoli che cercavano di muoversi mentre distruggevo la maledizione. Dopo che ho finito, però, i loro muscoli sono a posto. Penso che sia la maledizione che si ribella. La maledizione è una cosa... molto violenta.»
«Sì, lo è. Beh, non appena sei pronto, Signor Potter,» disse Aage gentilmente, avendo già fatto una scansione della donna da comparare con quella 'dopo-la-cura'.
Harry annuì e si avvicinò alla sedia con la donna, arrotolandosi la manica e rivelando appieno Coral, che stava indossando il suo 'maglione' di seta, che le copriva dieci centimetri del corpo a partire da un paio di centimetri al di sotto della testa.
Tutti nella sala guardarono col fiato sospeso mentre i Guaritori si preparavano a documentare l'evento.
Harry mise la mano al centro del petto della donna, concentrandosi su quello che stava facendo mentre posava l'altra mano sulla sua fronte. Lei seguì con gli occhi la sua mano sinistra, incrociando gli occhi al vedere Coral sul suo polso sinistro.
Harry espirò, ancora una volta concentrandosi sul proprio nucleo magico e chiudendo gli occhi, ma stavolta richiamò volontariamente prima la magia bianca, invece della propria magia normale. Forse in questo modo non si sarebbe stancato tanto velocemente quanto nel modo normale.
:Maledizione, dissolviti: sibilò, con l'orrificata curiosità di coloro che guardavano, mentre riapriva gli occhi che ora brillavano di bianco, e fissavano quelli blu, terrorizzati, della donna.
La magia bianca si innalzò e si irradiò da Harry, irrefrenabile nel suo attacco alla maledizione, annichilendola senza sforzo all'interno della donna, fino a che... altra magia bianca sorse dalle ceneri della maledizione. Fece la stessa cosa che aveva fatto in Andy e Walter, la maggior parte di essa andò dentro Harry mentre una piccola parte rimase nel nucleo magico della paziente.
Harry chiuse gli occhi, volendo far calmare la magia, e quella lo fece obbedientemente.
«La liberi, professore. La maledizione è sparita,» affermò, dopo aver emanato parte della propria magia per assicurarsene. La donna era pulita.
Silente la liberò, ma, prima che la donna potesse alzarsi, Harry le prese i polsi legati.
«Lasci che mi occupi anche di questi, visto che è qui,» le disse. «Posso percepire che uno è stato per lo meno slogato.»
Lei lo fissò, senza parole, mentre lui le curava rapidamente il polso danneggiato dal rozzo legaccio che le era stato fatto dalla guardia.
Con questo, Harry fece un passo indietro e la donna si sciolse in silenziosi singhiozzi mentre tornava verso la guardia sbigottita. I Guaritori avevano fatto una scansione del suo corpo prima di lasciarla scendere dal palco.
Il Guaritore Chekhov si mise velocemente al lavoro per comparare le due scansioni, ma ci sarebbero volute alcune ore per avere i risultati. Innanzitutto, voleva una prova che questa fosse o meno una cura. Se alla prima scansione la donna risultava un licantropo e alla seconda che non lo era... beh, ecco qui.
Harry guardò al prossimo della fila, ignorando gli sguardi sbalorditi di tutti gli altri nell'ICM. Evidentemente, la luce bianca, i suoi occhi luminescenti e la donna in lacrime erano stati impressionanti.
Il prossimo era un giovane del Nepal, non molto più grande di lui. Era affiancato da una donna, ma lei non sembrava essere come l'uomo a guardia della paziente lituana.
«Devo essere immobilizzato?» Chiese il ragazzo, guardando nervosamente Silente.
«Così è più facile per me curarti. Altrimenti, dovrei tenerti fermo fisicamente,» disse Harry con sincerità.
«Oh.. ok. Non fa male, vero?» Al ragazzo ovviamente non importava che tutta la sala lo sentisse, o che una domanda del genere potesse farlo apparire debole.
Harry si voltò verso la donna che aveva appena curato, con lo shock dei più. «Le ha fatto male?»
Lei scosse la testa, ancora troppo sopraffatta dalle emozioni per parlare.
Doveva essere tutto quello di cui aveva bisogno il ragazzo, perché prese posto sulla sedia e annuì verso Harry.
Harry lo curò, tutto il processo fu più facile del precedente.
E così proseguì. Guarì il successivo, e il successivo. Ogni paziente andava e veniva così in fretta che Harry non doveva nemmeno richiamare nel proprio nucleo la magia bianca dopo ogni cura, lasciando che i suoi occhi brillassero di un bianco rovente mentre i pazienti si sedevano. Per tutto il tempo i Guaritori presero appunti, fecero scansioni, e documentarono i fatti.
Giunse la nona persona, dritta e orgogliosa. Veniva dalla Nuova Zelanda e non aveva guardie né era legato, ma aveva una specie di collare intorno al collo. Sembrava che fosse magico.
«Mi aspettavo un uomo, non un bambino,» disse mentre saliva sul palco e si sedeva sulla sedia. «Ma va bene lo stesso.»
:Quest'uomo sembra accettare di più ciò che gli ha fatto la maledizione: affermò Coral.
«Per quanto tempo è stato in questa condizione?» Chiese Harry. Trovava che porre la domanda aiutava a preparare la sua magia. Se fosse una cosa conscia o inconscia, non lo sapeva.
«Per centosessantasette lune,» rispose lui.
«Sembra che sia molto tranquillo al riguardo, Signore,» osservò Harry.
«Sono giunto ad accettare ciò che sono, ma ora che esiste un modo per farla finita, per me è benvenuto.»
«Bene, perché non curerò coloro che non vogliono guarire,» affermò Harry.
«Io voglio essere curato,» asserì lui.
Così Harry lo curò.
Ne curò alcuni altri, ma quando arrivò il tredicesimo, si fermò mentre il vecchio si avvicinava e si sedeva.
Sembrava essere in condizioni pietose. Harry era davvero stupito che fosse riuscito a fare i pochi passi sul palco, ma non appena il fragile uomo si avvicinò, Harry fece una smorfia.
«Lei non è un licantropo,» esclamò Harry.
Ci fu un vociare improvviso. La gente prese a gridare contro il vecchio, mentre altri gridavano verso Harry, dicendogli che stava mentendo e che l’uomo doveva essere un licantropo - altrimenti non sarebbe stato portato. Altri gridavano di rabbia, dicendo che era un comportamento vergognoso per i rappresentanti e i membri dell’ICM.
«Deve essere un licantropo!»
«Questo è un oltraggio! Come ha osato il vostro paese portare qualcuno che non è un licantropo! Questa riunione è stata indetta per provare che il Signor Potter può realmente curare i licantropi, non per ingannare l’ICM con sciocchi trucchi!» Disse un altro, gridando verso il vecchio.
«Il ragazzo è ovviamente in errore,» disse un altro rappresentante.
«I vostri leader hanno acconsentito a prelevare un licantropo e a portarlo qui per provare o meno questa fantomatica cura, non per perdere il nostro tempo!»
Harry rimase lì, fissando il vecchio che non era un licantropo.
«SILENZIO!» Ruggì Silente, lanciando un massiccio incantesimo silenziante su tutta la sala. «Ora, discutiamo della cosa come persone civili,» affermò, voltandosi al vecchio sulla sedia. «Signore, lei è o non è un licantropo?» Domandò.
«No, non lo sono,» rispose burbero il vecchio, raddrizzandosi e d’improvviso apparendo meno patetico.
Ci fu qualche rumore di movimento, ma nessuno nella sala poteva parlare, a causa dell’incantesimo del Supremo Pezzo Grosso.
«Quindi perché è venuto qui?»
L’uomo guardò verso il rappresentante del suo paese, che stava sulla destra della sala. Silente agitò la bacchetta verso il rappresentante che il falso licantropo stava indicando, annullando l’incantesimo su di lui.
«Credo che molti qui vogliano una spiegazione, Signor Lee,» affermò il Supremo Pezzo Grosso.
«I miei superiori e i loro alleati hanno deciso che questa sarebbe stata una buona opportunità per ottenere la verità, e abbiamo comunque rispettato la nostra parte del patto.
La mia nazione ha condotto qui un licantropo che deve essere curato, ma voleva vedere se il Signor Potter sarebbe stato in grado di riconoscere o no se stava curando un individuo affetto da Licantropia. Dopotutto, se non riesce a riconoscerli, come può questa cura essere veritiera?» Disse quello.
Harry era in grado di capire che l’uomo fosse molto rispettato. Era intelligente e aveva un carisma che si irradiava da lui. Le sue parole avevano di fatto spento la rabbia di molte persone. E, anche Harry doveva ammetterlo, era un buon test. Non esattamente un test leale e gentile, ma raggiungeva il loro scopo e poteva capire perché lo avessero fatto.
«Capisco. Quindi dov’è il licantropo del vostro paese?» Chiese Silente.
«Da qualche parte in questa stanza. Chiedo, in qualità di rappresentante della mia nazione e portavoce di altre quindici in questa prova, che il Signor Potter venga qui e li trovi.»
Gli sguardi della sala tornarono su Harry.
Harry fece un passo in avanti, con un aspetto piuttosto impressionante dato dal suo atteggiamento e dalla magia bianca che ancora pulsava nei suoi occhi. Scese dal palco, con Silente che lo seguiva assieme ai tre Guaritori. Harry si fermò accanto all’ultima persona della fila dei volontari della cura.
«Nemmeno lei è un licantropo,» disse.
La donna scosse la testa.
«La sua nazione è uno dei paesi che ha acconsentito a mettere in atto questa prova,» disse il Signor Hubble, sentendo che alcuni sguardi rabbiosi si voltavano verso di lui. «Anche il vero quattordicesimo si trova in questa sala.»
Era una buona cosa che Silente non avesse ancora del tutto annullato l’incantesimo di silenzio. La gente era furiosa, ma non tutti per la stessa ragione. Alcuni erano molto arrabbiati per l’inganno, altri perché c’erano dei licantropi nascosti tra loro!
Harry continuò ad andare avanti, ignorando quelli che intorno a lui osservavano ogni suo passo.
:Coral?:
:Non ne percepisco nessuno qui. Continuiamo lungo il corridoio:
:Già, non ne sento nessuno vicino nemmeno io: acconsentì Harry, senza preoccuparsi del fatto che aveva spaventato un vecchio gentiluomo, passandogli accanto mentre parlava serpentese.
Harry continuò giù per il corridoio successivo, risalendo la sala verso sinistra. Rallentò, sentendo la familiare sensazione che aveva in aula con il Professor Lupin.
Si voltò verso una giovane tirocinante, l’assistente del rappresentante francese.
«Lei ha la Licantropia,» disse Harry.
Molte persone gemettero, sebbene non potessero essere sentite.
Lei sbatté le palpebre e deglutì pesantemente, mentre gli occhi le si riempivano di lacrime di stupore e di contrizione. Silente sollevò da lei l’incantesimo di silenzio.
«Sì. Mi dispiace per l’inganno, ma… volevamo essere sicuri che fosse vero,» affermò lei.
«Vuole essere curata?» Chiese Harry, non molto sicuro di come si sentiva a proposito di tutta quella confusione. Voleva solo arrivare alla fine della giornata.
Stava davvero iniziando a sentirsi stanco degli sguardi fissi su di lui e non vedeva l’ora di tornarsene a Hogwarts.
«Sì! Sì, per favore,» disse lei onestamente.
Lui le fece cenno di sedersi e la curò lì dov’era, dopo un rapido incantesimo di immobilizzazione da parte di Silente, che poi venne rilasciato quando la donna venne curata.
Non c’era più nessuno che dubitasse di Harry, e presto, una volta che avessero avuto i risultati da quelli appena curati, nessuno al di fuori dell’ICM avrebbe potuto avere alcun ragionevole dubbio contro di lui.
Harry finì di percorrere quella parte della sala, senza ancora aver trovato il licantropo nascosto.
Alla fine, cominciò a percorrere la parte destra della sala.
:Lo sento: Affermò Harry.
:Sì,: concordò Coral. :È vicino:
Harry si fermò davanti al Signor Lee.
«Lei,» fece Harry, sorprendendo se stesso.
L’uomo sorrise tristemente. «Sì, io.» Sussurrò, ma la sua voce era densa di potere e autorità.
Tutti coloro che conoscevano il rispettato rappresentante lo fissarono con assoluto stupore.
Come avevano fatto a non sospettarlo mai? «Sono stato un licantropo per cinque anni. Sono diventato un rappresentante del mio paese nella speranza di aiutare i miei compagni licantropi nella società, ma ora sembra che avrò bisogno di un’altra ragione per rimanere un rappresentante, poiché credo che la maledizione della Licantropia abbia realmente incontrato la sua fine in te, Signor Potter. Mi inchino alla tua abilità e spero che tu possa continuare a condividere il tuo dono con me e con i miei fratelli.»
Tenendo le gambe tese, l’uomo dai capelli neri si inchinò, chinandosi all’altezza della vita.
Harry non sapeva che cosa lo stesse guidando. Forse era la magia bianca, ma sollevò la mano e la mise sulla testa dell’uomo, e, senza l’immobilizzazione, sibilò :Maledizione, dissolviti:
La magia bianca che aveva accumulato nella giornata annullò la maledizione nell’uomo così in fretta che i suoi muscoli non ebbero il tempo di reagire. Un istante più tardi, dopo l’ampio lampo di luce bianca, l’uomo libero dalla maledizione si raddrizzò, diventando un altro individuo che sarebbe stato un alleato a vita del… dell’Arcimago Dormiente.

O o O o O

Dopo aver ottenuto i risultati dai primi pazienti, un’ora dopo, che provavano tutti che Harry aveva curato con successo la loro Licantropia, era stato quasi impossibile andarsene educatamente. Fu solo grazie a Silente, che disse che aveva una scuola di cui occuparsi, che riuscirono finalmente a convincere tutti a salutarli con riluttanza.
I Guaritori erano estatici con ciò che avevano ottenuto dalle scansioni, e speravano di iniziare ad analizzare la ‘magia bianca’ il prima possibile per riuscire forse a sintetizzarla e curare altri anche senza Harry.
Harry e Silente gli augurarono buona fortuna, prima che la riunione fosse conclusa e che tutti se ne andassero ognuno per la propria strada, impazienti di condividere le notizie di ciò a cui avevano assistito.
«Penso che Madama Pomfrey vorrebbe esaminarti prima che facciamo qualunque altra cosa,» disse Silente.
«Sto bene, Signore, davvero. Non sono davvero così tanto stanco. Penso sia perché ho lasciato che la magia bianca facesse tutto il lavoro, invece di usare la mia magia come ho fatto con Andy e poi all’inizio col Signor McCaffrey,» rispose Harry, dopo essersi ripreso. Avevano usato una Passaporta di lunga distanza per tornare nell’ufficio del Preside.
«Hmm. Beh, è lo stesso. Dubito che Madama Pomfrey sarebbe contenta di noi se non ti portassi subito in Infermeria, e non vogliamo che si arrabbi con noi, vero?» Chiese il Preside.
«Suppongo di no,» concordò Harry.
«Comunque, un altro paio di minuti non faranno male a nessuno,» disse Silente, girando intorno alla sua scrivania e aprendo un cassetto. «Volevo darti questo per Natale, ma ho deciso che era meglio aspettare. Non sono troppo sicuro che la Signora Paciock avrebbe apprezzato l’idea di vederti ricevere una cosa del genere mentre ti trovavi sotto la sua responsabilità,» disse lui, tirando fuori un tessuto ripiegato di qualche tipo.
«Che cos’è?» Chiese Harry, avvicinandosi lentamente.
«Tuo padre me lo aveva prestato, ma non sono stato in grado di restituirglielo. Credo che sia ora che lo abbia tu.»
Silente glielo porse, senza dire nient’altro.
Harry lo prese, sentendo il fresco e liscio tessuto di seta tra le dita. Lo lasciò cadere lentamente per svolgerlo.
«Un mantello?» Chiese Harry.
«Va’ avanti e indossalo,» disse Silente, gli occhi che gli brillavano di una qualche monelleria.
Harry obbedì, chiedendosi che cosa ci fosse sotto.
Abbassò gli occhi su di sé, domandandosi come gli stava, solo che…
«Il mio corpo è sparito!»
Silente non poté trattenere una risata. «No, è solo invisibile,» disse con dolcezza, adesso solo ridacchiando. «È un mantello dell’invisibilità. Sono piuttosto rari, e il tuo in particolare è molto speciale.»
«Wow.»
«Tuo padre lo ha avuto da suo padre, e lui da suo padre e così via. Credo che possa essere stato tramandato per almeno una dozzina di generazioni.»
Harry spalancò gli occhi, passando le mani sul tessuto invisibile, domandandosi quanti Potter lo avevano indossato prima di lui, e assimilando il fatto che l’ultimo era stato suo padre.
«Grazie, Signore,» riuscì a dire Harry.
«Non c’è di che, Harry. Usalo bene.»

O o O o O

Severus fece un sospiro di sollievo quando seppe che Harry e il Preside erano nell’Infermeria, e che Madama Pomfrey senza dubbio si stava assicurando che Harry non si fosse stancato troppo nel curare i quattordici licantropi.
Severus scosse la testa. Come aveva fatto l’ICM a pensare che fosse una buona idea far curare a Harry tutti quei licantropi in un solo giorno era qualcosa a cui non arrivava, ma fortunatamente era andato tutto bene e non era accaduto nulla di orribile.
Suppose che lo avrebbe verificato a cena. Si chiese se Harry e il Preside avessero pranzato. Non lo avrebbe sorpreso il contrario.
Si stava avvicinando il tardo pomeriggio, e se l’ICM era stato fedele a se stesso, erano stati troppo tirchi per fornire il pranzo per tutti i membri della riunione e i visitatori - e poi la gente era sempre così schizzinosa su che cosa dovesse mangiare.
Severus uscì dai propri sotterranei, decidendo che aveva lavorato ad abbastanza pozioni per oggi.
«Buonasera, Professore,» lo salutò passando uno dei suoi Slytherin, che era rimasto durante le vacanze.
«Buon pomeriggio, Signor Huller.»
Era rimasta meno di una settimana di vacanza, e Severus in realtà non vedeva l’ora che le lezioni ricominciassero. Voleva tornare in una buona routine, e voleva che Harry fosse incluso in quella routine, invece di doversi chiedere che cosa accadeva intorno al ragazzo e che cosa avrebbe fatto dopo. Almeno qui ad Hogwarts, Severus e gli altri professori avevano un qualche controllo su qualunque cosa gli capitasse, a patto che fossero vigili - cioè dovevano essere molto più percettivi dell’ultima volta.
E disponibili ad ascoltare.
Ma a parte ciò, l’unica cosa che ora pesava grandemente sui suoi pensieri era il risultato degli eventi all’ICM. Sapeva che molto probabilmente avrebbero voluto che Harry cominciasse periodicamente a curare grandi assembramenti di licantropi. Comunque, se Harry ne sarebbe stato capace o no non era la sua preoccupazione maggiore.
Erano le reazioni dei licantropi che non volevano essere curati.
Dubitava altamente che Fenrir Greyback sarebbe venuto allegramente a chiedere di essere curato. Era più probabile che il mostro stesse attualmente ribollendo da qualche parte, cercando di pensare a un modo per impedire a Harry di curare altri licantropi.

O o O o O

«Mi chiedo che cosa ci abbiano preparato gli elfi stasera,» disse Silente.
«Albus, chiedi sempre loro di non dirtelo,» replicò Minerva mentre si dirigevano alla Sala Grande. «Ti piacciono le sorprese, se ben ricordo.»
Harry era tornato al dormitorio Hufflepuff per disfare le valigie prima di cena. Voleva anche assicurarsi che Dobby e Edvige si fossero sistemati bene. La sua visita da parte di Madama Pomfrey era andata liscia. Sembrava che avesse avuto ragione: lasciare che la magia bianca facesse tutto il lavoro gli aveva risparmiato l’affaticamento. Era di certo una buona notizia, specialmente se avesse mai avuto bisogno di curare di nuovo molti licantropi in un solo giorno.
«Spero che abbiano preparato qualche bistecca stasera. Abbiamo saltato il pranzo, e una bella bistecca al sangue sarebbe terribilmente buona,» disse Silente.
La McGranitt gli allungò un’occhiata di sbieco. «Al sangue? Da quand’è che hai preso gusto a mangiarla così?»
«Hm, di recente, suppongo,» rispose lui con un’alzata di spalle, entrando nella Sala Grande con lei.
Minerva scosse la testa verso di lui, prima di concentrare la propria attenzione su quelli presenti nella Sala. C’erano i Weasley e altri due della sua casa, alcuni da Slytherin, cinque Ravenclaw e tre Hufflepuff - beh, quattro adesso, contando Harry. Le vacanze raramente vedevano più di trenta studenti rimanenti tra le mura di Hogwarts, e quest’anno non faceva differenza.
Il suo sguardo cadde su Harry, che si era seduto accanto a un suo compagno Hufflepuff che gli era più vicino come età - Mara Gates, una ragazza del terzo anno.
La McGranitt fece un tranquillo sorriso mentre guardava Harry che presentava Coral a Mara.

O o O o O

«Come è andata, Albus?» Chiese Vitious mentre iniziava la cena.
«È andata piuttosto bene, Filius. Tutti e quattordici sono stati curati, e prima che partissimo, i Guaritori sono stati già in grado di determinare che la cura era stata un successo per i primi che erano stati trattati da Harry,» rispose lui, mettendosi allegramente nel piatto una bistecca succulenta.
«E Harry? L’ho visto uscire dall’Infermeria prima,» affermò Filius.
«Sta bene. Ha ammesso con me che quando ha curato Andy e il Signor McCaffrey aveva usato principalmente la propria magia. Evidentemente, usare la magia bianca gli richiede davvero un minimo impegno, così non è affatto stanco come mi sarei aspettato.»
«Oh, splendido!» Disse lui, guardando brevemente Remus, che doveva ancora alzare gli occhi dal piatto.
«Sì, sono davvero splendide notizie. Ero preoccupato che si stancasse troppo oggi,» ammise Silente, prima di dare un morso alla propria bistecca sanguinolenta. «Mmm, gli elfi domestici si sono davvero superati stasera. È eccellente. Comunque, ero ansioso per come sarebbero andate le cose oggi. Sono grato che tutto sia finito come doveva.»
«Sa che cosa pianifica di fare l’ICM ora?» Chiese la McGranitt.
«No, ma credo che molti di loro vogliano dare un’occhiata più da vicino a questa magia bianca.»
«Comprensibile. Immagino che abbia un grande potenziale,» commentò Filius.
Silente annuì, prendendo un altro morso.
La conversazione si disperse da lì in poi, parlarono dell’anno incipiente e di come programmavano l’inizio delle lezioni. Dopo non molto, la cena finì, e gli studenti tornarono nei loro dormitori mentre anche i professori lasciavano la Sala Grande.

O o O o O

Severus capitò accanto a Silente mentre lasciavano la Sala Grande.
«Ah, Severus. Beh, credo che sarai compiaciuto di come Harry si sia comportato oggi all’ICM.»
«Il fatto che sia tornato privo di affaticamento è un sollievo sufficiente,» replicò Severus, con franchezza. «Comunque, sa bene che rapporto ho io con i dignitari.»
Silente sorrise dolcemente. «Sì, sono piuttosto sospettosi nei tuoi riguardi.»
«Non tanto quanto lo sono io verso di loro,» replicò lui mentre continuavano a camminare lungo il corridoio, Silente più vicino alla parete.
«Sì, beh, ci sono alcuni che cercano proprio di-»
Il Preside vacillò, dovendo immediatamente appoggiarsi con una mano alla parete per stabilizzarsi.
«Preside?» Domandò Severus, muovendosi velocemente in avanti e prendendo il braccio dell’uomo più vecchio per sostenerlo nel caso gli cedessero le gambe.
Silente chiuse strettamente le palpebre, prima di sbatterle diverse volte, rivolto al pavimento, come se cercasse di scacciarsi qualcosa dalla vista.
«Sto bene, Severus, mi sono solo sentito frastornato per un momento,» fece lui, non più appoggiandosi alla parete. Comunque, aveva decisamente un colorito pallido.
«Andiamo in Infermeria e si faccia fare un controllo da Madama Pomfrey.»
«No, sto bene adesso. È stata una giornata lunga, e l’età, sembrerebbe, ha iniziato a darmi noia. Sono a posto.»
Severus aggrottò gli occhi, ma non riuscì a spuntarla con l’altro. «Molto bene, ma se non si sentirà bene domani, chiamerò l’Infermiera.»
«Ho preso nota.»
Severus scortò il Preside fino ai suoi alloggi prima di augurargli la buonanotte, e il fatto che il suo mentore non avesse opposto resistenza all’essere accompagnato lo preoccupò.
Non era accaduto nulla del genere l’ultima volta e, per quanto ne sapeva Severus, il vecchio non si era mai ammalato, mai una volta in tutti gli anni che lo conosceva. Di certo, aveva sentito Madama Pomfrey raccontare di quando aveva preso il Raffreddore dei Maghi, ma era stato al tempo in cui era appena diventato Preside, che era stato anni prima che Severus fosse anche solo nato.
Stava succedendo qualcosa di serio. Qualcosa che non doveva essere ignorato.
Dopo anni di sopravvivenza in una guerra orribile, Severus aveva imparato a non ignorare certi presentimenti, e quello che provava ora gli stava urlando di agire. Non era mai accaduto che lo inducesse in errore, così Severus decise subito che cosa fare.
Chiudendo gli occhi e sperando che nessuno mai lo scoprisse, chiamò la propria elfa domestica nel momento in cui fu all’interno dei propri alloggi privati.
«Muffola.»
-Pop-
«Sì, Padrone?»
«Ho un’importante missione per te, qualcosa di cui nessuno dovrà mai scoprire nulla.»
Muffola rimase sull’attenti, in tutti i propri 76 centimetri. «Cosa deve fare Muffola?»

O o O o O

Altrove…
«Stai bene, Timothy? Sembri un po’ sciupato.»
Timothy Chekhov si sedette sul divano accanto alla moglie.
«Sto bene, tesoro. Oggi è stata una lunga giornata, ecco tutto.»

O o O o O

«Lui com’era, nonno? Era davvero come dicono? Può davvero curare le persone?» Chiese un bambino.
«Sì, li ha curati tutti, e mentre lo faceva ha emanato un grande lampo di luce bianca,» rispose l’uomo più vecchio, scivolando impazientemente nella sedia e chiudendo gli occhi.
«Nonno?»
«Uh?»
«Stai male?»
«No, no. Ma è stata una giornata molto faticosa. Ho dovuto vedere Harry Potter, lo sai,» lo disse con tono scherzoso, ma era chiaro che fosse molto stanco.
Stanco, e si sentiva sottotono, proprio come una dozzina di altre persone che erano state presenti alla riunione dell’ICM quel giorno, e vicine a Harry Potter mentre curava i quattordici licantropi…


.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

Grazie a chi legge e a chi recensisce!
A presto con il prossimo capitolo, Magia Bianca.




   
 
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Blue Owl