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Autore: itachiforever    05/07/2017    8 recensioni
[The Long Dark]
[The Long Dark][Sandbox - What if?]
Una ragazza si ritrova bloccata nelle gelide foreste canadesi, completamente sola e isolata dal mondo esterno. Sta cercando suo padre, e intanto tiene una specie di diario. Riuscirà a sopravvivere mentre il caos imperversa nel mondo civilizzato? O il "lungo buio" per lei sarà eterno?
Genere: Avventura, Introspettivo, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!, Violenza
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Capitolo 2 – Mistery Lake


 
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Quando mi svegliai mi ritrovai in una specie di grotta naturale completamente ricoperta dalla neve. Sulla cima del tetto della caverna si apriva un foro, quello dal quale ero caduta, da cui spuntavano un paio di lunghi tronchi d’albero, non saprei dire se caduti o cresciuti storti. Di certo ho fatto un bel volo. Faceva freddo ma la tempesta sembrava essere passata ed era arrivato il giorno, in ogni caso stava ancora nevicando leggermente. Portai le mani alla testa e me la massaggiai, cercando di alleviare il mal di testa lancinante che era sopraggiunto al mio risveglio. Cercai di non farmi prendere dal panico, non mi sarebbe stato certo d’aiuto. Come se non bastasse i miei vestiti non erano affatto adatti ad escursioni sulla neve. Una felpa e una canottiera di cotone, calze di lana, jeans e scarpe da ginnastica non erano sufficienti per proteggermi dal gelo. Fortunatamente nello zaino avevo un cappotto con cappuccio abbastanza pesante, per un po’ sarebbe bastato, quindi mi affrettai a mettermelo. Presi anche il mio cellulare, ma non si accendeva, probabilmente si era scaricato. Decisi di incamminarmi per cercare aiuto, o almeno per riuscire a capire dove mi trovavo.
Appena uscita dalla caverna mi resi conto di essere in una foresta. Alle mie spalle si trovava un’alta parete di roccia, ed ero circondata dalle montagne. Dritto davanti a me, a non troppi metri di distanza, c’era una piccola struttura in legno sopraelevata rispetto al terreno. Mi avvicinai  guardandomi intorno, avrebbe potuto esserci qualche animale selvatico e io non ero certo nelle condizioni (o in grado) di affrontare lupi o orsi. Capii che doveva trattarsi di uno di quei punti di osservazione che usano i cacciatori. Salii i gradini e mi sedetti sulla panca di legno che trovai al suo interno, non prima di aver messo da parte una lattina di aranciata e un pacchetto di carne secca, entrambi vuoti. Trovai un grosso proiettile, chiaramente per un fucile, e una confezione di antidolorifici in una cassetta del pronto soccorso abbandonata sotto la panca. Per sicurezza li presi, non si può mai sapere in queste situazioni, e col mio mal di testa una compressa si sarebbe potuta rivelare un’ancora di salvezza.
Dato che la valigia che avevo in stiva è al momento da considerarsi persa, pensai che fare un inventario di ciò che avevo nello zaino sarebbe stato utile. Avevo il mio piccolo kit di pronto soccorso personale (disinfettante, antibiotico, benda e pastiglie per purificare l’acqua), una confezione di fiammiferi di legno, un’esca per il fuoco, un bengala, una barretta di cioccolato con arachidi, un pacco di crackers e una bottiglietta d’acqua. “Mai venire in posti del genere senza essere preparati ad ogni evenienza” mi dice sempre mio padre. Fortunatamente trovai anche un berretto e una sciarpa di lana e un paio di guanti, temevo di averli messi nella valigia.
Uscendo dal casottino mi accorsi di alcuni cespugli di rosa canina con alcune bacche sui rami. Non sono una botanica ma so che si possono preparare delle tisane utili contro i sintomi dell’influenza, dolori articolari e simili. Se sei una ragazza che vive da sola e con un padre lavoratore nelle foreste del nord del Canada, queste cose bisogna saperle. Presi anche le bacche e continuai a camminare, seguendo una zona senza alberi che sarebbe potuto essere un sentiero ricoperto di neve. Ad un certo punto vidi anche un cervo, un imponente maschio con grandi corna, che scappò non appena si accorse della mia presenza. Se non fossi stata ancora spaventata per quello che era successo, e a rischio di ipotermia, sarei potuta rimanere lì ad ammirare la bellezza di quello spettacolo naturale per ore.
Arrivai ad un fiume ghiacciato dopo un’ora di camminata circa (o almeno credo, non sono molto brava ad orientarmi con la posizione del sole) e dopo aver constatato che era sicuro camminarci sopra lo seguii verso sinistra, arrivando a breve ad un lago circondato da alberi, con qualche isolotto roccioso che spuntava in mezzo ad esso e punteggiato da cabine per la pesca sul ghiaccio.
Il posto mi sembrava familiare, ma del resto questa zona è piena di laghi, stagni e fiumi, quindi non gioii troppo. Ma forse era il posto giusto per trovare qualcuno a cui chiedere aiuto. Continuai a camminare, dirigendomi verso la più vicina di quelle cabine. La neve stava scendendo più fitta e mi rendeva difficile vedere in lontananza. Riuscii però ad intravedere quella che sembrava una capanna vicino alla sponda più vicina del lago, sulla destra. Ma avevo bisogno di riposarmi un attimo, quindi entrai nella cabina e mi sedetti sopra la cassettiera che c’era al suo interno per recuperare un po’ di energie. Era una cabina piccola e molto semplice, dipinta di verde e col tetto rosso, senza porta, con un paio di mensole, la cassettiera, un altro piccolo mobiletto e una stufa a legna utilizzabile anche come fornello. Ovviamente non mancava il buco nel pavimento in un angolo per pescare. Cercando di trovare qualcosa di utile anche lì, trovai un paio di pezzi di legno per il fuoco accanto alla stufa e dentro ai mobili un kit da cucito con un pezzo di stoffa, un bengala, due lenze e un amo, un paio di vecchi guanti di pelle rovinati, dell’accelerante per il fuoco, un giornale arrotolato vecchio di mesi, una Summit Soda, una barretta di cioccolato con le nocciole e addirittura un’accetta. Almeno sapevo che per un po’ sarei stata tranquilla. Potevo difendermi, pescare e accendere un fuoco.
Uscii per arrivare alla capanna, facendo scappare un altro cervo (chissà se era lo stesso di prima…) e avvicinandomi sempre di più vidi che era molto più grande di quel che mi sembrava prima. La bandiera canadese sventolava sulla sua asta e non potei trattenere un’esclamazione di gioia alla vista del cartello di legno davanti al cottage: “Ufficio del Guardiaparco – Mistery Lake”.
Se ero davvero lì allora ero anche vicina alla diga dove lavorava mio padre! Mi precipitai all’interno, convinta di trovare qualcuno in grado di aiutarmi. Ma non trovai nessuno, eccetto il cadavere di un uomo sulle scale.
 
 



Angolo Autrice:
Ciao a tutti!
Eccomi tornata col secondo capitolo della storia. Seppur breve, spero vi sia piaciuto.
Probabilmente aggiungerò cibi che non ci sono nel gioco, in fin dei conti anche nel gioco tutto è successo da poco (almeno nella sandbox mode) quindi non vedo perché non aggiungere prodotti non a lunga scadenza, almeno per un po’.
Se avete consigli, domande o pareri non esitate a chiedere, risponderò a tutti!
  
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