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Autore: heliodor    21/06/2017    4 recensioni
Joyce è nata senza poteri in un mondo dove la stregoneria regna sovrana. Figlia di potenti stregoni, è cresciuta al riparo dai pericoli del mondo esterno, sognando l'avventura della sua vita tra principi valorosi e duelli magici.
Quando scoppia la guerra contro l'arcistregone Malag, Joyce prende una decisione: imparerà la magia proibita per seguire il suo destino, anche se questo potrebbe costarle la vita...
Tra guerre, tradimenti, amori cortesi e duelli magici Joyce forgerà il suo destino e quello di un intero mondo.
Fate un bel respiro, rilassatevi e gettatevi a capofitto nell'avventura più fitta. Joyce vi terrà compagnia a lungo su queste pagine.
Buona lettura!
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Cronache di Anaterra'
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Ospiti

Re Andew fece addobbare il salone come se ci fosse una festa. Per l'occasione fece issare i vessilli che dal giorno dell'attacco erano rimasti chiusi in qualche baule nei sotterranei. Dei tavoli furono preparati per accogliere gli ospiti illustri che erano attesi a palazzo.
Joyce non capiva il motivo di tutta quella eccitazione e non le importava. Stava tornando Vyncent e tanto le bastava. L'avrebbe rivisto dopo che per giorni e giorni aveva temuto per la sua vita, aspettandosi da un momento all'altro di vederlo tra i caduti di quella guerra.
Invece lui stava tornando e sua sorella si era premunita di farglielo sapere nel suo messaggio.
Non stava più nella pelle e i due giorni che trascorsero tra l'arrivo del messaggio e quello del ritorno di Bryce sembrarono non passare mai.
Infine arrivò il giorno del tanto atteso ritorno. Due carrozze si fermarono alla base della scalinata che precedeva l'ingresso al palazzo vero e proprio.
Dalla prima scesero Erix e Rajan in compagnia di due stregoni che Joyce non aveva mai visto.
Dalla seconda emersero sei giovani stregoni. La prima a smontare fu una strega dai capelli neri come la notte e la pelle color dell'ebano lucido. Era alta e dall'aspetto fiero. Quando si presentò a re Andew lo fece col nome di Elvana del circolo di Ningothris.
Quindi fu il turno di un ragazzo che portava una folta barba a dispetto della giovane età. La sua pelle e i suoi occhi erano chiarissimi. Veniva da un regno vassallo di Valonde posto nel profondo nord. Si presentò come Bakari del circolo di Othron.
Quindi fu la volta di due fratelli gemelli, Gurvan e Loiz del circolo di Loriande. Erano entrambi esili e slanciati e portavano legata al fianco una spada.
Bryce fu la quinta a uscire dalla carrozza, seguita da Vyncent.
Joyce, in piedi accanto al padre, lo vide salire la scalinata con passo fermo. Dopo aver reso omaggio al re e alla regina, salutò Roge e gli stregoni del circolo intervenuti per l'occasione.
L'ultimo saluto lo riservò per Joyce, che era sul punto di svenire.
"Principessa" disse prendendole la mano e sfiorandola con le labbra. "Ho sentito la vostra mancanza."
Joyce aveva la gola secca. Le uscì solo un gorgoglio incomprensibile prima di riuscire a dire: "Anche io."
Bryce prese Vyncent per il braccio. "Voi due vi saluterete dopo" disse strizzandole l'occhio. "Ora c'è la riunione. Dobbiamo aggiornare il re sulla situazione. Questo non è un viaggio di piacere. Non per tutti."
Vyncent, affranto, la seguì nel palazzo.
Joyce sospirò e si accodò al piccolo corteo.
 
La riunione durò alcune ore che Joyce impiegò passeggiando nervosa per i corridoi del palazzo. Nella sua mente pensava e ripensava alle parole di Vyncent.
Aveva pensato a lei? Cosa si sarebbero detti alla cena? Dove si sarebbero seduti?
Gli stregoni uscirono tutti insieme chiacchierando e parlando del più e del meno. I valletti prepararono i posti al tavolo.
Joyce sedette a quello del re assieme ai genitori, Roge e Bryce. Su insistenza di questa venne concesso a Vyncent di sedere allo stesso tavolo invece che con gli altri stregoni. Anche Erix e Rajan presero posto in mezzo a loro insieme a uno degli stregoni che Joyce non aveva mai visto.
Lei sedette tra Bryce e sua madre. Roge prese posto accanto alla sorella e alla sua sinistra sedette Vyncent.
Joyce sospirò delusa. Era a soli tre posti di distanza ma era come essere su di un altro continente.
Rimase in silenzio per tutta la cena ascoltando di tanto in tanto i discorsi che venivano fatti a tavola. Scoprì che lo stregone misterioso si chiamava Persym ed era a capo del circolo di Loriande. I due gemelli erano suoi allievi.
L'altro stregone senza nome era il suo assistente, Fennir. Questi era seduto tra gli stregoni di rango più basso invitati al banchetto e li fissava con sguardo truce, senza perdersi una sola mossa.
Joyce si chiese se riuscisse ad ascoltarli. Alcuni stregoni potevano sentire parole sussurrate a centinaia di miglia o percepire un rumore dietro mura spesse decine di metri.
Lo sguardo di Fennir la inquietava e cercò di evitarlo per tutta la cena.
A parlare furono per lo più Persym e suo padre. Tra i due non sembrava correre buon sangue. Ogni volta che re Andew faceva una proposta, lui aveva già pronta un'osservazione contraria.
"Erano rivali in amore" le sussurrò Bryce a un certo punto della serata.
Joyce, colta di sorpresa, fu solo capace di dire: "Cosa?"
"Me l'ha detto uno stregone di Othron col quale ho fatto amicizia" proseguì Bryce. "Si erano invaghiti della stessa donna, una duchessa senza poteri della quale erano entrambi ospiti. Nostro padre le faceva la corte e Persym si ingelosì, sfidandolo a duello."
"Un duello magico?"
Bryce sorrise e annuì. "Proprio come nei libri d'avventura."
"E chi vinse?"
"Nessuno lo sa. Nostro padre smise di corteggiare la duchessa e finì per sposare la mamma. Persym non si è mai sposato."
Un duello magico per una donna! Joyce lo trovava romantico e sciocco al tempo stesso. Però era delizioso sapere quel retroscena su suo padre. Non la sorprendeva che non ne avesse mai parlato. Appena salito al trono re Andew con un editto aveva vietato i duelli magici a Valonde.
La serata proseguì senza altre sorprese e alla fine il re diede l'ordine ai valletti di proseguire il ricevimento con un rinfresco sulle balconate.
Dopo l'attacco i vetri distrutti erano stati sostituiti e i pavimenti ripristinati. Tutto appariva nuovo e lucido.
Joyce, un po' intontita dal vino che Bryce le aveva versato nel bicchiere, fu grata di poter respirare un po' d'aria fresca.
Affacciandosi fu colta da un ricordo improvviso. Si trovava in quel punto quando la sera della consacrazione era iniziato l'attacco.
Per salvarsi aveva pensato di gettarsi di sotto, ma aveva rinunciato per paura di sfracellarsi. Il pensiero che ora sarebbe potuta levitare fino al giardino sottostante la divertì.
Erano quelli i pensieri che passavano per la testa di chi possedeva l'arte della stregoneria?
"Non dirmi che ti vuoi buttare di sotto" disse una voce alle sue spalle. "O sarei costretto a seguirti."
Voltandosi incontrò il sorriso di Vyncent.
Indossava un abito da cerimonia molto semplice, casacca verde e azzurro con i simboli del suo casato e un mantello grigio gettato sopra le spalle.
"Oh, no" rispose imbarazzata. "Non ci penso nemmeno. Stavo solo ammirando il panorama."
Vyncent appoggiò i gomiti sul davanzale. "È bellissimo."
Lei annuì. "Hai mai visto niente di più bello?"
Vyncent le rivolse un'occhiata. "Sì" rispose sorridendo.
Joyce si trattenne a stento dal gridare. Restarono in silenzio ad ammirare le bellezze del panorama.
"Ti va di fare una passeggiata?" le chiese Vyncent rompendo il silenzio. "L'altra volta stavo per chiedertelo, ma sono stato interrotto."
"Sì, certo."
Joyce lo guidò tra le aiuole e i piccoli appezzamenti coltivati, tra alberi secolari e quelli piantati da poco che stavano già fiorendo. Fiori color viola e giallo adornavano i gazebo che sorgevano a intervalli regolari.
Si fermarono sotto uno di essi e sedettero su di una panca.
"Bryce dice che ti sei comportato in maniera esemplare in battaglia" disse Joyce per rompere il silenzio. "Dice che ti considerano una specie di eroe."
Vyncent arrossì. "Ho fatto solo il mio dovere. Ciò non mi rende di certo un eroe."
"Ma lei dice..."
"Immagino che non ti abbia detto che sono quasi morto un paio di volte."
"No, lei non..."
"Se non fosse stato per i miei compagni, ora non sarei qui."
Joyce era atterrita. "Mi spiace, io non immaginavo. Sei stato ferito?"
Vyncent si toccò il fianco. "Un paio di volte. Ma ora sono guarito."
Joyce si morse il labbro. "Deve averti fatto male."
"Provavo più dolore al pensiero di non rivedere le persone a me care."
Joyce ebbe un tuffo al cuore.
Vyncent sospirò. "Ho una grande responsabilità verso la mia famiglia. Sai, nel mio casato la stregoneria non è molto frequente. Solo una persona ogni due o tre generazioni ha i poteri. Io sono stato fortunato a ricevere il dono. Fin da piccolo mi è stato insegnato che dovevo usarlo per uno scopo nobile: difendere il regno e il buon nome del casato." Fece una pausa come per raccogliere i pensieri. "Quando entrai nel circolo di Londolin, nessuno voleva avere a che fare con me. Ero considerato una bizzarria. Mi sentivo isolato e messo da parte."
Joyce si sentiva allo stesso modo. Lei era nata senza magia in una famiglia dai poteri immensi. Il povero Vyncent veniva da una famiglia senza poteri ed era osteggiato dai suoi stessi confratelli.
"Ma col tempo" aggiunse Vyncent. "Mi guadagnai il rispetto e l'amicizia dei miei confratelli. Lottai con loro e per loro. E continuerò a farlo anche dopo, quando torneremo sul campo di battaglia."
Quella frase ricordò a Joyce che Vyncent e gli altri sarebbero ripartiti di lì a qualche giorno. Avvertì una fitta dolorosa allo stomaco al solo pensiero.
"Almeno" continuò Vyncent. "Era così che la pensavo fino a qualche settimana fa, prima che la guerra iniziasse. Prima che incontrassi una persona."
Joyce sentì rifiorire la speranza nel suo cuore.
"Ho sempre lottato per dimostrare agli altri che meritavo il mio dono, ma ora ho qualcos'altro per cui combattere. Uno scopo più alto, più importante." Trasse un profondo respiro. "Prima di ripartire voglio chiedere a tuo padre il permesso di frequentarti."
Joyce non poté far altro che guardarlo a bocca aperta.
"Ma prima di farlo, voglio chiedere a te se posso. Non voglio obbligarti né costringerti a fare una promessa solenne. Se mi dirai di no, se mi dirai di sparire e di non farmi rivedere mai più, rispetterò la tua scelta e dimenticherò tutto quello che ti ho detto, sperando che tu faccia lo stesso. So che non sono quello che ti aspettavi. Non sono il principe delle favole, l'erede al trono di un grande e potente regno, né posso prometterti palazzi meravigliosi come quello in cui vivi..."
Joyce sentiva la testa girarle. Stava per svenire lì davanti a Vyncent, rovinando tutto. Non riusciva a rispondere e dopo qualche secondo aveva perso il filo del discorso, ma c'era una parola che rimbombava nella sua mente. "Sì" disse. "Sì" ripeté non riuscendo più a trattenere le lacrime. "Sì" disse ancora asciugandosele col dorso della mano. "Sì."
Vyncent la fissò in silenzio, il sorriso stampato sul volto paonazzo. "Sì nel senso che non vuoi più vedermi o..."
"Sì" ripeté Joyce annuendo.
Vyncent aprì la bocca per dire qualcosa, ma una voce proveniente dal giardino disse: "Interrompo qualcosa?"
L'incantesimo si spezzò e Joyce tornò sulla terra.
A parlare era stata Elvana, la ragazza di colore giunta col gruppo di Bryce.
"Persym sta per andarsene e dobbiamo salutarlo" disse Elvana.
Vyncent si alzò in piedi e porse il braccio a Joyce, che l'accettò con un gesto elegante.
Elvana scosse la testa e si allontanò.
"A Ningothris non apprezzano certe formalità" spiegò Vyncent.
Joyce si accorse appena di quello che accadde dopo. Ci furono saluti formali tra i capi della delegazione e la famiglia reale.
Bryce rimase a palazzo mentre gli ospiti furono alloggiati presso il circolo di Valonde, in segno di cortesia.
Vyncent si congedò con un inchino e la promessa di vedersi il giorno seguente.
Il re aveva autorizzato una visita in città per mostrare agli ospiti Valonde e, per una volta, le era stato concesso di unirsi al gruppo.
Joyce faticò ad addormentarsi. Per quella sera non toccò il compendio di magia, che rimase a giacere nel cassetto.

 
  
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