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Autore: Captain Payne    03/07/2017    2 recensioni
Nella contea di Cheshire East non succede mai nulla che possa rompere la quotidianità in cui la popolazione è intorpidita; figurarsi nella cittadina di Holmes Chapel, di soli 5.000 abitanti, dove la cosa più scandalosa accaduta era stata il malfunzionamento di un lampione nel centro storico.
Un gruppo di ragazzi vive la propria vita credendo di poter rimpiazzare le follie di una metropoli con la piccola città, tra i popolari del loro college ed invidiati da chi sogna di fuggire dalla routine.
L’arrivo di una ragazza in città cambia totalmente le carte in tavola.
Dal testo:
“Il moro si voltò ancora una volta verso la ragazza accanto a lui, catturando nella sua memoria come i fasci di luce s’infrangessero sul suo viso candido e il profilo del suo naso alla francese sembrasse uno spicchio di sole appena sorto: un timido calore nel gelido freddo dell’alba d’Ottobre. Avrebbe voluto risponderle, per non sembrare un ebete che di prima mattina aveva già terminato le parole; per esempio voleva chiederle come mai non avesse ripetuto l’insulto da lui pronunciato.”
https://www.wattpad.com/434827794-troubles-in-heaven-z-m-%E2%80%9E-i-welcome-in-holmes
Genere: Angst, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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II

Malik Junior and Malik Senior 




 
Uscirono tutti e tre dalla calca di studenti che si era creata nell'atrio. Le chiacchiere erano tanto forti da non permettere a Sophie di capire cosa le stesse dicendo Whaliyha riguardo la struttura. Sebastian si tenne vicino a lei, non la perse di vista nemmeno un instante mentre indisturbati lasciavano quel luogo e si dirigevano al di fuori delle mura fredde. Quando si accorse che la calca era visibilmente diminuita capì che si stavano semplicemente avviando verso i campi sportivi, e pensò che magari in questo campus non c'era tanto interesse per il decathlon quanto in Svezia, dove sembrava essere l'unica cosa in voga ovunque, che fosse in tv o in strada, ed era così anche a palazzo.

-Venite, voglio presentarvi le mie amiche!- esordì lei non appena finì la piccola scalinata che portava agli spalti. Scesero insieme i pochi gradoni che li dividevano dai posti a bordo campo, senza nemmeno l'accenno di fiato corto, cosa che invece sembrava essere di normale amministrazione per la mora che li scortava.

-Più lontane la prossima volta, mi raccomando, sedetevi nella palestra delle cheerleader già che ci siete!- esclamò sarcasticamente e con qualche pausa per riprendere fiato durante la frase. Si fermò di fronte a due ragazze che la guardavano con un'espressione confusa, a stento soffocavano le risate.
Whaliyha si piegò in due poggiando le mani sulle ginocchia per riprendere fiato, poi lasciò cadere la borsa a terra con un tonfo sordo. Sebastian le si fece cautamente accanto e le diede qualche colpetto leggero sulla schiena, dando una voce all'Adone che già si stava formando nella testa della giovane ragazza: "Hai bisogno di un po' d'acqua?" le chiese, con quel suo accento dell'est che rischiava di far esplodere gli ormoni della moretta. Le due ragazze di fronte a loro si guardarono con un sorriso sadico prima di voltarsi verso i tre nuovi arrivati sulla scena.

-Cosa ci siamo perse?- chiese quella che delle due aveva una folta chioma bionda e riccia, un biondo troppo chiaro rispetto alle sue sopracciglia per essere naturale, non come il suo. Sophie sospirò, sollevando poi lo sguardo sull'immenso campo dal football che avevano davanti.
Il respiro si bloccò nel suo petto, quasi come se si fosse impigliato fra le costole della cassa toracica.
Non si sarebbe mai più pentita di essere stata spedita in quel posto invaso da adolescenti selvaggi ed in piena crisi ormonale.

-Loro sono Victoria e... perdonami, non ricordo il tuo nome...- sussurrò a Sebastian che gonfiò conseguentemente il petto, come a voler attirare i loro sguardi già di per sé ammaliati. A Sophie sembrò di guardare uno di quei documentari su cui veniva interrogata a 9 anni: "E il pavone si pose di fronte alle sue ammiratrici, aprendo la coda ed iniziando il suo spettacolo".
Scoppiò a ridere prima ancora che Sebastian potesse fare una delle sue stupidaggini, come dire il suo nome vero ad esempio, e si mise accanto a lui rispondendo al suo posto.

-Lui è Caleb, mio fratello maggiore, ci siamo appena trasferiti dalla Svezia e speravamo di poter fare amicizia con persone normali, a dir la verità... non come quei selvaggi nel corridoio principale- si voltò verso Whaliyha quando calcò sulle parole "mio fratello" e le fece l'occhiolino, aspettando infine una risposta dalle due ragazze sedute di fronte a loro. Dopo qualche attimo di silenzio, la biondina che aveva parlato prima si alzò in piedi, allungando la mano verso Sophie per presentarsi: "Io sono Chelsea, piacere, ma voi due potete chiamarmi Cheet... tanto lo fanno tutti anche se ancora non mi è ben chiaro il motivo" mormorò infine con una piccola risata, soffermando poco di più lo sguardo su Sebastian che sollevò un angolo della bocca nella sua direzione.

Vecchia volpe, pensò Sophie prima di voltarsi verso l'altra ragazza che si era alzata e ora camminava nella loro direzione.

-Malik Junior, che bella sorpresa, mi ero convinto che fossi allergica ai palloni del campus!- una voce maschile, più lontana rispetto a loro, li fece voltare tutti verso il campo da football. Un ragazzo dai capelli ricci e scuri, sollevati da una fascia colorata, guardava verso di loro con un penetrante sguardo verde smeraldo - gli occhi grandi ed un'espressione beffarda sul volto, come di sfida.

-Sì ma mi riferivo ai palloni gonfiati, pensavo che ormai avessi capito che parlavo di te- urlò in sua risposta la loro guida, nonostante il riccio ora si trovasse a soli dieci metri di distanza da loro, nella pista di atletica, insieme ad un altro ragazzo alto quasi quanto lui: i capelli erano quasi del tutto rasati e scuri, gli occhi sembravano color cioccolato ma da quella distanza poté solamente distinguere quanto fossero scuri - un'espressione tra l'annoiato e lo scocciato dipinta sul volto, come se questa scena si fosse ripetuta tante altre volte e sapesse già come sarebbe andata a finire.

Sophie poté notare che entrambi indossavano una divisa sportiva, era quindi la loro squadra che si stava allenando sul quel campo in quel momento.
Scegliere come "luogo di fuga" la nazione in cui era nato il suo sport preferito? Suo nonno doveva aver pensato veramente a tutto. 
Il riccio scavalcò la piccola recinzione con un abile movimento delle gambe e si avvicinò al primo dei gradoni, guardando tutto il gruppo ora alla ridotta distanza di 3 metri pressappoco. Posò lo sguardo sui due nuovi arrivati e fece un cenno della testa a Sebastian.

-Harry- disse solamente, e Sebastian ricambiò allo stesso modo. Posò infine lo sguardo su Sophie che lo ricambiò senza timidezza alcuna: era bello, molto più bello dei soliti bambocci che mettevano nella parte del protagonista nei musical in tv, e soprattutto era di una bellezza inaspettata per lei, che si immaginava di trovare così tanti Troy Bolton esclusivamente sullo schermo, accanto alla solita Regina George.

-E tu, bambolina? Non me lo dici il tuo nome?- le chiese, piegando leggermente la testa di lato prima che venisse coperta per metà dal poderoso corpo del moro, che se avesse potuto si sarebbe messo a ringhiare. A lei non dispiacque affatto quella reazione di protezione, solo che in quel contesto sarebbe potuta sembrare eccessiva, soprattutto perché il riccio non sembrava né un criminale, né qualcuno che sarebbe mai stato in grado di riconoscerla.

-Non ti interessa, Styles, ora tu e le tue palle mosce potete tornare in campo a fare ciò che sapete fare meglio- esordì Whaliyha, probabilmente per distogliere l'attenzione del ragazzo appena arrivato dalla grossa montagna di muscoli che rappresentava Sebastian. Harry assottigliò lo sguardo visibilmente adirato, poggiando la suola della scarpa sul gradone successivo nel tentativo di avvicinarsi ancora di più alla ragazza dalla pelle ambrata.
Venne interrotto da una voce profonda, proveniente da qualcuno ancora più lontano rispetto all'amico del riccio, ma che si stava avvicinando con passo disinvolto nella sua divisa sportiva.

-Hazza, sai darmi una spiegazione logica del perché, quando non ti trovo in giro, sei sempre a ronzare intorno a mia sorella?- esordì il ragazzo, affiancandosi all'amico con la testa rasata che lo aspettava sulla pista di atletica leggera, dandogli una pacca sulla spalla.

-Liam, non ti avevo chiesto di tenerlo d'occhio?- continuò, con tono meno duro di quello che aveva usato in precedenza, perfino sorridendo quando anche l'altro scoppiò in una risata genuina.

-Sai che non è facile stargli dietro quando sente odore di ragazze nelle immediate vicinanze- rispose quindi Liam, scuotendo appena la testa e voltandosi nuovamente verso il riccio, che ancora stava trucidando la mora con lo sguardo.

-Zayn, tua sorella mi prende in giro, che dovrei fare scusa?- si lamentò allora Harry, usando il tono di un bambino che fa i capricci. Tornò indietro quasi correndo verso di lui e gli si buttò al collo con fare teatrale, fingendo di tirare sul col naso. Sophie avrebbe voluto spalancare la bocca fino a terra: le sembrava assurdo un comportamento simile, per niente conforme a come il ragazzo si era comportato giusto cinque minuti prima, non aveva mai visto nessuno cambiare dalla notte al giorno come aveva appena fatto lui. Zayn e Liam allora scoppiarono a ridere, evidentemente per nulla sorpresi da quella scenata, confermando la teoria della nuova arrivata su quanto la faccenda fosse frequente.

-Questo perché non è nemmeno arrivata e già ti stavi per avventare su Victoria come un avvoltoio!- strillò la mora verso di lui accompagnando il tutto con un'espressione allibita, ma quando si voltò indietro trovò una Sophie che scuoteva la testa e rideva di gusto.

Picchiettò sulla spalla di Sebastian prima di rivolgersi direttamente a lui: -Il college è un vero spasso, non capisco come non ci siamo mai stati prima- e continuò a ridere insieme all'amico prima che li seguisse anche la mora in una grossa risata. Non si erano ancora resi conto di quanto fossero confuse le espressioni di tutto il resto dei presenti.

 

 




-Tu che ne dici Zay? L'hai vista, no? Non sei curioso anche tu?-

-Di cosa dovremmo essere curiosi Hazza, del colore delle sue mutandine?- lo riprese in modo sarcastico Liam mentre si sedeva al loro solito tavolo nella mensa.

-Veramente non l'ho nemmeno vista, ma considerando i tuoi gusti... come dire... un po' "facili"- sentenziò allora il moro, provocando una risata collettiva in tutto il gruppo giacché stava alludendo ad un episodio in particolare che riguardava il riccio.

Il diretto interessato sbuffò pesantemente, incredulo riguardo l'accaduto: -Ancora per la storia di quella racchia della Woogher?- la sua esclamazione portò altre risate al tavolo, specialmente quando ai tre si aggiunsero Niall e Louis, da poco entrati nella mensa. Anche loro erano nuovi in quel college, avevano iniziato a frequentarlo solamente l'anno passato e si erano trasferiti nel dormitorio dell'università, non essendo originari di Holmes Chapel come il resto del gruppo. Eppure, purtroppo per Harry, dell'argomento che ora provocava tanta ilarità a quel tavolo erano a conoscenza anche i due nuovi arrivati, quindi presero a schernirlo anche loro.

-Racchia? Non mi pare le stessi dando della racchia mentre le infilavi la lingua in gola- borbottò allora Niall, il biondo ossigenato con l'accento più strano del mondo, mentre apriva l'involucro di plastica che racchiudeva le posate.

-Ve l'ho già spiegato! Era buio nella stanza!- si lamentò lui, prendendo la lattina vuota di Coca Cola davanti a sé e schizzando con le poche gocce rimaste i suoi amici.

-Sì, come nella tua testa!- lo schernì allora Louis, togliendogli poi la lattina dalle mani per dargliela in testa.
Ma Zayn non si curava di loro, né si curava della ragazza che si stava avvicinando al loro tavolo con fare suadente e una camminata ancheggiante, perché nella mensa era appena entrato quello che somigliava in tutto e per tutto ad un angelo, e aveva un disperato bisogno di cogliere ogni singolo particolare del suo viso, del suo corpo, della sua figura, di lei.

I capelli scuri e ondulati incorniciavano un viso dai tratti eleganti e i grandi occhi blu si potevano scorgere anche a quella distanza, incredibilmente accesi e variopinti. Il naso alla francese faceva la sua figura, accompagnato da due zigomi alti e le guance quasi rosse in contrasto con la pelle, tanto bianca da farla sembrare una bambola di porcellana. I lunghi boccoli color cioccolato scendevano lungo il vitino da vespa, al termine della schiena, sfiorando l'orlo dei pantaloni che stringevano nel tessuto delle forme mozzafiato.

Lei si voltò di scatto verso i tavoli a mensa ed un sorriso bianco come il latte si formò tra quelle labbra carnose tinte di rosso: stava ridendo di qualcosa che qualcuno aveva appena detto, ma la sua visuale fu oscurata prontamente da una scollatura profonda che si piantò di fronte al suo viso; non capì subito chi fosse a parlare, se il seno abbondante o la ragazza che lo possedeva.

-Zayn, tesoro mio, mi sono annoiata quest'estate senza di te- disse la ragazza dalla folta chioma nera che ora era seduta sulle sue gambe, stretta nell'uniforme nera e rossa delle cheerleader: -Se proprio devo essere sincera, nessuno è stato neanche lontanamente alla tua altezza- mormorò lei, ora più vicina al suo viso, e le sue parole sembrarono scivolare come olio su una padella antiaderente.

Fino all'anno passato, davanti ad una confessione, sarebbero stati probabilmente entrambi complici di qualche bravata nei bagni della scuola. Zayn aveva semplicemente capito che a volte i bisogni corporei non sono alla base di tutto, e le sue priorità oramai erano diventate altre nonostante non disprezzasse affatto i ricordi delle nottate passate fra le lenzuola della mora. Un vassoio venne poggiato con forza al loro tavolo, nel posto di fianco a Louis, che guardò l'espressione di Whaliyha con fare divertito sorseggiando il contenuto dalla sua lattina con l'aria di chi aveva capito come sarebbero andate a finire le cose di lì a poco.




"Diventano tutti dei veggenti quando si tratta di Whaliyha?" - si ritrovò a chiedersi Sophie, stringendo appena un po' di più il vassoio tra le dita mentre si avvicinava al suo posto, proprio davanti al fratello della sua nuova amica e la sua compagna di giochi: Regina George in nero. Avrebbe voluto prendersi più tempo per osservarlo a fondo, se ne avesse avuto il potere, avrebbe tanto preferito bloccare il tempo a quando era entrata nella mensa e aveva riconosciuto il riccio ad un tavolo centrale del grande salone.

Quando vi aveva posato lo sguardo, si era ritrovata due occhi castani a fissarla penetrantemente e si era costretta a guardare altrove all'istante, nonostante continuasse ad osservarlo con la coda dell'occhio. I capelli, con un taglio sfumato ai lati, si sollevavano in una lunga cresta floscia sulla fronte, priva di alcuna forma che impedisse ai capelli di ricadere in avanti, disordinati. Il naso a punta aveva un profilo fine ed elegante, non si sarebbe sorpresa di trovarvi un piercing visto lo stile che sembrava aver adottato il ragazzo. Portava un paio di occhiali da vista con una montatura a goccia, fina e di metallo chiaro, che rendeva gli occhi ancora più grandi ed espressivi di quanto già non fossero, così come accentuavano le lunghe e folte ciglia scure. Le labbra piene e carnose erano contornate da una barba evidentemente curata e nera - sulla pelle olivastra delle mani le era sembrato di vedere delle macchie scure, forse tatuaggi, ma con la coda dell'occhio non era in grado di riconoscere così tanti dettagli.

Sapeva che l'aveva guardata, sapeva che l'aveva quasi divorata con lo sguardo, fin quando una Bratz incrociata con una Barbie non le aveva rubato la scena e gli spettatori, e per quanto detestasse ammettere di essere così infantile: lei non era abituata a questo tipo di sensazione.
Non alzava lo sguardo sulla coppia ma percepiva ugualmente lo sguardo del moro e del riccio su di sé, così come quello della ragazza sulle gambe di Zayn stava vagando sul suo migliore amico e strinse la forchetta di plastica tanto forte da spezzarla nella mano senza sforzo alcuno.

Ora tutti gli sguardi erano puntati su di lei e, almeno questa volta, non era stata affatto sua intenzione.
Sebastian sembrò intuire la situazione, così il suo lato cordiale prevalse e condivise uno smagliante sorriso dei suoi a tutti i presenti al tavolo.

-Scusate se non mi sono presentato prima, sono un vero maleducato, io sono Caleb e lei è Victoria- affermò con un genere di carisma del tutto naturale. Poté giurare di aver sentito la mora muoversi sulle gambe di Zayn per guardare meglio negli occhi il gemello, prima di sospirare appena ammaliata. 
Harry stava per allungare una mano nel tentativo di presentarsi, ma il suo gesto garbato venne deviato dalla mano della vistosa cheerleader che lo precedette, afferrando la mano di Sebastian come se la sua vita dipendesse da quell'unico gesto.

-E' un piacere Caleb, io sono Marion, così ora puoi dare un volto al nome che avrai già sentito nominare, per il campus s'intende- fece, sollevando un angolo della bocca e muovendo la spalla in modo da mettere ancora più in risalto la scollatura. L'unico suono che sentirono fu lo sbuffo di Harry, questo prima che Sophie e Sebastian scoppiassero rumorosamente a ridere per lo stesso motivo, solo guardandosi ed intuendo, senza dire una parola.

Anche se Whaliyha non capiva perché ridessero, l'espressione di rabbia e confusione sul volto della cheerleader la coinvolse in quel moto d'ilarità, coinvolgendo subito dopo anche Harry ed il biondo ossigenato alla loro sinistra, scaturendo perfino un grosso sorriso nel ragazzo che teneva l'oggetto di quelle risate sulle proprie gambe, che però fu ben accorto a nasconderlo dietro la sua folta chioma.

-Beh? Cosa ci sarebbe di tanto divertente?!- sbottò allora la ragazza, rivelando la voce stridula che aveva cercato di nascondere fino a quel momento: non poteva sapere che Sophie e Sebastian stavano ridendo per la curiosa omonimia tra il suo nome e quello del loro buffissimo maggiordomo a Drottningholm.

-Det är en taskig namn till någon som du uttryckte det!- "E' un nome di merda a chiunque lo si mette!", esclamò allora Sebastian ancora in preda alle risate, ma sapeva perfettamente che parlare svedese quando loro non potevano capirli avrebbe suscitato più astio nei loro confronti, quindi cercò di salvare il salvabile tra le lacrime per le risate.

-Scusatelo... sta ancora imparando l'inglese come si deve... voleva dire che è, casualmente, lo stesso nome della compagna del famoso personaggio letterario Robin Hood, e questo richiama vecchi ricordi esilaranti per noi due- affermò, tirando un enorme e decisamente troppo falso sorriso verso di lei, nonostante cercasse di trattenere le risate visto che Whaliyha ancora se la rideva sguaiatamente. Le tirò una leggera gomitata nel fianco e lei sembrò pian piano ricomporsi.

Le porte della mensa si aprivano e chiudevano costantemente in un via vai di frenetici studenti, eppure poté giurare che questa volta il chiasso nel locale fosse diminuito visibilmente: alzando lo sguardo non si sorprese nel trovare finalmente il suo migliore amico, Svein.
Camminava composto e dritto verso di loro, dopo aver individuato quasi immediatamente il suo gemello e la figura esile della ragazza al suo fianco, che agitava una mano verso di lui.



Zayn giurò di sentire lo stomaco rivoltarsi di delusione, o meglio, una sensazione strana simile alla delusione, non l'avrebbe di certo classificata come gelosia, forse una leggera invidia. Se per un attimo aveva sperato che quel Caleb non fosse il ragazzo di Victoria, ora avrebbe dovuto ricredersi.
Superato lo stupore di vedere un altro ragazzo identico a quello che gli sedeva di fronte, perfettamente speculari, le movenze estasiate della mora davanti a lui attirarono nuovamente la sua attentione; pensò che quello doveva essere di certo qualcuno di molto importante per lei.

-Du är äntligen här- sussurrò Sophie quando lo lasciò sedere tra lei e Sebastian. Lui si voltò verso di lei e le prese una mano con la sua, lasciando che un gemito commosso fuoriuscisse dalle labbra di Whaliyha e Niall. Zayn vrebbe volentieri vomitato tutto il suo pranzo su Marion.

-Cosa stracazzo gli avrà detto?- sentì sussurrare il riccio verso Louis, che gli sedeva appena di fianco. Quello, in risposta, gli diede una sberla dietro la testa e rispose cercando di sembrare il più serio possibile: -Ma è ovvio che gli ha appena chiesto se sia riuscito a trovato un posto dove possono battezzare il campus da soli!- strillò, con una finta espressione d'ovvietà, trascinando nelle risate tutto il tavolo tranne Harry e Zayn, che si guardavano tra il confuso e l'indifferente.

-Ha fdeffo che è felife di federlo- bofonchiò allora Sebastian, con la bocca riempita da un boccone di frittata, cercando di mandarlo giù ma a fatica; l'accento e la pessima pronuncia non aiutavano in alcun modo la comprensione.

-E' un piacere, scusatemi per il ritardo, io sono Simon e, veramente, siamo fratelli... in Svezia, come qui, non è concesso l'incesto che io sappia- rispose con tranquillità Svein mentre continuava a stringere la mano di Sophie. Allora qualcuno al tavolo mormorò un "Aaah" di comprensione, qualcuno annuì e basta, qualcuno come Whaliyha non si curò dell'informazione di cui già era a conoscenza e a qualcuno, come Zayn, quelle parole stonavano come una nota sbagliata: non gli sembrava possibile che una persona potesse guardare un'altra in quel modo senza alcun tipo di interesse, lui di certo non guardava Whaliyha in quel modo.

Marion sembrò risvegliarsi dalla trance in cui la comparsa dei gemelli l'avevano indotta, e così fissò il suo sguardo su Victoria che non potè fare a meno di ricambiarlo, con un sopracciglio leggermente inarcato per l'incomprensione momentanea. Zayn pensò che fosse quasi incredibile risultare sexy con un'espressione del genere, eppure Victoria ci era appena riuscita. 

-Allora Vic, Vicky, posso chiamarti Vicky?- il ragazzo giurò di aver visto comparire sulla fronte della nuova arrivata un grosso "NO" di disappunto, che come suo solito Marion ignorò.

-Mi sembri strutturalmente idonea, più o meno insomma, farai le selezioni per il cheerleading quest'anno? Sai, io sono il capitano della squadra, potrei aiutarti se vuoi-

"E' decisamente nel suo stile cercare di aiutarla per far colpo sui bell'imbusti" - pensò Zayn, concludendo subito dopo che forse la loro presenza lo avrebbe lasciato libero da quella piattola, quindi non sarebbe stato poi tanto male.

-Preferisco impegnarmi nei veri sport- disse la ragazza oggetto della questione - una diplomazia fuori dal comune accompagnò le sue parole. Rivolse un sorriso palesemente falso alla cheerleader, non come quello che aveva rivolto prima al fratello, e si alzò dalla sedia per dirigersi fuori dalla mensa con quella che era l'esatta rappresentazione d'un'uscita d'effetto, come se fosse abituata a farne di molte.

Whaliyha non tardò a coinvolgere gran parte del tavolo in un piccolo applauso.



 
Il nostro riccio sexy, Harry Sonounognocco Styles
(io me lo immagino direttamente uscito dal 2013, *feels*)
 





 
 

Spazio Autrice:
Questo capitolo, come promesso, è più corto, come lo saranno gli altri - per 
fracassarvi troppo le palle (prego).
Rinnovo l'invito a scrivermi in privato, se qualcuno avesse voglia
di un bel banner o simili, tipo scambi di pubblicità a fine capitolo!
La storia è presente anche su Wattpad, link nel prossimo capitolo
(per scambi pubblicità, consigli o editing, potete scrivermi anche lì) 


Tornando al capitolo,
è la prima volta che vediamo Sophie e Zayn insieme -
 che ne pensate del loro mezzo primo incontro?
Don't worry, ce n'è unmo decisamente più intimo che vi aspetta el prossimo capitolo!

Che ne pensate degli altri personaggi invece? Tipo Sebastian e Svein,
the icon duo. 
(La descrizione caratteriale e fisica dei membri della band, ovviamente,
è quella che preferisco e che idealisticamente sta bene nella mia storia,
ma voi immaginateli come volete!)

AGGIORNATO IL : 17.02.2018 

 






 

 
  
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