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Autore: __Lily    14/06/2017    2 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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QUARANTANOVE

 

 

 


Jon non aveva visto creatura più bella della donna che ora stava camminando verso di lei accompagnata da Arya.
I suoi passi erano leggeri in quella neve candida e le lanterne le illuminarono il cammino e Jon che la aspettava con un sorriso sul volto.
L’abito di sua madre era stato adattato per lei e ormai la sua gravidanza non sarebbe stata più un segreto, quel piccolo bambino che stava crescendo era visibile abbastanza da far mormorare i lord e gli alleati presenti alle nozze.
Sansa non diede peso ai mormorii, che sparlassero pure, Robb sarebbe stato bene e Jon stava per diventare suo marito, Arya la stava accompagnando verso l’albero diga e Bran li avrebbe uniti per sempre come marito e moglie.
Stava davvero per sposarlo, era davvero li ad aspettare lei, dopo tutto il male subito, dopo le violenze di Joffrey e quelle di Ramsay, dopo essere stata venduta agli assassini della sua famiglia, stava davvero per ritrovare la pace con Jon.
Vide i muscoli di Jon irrigidirsi, era teso proprio come lei ma infondo sapevano già cosa li aspettava e avevano lottato così a lungo per poterlo avere, mesi, mesi che però sembravano essere anni.
Il crepitio del fuoco delle lanterne faceva risplendere la pelle del lupo bianco, infondo il fuoco è parte dei draghi e il suo futuro marito era un drago, un drago che la terrà calda la notte e protetta il giorno.
Il mio drago - pensò andandogli incontro - come il drago di zia Lyanna. Avrei voluto un destino migliore per tutti voi.
Per un attimo il passato si mischiò con il presente e Ramsay prese il posto di Jon, ma fu solo un istante.
Un altro tempo, un altro uomo.
«Che c’è?» chiese Arya, evidentemente se ne era accorta.
«Nulla, solo… brutti ricordi, Arya.»
«Non avrai cambiato idea, vero?» le domandò preoccupata.
«No, affatto» rispose decisa.
«Meglio per te.»
Ha i capelli ramati raccolti in più trecce unite tutte insieme, un abito cremisi dove ha ricamato in poche ore un metalupo e un drago come nel vestito che porta lui, i suoi occhi blu tradiscono l’emozione che sente, Jon li vede brillare, puri e candidi come la luna che quella sera li assiste, piena e pallida.
Sorride appena quando ancora è a pochi passi da lui, percorre quel che resta con passo sicuro e determinazione.
Non poté far a meno di chiedersi se anche il suo vero padre avesse provato così tanto amore e confusione dentro di se, il giorno in cui sua madre decise di abbandonare il Nord e l’uomo che era stato scelto per lei per seguire quel giovane principe in un posto tanto lontano e sconosciuto come Dorne.
Un altro Targaryen che sposa un’altra Stark, il destino si ripeteva, pregò solo che con loro il fato fosse più benevolo di quanto non lo era stato con Rhaegar Targaryen e Lyanna Stark.
Sansa era raggiante, abbassò appena lo sguardo quando si fermò a pochi passi da lui, ancora stretta al braccio di sua sorella.
Bran sorrise vedendoli tutti lì riuniti nel Parco degli Dei, finalmente a Grande Inverno stavano tornando la pace e la felicità.
«Chi concede questa donna a quest’uomo?» chiese guardando Arya, Meera era lì, tra gli invitati e osserva quel giovane uomo sempre più ammirata e si chiese se un giorno avrebbe potuto sposarlo proprio come Sansa stava sposando Jon.
«Io, Arya di casa Stark.»
Arya le diede un bacio sulla guancia e poi mise la sua mano in quella di Jon.
«So che sarete felici insieme ed è ciò che desidero per tutti noi» disse, poi si ritirò e raggiunse Gendry.
«Jon Stark, vuoi prendere questa donna?» disse Bran, era stato proprio lui a scegliere quel cognome, nel profondo del suo cuore sapeva di essere un Targaryen, un drago e sapeva anche che probabilmente il suo vero padre si sarebbe offeso se fosse stato vivo ma infondo se fosse stato vivo lui non sarebbe mai stato uno Snow e non sarebbe cresciuto con Eddard Stak.
Erano gli Stark a dover regnare nel Nord e non poteva voltare le spalle e tanto meno rinnegare l’uomo che gli aveva salvato la vita vivendo con un segreto che avrebbe potuto sterminare tutta la sua famiglia, e non poteva nemmeno dimenticare che Robb lo aveva nominato suo erede.
«Lo voglio» rispose perdendosi negli occhi blu di lei, chissà se gli spiriti di coloro che amava erano lì, chissà cosa avrebbe detto lady Stark se fosse stata viva.
«Sansa Stark, vuoi prendere quest’uomo?» chiese Bran rivolto a sua sorella.
«Si, lo voglio» rispose con gli occhi umidi, lacrime di gioia, erano anni che non piangeva dalla gioia.
Strinse forti le mani di Jon e poi lo baciò, lo tenne stretto forte a se ispirando a fondo il suo profumo, giocando con i suoi capelli come quando si trovavano nella loro stanza, quando nessuno poteva vederli, quando erano solo Jon e Sansa.
Nessuna responsabilità, nessuna guerra.
Jon gli asciugò una lacrima e le bacio la guancia.
«Ti amo» le disse, poi gli invitati applaudirono gli sposi.
Persino Brienne di Tarth si trovò a fantasticare, solo per pochi istanti.
Immaginò un tempio e un uomo con una mano d’oro ad aspettarla.
«Se tornerò dalla guerra, giuro che ti sposerò Arya Stark» disse Gendry guardando gli occhi di quella ragazzina che aveva conosciuto sei lunghi anni fa, quando era poco più di una bambina e girava travestita da maschio con quella spada alla cintura.
«Una promessa, è una promessa» rispose, si sentiva a disagio in quell’abito femminile, per troppo tempo aveva indossato abiti maschili dimenticando e rinnegando anche a se stessa di essere una giovane donna e una lady.
«E io intendo mantenerla.»
«Allora ti conviene tornare dalla guerra, Gendry» disse, stringendogli la mano, il terrore che potesse morire la assalì e le fece mancare il respiro.
«Allora credo di dover tornare.»
Poi la baciò incurante dei presenti, non gli importava, per lui c’erano solo gli occhi di Arya Stark e quel luogo sacro dove giurò che l’avrebbe sposata. 

 

 

 

Grande Inverno era illuminata, così si presentò a Jaime e Bronn, molte luci che illuminavano il Parco degli Dei, lui lo ricordava ci era stato sei anni prima con la corte al completo, quando ancora possedeva entrambe le mani.
Si ritrovò a fissare quell’inutile mano d’oro che Cersei aveva fatto fare per lui, dopo averlo rimproverato per essere arrivato tardi, dopo che era quasi morto per tornare da lei.
E poi ricordò le vasche con l’acqua calda, ricordò Brienne, non l’aveva mai vista come quella volta, fiera e orgogliosa, così testarda; nella sua bruttezza Jaime alla fine aveva visto la bellezza e la fragilità di una donna come le altre, l’aveva sentita l’attrazione per lei, i loro addii, non voleva più dirle addio.
«Cerchiamo di non farci notare troppo» disse Jaime tornando in se.
Camminarono nella neve fredda tentando di fare il meno rumore possibile, la spada nella mano buona mentre quella d’oro sembrava pesare una tonnellata.
Bronn era accanto a lui, una spada in mano e un’altra alla cintura, doveva tenersi pronto a difendere se stesso e il suo compagno di avventura.
Non sarebbe finta come a Dorne, non si sarebbe ritrovato chiuso in una prigione con del veleno in corpo per colpa di una stupida ragazzina che quasi lo aveva battuto.
Ma poi qualcosa andò storto, un uomo li sorprese, era un uomo robusto con una pesante pelliccia addosso eppure sembrava muoversi agilmente come uno scoiattolo.
Jaime cercò di difendersi ma la sinistra non era la mano destra e per quanto si fosse allenato non era più il cavaliere invincibile di un tempo.
Bronn andò in suo soccorso, facendo un fischio a quell’uomo comparso da nulla.
«Avanti femminuccia, battiti con Bronn» disse e prese in mano anche l’altra spada.
Lui era un mercenario e aveva vinto tante e tante volte, era arrivato in alto grazie a Tyrion e poi grazie a Jaime, non sarebbe caduto tanto in basso, non di nuovo.
L’uomo emise un suono gutturale e poi passò all’attacco, era forte ma non abbastanza riflessivo.
«Va!» gli urlò Bronn mentre tentava di tenerlo a bada.
«No, non ti lascio qui.»
«Muoviti, non sono quasi morto dal freddo per niente!» gli urlò parando un altro colpo, ma poi l’uomo lo disarmò e gli assestò un cazzotto che lo stese nella neve.
«Bronn!» urlò Jaime e poi conscio che sarebbe morto con molte probabilità attaccò lo sconosciuto.
Lo chiamavano già spergiuro e uomo senza onore, non avrebbe abbandonato un buon amico, perché per quanto potesse essere irritante Bronn era un buon amico.
Lo aveva seguito fino a Dorne e poi a Grande Inverno, anche se forse era venuto più per Tyrion, erano così simili quei due e forse era questo ciò che lo irritava di più, la loro somiglianza.
«Sei morto» disse l’uomo con la voce roca.
«Vedremo» rispose a denti stretti, ma era vero, era spacciato.
Iniziarono a duellare, parò dei colpi, uno, due, tre, però alla fine perse, la sinistra era troppo debole, parò un altro colpo con la mano d’oro, tanto ormai serviva solo a quello.
Riuscì a ferirlo, un po’ di sangue uscì dal labbro di quel guerriero.
Se solo fossi tutto intero saresti già morto - pensò tristemente.
La spada del nemico arrivò al suo collo.
«Tormund!» lo chiamò una voce a lui familiare.
«Che ci fai qui? Non sei di guardia.»
«Nemmeno tu» rispose Brienne di Tarth avvicinandosi a loro, «lascialo andare.»
«Cosa? Stava tentando di entrare di nascosto.»
«Lascialo andare» ripeté lei senza smettere di guardarlo.
«Lady Brienne. Vorrei salutarti come si deve, ma al momento sono impossibilitato» disse muovendo appena le braccia.
«Ser Jaime» disse, e il nome pronunciato da lei cambiò, quasi come per magia, «ti ho detto di lasciarlo andare.»
«Sarei curioso di sapere che cosa direbbe il re lupo.»
«Perché contini a chiamarlo così?»
«Mi diverte. Dammi una buona ragione per lasciarlo vivere» disse il bruto guardando quell’uomo strano.
«Perché ha aiutato Sansa Stark e anche perché è un Lannister.»
«Non sono molto bravo con queste cose ma i Lannister non sono i nemici?» chiese Tormund.
«Senti, Tormund giusto? Non sono tuo nemico né nemico del Nord, vengo in pace.»
«Chi viene in pace non entra come un ladro e non viene armato.»
«Sapevo che non sarei stato accolto bene e ho preso le mie precauzioni. Ora se sei tanto gentile da lasciarmi andare… ho delle questioni da discutere con il tuo re.»
«Jon Snow non è il mio re» rispose lui, poi lo lasciò andare e per poco il leone non perse l’equilibrio cadendo sulla neve, appena libero si assicurò che Bronn fosse vivo.
«Bronn, avanti svegliati» disse schiaffeggiandolo, ma il mercenario proprio non voleva saperne di svegliarsi.
«Come sta?» chiese Brienne.
«Credo che dormirà per un po’, ma almeno è vivo e questa volta nessuno lo ha avvelenato.»
Lo prese e lo tirò su.
«Cosa fai a Grande Inverno?»
«Te l’ho detto Brienne, devo parlare con Jon Snow. Puoi portarmi da lui?»
«Non stasera, sta festeggiando le sue nozze.»
«Le sue nozze?» domandò confuso.
«Jon Snow si è sposato con Sansa Stark» lo aggiornò Brienne.
«Ma sono fratelli.»
«Questo non mi sembra che ti abbia impedito di stare con tua sorella» gli ricordò lei.
«E credi che io sia un buon esempio da seguire?»
«Non sono fratelli, sono cugini. Ser Jaime…»
«Cugini? Credevo avessimo abbandonato certe formalità» rispose tentando di non far cadere nuovamente a terra Bronn.
«Ti dirò tutto ma non qui. E’ lei che ti manda?» chiese Brienne con il cuore in subbuglio, l’uomo di cui era innamorata era lì a pochi passi da lei ma non era davvero suo.
Lui appartiene a sua sorella, sei solo una stupida Brienne di Tarth.
«No, Cersei non sa che… non gliel’ho detto.»
«Perché sei qui?» chiese di nuovo, i suoi occhi tradivano il suo volto duro e impassibile, ma non era più la stessa donna di un tempo, qualcosa era cambiato in lei.
«Per Tyrion, ho un conto in sospeso con lui ma anche per te, dovevo rivederti Brienne» ammise finalmente a voce alta.







 

Eccomi tornata con un nuovo capitolo e spero che vi sia piaciuto, mi farebbe piacere sapere cosa ne pensate ma non posso obbligarvi.... 
Allora finalmente si è celebrato questo matrimonio e qualcuno è arrivato a Winterfell, felici che Jaime abbia ritrovato Brienne?
Alla prossima!

  
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