Libri > Twilight
Segui la storia  |       
Autore: ARed    18/06/2017    6 recensioni
Isabella ha trentadue anni ed è madre di due figli, Charlie (nove anni) e Renèe (tre anni), è sposata con James Tanner, importante uomo d’affari di New York.
Il loro non è un matrimonio felice, Isabella lo sa, e non reagisce, per il bene dei suoi figli.
Ma quando arriva Jacob, suo fratello, le cose cambiano, grazie anche all’entrata in scena del consulente legale di suo marito, Edward Cullen.
" « Grazie Renèe, ti voglio bene », quel disegno rappresentava benissimo la sua famiglia: mamma, lui e la piccola."
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan, Jacob Black, James | Coppie: Bella/Edward
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun libro/film
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Dove eravamo rimasti..
Charlie dopo aver appreso che il padre non verrà a trovarli assieme al piccolo JJ, si chiude in bagno, Bella è disperata perché ha paura che si possa fare del male.
L’arrivo di Edward risolve la situazione e Bella capisce che di lui si potrà sempre fidare.
 
CAPITOLO XVIII

TROFEI

SABATO 9 APRILE 2016

Erano passate due settimane dalla crisi di Charlie, da quel momento non aveva più nominato suo padre, ne lui si era fatto più vedere ne sentire. Renèe chiedeva di lui, ma sempre di meno, l’unica della famiglia che continuavano a vedere era Rose, con lei passavano almeno due giorni alla settimana, e questo gli riempiva di gioia ogni volta.
Edward era sempre con noi, andava a prendere i bambini a scuola, mangiavamo insieme, con Charlie alla partita si erano divertiti tantissimo, tanto da ripromettersi che avrebbero assistito anche a quella successiva.
« Bella, mia madre mi ha chiesto se posso prendere i bimbi a cena questa sera, lei e papà vogliono passare del tempo con loro », disse Rose dopo averli portati dal giro a Central Park.
« Assicurami solo che non ci sia JJ, quando lo incontreranno vorrei esserci anche io »
« Non ti preoccupare, James non ce lo ha ancora presentato e non credo lo farà questa sera », rispose lei dolce.
« Sono le cinque adesso, a che ora ve li porto? », domandai notando l’ora sul grande orologio che avevamo sopra il camino, mi mancava vederlo acceso.
« Li prendo io adesso, così giocano in giardino con il cane »
« Va bene », non ero contraria che vedessero i nonni, Lily per quanto scontrosa fosse con me adorava i suoi nipoti ed anche Thomas, Rose mi aveva raccontato che non aveva più nessun rapporto con il figlio da quando aveva scoperto dei tradimenti.
« Non ti chiedo nemmeno se vuoi venire, perché immagino la tua risposta », Rose mi conosceva fin troppo bene, e sapeva che meno vedevo sua madre e meglio era per l’intera pace del mondo.
« Alle undici passo a prenderli »
« Perfetto », rispose lei nascondendo una risata.
« A dopo mamma », mi salutarono i miei bambini mentre uscivano di casa con Rose, erano felici di andare e trovare i nonni, in particolare nonno Thomas, con lui avevano sempre avuto un bellissimo rapporto. Per la nonna erano dei semplici trofei da mostrare alle amiche del circolo. Non era sicuramente la classica nonna che ti aspetta con i biscotti fatti in casa.
Erano giorni che non rimanevo sola in casa, con me c’erano sempre i bambini o Edward, ma ogni tanto si avverte la necessità di avere la casa solo pe se stessi. Da giorni rimandavo una cosa, ma ora era arrivato il momento di farlo, andai nello sgabuzzino e presi uno scatolone, cominciai a camminare per casa togliendo tutte le cose di James, i trofei di golf, i suoi orrendi quadri, le sue foto, tranne quelle con i bambini, andai nella grande cabina armadio e buttai letteralmente i suoi vestiti firmati nello scatolone. In un altro misi tutte le sue scarpe, era incredibile, ma quell’uomo aveva più vestiti di una donna. Quando mesi prima avevo preparato le valige a lui e a mio fratello, non pensavo che fosse rimasta ancora così tanta roba, me ne ero accorta quando avevo fatto il cambio di stagione. Non volevo che nulla di lui rimanesse in questa casa, volevo ricominciare una nuova vita e la sua costante presenza, dei suoi effetti personali intendo, non di lui fisicamente visto che erano settimane che non si faceva vedere, mi bloccava.
« Ufficio di James Tanner, sono Marlene, come posso aiutarla? », mi rispose la nuova segretaria del mio quasi ex marito, Jane aveva cominciato a lavorare al ristorante del fratello di Edward.
« Sono la signora T.. la ex moglie del suo capo », risposi correggendomi, io non ero più la signora Tanner, dovevo solo abituarmi a questa mia nuova libertà.
« Ah lei è Isabella? », domandò con una punta di curiosità nella voce, sapevo di essere nel bel mezzo del gossip del Country Club.
« Si.. sono io, mi può passare il mio ex marito? », le domandai, volevo concludere al più presto quella telefonata.
« Mi dispiace, ma è in riunione », rispose lei in tono automatico, sembrava stesse recitando, sembrava distratta da qualcosa.
« Oh non importa, me lo passi lo stesso », dissi, poco mi interessava delle sue riunioni.
« Non vuole essere disturbato », guardai l’ora erano le cinque e mezza, che il country club fosse aperto di sabato pomeriggio era normale, ma non che avesse una riunione. Erano più di dieci anni che conoscevo James, e le riunioni le fissava solo dal lunedì al venerdì.
« Lei lo faccia », le dissi con tutta la calma del mondo.
« Rischio di essere licenziata »
« Mi creda non succederà », ero certa delle mie parole, poi James non l’avrebbe mai licenziata, visto che, molto probabilmente, era seduta su di lui.
« Isabella.. », rispose la voce scocciata di James, non avevo neanche sentito il bip che ti conferma che la telefonata era stata trasferita al suo ufficio.
« James »
« Io sarei in riunione », trattenni una risata alle sue parole, ero sicura che nemmeno lui ci credesse a quello che diceva.
« Certo.. se sei in riunione privata con la tua segretaria lo capisco e poco mi interessa a dire il vero », dissi in tono divertito, andiamo era prevedibile il suo comportamento.
« Io non.. cosa vuoi? », risi sapendo di averlo colto in fragrante.
« Casa mia e ribadisco mia è invasa dai tuoi effetti personali, quindi se non vuoi che finiscano dritti in discarica manda qualcuno a prenderli adesso! », quelle parole mi servirono, mi liberarono, urlare contro di lui era terapeutico per me.
« Isabella non mi puoi fare questo », sapevo quanto ci tenesse ai suoi stupidi trofei, l’avevo colto in un punto debole, « Il trofeo di caccia che hai vinto due anni fa in Inghilterra è già nello scatolone dei rifiuti », dissi ridendo sotto i baffi, lo sentii ringhiare, amava quel trofeo. Io lo odiavo, come si potevano uccidere dei poveri animali per vincere uno stupido trofeo? Tra l’altro pure orrendo.
« Il trofeo di caccia no! », stava quasi per urlare, il fatto di darli un dispiacere mi riempiva d’orgoglio.
« Il trofeo di caccia si! », scandii bene le mie parole.
« Mando subito la mia segretaria a ritirare lo scatolone », sorrisi soddisfatta, avevo ottenuto quello che volevo, anche se per farlo avevo dovuto subire la voce di James, che in quel momento mi dava estremamente sui nervi.
« Vedo che ci intendiamo, voglio questo scatolone fuori da qui in mezz’ora », non stavo scherzando, non tolleravo la sua presenza in casa mia.
« Arriverà il prima possibile », disse James prima di concludere la telefonata, erano passate due settimane dall’ultima volta in cui c’eravamo sentiti e in tutta la telefonata, non aveva mai chiesto dei bambini, nulla nemmeno un accenno. Il suo comportamento era normale, mi sarei stupita del contrario.
La nuova segretaria di James, avrà avuto a far tanto ventuno anni, era mora, vestiva un abito aderente color Tiffany con un’ampia scollatura che metteva in bella mostra il seno prosperoso. Rispecchiava perfettamente i canoni di bellezza che James pretendeva per la sua segretaria.
« Signora Tanner », disse arrossendo mentre entrava in casa mia, l’avevo messa decisamente in imbarazzo al telefono, ma non me ne pentivo.
« Sono Isabella, non la signora Tanner », precisai facendole un sorriso tirato.
« Mi scusi », mi dispiaceva per lei, probabilmente James la stava illudendo e lei poi ne avrebbe sofferto tantissimo, e non meritava di soffrire, era talmente giovane, aveva tutta la vita davanti.
« Non ti preoccupare, quello è lo scatolone, puoi farne quello che vuoi da questo momento », risposi indicando il tavolo da pranzo.
« Lo porterò subito nell’ufficio del signor Tanner », quando disse il nome del mio ex marito sembrava adorante, lui l’aveva già ingannata.
« Efficiente »
« Signora.. Isabella, perché lo sta facendo? », domandò lei prendendo l’enorme pacco dal tavolo della sala da pranzo, dovevo ricordarmi poi di disinfettare.
« Starei facendo cosa? », chiesi sorpresa dalla sua domanda, mi sembrava una persona troppo timida per fare certe domande così personali.
« Vuole cancellare suo marito dalla sua vita, perché? », disse guardandomi negli occhi con i suoi immensi occhi verdi.
« Siediti », le dissi indicandole la sedia, lei si accomodò mettendo lo scatolone accanto ai suoi piedi, « Quanti anni hai? », le domandai in tono gentile.
« Ventidue »
« Sei giovanissima », James non poteva rovinarle la vita, non poteva spezzarle il cuore, eppure vedevo dai suoi occhi che lei a lui ci teneva.
« Mi hai chiesto perché stia facendo tutto questo, e credo che tu intenda l’intero divorzio e non solo una scatola piena di cianfrusaglie »
« Si.. »
« Avevo più o meno la tua età quando ho conosciuto James, non è stato difficile innamorarmi di lui, ci siamo sposati e abbiamo avuto due bambini. Pensavo fosse tutto perfetto, ma non lo era. Il mio matrimonio era basato sulle bugie, su tante bugie e una volta venute tutte a galla la fine era inevitabile », risposi del tutto sincera, se non con Edward, non avevo mai parlato con altri del mio matrimonio e della sua fine, « Lo so cosa stai provando in questo momento, e come te lo hanno provato decine di ragazze, tra cui io. James è bravissimo con le parole, ti inganna senza che tu te ne possa nemmeno accorgere », era stato bravo negli anni a farmi credere di essere innamorato di me, che fossi sempre stata l’unica per lui.
« Lui è.. a lui interessa solo il mio corpo vero? », chiese con un tono di paura nella sua voce, era sveglia aveva già capito tutto di James, o almeno era quello che speravo.
« Si e scusa se sono così diretta, ma credo sia meglio non girarci troppo attorno », dissi notando che stava torturando le sue povere mani, « Non ti preoccupare, sono una ragazza forte », mi rispose sorridendo.
« È già successo? », domandai sperando che avesse capito la mia domanda.
« No.. solo qualche.. », Marlene arrossì completamente, non  credo sia facile parlare dell’uomo che ti piace con la sua ex moglie.
« Hey non ti voglio mettere in imbarazzo.. ho capito. Lui ama solo una persona », non volevo che anche lei soffrisse come Jane e come me, « Se stesso », concluse lei.
« Esatto, e forse Victoria e suo figlio », perché per quello che mi dimostrava ai miei bambini non ci teneva molto, almeno non quanto un padre dovrebbe tenere ai propri figli.
« La rossa.. certo », disse cominciando a fissare la punta delle sue scarpe, « Mi sta dicendo di lasciare il mio lavoro? ».
« No.. solo stai attenta, sei giovane e sono sicura che troverai l’uomo perfetto per te », ero sicura delle mie parole, non tutti gli uomini erano come James, c’erano quelli come Edward, ma forse lui era più unico che raro.
Renèe da neonata era davvero buffa, aveva due fossette sulle guancette così tenere che non ti stancavi mai di riempirle di baci. Riguardare quelle foto faceva male, faceva male perché sembravamo felici. Io lo ero, con la mia bambina in braccio e Charlie accanto ero felice, le cose cambiavano quando nelle foto compariva James, lui era la nota stonata di una bellissima armonia. In alcune foto sorrideva, ma mai come in quelle che avevo visto nella casa in New Jersey con JJ e Victoria, quelli erano sorrisi veri e sinceri.
Era difficile pensare che la mia bambina avesse già quattro anni, l’avevo voluta così tanto, e quando avevo scoperto di aspettarla ero la persona più felice del mondo, non mi importava più se il mio matrimonio già andava a rotoli, ero convinta che con il suo arrivo la situazione sarebbe cambiata, mi sbagliavo, ma questo ormai non mi importava più, l’arrivo di Renèe aveva reso migliore la mia vita e anche quella di mio figlio. Non importava più se il giorno in cui è nata io ho smesso di amare il loro papà, avevo loro e questo mi bastava, poi l’arrivo di Edward mi ha fatto capire che anche io avevo bisogno d’essere amata e rispettata come donna.
« Cosa cattura così tanto la tua attenzione? », sobbalzai dalla paura quando sentii quella voce provenire da dietro le mie spalle, ma sorrisi raggiante appena vidi Edward sorridermi a sua volta.
« Ciao », dissi voltandomi verso di lui, la settimana prima gli avevo consegnato una coppia delle chiavi di casa in caso di emergenza ed anche per dirli, non a parole, che di lui mi fidavo.
« Ciao », rispose lui inginocchiandosi alla mia altezza e dandomi un bacio a stampo, ma quello non mi bastava lo presi per la cravatta e lo attirai a me, facendo combaciare le nostre labbra in un bacio più profondo.
« Buonasera signorina »
« Sera », risposi accoccolandomi al suo petto. Eravamo davanti al camino, ovviamente spento, con tutte le foto dei miei bambini sparse sul pavimento, dopo aver accompagnato Marlene, avevo tirato fuori i vecchi album ed avevo cominciato a sfogliarli, immergendomi nei ricordi.
« Ho portato la cena », disse indicando la busta accanto a lui, erano i toast di un ristorante che mi aveva fatto conoscere Edward la settimana prima.
« Guadagni punti avvocato Cullen », risposi baciandolo, « Ne sono felice », disse rispondendo al bacio.
Mangiammo in tutta tranquillità mentre commentavamo le foto delle due pesti, lui le trovava adorabili, amava i miei figli in maniera incondizionata, ascoltava con attenzione tutti gli aneddoti che avevo da raccontare su di loro.
« Come è andata oggi? », domandai accoccolandomi meglio a lui, dopo aver finito di mangiare e ripulire.
« Sono rimasto in ufficio fino alle sei, ho una causa di divorzio da portare a termine », disse cominciando a lasciarmi dolci baci sul collo.
« E ci sono novità su questo divorzio? », dissi cominciando a giocare con le sue mani.
« Una.. il tribunale oggi mi ha inviato la data dell’udienza »
« Cosa? E quand’è? », domandai felice della novità di Edward.
« Il tre giugno e poi sarai una donna libera », mancava poco e mi sarei liberata di James, avrei vissuto la mia storia con Edward come donna libera, senza sentirmi in colpa.
« Quando sono con te, mi sento libera », dissi lasciandoli un dolce bacio sulla guancia, mentre lui ricambiava con uno suoi capelli.
« Aspettavi Renèe in questa foto? », mi domandò prendendo una delle foto dal pavimento, ricordai il momento in cui mi avevano scattato quella foto, era il compleanno di Alice, e mancavano poche settimane al parto, « Si, ero enorme, decisamente poco attraente », risposi ricordando gli sguardi di James, una volta tra le risate mi aveva dato della balena, era una battuta e ci avevo riso sopra al momento, per poi piangere per l’intera notte.
« Io ti trovo bellissima ed estremamente sensuale », disse mettendo la foto sul pavimento e le sue mani sulla mia pancia cominciando ad accarezzarla.
« Non mentire », dissi cominciando a rilassarmi tra le sue braccia.
« Sono serio », Edward mi sdraiò con delicatezza sul pavimento di legno, cominciò a baciare ogni centimetro del mio volto mentre le mie mani finirono tra i suoi capelli. I baci di Edward avevano il potere di portarmi in un’altra dimensione, di sconnettermi completamente dal resto del mondo.
Il momento era perfetto, in casa c’eravamo solo noi, io volevo lui e lui voleva me, le mie mani si posarono sul nodo della sua cravatta pronto a scioglierlo, sentii Edward gemere al mio gesto.
« Cosa aspetti? », dissi mettendo le sue mani sulla mia camicia, sorrise sulle mie labbra prima di catturarle in un bacio da dichiarare illegale, per quante emozioni mi stava facendo provare in quel momento. Edward cominciò a sbottonare la mia camicia e a baciare ogni lembo di pelle che il tessuto lasciava libero, le mie mani scorrevano libere sul suo petto. Edward cominciò a baciare il mio seno, le sue mani erano sulla mia schiena pronte a slacciare il mio reggiseno, la mia e la sua camicia erano sparse da qualche parte sul pavimento.
« Sei così bella e non pensare mai di non esserlo », disse sussurrando quelle parole, così importanti per la mia autostima,« Tu sei un adulatore », risposi riprendendo possesso delle sue labbra.
Lo squillo del mio cellulare rovinò la bellissima atmosfera che si era creata, « Chi è adesso? », dissi alzandomi per andare a rispondere, Edward mi seguì, ero mezza nuda davanti a lui e non me ne vergognavo.
« Rispondi », mi disse lui mentre sul telefono leggevo il numero di Rosalie, guardai l’ora erano da poco passate le otto, era presto per andargli a prendere.
« Pronto », risposi mentre una strana agitazione si faceva strada in me.
« Bella, puoi venire qui per favore? », disse la voce agitata di Rosalie.
« Certo, ma è successo qualcosa? », domandai cominciando a preoccuparmi, anche Edward accanto a me si irrigidì.
« No, nulla.. », disse la voce incerta di Rosalie mentre sentivo qualcuno urlare in lontananza, « Vollio la mamma! », sentii chiaramente la voce di mia figlia piangere in sottofondo, mi raggelai, la mia bambina stava male ed io non ero li con lei ma nuda tra le braccia di un uomo.
« Rose cos’ha mia figlia? », dissi alzando la mia voce di due ottave, ero in totale balia dell’agitazione, quando la mia bambina era andata dai nonni era felice, cosa le era successo?
« Mi devi perdonare », disse Rose, mentre Edward mi stringeva forte al suo petto, « Rosalie cosa è successo? », domandai cercando di mantenere la voce ferma.
« James si è presentato qui con JJ e la sua nuova compagna », non potevo credere alle sue parole, Charlie e Renèe non si erano ancora ripresi da quello che era successo due settimane prima.
« Rose me lo avevi promesso », dissi cominciando anche ad arrabbiarmi, glielo avevo chiesto apposta prima di darli il permesso di portarli a mangiare dai nonni.
« Lo so Bella, lo so è stata mia madre a chiamarlo e a dirli che i bambini erano a cena da noi », disse lei realmente dispiaciuta, era stata Lily, dovevo immaginarlo, lei mi avrebbe ostacolato e stava usando i miei figli per farlo, « Io la uccido ».
« Bella calmati, adesso andiamo e prendiamo i bambini », mi disse Edward stringendomi a lui, cercando di tranquillizzarmi e con la sua presenza ci stava riuscendo.
« Allontana i bambini da tutti, ora arrivo »
« Si.. papà li ha portati in salotto », disse Rose prima che chiudessi la chiamata, le lacrime cominciarono a farsi strada sul mio volto, Edward le asciugò con delicatezza, « Hey.. calmati. Va tutto bene », cercò di rassicurarmi.
« No Edward, non si riprenderanno più », dissi mettendo le mie mani sulle sue, i miei bambini erano troppo fragili, « Ci sono io, con voi ci sono io. Ti fidi di me? », disse puntando i suoi grandi occhi su di me.
« Io.. », non riuscivo a dire una parola, la mente non riusciva a pensare altro che ai miei bambini in lacrime a casa dei nonni.
« Ti fidi di me? », disse facendo un timido sorriso, sapevo di potermi fidare di lui, in qualsiasi momento, incluso quello, « Si », dissi asciugandomi le lacrime.
« Allora andiamo a riprenderci i nostri bambini », quelle parole mi colpirono, se James aveva rovinato la nostra famiglia, Edward a piccoli passi la stava ricostruendo. Il fatto che considerasse i miei figli anche come suoi non mi dava assolutamente fastidio, anzi me lo faceva amare sempre di più.
« Edward? », lo richiami sorridendo, era ancora a petto nudo, « Dimmi », disse voltandosi verso di me, che ero ancora in  reggiseno, arrossii nel pensare a quello che stava per succedere.
« Dovremmo rivestirci », dissi indicando entrambi, Edward sorrise e con quel sorriso mi calmò, ora che sapevo che i bambini erano con nonno Thomas ero più tranquilla, lui era diverso dalla moglie, « Giusto ».
Il viaggio in macchina fu silenzioso, Edward aveva la mia mano costantemente allacciata alla mia sul cambio automatico della sua macchina, in pochi minuti raggiungemmo villa Tanner.
« Vuoi che venga con te? », mi disse dopo aver parcheggiato davanti alla maestosa casa dei miei ex suoceri, avevo bisogno di lui, non mi importava di quello che potevano pensare, « Ti prego », dissi stringendo forte la sua mano.
Salimmo i pochi scalini di marmo prima di raggiungere il portone in legno della casa, le nostre mani erano intrecciate, suonai il campanello e in pochi istanti Maria, la governante, venne ad aprirci.
« Isabella è un piacere rivederti », disse in tono gentile, Maria lavorava per i Tanner da quando aveva diciotto anni, mi aveva sempre sostenuta.
« Anche per me, dove sono? »
« In sala, mi vuoi lasciare il soprabito? »
« No, non intendo rimanere qui molto », dissi avviandomi verso il grande salone, con Edward dietro di me, notai subito in miei bambini seduti sul divano tra la zia e il nonno. Sembravano essersi tranquillizzati. James e Victoria con JJ erano seduti ancora a tavola assieme a Lily che mi fulminò con lo sguardo appena notò la mia presenza e quella di Edward.
« Renèe, Charlie? », li chiamai, i miei bambini alzarono lo sguardo verso di me e si precipitarono tra le mie braccia, gli strinsi forte, stavano ancora tremando le mie piccole creature.
« Va tutto bene, mamma è qui », dissi ai miei bambini asciugando le lacrime che erano cadute sui loro volti innocenti, Edward si abbassò alla mia altezza e appena Charlie lo notò si fiondò tra le sue braccia.
Lui lo strinse forte a sé ed io mi sentii subito più tranquilla, presi in braccio la mia piccola e la riempii di baci, « Mamma? », disse Charlie sollevando la testa dall’incavo del collo di Edward dove si era nascosto, in lui cercava protezione e stabilità ed Edward era in grado di garantirgli tutto ciò.
« Dimmi », risposi lasciandogli una carezza sul volto.
« Non andremo a vivere con papà e JJ vero? », rimasi senza parole nel sentire le parole di mio figlio, chi gli aveva messo in testa un’idea del genere?
« No amore mio, stai tranquillo », il mio bambino sorrise alle mie parole, mentre si accoccolava al petto di Edward, « Vollio andale a casa », disse la piccola alzando i suoi bellissimi occhi su di me.
« Edward porta i bambini in macchina, io arrivo subito », dissi passandogli la piccola, Charlie era sceso dalle sue braccia ma non accennava a lasciargli la mano.
« Lui non può portare via i miei figli! », disse la voce arrabbiata di James. Lui era arrabbiato? Ma si immaginava minimamente la furia che stava per esplodere in me? Come si permetteva?
James si avvicinò a grandi passi, vidi Edward stringere più forte Renèe e mettere Charlie dietro di lui, gli stava proteggendo da loro padre e questo era assurdo, nessun bambino dovrebbe aver paura del proprio genitore, eppure i miei avevano paura del loro papà in quel momento.
« E invece lo farà! Edward vai », dissi voltandomi verso di lui che annuendo si voltò verso il portone, « Non ti conviene fare un passo in più James », lui si bloccò cominciando a fissarmi con odio negli occhi.
« Cosa mi bloccherebbe? Se non sbaglio sono il padre », disse avvicinandosi a me, pochi centimetri separavano i nostri volti, la sua vicinanza mi faceva ribrezzo.
« Sei il padre? E dimmi da quanto è che non gli vedi? », dissi incrociando le braccia sotto al seno, non mi faceva paura. Ero una donna forte, non mi sarei fatta mettere i piedi in testa da una sottospecie di uomo come James.
« Lo sai che devo lavorare »
« È vecchia questa scusa, cambia registro »
« Io ti rovino Isabella », ghignai alle sue parole, era convinto che con i suoi soldi potesse risolvere tutto, e forse era vero, ma non in quel caso.
« Victoria, lo vuoi sapere dove era la segretaria di James questo pomeriggio? », dissi voltandomi verso la ragazza che stava ancora seduta al tavolo con il piccolo tra le braccia, James mi fulminò con lo sguardo alle mie parole.
« Dov’era? », domandò forse impaurita dalla mia domanda e dalle mie parole, « Io porterei via il bambino da questa stanza », era solo un bambino innocente, che aveva la sfortuna di avere un padre come James, che non meritava di essere chiamato papà, « Rose per piacere », dissi alla mia amica, che era ancora dispiaciuta per quello che era successo.
« JJ vieni di la, ti faccio vedere la torta che Maria ha preparato », disse prendendo il bambino per mano e portandolo nella cucina della grande villa.
« Ora che i presenti sono tutti maggiorenni posso dire che la tua segretaria era in braccio a te », lo sguardo Victoria era furioso, sapevo cose di James che mi avrebbero portato a distruggerlo nell’arco di una mattinata.
« Chi te lo ha detto? », era talmente ingenuo da non provare nemmeno a negare l’evidenza, « Intuito e tu ora me ne hai dato la conferma ».
La sberla non ci mise tanto ad arrivare, il volto di James per poco non fece un giro di trecentosessanta gradi, la furia di Victoria era palpabile, « Me lo avevi promesso! », urlò lei. Io mi allontanai sorridendo divertita alla scena e notai che Thomas faceva lo stesso.
« Non me la sono scopata! », disse lui strofinandosi la guancia dolorante, le donne arrabbiate erano pericolose e sanno fare male. Molto male.
« È così che pensi di rovinare mio figlio? », domandò Lily avvicinandosi, se Victoria aveva alzato le mani su James la mia voglia di alzarle su di lei era alle stelle. Era stata lei a chiamare James a cena, era sta lei a traumatizzare i miei bambini ancora una volta, ero sicura fosse stata lei a dirgli che avrebbero vissuto con il padre.
« Sa prima di essere mio marito, ex marito, suo figlio è il padre dei miei figli. Non è mio desiderio rovinarlo, ma se mi vedrò costretta a farlo, lo farò. Senza alcuno scrupolo e lei cadrà con lui », dissi guardandola altezzosa, « Perché sono sicura che l’alta società di questa città vorrà sapere tutto sul divorzio del momento, compresi i giornalisti, che sono disposti a pagare qualsiasi cifra per avere una mia intervista », non lo avrei mai fatto, ma sapevo di poterlo fare, avrei distrutto lui e sua madre solo utilizzando le parole, senza sporcarmi le mani.
« Non puoi farci questo », disse Lily tremando dalla rabbia, sapevo quanto ci tenesse alla sua posizione sociale, aveva cercato di trasformare me e Rose come lei, senza mai riuscirci.
« Per quello che ha fatto questa sera ai mei figli sarebbe il minimo! »
« Ed avrebbe il mio appoggio Lily », disse Thomas, che fino a quel momento aveva osservato tutto dalla sua poltrona in pelle.
« Hanno il diritto di conoscerlo Thomas! »
« Non nego che abbiano il diritto di conoscerlo, ma c’è modo e modo.  Ma lei ha preferito fare di testa sua, dimenticandosi che aveva a che fare con dei bambini che stanno attraversando un momento delicato della loro vita, ogni azione con loro deve essere misurata », dissi fissando James e sua madre, entrambi non pensavano mai alle conseguenze delle loro azioni, « Due settimane fa, hanno passato il pomeriggio ad aspettare James e JJ, non sono venuti. Questo non vuol dire che fossero pronti ad incontrarlo da un momento all’altro ».
« Isabella mi dispiace, avevo detto a James che non era il caso, anche per JJ non è facile », disse Victoria, neanche per lei era facile, a volte mi dimenticavo che forse eravamo nella stessa situazione.
« Non ti preoccupare, ormai il danno è fatto », dissi avviandomi alla porta, volevo stringere forte a me i miei bambini ed anche Edward, loro erano la mia famiglia.
« Isabella, l’avvocato Cullen è.. », mi disse Thomas raggiungendomi per accompagnarmi alla porta, « Il mio compagno », conclusi la frase per lui, a mia sorpresa sorrise, ecco da chi aveva preso Rose.
Era la prima volta che definivo Edward in quella maniera, e mi piaceva tantissimo, rendeva la cosa ancora più ufficiale, « Hai diritto ad essere felice ».
« Siamo sullo stesso piano Isabella », disse James, essere al suo livello equivaleva ad un insulto per me, non lo avrei permesso.
« No.. io non ti ho mai tradito durante il nostro matrimonio », dissi guardandolo negli occhi per poi voltarmi verso la porta ed uscire da quella casa. Arrivai alla macchina e trovai Edward seduto sui sedili posteriori con in braccio la piccola e Charlie con la testa sulle sue gambe, i miei angeli dormivano ed Edward li fissava con amore. Era la più bella immagine che avessi mai visto.
« Si sono addormentati », disse con voce dolce appena aprì la portiera della macchina, « Andiamo a casa », risposi sorridendo e lasciandoli un bacio sulle labbra.
Guidai io, nel silenzio della notte di New York, che tanto silenziosa non era, ma a me piaceva immaginarla così. Ognuno nella propria casa, circondato e protetto dall’amore della propria famiglia.
Ed era quello che io e Edward stavamo costruendo, una piccola famiglia, basata sul rispetto e sull’amore.
 
 
Buongiorno o buonasera ragazze, eccomi qui con il nuovo capitolo, grazie per aver accolto Reccomencer con tanto affetto anche dopo la lunga pausa. È stato bellissimo ritrovarvi.
Ditemi cosa ne pensate, vi piace? Sono sicura che qualcuna di voi sarà felice di aver visto James preso a sberle..
 
Alla prossima un bacio

❤️
​ps. vi piacerebbe una nuova storia?
 
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Twilight / Vai alla pagina dell'autore: ARed