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Autore: Lux Nox    27/05/2017    1 recensioni
"Ora che hai versato le tue lacrime di sangue, rincorrerai la morte."
Kamiko Kuran è stata un ninja, una figlia e un'amica. Kamiko aveva amato il sorriso di Shisui, stare con lui, divertirsi assieme a lui. Kamiko aveva amato anche Itachi, ma in modo più sincero, più come un buon amico, finché non era scoccata la scintilla. Ma quella stessa scintilla si era tramutata in odio, quando aveva perso tutto in una sola notte.
Itachi Uchiha prima di sparire, si è lasciato dietro una scia di vittime e un fratello orfano. Itachi era il genio, colui da superare, ma adesso il suo obbiettivo da uccidere.
E da guarire.
Tra passato, presente e futuro. Due amici, nemici e amanti, orgogliosi, scriveranno la loro storia, ferendosi a vicenda, squarciandosi la propria pelle e salvandosi dall'inferno.
Chissà, magari c'è per tutti una seconda possibilità per redimersi.
Genere: Avventura, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Itachi, Kisame Hoshigaki, Nuovo Personaggio, Shisui Uchiha, Un po' tutti
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Triangolo | Contesto: Prima dell'inizio, Naruto Shippuuden
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L’angelo che divenne assettato di sangue

 
Una goccia le cadde proprio sulla spalla scoperta. E poi un’altra, come la pioggia.
Ma non erano lacrime. Erano gocce di sangue.
Lui era ferito.
-Posso aiutarti.- gli disse per tranquillizzarlo.
Fece sparire il Missile palla, almeno per recuperare energia, e abbassò le difese per mostrargli la serietà delle sue parole.
 
“-Sei troppo ingenua Kamiko-chan. I tuoi nemici ti sconfiggeranno facilmente se continui a dispensare aiuti ovunque.- la sgridò Shisui.
-Che male c’è? Posso essere almeno utile!-
-C’è, Kamiko-chan, perché non tutti vogliono essere salvati.- le spiegò Shisui, interrompendo bruscamente il loro allenamento. La rispedì a casa senza nemmeno salutarla adeguatamente.”
 
Non tutti volevano essere salvati, se le ricordava bene le parole di Shisui, ma fin al tradimento di Itachi non ci aveva mai pensato veramente. Nessuno desiderava assolvere i propri peccati, preferivano vivere a modo loro, con le colpe dei loro assassinii.
Se Itachi voleva davvero essere aiutato, le avrebbe chieste una mano, non avrebbe mai massacrato la sua famiglia, persone che aveva conosciuto, aveva visto ogni giorno e salutato con quel sorriso gentile e di cui aveva spento l'esistenza. Come si era dovuto sentire quando al mattino aveva baciato sulle guance sua madre e la notte stessa l’aveva accoltellata con un kunai sul petto? Si era sentito libero? Aveva sfogato la sua rabbia repressa?  E quando Shisui si era suicidato? Perché non era andato da lei per condividere il dolore?  Non avevano amato forse la stessa persona?
Prima della fatidica notte, perché non si era confidato con lei? Poteva dissuaderlo, fermarlo da qualsiasi azione troppo avventata. Lui non sarebbe divenuto un assasino, lasciando orfano il proprio fratellino che in futuro prossimo avrebbe covato rabbia e rancore. 
Gli occhi chiari di Kamiko si oscurarono, mentre il profumo del sangue si mischiava con il sapore atroce dei suoi ricordi. Aveva un kunai puntato alla gola e le intenzioni del suo avversario non erano dei migliori, ma ricordare a Shisui, aveva contribuito a pensare immediatamente ad Itachi.
Al traditore.
Assassino.
“Un conto in sospeso.”
Il Kochou ribollì nelle sue vene, come se fosse stato risvegliato dalle sue viscere con forza e violenza, e necessitava di essere liberato. Sfogato.
Tutta la sua stanchezza si dileguò, come se non fosse mai esistita e, esasperata, tentò di trattenersi. Tuttavia, tra lei e al ninja traditore c’era soltanto uno strato d’aria sottile che li separava, ma il ragazzo, cosciente di ciò che andava incontro, la teneva a debita distanza come se il solo contatto della sua  pelle potesse bruciarlo sul momento. Ma Kamiko non era stupida, sapeva da cosa stava lontano: dal Kochou.
Anche lui avvertiva che la sua tecnica innata stava cercando di avere il sopravvento, per cui la liberò lentamente, sempre con il kunai puntato alla gola.
-Non è necessario.- rispose alla sua offerta di aiuto di prima. Aveva una voce bassa e roca, come se non avesse mai aperto bocca negli ultimi giorni. Dovette strizzare gli occhi per intravedere almeno il contorno della sua figura nel buio pesto, quando si ricordò che la pagava il doppio per non aver nessun contatto visivo.
-Chiudi gli occhi.- gli ordino il ninja.
“Che stupida clausola!” pensò irritata .“ Ma a quanto pare sono al verde, per cui ti accontento.”
-Va bene.- rispose irritata, obbedendo, ma tenendo i sensi all’erta.
“Un traditore rimane sempre un traditore.”
Il buio si aggiunse al buio ma usò l’udito per percepire i movimenti del ninja che da dietro, le passò a fianco con il massimo delle disinvoltura e ,poi, si diresse verso il letto. Sentì lo scricchiolio del materasso per via del suo peso, il rumore metallo che veniva poggiato per terra e il trascinarsi di stoffa contro il pavimento in legno.
Kamiko era ferma, dritta, con le gambe che si appesantivano sotto il suo peso. Il Kochou le aveva consumato il novanta percento di energia, doveva riposare ma quell’odore acre di sangue, che impregnava ancora la stanza, la faceva rimanere incollata lì. Era il maledetto perché che si era insinuato nella mente da cui non riusciva a scappare.
Poteva tornarsene in camera, ma lui, silenziosamente, le stava dicendo di restare.
“Non lo fa, non vuole cadere in basso perché è orgoglioso, proprio come lui.”
-Tieni.- le disse il ninja, prima di lanciarle qualcosa in faccia. Kamiko lo afferrò al volo, grazie a tutti gli allenamenti dove aveva sottoposto il corpo a reagire ad ogni tipo di minaccia, anche ad occhi chiusi.
-Mi dovrei fidare?- gli chiese sarcastica.- Tu e il tuo compare siete traditori e il fatto che non vogliate farvi vedere vi rende ancora più sospettosi. Questo..- indicò la fialetta.- potrebbe essere anche del veleno.-
- Non fare tante storie, sono solamente vittamine. E se di avessi voluta morta, lo saresti di già.-
le disse pratico lui.
-Grazie per l'incoraggiamento.- continuò sarcastica lei.
Calò un silenzio pieno di tensione nella stanza, un breve momento in cui il Kochou si fece sentire.
Era sempre dietro all’angolo, pronto ad esplodere ad ogni segno di debolezza di Kamiko, come una iena che divorava la sua carcassa, si cibava del suo corpo e le lasciava lunghe cicatrici nella mente. A Konoha il Kochou era stato un’ottima risorsa durante la Grande Guerra, la famiglia Doshi aveva prestato servizio come raccoglitori di informazioni, avevano fatto il lavoro sporco degli anbu, interrogando e torturando i prigionieri di guerra. Con un tocco, la memoria dei nemici era la loro. Un tutt’uno con l’anima altrui. Due pezzi che si fondevano.
Due persone in una.
La distruzione dell’anima.
Per cui i nemici li avevano uccisi, ogni membro della famiglia, da bambini ad anziani, nessuno era stato risparmiato, eccetto sua madre, Kaede.
E anche Kaede era impazzita. Si era persa lungo la strada, le memorie degli altri l’avevano sopraffatta  Ora spettava a Kamiko subire la medesima sorte.
Il Kochou reclamava il suo tributo.
La scossa partì dagli occhi e si espanse per tutto il corpo, ogni nervo venne consumato, ogni cellula reagì come se fosse un esplosione chimica, ogni piccolo muscolo si paralizzò e Kamiko si trovò a ruggire. Anche il dieci percento di energia si era esaurito e per questo, il prezzo da pagare sarebbe stato salatissimo.
Il tremolio andava su e giù, dalla testa ai piedi. Il Kochou mangiava il suo deposito di chakra, lo stava succhiando trasportandolo al centro delle sue iridi, la culla dell’abilità. Doveva esplodere, scaricare l'energia altrove, ma fu travolta da un scossa di dolore, così indescrivibile che, appena due secondi dopo, si trovò sul pavimento in preda ad un attacco di convulsioni.
Il buio venne a mangiarla. La signora rossa le stava per fare visita.
Kamiko aveva fame di energia.
La sua testa roteava, i suoi occhi anche, e il corpo non rispondeva ai suoi comandi… la fialetta che lo straniero le aveva dato, scivolò dalla sua mano e rotolò lontano da lei. I rumori divennero ovattati e passi pesanti si avviarono velocemente dove si trovava Kamiko.
“Non ti avvicinare.” Voleva gridargli. “Il Kochou divorerà anche te.”
 
“Era stato Itachi a presentarle Shisui, in un bel giorno di primavera. Era ancora il periodo in cui lei detestava il genio degli Uchiha, ma dopo avere conosciuto Shisui, seppe che non era inferiore a niente e nessuno, anzi, era da temere.
Shisui era un portento, più grande di loro di tre anni, fedelissimo a Konoha e un ragazzo dal cuore d’oro.
Kamiko lo aveva ammirato immediatamente, appena aveva posato gli occhi su di lui, e anche se era nettamente più debole dei due ninja, aveva tenuto alto la bandiera dei Kuran. Certo, Itachi e Shisui la sconfiggevano ad occhi chiusi, non si sforzavano nemmeno a combattere seriamente con lei, ma la ragazza non demordeva. Era risoluta a superarli, anche se in cuor suo sapeva che non avrebbe mai raggiunto i ninja più forti di Konoha. Erano due passi in avanti a lei, sempre. 
Si immaginava che un giorno li avrebbe visti come futuri Hokage, uno dopo l’altro, con l’assoluta certezza che avrebbero evitato di creare altre guerre. Erano portatori di pace, messaggeri di speranza, le loro mani non si sarebbero mai macchiate di crimini contro l’umanità.
Shishui ne era una prova, evitava di uccidere il nemico, lo tramortiva solamente, almeno era quello che Itachi le diceva. Okay, erano parole che spillava con la forza e le minacce ad Itachi. Ma  era difficile far parlare Itachi, era un’ottima spia, un pezzo di granito composto, nemmeno una piangere serviva a niente, mentre Kamiko era più ingenua, molto più credulona, per cui era facile fregarla. Itachi e Shisui non erano molto chiacchieroni ma per quello ci pensava lei a rallegrare la loro giornata. Shisui l’aveva soprannominata “parlantina” e, avvolte, Itachi ci rideva  su quando scherzavano su stupidaggini, ma purtroppo succedeva anche raramente negli ultimi tempi, perché finivano sempre per allenarsi o a parlare di tragedie. Il loro solito appuntamento era di trovarsi verso il pomeriggio al  campo di allenamenti.
Kamiko si presentò un giorno al campo, dopo la sua prima missione. Non c’era nessuno, come sospettava, così si sedette ad aspettare, ma non arrivò né Shisui né Itachi.
La sua prima missione era stato un vero fallimento, a causa del suo compagno di squadra Toshi che aveva mangiato dei frutti e aveva avuto una reazione allergica, gonfiandosi come un palloncino rosso, lei e Ken avevano dovuto sbrigarsela da soli mentre il sensei portava in un villaggio vicino Toshi. Non era riusciti a trovare nessuna traccia del ladruncolo del Villaggio della Cascata, avevano perso le tracce e poi, nessun abitante era molto riluttante a parlare con dei bambini inesperti. Soprattutto con Ken le ordinava di andare a destra e manca, come se fosse la sua servitrice, alla fine Kamiko si era spazientita e gli aveva tirato un pugno, che senza volere aveva bloccato il suo chakra. E così, alla fine, avevano dovuto aspettare l’arrivo del sensei per sbloccare Ken, con tanto di rimproveri più tardi.
Kamiko sbuffò, alcune volte il Kochou era fuori controllo ma non le aveva mai dato grossi problemi.
-Se potessi farlo sparire, non ci penserei due volte.- si disse sconsolata. La sua schiena le stava facendo male per colpa della cattiva postura e se la massaggiò.
-Se mamma potesse insegnarmi a controllarlo, filerebbe tuto liscio come l’olio, ma è talmente occupata con le sue stupide missioni che l’avrò vista al massimo tre volte questo mese.- continuò a lamentarsi la bambina. –Accidenti, vi detesto ragazzi!-
Si alzò da terra e decise che era l’ora di andarsene, ma scosse la testa.
-Va bene, se mamma non vuole farmi da mentore, sarò un’autodidatta.-
Si guardò intorno per verificare che non ci fosse nessuno e prese un profondo respiro, come aveva visto fare a Kaede, e allargò le braccia per drizzare le mani a palmi aperti.
Tutta l’energia circolava negli occhi e la sua mente era una  porta per accedere al Kochou, con la massima attenzione si sarebbe lasciata andare. Doveva solo abbandonarsi al potere.  Avere un punto fisso, un’immagine a cui aggrapparsi.
Selezionò un ricordo tra tanti e si concentrò al massimo:
Erano lei, Itachi e Sasuke nel giardino degli Uchiha, stavano giocando, meglio lei e Sasuke si divertivano, invece Itachi leggeva un libro, tendendoli d’occhio. Sasuke era un piccolo ommetto paffutello che Kamiko amava da morire e le stava coricato sulle spalle, aggrappato come un koala, mentre Kamiko imitava un cavallo gattonando. Izumi li aveva appena raggiunti con dei dolcetti dentro una busta, i preferiti di Itachi.
Il ricordo era dolce, molto dolce, non il più adatto per risvegliare il Kochou.
-Cosa dice mamma? Ogni esperienza negativa influenza il Kochou? Uffi, non mi va di piangere!-
Ma dovette farlo, attinse dalla sua perdita più grande, quella di suo padre. I shuriken che volavano, il fuoco del nemico, suo padre che combatteva e Kaede che la proteggeva con un ninja-copia. Calci, pugni, grida.
Kamiko si sentì perforare quando l’eco del shuriken che aveva colpito il padre si palesò di fronte a lei. Un rumore sordo. Muto.
Il suono della carne che si lacerava. Dolore. Dolore.
Rabbia.
Odio.

Kamiko realizzò che stava funzionando, perché il suo corpo stava rilasciando chakra, sui palmi si erano appena materializzate due deboli sfere di colore grigio perla. Intensificò la rabbia.
Suo padre era stato assassinato. Colui che l’aveva ucciso era libero. Vivo e vegeto.
Le ossa del suo papà giacevano dentro una fredda bara. La terra era la sua compagna.
Aveva tanto freddo il suo papà? Perché la guerra si portava via gli innocenti?
Le deboli sfere raggiunsero le dimensioni di un pallone da calcio e nel momento stesso in cui il dolore riversava in lei, le sfere aumentarono il loro volume. Erano brillanti. Energia pura. 
"Magnifico!"
Non riusciva a fermarsi. Non voleva farlo.

Grosse nubi minacciose,v enute da est, stavano oscurando gli ultimi raggi del tramonto e, tra poco, la pioggia avrebbe accompagnato la sua rabbia.
Si accorse che era davvero tardi, doveva tornare a casa, ma non sapeva come cessare il Kochou. La sua tecnica si stava rivelando incontrollabile. 
Le stava rubando l'energia. 
Le piccole mani tremarono e il respirò accelerò,
 Kamiko scoppiò subito a piangere dalla paura. –Smettila, fermati. FERMATI!-
I suoi occhi assunsero la tonalità delle nubi, poi, piano piano persero la cromatura grigia per diventare bianche come la neve, con solo due anelli di fumo al posto dell’iride. Riusciva a avvertire l’energia intorno, ogni vita nel raggio di duecento metri. Era bellissimo e terrifficante nello stesso momento, ogni vita era energia, anche lei. Ma non poteva fermarsi, il Kochou non glielo permeteva. Era spaventata.
Riconobbe il tocco di due mani sulle sue, ancora prima della sua presenza. Era arrivato uno dei suoi angeli, quello detestabile però.
-Potrei farti del male.- gli disse in un sussurro la ragazzina. Lui scosse la testa, silenziosamente, e anziché ascoltarla, fece aderire i loro corpi come se fosse un abbraccio. Kamiko fu talmente sorpresa che divenne un pezzo di legno, mai aveva avuto un contatto ravvicinato con Itachi come in quel momento. Lui che era così distante e lontano, non permetteva a nessuno di avvicinarsi.  
-Ascolta la mia voce.- le disse all’orecchio, mentre il Kochou stava iniziando a rubare il chakra anche del ragazzo. Gli stava facendo male.
–Fai un respiro profondo, molto profondo per calmarti, come hai fatto prima per risvegliare il Kochou, ma questa volta deve essere inverso, trattenilo.-
-Fa male.- 
-No, se si alimenta da me.-

Voleva chiedergli come faceva a sapere che stava usando il Kochou, ma si zittì e presto attenzione ai suoi consigli. Itachi non se lo meritava, lui non doveva sacrificarsi per lei, il Kochou lo stava spremendo come se fosse un limone. 
Respirò ancora, chiudendo gli occhi, ma lo stesso riusciva ad ammirare l'energia che circolava nell'aria. Itachi aveva l'energia viola, del colore delle violette, e se ne innamorò di quel colore.  "Bellissimo."
Inspirò i profumi dei fiori, degli alberi, dell’umidità e quello di miele di Itachi. Sapeva di buono. Di pulito.

-Localizza i canali del chakra. Bloccali.-
Kami-chan trovò in canali con facilità, partivano dal cuore e si come una ragnatela si espandevano sul corpo, sulle punte delle dita dove le due sfere stavano roteando su se stesse. Il Kochou era negli occhi, nella sua mente.
Oltre all’energia di Itachi, grazie alla quale si stava rinvigorendo, un’ondata di ricordi la travolsero come un fiume in piena, si trovò impreparata e nuda. Stava rubando dalla mente di Itachi momenti privati, intimi. Suoi.
C’erano i suoi genitori, Sasuke ovunque, combattimenti, Izumi avvolta in una luce soffusa, Shisui e Itachi. E lei.
Kamiko aveva un posto speciale nei pensieri di Itachi, era la bocca della verità. Della stupidità. Rimase un po’ ferita dalle considerazioni che Itachi aveva su di lei e non volle scavare oltre, si ritirò in se stessa, perché stava violando Itachi. Non voleva sapere.
E lui se ne accorse.
-Concentrati.- le sussurro con uno sforzo enorme.
Kamiko annuì e con tutta la forza in corpo, più spirito di volontà, trovò l’accesso del Kochou e riuscì a chiuderlo.”
 
C’era tanta energia. Troppi ricordi.
Troppa violenza. Sangue ovunque.
Sulle pareti, sui letti, sul lavandino. Sui visi delle persone.
Lui era ricoperto di sangue. Piangeva.
Una bestia ha il diritto di piangere? Un demone può mai redimersi? Lo sterminatore di un clan?
Kamiko socchiuse gli occhi, non era stesa sul pavimento ma sopra un letto vecchio che scricchiolava, doveva dire ad Aoi-san che i letti andavano aggiustati, erano messi davvero male. Un’ombra si stagliava ai suoi occhi, contorni sfocati, lineamenti familiari, mani callose e morbide tenevano le sue.
-Non osare violare la mia mente, cacciatrice di taglie, me ne accorgerò se lo farai.- la minacciò freddamente lui, come se stesse giocando con la sua vita, ma in cambio le stava donando il chakra. Era una sorte di favore? La stava ripagando? 
Kamiko voleva ridere, ma la sua gola non glielo permetteva. Era secca e gonfia.
-Se ti dico che profumi di miele, mi ucciderai? E' forte, copre anche la puzza di sangue…- tossì, interrompendosi proprio sul bello. Stava per fare una battuta.
-Respira profondamente.- le consigliò lui con voce impassibile. Stava diventando tutto sfocato, le luci andavano e venivano… ma quella voce…
Impossibile…Il tono... la frase.
L'unico era...
-Sei tu?- domandò con la voce impastata. Lui sfilò le mani dalle sue, interrompendo lo scambio di chakra e così, il dolore crebbe, i tremolii stavano tornando, ma dice, testarda qual'era, che non sarebbe svenuta prima di aver avuto una risposta. Lo straniero, ammiccò ad un sorriso e le chiuse le palpebre con una mano. I
l sonno ebbe la meglio, oscurando la sua vita come tempo addietro. 

Ciao, è da tanto che non mi faccio sentire con questa storia ma sono molto occupata, spero che vi piaccia ;)



 
   
 
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