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Autore: FunnyYoungMe    09/06/2017    2 recensioni
Kyuhyun vive una vita come quella di molti ragazzi della sua età: va a scuola, ha una famiglia che lo ama e degli amici che gli sono sempre vicini. Ma è proprio così? A cosa è dovuta la lontananza del suo migliore amico? Jongwoon è chi dice di essere, o solo finzione? Perché lo guardano tutti con sguardi preoccupati?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash | Personaggi: Kyuhyun, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yesung
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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I pensieri sono le ombre delle nostre sensazioni: sempre più oscuri, più vani, più semplici di queste.
- NIETZSCHE -

 


 
 

A quest'ora la casa dovrebbe essere vuota. Mia madre aveva menzionato qualcosa su un club del cucito o una roba simile, Ahra mi ha detto che sarebbe stata con le sue amiche per studiare e papà è al lavoro.

Apro la porta d'ingresso e poso a terra il mio zaino, poi mi metto a guardare in ogni stanza, in cerca di… non so neanche io di cosa. Forse qualcosa di strano.

Entro in cucina e controllo ogni armadio, mensola, dispensa, ma oltre alle pentole, alle stoviglie e al cibo non c'è nulla che richiami la mia attenzione. Faccio la stessa cosa in salotto e nelle stanze, ma non trovo nulla. Sto per fermarmi nella mia ricerca quando mi accorgo che c'è un posto dove non sono entrato.

Mi avvicino alla porta del bagno dei miei genitori. Di solito non ci entro perché tanto ho il mio personale però, se i miei genitori dovessero nascondere qualcosa da me, questo sarebbe il luogo perfetto.

Entro e punto subito all'armadietto di fianco al lavandino, aprendo ogni sportello ma dentro, oltre ai normali cosmetici di mia madre e i prodotti di mio padre, niente mi sembra che non c'entri nulla. Mi giro allora verso la specchiera, dove ci sono due ante, e controllo bene.

“Ma che…?” Tiro fuori uno dei tanti flaconcini bianchi e cerco di identificare il nome, ma è sconosciuto. Scatto una foto con il cellulare e rimetto via le pillole prima di uscire dal bagno.

“Devo andare da un medico… Ora!” Corro al piano terra e, senza la minima cura, esco da casa correndo, diretto alla farmacia che c'è nel quartiere.

 


 

Questo è uno psicofarmaco. Viene somministrato ai pazienti che soffrono di deliri e allucinazioni.

Continuo a ripetermi queste parole in testa. Un medicinale da dare a chi crede di vedere cose che non ci sono, che confonde la fantasia con la realtà. E lo teniamo in casa nostra. A quanto pare, i miei lo stanno dando a qualcuno. Se Heechul e gli altri parlavano al maschile, di certo non si riferivano ad Ahra.

Sono pazzo. Sono fottutamente pazzo! Come faccio a non sapere cosa mi succede? In che modo i miei mi somministrano le pillole? Cos'è che confondo come reale?

Uscito dalla farmacia non riesco a muovermi. Sono paralizzato sul posto, in dubbio su tante cose e spezzato. Non capisco perché mi tengono nascosta la cosa, né perché i miei amici sanno tutto. Mi sento tradito e isolato da chi dovrebbe volermi bene.

Sento qualcosa di bagnato scivolare lungo le mie guance e quando le tocco, mi rendo conto che sto piangendo. Non m'importa che la gente che passa mi guardi impietositi o indifferenti; mi accuccio a terra e mi abbraccio le gambe, sfogando quel dolore, quella disperazione che mi hanno assalito.

“Kyuhyun?!” Sento una voce continuare a chiamarmi, ma io non reagisco. Come potrei, se non so cosa è reale e cosa no?

“KYUKYU!” Strilla questa volta mentre mi scuote per le spalle.

Alzo il capo, riconoscendo quella voce ma avendo bisogno di vedere con i miei occhi che è lui, che è Jongwoon quello che mi chiama.

Sento le mani del mio amico asciugarmi gli occhi mentre continua a mormorare parole di consolazione. Ma per chi? Per una persona che non sa nulla?

“Kyuhyun, che è successo? Perché piangi? Chi ti ha fatto male?”

Sospiro di sollievo, avendo la certezza che è Jongwoon e che, come ogni volta che ne ho bisogno, c'è lui a consolarmi.

Lo abbraccio e nascondo il viso nell'incavo del suo collo, inalando il suo profumo, cercando qualcosa che mi possa calmare. Lui si lascia fare e prende ad accarezzarmi i capelli, cullandomi come se fossi un bambino che, in effetti, è quello che sono ora.

Non so quanto tempo sia passato da quando sono uscito, ma quando sono del tutto calmo, Jongwoon mi consiglia di andare a casa e anche se non voglio, accetto. So che ho visto quello che non dovevo vedere, ma i miei genitori non lo sanno e non voglio dirglielo. Almeno non fino a quando avrò capito appieno la situazione.

“Sei un ragazzo forte, Kyuhyun, e niente può buttarti giù. Lotta sempre, anche quando credi che la tua battaglia sia terminata. E non preoccuparti: io sarò sempre al tuo fianco”, mormora Jongwoon prendendomi per mano e cominciando a camminare verso casa mia.

“Hyung, mi spiace che tu sia venuto da me anziché andare dove dovevi andare”, sussurro guardandolo di sottecchi.

“Tranquillo, ero venuto comunque per te”, replica lui sorridendomi.

Sono contento sia stato lui a trovarmi, ad aiutarmi in questo crollo perché altrimenti, sarei ancora a terra davanti alla farmacia. Con solo la sua presenza è riuscito a tranquillizzarmi, a placare il mio senso di disperazione. Ma nonostante ciò, c'è una cosa che mi lascia perplesso: come faceva a sapere dove mi trovavo, se non l'ho detto a nessuno?

 


 

Devo parlare con qualcuno di questa scoperta. Insomma, non è una cosa da prendere alla leggera, soprattutto se stiamo parlando della mia sanità mentale.

I miei genitori sono fuori questione e così anche mia sorella. Non posso neanche fidarmi dei miei amici perché ci sono dentro anche loro.

“Jongwoon”, penso all'improvviso prima di uscire di corsa da scuola e dirigermi verso la sua università appena la campanella suona, indicando la fine delle lezioni.

Quando arrivo fuori dai cancelli, comincio a guardarmi intorno per accertarmi che nessuno mi veda. Scorgo la chioma bionda del mio hyung di fianco ad un salice, nel giardino esterno dell'edificio.

Vado da lui correndo, sollevando qualche risatina di scherno dai ragazzi più grandi e anche degli sguardi curiosi. Non m'importa nulla. Ora voglio solo sfogarmi con Jongwoon e sentire un suo parere.

“Kyuhyun”, mormora appena mi vede di fronte a sé con le guance arrossate per la corsa e il caldo.

“Hyung”, rispondo prima di sedermi contro il tronco dell'albero e respirare profondamente.

“Come mai sei qui?” Domanda mentre prende posto al mio fianco.

Seduti spalla contro spalla, all'ombra del salice, sembra di essere tornati a un paio di mesi fa, prima che tutti cambiasse. Prima dei miei incubi e del distacco tra noi due.

Mi volto a guardarlo e gli sorrido. Con lui trovo sempre una grande pace, qualunque situazione io stia affrontando.

“Sai hyung, credo di essermi perso.” Solleva un sopracciglio, incuriosito dalla scelta delle mie parole. “Non so chi sono, o chi sono gli altri, se per questo.”

“Perché…?”

Ma non lo lascio terminare la frase. “Ieri pomeriggio ho scoperto nel bagno dei miei dei farmaci, per l'esattezza, degli psicofarmaci. Non li prendono né loro né mia sorella. L'unico rimasto sono io.”

“O li hanno lì da un bel po’ e non li prende più nessuno”, consiglia lui. Sempre buono il mio hyung. Pensa sempre il meglio di tutto.

“No. Ne sono certo. Ieri mattina ho sentito il mio nome e la parola 'medicinali’ nella stessa frase. Ho chiesto ad un farmacista a cosa servissero quei farmaci e mi ha risposto che sono per le persone che hanno dei disturbi seri, tra i quali allucinazioni e deliri”, replico con certezza. “Non so più niente, hyung. Non so cosa sia reale e cosa frutto della mia immaginazione. Tutto questo che mi circonda esiste, o è solo un prodotto della mia mente malata?” Mi prendo la testa tra le mani e sospiro.

Jongwoon resta in silenzio, probabilmente concedendomi il tempo di calma, di quiete di cui ho bisogno in questo istante. Mi passa un braccio sopra le spalle e mi stringe a sé. Potrei giurare che è come stare abbracciando l'aria. Sorrido al pensiero. Sì, sono proprio andato.

“Kyuhyun… Hai mai pensato che i pazzi fossero loro e non tu? Insomma, tu sai di essere normale o almeno lo pensavi fino a ieri l'altro. E se tutto questo fosse stato pianificato per farti impazzire? Magari, non ti vogliono nella loro vita. Me l'hai raccontato anche tu, di come i tuoi litigassero perché non avrebbero voluto averti. E anche di come i tuoi amici non ti sopportino, soprattutto quando dimostri di essere un genio. Come si stanno comportando in questo periodo con te? Cosa continuano a fare?”

“Loro… mi ignorano. O almeno, evitano di parlare quando ci sono io nei dintorni. I miei genitori ultimamente li vedo solo a cena, e spesso, neanche quello. Mia sorella è sempre fuori casa, non la vedo mai. E i miei amici… Ma hyung, mi sembrano preoccupati per me.” Lo guardo prima di riprendere a parlare.

“Voglio dire, mia mamma, quando ho gli incubi, viene a farmi riaddormentare. Heechul continua ad invitarmi a casa sua, anche quando non voglio uscire. Hyung, non possono volermi male.”

“E Minha? Non è sempre quella che mostra il suo odio per te? Kyuhyun, non sei tu il problema; sono loro”, dice serio mentre guarda in lontananza.

Perché riesco a sentire così tanto odio verso il mondo provenire da lui? Non era così, qualche mese fa. Rideva, sorrideva e non si lamentava mai. Ora invece sembra che voglia vendicarsi. Però, è da un po' che non mi parla di lui. Perché? Non ha proprio niente da dirmi?

 


 

“Kyuhyun, cosa succede? Perché ci ignori? È da una settimana che hai smesso di parlarci, che non vieni più alle nostre serate…” Mormora Eunhyuk posando una mano sulla mia spalla e voltandomi verso di lui.

Siamo nel mezzo del corridoio di scuola che porta alla mensa. In questi sette giorni ho evitato come la peste di entrare in quel posto, ma stamattina non ho mangiato la colazione che mi ha dato mia madre e non ho neanche preso il pranzo che mi aveva preparato.

Posso negare quanto voglio con Jongwoon, ma le sue parole hanno cominciato a fare il loro lavoro, gettandomi nel dubbio profondo. Non mi fido più di quello che cucinano i miei per me; devo vedere con i miei occhi che i miei piatti vengano riempiti dalla stessa pentola in cui c'è il cibo della mia famiglia. Evito i miei amici e le loro chiamate, e quando li vedo nelle mie vicinanze, tiro dritto, facendo finta di non vederli.

Jongwoon non l'ho più visto, ma ogni giorno mi scrive, chiedendomi come sto. Non ha più accennato a quanto mi ha detto, ma so che dalle mie risposte capisce cosa mi abbia procurato.

Guardo torvo Eunhyuk prima di scrollarmi di dosso la sua mano e allontanarmi da lui e da Donghae.

“Oh, adesso esprimete apertamente la vostra preoccupazione per me?! Non sono un bambino, se avete delle cose dalle quali volete proteggermi, ditemelo! Siete solo dei falsi amici perché quelli veri ti dicono le cose come stanno e non ti lasciano da solo a brancolare nel buio!”

Il mio scoppio di ira li ha sorpresi e davanti ai loro sguardi confusi sorrido beffardo. Non ho mai desiderato così tanto vedere qualcuno soffrire tanto quanto sto facendo io.

Loro non sanno cosa significa sentirsi tradito, smarrito e sofferente. Voglio che provino questi sentimenti che da una settimana mi stanno facendo compagnia.

“Kyu-Kyuhyun… io…”

“Risparmiati il fiato, Donghae”, gli lancio uno sguardo di disapprovazione. “Pensavo di poter sempre contare su di voi, ma a quanto pare mi sbagliavo. Jongwoon aveva ragione.”

“Cosa c'entra Jongwoon?” Domanda stranito Eunhyuk.

“Mi ha detto la verità. Mi ha rivelato che non mi sopportate e ora lo vedo chiaramente”, rispondo acido.

“Ti ha detto la verità, eh? E come avrebbe fatto, sentiamo…” Noto che Donghae sta stringendo il braccio del suo ragazzo, forse timoroso di qualcosa, magari che mi possa picchiare. Eunhyuk si libera dalla sua presa in modo violento. “No Hae, non mi fermerò oggi. Crede che lo stiamo prendendo in giro, lasciandolo perfino da solo! Vuole che gli diciamo la verità? Bene, gliela dirò!” Dice ad alta voce prima di girarsi verso di me.

“Dopo quello che ti dirò, voglio vedere a chi crederai. Se al 'tuo Jongwoon’ o ai tuoi amici.” Prende fiato e mi guarda serio, facendomi rabbrividire. “Non credo che Jongwoon abbia potuto dirti quelle cose su di noi, né che sia riuscito a dirti la verità, visto che è cominciato tutto dopo quel giorno.”

“Quel giorno? Di che cosa…” Non riesco a finire la frase perché i ricordi mi affiorano alla mente, inondandomi di immagini raccapriccianti di me, inginocchiato a terra in mezzo ad una strada, con la testa di Jongwoon sulle mie gambe e il resto del suo corpo disteso

Quello che mi fa venire voglia di urlare, di piangere e di vomitare è la pozzanghera di sangue che si trova sotto i nostri corpi. Comincio ad annaspare in cerca di aria.

“Kyuhyun, è ora che tu lo sappia, che tu ricordi cosa è successo tre mesi fa… Jongwoon è morto”, mormora Eunhyuk prima di abbracciarmi e scoppiare a piangere.

Io non mi muovo. Sono paralizzato dalle sue parole, ma soprattutto dai miei ricordi. Il suo sangue... il sangue di Jongwoon, sulle mie mani mentre gli urlo di non lasciarmi, di tornare indietro da me, maledicendo il cielo di avermi tolto l'unica persona capace di farmi sentire felice, vivo; di avermi tolto il mio angelo.

 


 

“Stai meglio?” Domanda preoccupato Donghae, facendomi sedere a terra, vicino agli armadietti, con Eunhyuk che mi segue a ruota.

Come posso rispondere, se quello che mi ha rivelato il suo ragazzo è devastante? Ho scoperto che il mio migliore amico è morto, probabilmente tra le mie braccia se i miei ricordi sono chiari, e che in tutto questo tempo ho parlato al… vento.

Sento che Eunhyuk ha pronunciato qualche parola prima di venire interrotto da un nuovo arrivato, che preferirei non fosse apparso.

“Che diamine gli è successo? Perché si trova in quello stato?!” Strilla Heechul, accovacciandosi di fronte a me e scostandomi i capelli dalla fronte.

“Kyu, tutto bene? Vuoi qualcosa?”

“...” Apro bocca ma nessun suono esce.

“Perché è così? Cos'ha?” Lo sento domandare ai due ragazzi con noi.

“Io… Stavamo… discutendo e gli ho… Gli ho detto la verità", spiega Eunhyuk.

“TU COSA?!” Torna a guardarmi, mi prende una mano e comincia ad accarezzarla. “Kyuhyun, andrà tutto bene. Tu…”

“Casa”, sussurro, destando l'attenzione dei miei amici che mi guardano speranzosi. “Da solo… Voglio che mi lasciate da solo”, aggiungo rapidamente.

“...” Li vedo guardarsi negli occhi. “Certo Kyu, adesso ti portiamo a casa. Vieni”, replica Donghae tirandomi su e portando un mio braccio attorno alle sue spalle mentre mi cinge la vita.

Camminiamo fuori da scuola, sotto lo sguardo sorpreso dei nostri compagni. Cosa mi importa ormai di quello che pensano, se tanto mi hanno visto parlare da solo? Digrigno i denti. Avrebbero dovuto dirmelo prima, evitando di rendermi lo zimbello dell'intero corpo studentesco, se non anche degli insegnanti.

Ho vissuto per tre mesi al buio, come un cieco che non vede nulla. Certo, non per volere mio, ma perché i miei cari hanno deciso di privarmi della vista, dell'unica cosa che avrebbe potuto far sì che vivessi l'ultimo anno di scuola in modo dignitoso.

Mi sono fidato del mio istinto e di quello che credevo vedere, ma in realtà era tutta un'illusione. Sono sempre stato solo e agli occhi degli altri, tentennavo nell'oscurità, incapace di vedere dove stessi andando.

Di chi potrò mai fidarmi, se chi pensavo mi amasse si sono rivelati degli egoisti? E l'unica persona che aveva la mia più totale fiducia è… scomparsa.

 


 

“Non beve, non mangia… Il dottore ha detto di aspettare, che è normale reagire così… Non so più che fare e tu non ci sei mai in casa!”

Sono tre giorni che non esco dalla mia stanza. Tre giorni in cui la mia unica compagnia sono gli uccellini che cinguettano sull'albero davanti alla finestra di camera mia. Sono tre giorni in cui mia madre e mio padre non fanno altro che litigare, provocando scoppi d’ira a mia sorella, abbastanza stressata dalla situazione in casa e a scuola.

I professori, e perfino alcuni miei compagni, chiamano spesso per sapere come sto. Tsk, ipocriti. Non gliene è mai importato nulla di me, né prima né dopo l'incidente. Sono come avvoltoi che volano intorno agli animali morenti, in attesa che si riducano ad una carcassa senza vita. Ma non darò a loro questa soddisfazione. A nessuno.

Sì, sono ferito, sofferente e fragile, ma mi rimetterò in sesto e quando lo farò, me ne andrò via da questo covo di predatori egoisti. Non sono pazzo e glielo dimostrerò.

“Se allora non vuoi tornare per me, fallo per tuo figlio! Ha bisogno di suo padre!” Strilla mia madre dal piano di sotto.

Sento bussare alla mia porta e come al solito, non rispondo. Lo so che è mia sorella, e so anche cosa vuole.

“Kyu, tutto bene? Non devi ascoltarli… Tutto tornerà come prima e noi… tu tornerai a sorridere”, mormora Ahra dal corridoio.

Sorrido amaramente. “Sai noona, ho sempre pensato che la famiglia fosse un posto sicuro, dove potevi essere chi volevi, rifugiarti quando ne avevi bisogno…” Mi asciugo una lacrima, l'ennesima da quando sono rinchiuso qui. “Ma non è così. I fatti dimostrano il contrario, e lo sai quanto io sia fissato con le prove, come un vero scienziato… Smettila di dire che andrà tutto bene, perché non sarà così. Continuerete a pensare che sono pazzo e alla fine mi ricovererete in una casa per malati mentali. Mamma e papà non smetteranno di litigare e si separeranno. Tu te ne andrai per la tua strada, lasciando indietro questa famiglia. E sai cos'è la cosa buffa? Che vi incolperete gli uni agli altri, ma alla fine c'è solo una persona che ha la colpa: io. Se non avessi obbligato Jongwoon ad uscire di casa anche con la tempesta di neve… Se non fossi stato così egocentrico… lui sarebbe ancora vivo e noi una famiglia unita. Mi dispiace, Ahra, per averti privato della gioia di avere una famiglia normale”, mormoro tutto d'un fiato, asciugandomi le lacrime.

Dall'altro lato della porta non sento più le urla di mia madre, solo i singhiozzi di mia sorella che mi chiama, che mi prega di lasciarla entrare. Perché dovrei farlo, quando loro stessi mi hanno rinchiuso?

 



Lo so cosa starete pensando: ha già aggiornato?
Vi capisco perché in effetti ho aggiornato molto rapidamente... Comunque, ho deciso di terminare così il capitolo perché Kyuhyun ha scoperto dei farmaci e vediamo come reagisce e, a parer mio, è tanto per un unico capitolo.
Ora, la vera domanda è: chi è Jongwoon? Perché sembra ce l'abbia a morte con chi sta vicino a Kyuhyun, Minha compresa? E perché Kyuhyun non ha mai, per un secondo, messo in discussione l'esistenza del suo migliore amico? Se vi va, rispondete alle domande nelle recensioni.
Ora, non so quando tornerò ad aggiornare perché, ahimé, l'Università chiama, e così anche gli esami che mi porto dietro da tipo due anni... Già, bella situazione.
Anyway... Spero vi sia piaciuto il capitolo e che continuiate a leggermi :)
   
 
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