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Autore: Classicboy    05/07/2017    8 recensioni
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Sono passati alcuni anni da quando Percy Jackson e i suoi compagni hanno sconfitto Gea e da quando Apollo è rientrato pienamente in possesso del suo status divino, e tutto sull'Olimpo scorre nella più completa tranquillità.
Ma una nuova minaccia si profila all'orizzonte.
Medea, la strega della Colchide, è tornata!
Grazie ai suoi perfidi incantesimi la maga non solo ha reso inoffensivi i figli più potenti delle divinità dell'Olimpo, ma ha anche rapito la divinità dei giuramenti, la dea Stige, e così facendo ha ghiacciato l'omonimo fiume. I progetti di Medea sono chiari: assorbire l'essenza divina di Stige per divenire a sua volta una dea.
Ma nuovi eroi si profilano all'orizzonte, pronti a fermare i piani della perfida strega e liberare la divinità fluviale. Tutto ciò in 5 giorni, entro l'equinozzio di primavera.
Ma saranno all'altezza del compito? Riusciranno questi giovani semidei a farsi strada in un modo dove un giuramento oramai non significa più nulla? Saranno in grado di mettere da parte le reciproche antipatie e a salvare il mondo?
...
[STORIA INTERROTTA CAUSA MANCANZA ISPIRAZIONE E MOTIVAZIONE, MI DISPIACE DAVVERO, SPERO UN GIORNO DI RIUSCIRE A CONTINUARLA, SCUSATEMI!]
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Altro personaggio, Gli Dèi, Quasi tutti, Semidei Fanfiction Interattive
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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CAP.1: DEBUTTANO I PROTAGONISTI!

 

Rachel teneva stretta la tazza tra le mani, rischiando quasi di romperla. Il volto si rispecchiava nel liquido ambrato del thè, rimandando l'immagine di una giovane donna estremamente preoccupata.

C'era qualcosa che non andava: prima il terremoto, poi l'improvvisa scomparsa di Dioniso che ancora non tornava, e per finire quell'improvviso dolore lancinante alla testa, accompagnato da quelle strane e dolorose visioni.

La rossa chiuse gli occhi e cercò di concentrarsi e di riportare alla mente ciò che aveva visto: una donna emaciata rinchiusa in una gabbia di bronzo che tremava per il freddo, come se fosse nel bel mezzo di una tormenta di neve; una città spettrale piena di statue, nei cui angoli più nascosti si muovevano ombre minacciose; sei figure armate che si apprestavano ad affrontare una donna circondata da saette e lampi di magia e potere. E infine un'ombra insidiosa che avanzava verso il campo, fino a farlo scomparire nella più completa oscurità.

La giovane emise un respiro tremante. Non si trattava di una profezia, di questo ne era sicura, ma in un modo o nell'altro era certa che quelle visioni fossero legate al futuro.

In quel momento uno scalpiccio di passi la riportò al mondo reale. Alzò la testa dalla tazza e vide entrare Chirone nella sua forma ibrida, con la coda che si muoveva nervosamente alle sue spalle.

“Allora, come ti senti?” le domandò preoccupato il centauro.

Rachel si sforzò di mettere su un sorriso: “Sto bene, tranquillo. Beh, più o meno. Piuttosto, sei riuscito a contattare Dioniso o qualcuno degli altri dei? Sei riuscito a scoprire cos'è stato quello strano terremoto?”
Il centauro sospirò affranto: “Non ho scoperto nulla sul terremoto, però ho parlato col signor D, il quale mi ha detto: 'non preoccuparti vecchio mio, è una faccenda da nulla. Piuttosto fa continuare la routine ai marmocchi come se nulla fosse, sono stato chiaro?' ”

Rachel si morse il labbro: chissà perché quel mesaggio non la rassicurava affatto.

“E cosa hai intenzione di fare?”
“Non abbiamo alcun indizio su cosa stia succedendo, pertanto direi che l'unica cosa che possiamo fare è seguire le indicazioni del nostro direttore e far continuare le attività come se niente fosse. Vieni ora, dobbiamo rassicurare i ragazzi”

La donna annuì e lo seguì con passo nervoso.

I due arrivarono sul portico della Casa Grande e subito furono assordati dalle domande dei campeggiatori in merito al terremoto.

Dopo qualche minuto finalmente Chirone riuscì a richiamare la folla all'ordine.

“Semidei e semidee, non sappiamo nulla riguardo al terremoto, però possiamo assicurarvi che gli dei sono già all'opera a riguardo. Il nostro direttore, il signor D, è già andato a risolvere la questione. Inoltre mi ha anche esortato a farvi continuare le vostre attività e di non preoccuparvi di quanto è accaduto”

“Questo significa che stasera ci sarà Caccia alla bandiera?!” urlò una voce nella folla.

Chirone sospirò. Figli di Ares, avevano delle priorità tutte loro.

“Sì, signor Oakler, stasera ci sarà Caccia alla bandiera come da programma”

Questa affermazione fu accolta da un mormorio di sollievo da parte dei campeggiatori.

“Bene, ed ora tornate alle vostre attività, ci vediamo stasera a cena”

I ragazzi presero a disperdersi, chiacchierando del più e del meno. Rachel li osservò andare via, fino a che il suo sguardo non incrociò degli occhi di un grigio talmente chiaro da sembrare bianco. Appartenevano ad un ragazzino di 17 anni, la pelle abbronzata e i corti capelli color della sabbia scompigliati, come se fosse appena uscito dall'acqua dopo una nuotata. Sembrava perfettamente nella media, con il fisico asciutto e l'altezza nella norma, ma c'era qualcosa in quegli occhi che attraeva Rachel come una calamita.

“Ehi, Rich, vieni sì o no?” urlò in quel momento una ragazza con una treccia di capelli biondo grano.

Il giovane sobbalzò, prima di voltarsi e correrle dietro, urlando: “A-arrivo!”

La donna lo guardò andare via, prima di avvicinarsi al Centauro.

“Chirone, chi è quel ragazzino abbronzato coi capelli castani?”
“Come? Oh, Richard Morse, un figlio di Atena. Intelligente, come tutti i suoi fratelli, perfettamente nella media come abilità fisiche e di combattimento. È un bravo ragazzo, anche se talvolta ha la tendenza ad estraniarsi dal mondo e a distrarsi, finendo spesso per farsi del male”

Rachel annuì, mentre si portava una mano al viso pensierosa.

Qualcosa le diceva che, qualunque crisi stessero per affrontare, quel giovane avrebbe senz'altro giocato un ruolo chiave.

 

 

Rich si sedette sugli spalti dell'arena, mentre si portava ansimando la bottiglietta d'acqua alla bocca. Ne bevve un paio di sorsi e subito si sentì meglio.

Il giovane si guardò attorno cercando di riprendere le forze, mentre osservava i suoi fratelli e le sue sorelle allenarsi a coppie sotto lo sguardo attento di Jessie. Le lezioni di scherma erano sempre sfiancanti, ma quel giorno lo stavano stancando più del solito.

Lo sguardo prese a girovagare sul panorama familiare del Campo, fino a fermarsi sulla Casa grande. Il giovane si bloccò e prese a riflettere, col cervello che andava a mille.

C'era decisamente qualcosa di strano dietro al terremoto di prima, e inoltre Chirone pareva più agitato del solito, per quanto avesse cercato di non darlo a vedere. Senza contare poi il pallore innaturale sul volto dell'Oracolo.

Ma cosa era successo di così grande al punto da non volerli informare? Cosa era successo di così terribile da far scomodare perfino il loro pigro direttore? Qual'era stata la causa di quel terribile terremoto? Come mai gli dei volevano far passare tutto sotto silenzio? Cosa...?

“Rich!”

Il ragazzo sobbalzò a sentire il suo nome e si versò metà del contenuto della bottiglietta addosso.

“Oh, cavolo” si lamentò, prima di alzare la testa di fronte a sé, dove c'era la ragazza con la treccia che poco prima l'aveva richiamato.

“Ehi, Ambra” fu l'unica cosa che disse, mentre un timido sorriso di scuse si formava sul suo volto.

La sorella sospirò, esasperata: “Sono cinque minuti che ti chiamo, eri di nuovo con la testa tra le nuvole, eh? Per l'ennesima volta Rich, quando siamo nell'arena smettila di far funzionare il cervello e fa lavorare i muscoli”

L'australiano borbottò sotto voce qualcosa della serie “Non è colpa mia” oppure “Io ci provo, non posso farci niente se sono distratto”.

L'altra alzò gli occhi al cielo, mentre mormorava: “Dei, datemi la forza”, prima di prenderlo per un braccio e portarlo in mezzo al campo.

A quel punto prese la spada e si mise in posizione di combattimento: “Forza, è il momento di allenarci”

Rich sospirò e si preparò mentalmente per l'ennesima sconfitta a mano della sorella, prima che l'aria fosse pervasa da una serie di profonde risate gutturali.

“Oh dei, vi prego, fate che non siano loro...” mormorò solo il giovane, mentre alzava gli occhi al cielo, prima di spostare la sua attenzione sull'entrata dell'arena. Lì un gruppetto di una quindicina di ragazzi e ragazze grandi e grossi si faceva avanti, dandosi spintoni o ridendo in maniera sguaiata.

“Divina Atena, perché proprio i figli di Ares?” mormorò il figlio di Atena mentre rinfoderava la spada e andava ad unirsi al fianco di Ambra assieme ai suoi fratelli e alle sue sorelle, che avevano interrotto gli allenamenti.

I discendenti del dio della guerra sembravano averli notati, e adesso la loro attenzione era tutta su di loro.

“Ehi, che ci fate voi secchioni qui? Non dovreste essere in biblioteca a studiare qualche piano per evitare la figuraccia di stasera?” domandò un ragazzo coi capelli rosso fuoco e un sorriso sarcastico, facendosi avanti e facendo scoppiare una risata da parte degli altri.

Dimostrava forse diciassette anni, l'incarnato era chiaro e sulla pelle erano presenti varie lentiggini, che facevano a coppia con diverse cicatrici. Gli occhiali da vista neri brillavano alla luce del sole.

Ambra si scostò dal gruppo, per nulla spaventata: “Tutti possono usare l'arena, e poi non servono piani a battere delle scimmie armate di spada, Kevin” rispose a tono, mentre alle sue spalle vari dei suoi fratelli sorridevano compiaciuti.

Il sorriso scomparve velocemente dal volto del ragazzo, mentre il volto si faceva rosso come i capelli, rivelando il carattere irascibile del giovane: “Modera le parole, Valentine, e magari non ci andremo troppo pesanti con voi secchioni, stasera”

Rich si accostò alla sorella, irritato: “Non ci fate paura, ed ora smammate, se non volete ricevere una lezione come quella dell'ultima volta”

“Ehi, nessuno parla così a mio fratello!” esclamò un giovane, talmente simile al primo da poterne sembrare il gemello. A parte il fatto che era completamente albino.

Rich storse la bocca: “Nessuno ti ha interpellato, Kian, e poi è stato lui a iniziare”
“Senti senti, il piccoletto fa la voce grossa” lo prese in giro il giovane abbassandosi leggermente per arrivare alla sua altezza.

Rich arrossì di botto: “Va a farti fottere, Murphy” balbettò.

Il ragazzo sorrise malizioso a quelle parole: “Sicuro che non sia tu a volere che lo faccia io a te, Morse”

Rich arrossì ancora di più, e sarebbe saltato alla gola del figlio di Ares se i suoi fratelli non lo avessero trattenuto a forza: “Ti ammazzo Murphy! Lasciatemi andare, lasciatemi subito!”
“Oh, che c'è? Toccato un punto delicato? Aspetta che ti tocchi in un altro punto e allora il mio nome lo pronuncerai con molto più piacere” continuò l'albino facendo scoppiare i suoi fratelli in una risata ancora più sguaiata.

A quel punto Ambra si fece avanti e zittì tutti quanti con una semplice occhiata. Daltronde c'era un motivo se era la nuova capocabina di Atena.

“Ora ce ne andiamo. Ci vediamo stasera a Caccia alla bandiera, e preparatevi a piangere” fu l'unico commento che fece, prima di andarsene assieme ai suoi fratelli.

La giovane si avvicinò a Rich, che si era appena calmato: “Per l'Olimpo, Richard, calmati. Che ti è successo? Di solito non sei mai così aggressivo”

“Non posso farci niente, va bene? È quel Kian Murphy. Non appena vedo lui e quel suo maledetto sorrisetto, io... io...” e emise un grugnito esasperato.

Ambra sospirò. Che fosse mortale o divina, essere la sorella maggiore era sempre difficile.

 

 

“Ehi, bro, ma che ti è preso? Non è da te comportarti così” esclamò Kevin avvicinandosi al fratello, il quale stava scegliendo l'arma più adatta all'allenamento.

Questi scrollò le spalle: “Non lo so, è semplicemente che non appena vedo Morse mi viene voglia di stuzzicarlo. E poi è buffissimo quando si arrabbia”

“Bah, sei strano. Ad ogni modo grazie per essere intervenuto in mio aiuto prima”

“Fa nulla, siamo gemelli, no? Ci saremo sempre l'uno per l'altro” e lo sguardo non potè che cadere sulla protesi alla gamba del rosso, prima che un'espressione di dolore gli passasse sul viso.

L'altro si esibì in un sorriso divertito prima di dargli un pugno sulla spalla: “Dai, smettila di darti la colpa per quell'incidente, tu non centri nulla, quante volte te lo devo ripetere? Ora forza, andiamo ad allenarci. Faremo vedere a quei secchioni di che pasta siamo fatti”

 

 

Aimèe guardò ancora un attimo i figli di Atena che si allontanavano e il suo sguardo si posò in particolare sul ragazzino dai capelli castani che sembrava sul punto di piantare la spada nella giugulare di qualcuno.

“Ehi, Red, tutto bene?” domandò in quel momento una voce al suo fianco.

La giovane si voltò sorpresa e si trovò a fissare negli occhi il fratello, Crowley.

“Sì, scusami, è che sono stata distratta dal solito batibecco tra i figli di Atena e quelli di Ares”

Al suo fianco il castano aggiustò la cassetta di fragole che aveva in mano: “Proprio non riesco a capire come facciano alcune persone ad essere amiche di quegli attaccabrighe. Sono tutto il tempo che si vantano delle loro presunte gesta e di quanto si sentano superiori agli altri” e si portò due dita alla bocca, mimando il gesto di vomitare.

Aimèe scoppiò in una risata allegra: “Dai Crowley, non è da te essere così acido”

Il giovane scrollò le spalle: “Mi danno sui nervi, non c'è niente da fare”

La ragazza ridacchiò: “Dovresti avere più spirito critico, amico mio, e non fare di tutta l'erba un fascio”

Il minore storse la bocca: “Certo, perché non sei tu quella che l'altro giorno ha trasformato l'armatura di Arthur Oakler in un costume di Stitch perché ti aveva fatto arrabbiare”

“Quel nanetto se lo meritava, e poi stava bene, no?”
I due figli di Ecate arrivarono ridacchiando fino alla loro cabina, aprirono la porta e subito furono accolti da una voce che stava cantando a parecchi decibel sopra il volume normale: “It's time to tryyyy, and defyyyyyyiiiiiing gravity!”

I due ragazzi si guardarono attorno spaventati, fino a che non videro una giovane dal fisico asciutto e l'incarnato niveo in piedi su di un letto con gli occhi chiusi, che teneva in alto una mano nella quale reggeva un lettore MP3, mentre i corti capelli neri si muovevano al ritmo della canzone, sparata così forte nelle cuffie da farsi sentire persino dagli altri due.

“Ma che...!? Amelie!” esclamò sorpresa Aimèe verso la sorella.

Questa notò i due, e le guance, già di loro naturalmente arrossate, si tinsero di un rosso ancora più intenso, prima di saltare a terra e avvicinarsi ai due. Li prese per le spalle e li assordò, mentre cantava: “Soooo if you can't find me, look to the western sky - e qui indico con la mano verso dove credeva fosse ovest - As someone told me lately: Everyone deserve a chance to... fly! - e qui si staccò, prendendo a volteggiare per la stanza - And if I'm flying solo, at least I'm flying freee, to those who'd ground me, take a message back from meee - e qui saltò di nuovo sul letto - Tell them hooooow I'm defying gravity, I'm flying hiiigh, defying gravity, and soon I'll match them in rewoon - qui si fece seria e prese a fare gesti misteriosi di fronte a sé, mentre continuava - And nobody, in all of Oz, no wizard that there is or was, is ever gonna briiiing, meeee - e qui si rialzò e cantò a squarciagola, rischiando di rompere un paio di vetri - Dooooowwwn!!!

Quando finì aveva il fiatone. Si tolse con calma gli auricolari e disse con voce allegra: “Uao, ragazzi, adoro Wicked! Ma, ehi, perché mi guardate così?” domandò confusa vedendo il fratello e la sorella che la osservavano senza parole.

Dopo qualche secondo di silenzio Aimeè scoppiò a ridere, presto seguita dagli altri due.

“Sei unica Amelie” disse soltanto la rossa asciugandosi una lacrima, prima di tornare a concentrarsi sul carico di fragole che servivano per una pozione.

 

 

Glass si muoveva silenziosa tra gli alberi del bosco, mentre la sua mente andava a mille. Le ninfe si ritiravano quando vedevano passare quella minuta ragazzina piena di lentiggini, ben conoscendo il carattere chiuso e difficile e fin troppo tendente alla rabbia.

La giovane non ci badava. Era troppo presa dai suoi pensieri.

Quel terremoto era fin troppo sospetto, e inoltre se si aggiungevano anche i sogni fatti quella notte... no, non doveva farsi distrarre, magari quei sogni non significavano nulla.

La ragazza sapeva bene di mentire a sé stessa. Una delle molte conseguenze dell'essere una figlia di Morfeo, il dio dei sogni, era che praticamente mai i sogni che facevi erano normali. La sua percezione nel mondo onirico era ancora maggiore di quella degli altri semidei, ma inferiore a quella di alcuni dei suoi fratelli (che volendo potevano addirittura controllare i sogni che facevano costringendoli a mostrare ciò che volevano loro) o a quella dei figi di Ipnos.

Ma del resto a lei quei poteri non interessavano. Erano un'eredità di suo padre, un padre che lei disprezzava e che si rifiutava persino di chiamare tale.

Con un brivido ricordò l'immagine di vari mostri, qualcuno che gridava, una grotta oscura con una risata fredda e malevola che risuonava sempre più stridula fino quasi a fare male... e poi c'erano le carte.

Perché di quei tempi nei suoi maledetti sogni continuavano ad esserci delle stupide carte? Mica era Alice nel Paese delle Meraviglie, no?

Eppure da tre settimane a quella parte, ogni singola notte era piena di figure di carte, carte da gioco, ma soprattutto tarocchi, con immagini che si muovevano e scene che le ricordavano alcuni miti che aveva sentito talvolta durante qualche sera intorno al fuoco.

E tra tutti si stagliava l'immagine del numero 12, l'Appeso.

La giovane non sapeva se considerarlo un buon segno o meno.

“Insomma X, aspettami!” la raggiunse in quel momento una voce lamentandosi.

La ragazza alzò gli occhi al cielo, prima di fermarsi contro voglia e voltarsi. Un ragazzino dai folti capelli neri e gli occhi blu, un arco sulle esili spalle e una spada alla vita, la raggiunse col fiatone.

“Insomma, perché hai insistito tanto per venire fin qui per il nostro sopralluogo prima della partita di stasera? Potevamo fermarci anche lì del fiume, no? Non è un posto sicuro, c'è il rischio che ci sia qualche mostro in agguato. E poi se Chirone scopre che siamo venuti fin qui senza supervisione...”
“Dennis, sta zitto” disse semplicemente la ragazza.

Questi la guardò leggermente offeso.

“Scusami - disse dopo un po' la giovane sospirando - Non volevo essere così sgarbata, è che ho tanti pensieri per la testa. Continuo a pensare che ci sia qualcosa dietro a tutta questa storia del terremoto - si voltò a guardarlo, come in cerca di risposte - Ne sai nulla?”

Il moro si morse il labbro nervosamente, mentre guardava imbarazzato per terra: “Se mi stai chiedendo se ho avuto qualche tipo di profezia mi dispiace ma la risposta è no. Ho solo un bruttissimo presentimento...”
La ragazza annuì, prima di lasciar vagare lo sguardo sugli alberi circostanti.

Il figlio di Apollo le si avvicinò: “Senti, torniamo al Campo, abbiamo raccolto le informazioni necessarie per la partita di stasera, non c'è più bisogno di restare qui”

Glass annuì, prima di fare marcia indietro e ripercorrere la strada dalla quale erano arrivati a ritroso.

Finalmente dopo cinque minuti i due uscirono dal bosco, e la semidea sospirò, mentre guardava il familiare panorama del Campo.

Una voce lamentosa alle loro spalle li fece trasalire: “È pericoloso andare in giro per il bosco da soli senza supervisore, lo sapevate?”

La discendente di Morfeo si voltò di scatto, mentre tirava fuori il pugnale e lo puntava verso la fonte della voce, dimostrando riflessi più veloci di quelli del compagno. Vide che sotto ad un albero, seduto a gambe incrociate con fare indolente se ne stava un giovane abbastanza alto, con il volto che ricordava un po' la lama di una spada, aguzzo e tagliente, e una strana criniera di capelli bianchi.

Il giovane alzò a malapena un sopracciglio di fronte al pugnale, prima di sospirare: “Per favore, metti via il coltello, sennò mi cavi un occhio, vista la mia fortuna”
Quel tono di voce fece scattare una lampadina nella mente della ragazza, che subito riconobbe il giovane come un figlio di Tyche. Se non sbagliava aveva anche un nome strano...

“Ekanta! Ci hai spaventato...” mormorò solo Dennis con un sospiro, mentre cercava di calmare il cuore a mille.

Ekanta, ecco! Ekanta Williams.

Glass ripose il coltello nella fodera sbuffando.

Il giovane la scrutò con occhi indagatori: “Cosa ci facevate nella foresta, X?”

La ragazza scrollò le spalle: “Non sono cose che ti riguardano, strambo”

“X, sii più cortese” la riprese sibilando a bassa voce il compagno.

“Chiedevo solo” disse sbuffando il giovane, prima di tirare fuori dalla tasca dei pantaloni un mazzo di carte.

Con una stretta allo stomaco Glass riconobbe che si trattava di tarocchi.

Borbottando qualcosa se ne andò a passo svelto, il più lontano possibile da quel tipo.

“X, dove vai?! Ehm, scusala Ekanta, oggi, sai, beh, ecco...” e anche il moro la seguì in fretta, curioso di sapere cosa fosse successo all'amica.

 

 

Ekanta osservò la figlia di Morfeo e il figlio di Apollo andarsene a passi svelti, mentre lei lo apostrofava con parole decisamente poco gentili.

Il ragazzo assunse un'espressione perplessa. X stava decisamente nascondendo qualcosa. Non era una tipa molto socievole (non che lui potesse dire granché a riguardo, vista la quasi nullità dei suoi amici), ma quell'atteggiamento scorbutico era strano persino per i suoi standart.

Il giovane prese a mescolare le carte soprapensiero, prima che un rumore di rami spezzati non attirò la sua attenzione, facendogli alzare la testa. Tutto ciò che vide fu una figura che cadeva urlando, per poi ritrovarsi disteso a faccia in giù sull'erba.

“Ohi ohi, che male. Per fortuna che c'era qualcosa ad attutire la caduta...” esclamò una voce appartenente chiaramente ad una ragazza.

“Già, decisamente una fortuna per te, un po' meno per me” mormorò il figlio di Tyche.

All'istante la figura sobbalzò, prima di spostarsi dalla sua schiena ed esclamare concitata: “Oh dei, scusami, scusami tanto!”

Il giovane fu aiutato e incontrò il volto morbido e paffuto di una delle sue pochissime amiche.

“Oh, sei tu...” esclamò la ragazzina non molto convinta, mentre lo sguardo dolce e preoccupato veniva sostiuito da uno molto simile a “ma ti pare il caso di andare a metterti sotto ad un albero, idiota?”.

“Ciao Anjelica - disse solo il ragazzo, mentre tornava a sedersi e riprenedeva a mescolare le carte, cercando di ignorare le nuove ferite sulle guance - Perché eri salita sull'albero?”

La ragazza gli si sedette vicino, sbuffando: “Fatti gli affari tuoi, Malasorte”

Dopo un paio di minuti di silenzio la bambina rispose: “Mirana voleva convincermi a pulire la capanna per il controllo settimanale, io non ne avevo voglia e quindi sono scappata a nascondermi sull'albero, dove mi sono appisolata”

“Non hai provato con gli occhioni da cucciolo?”

“Sono inutili, ormai i miei fratelli me li hanno visti fare talmente tante volte che non sortiscono più lo stesso effetto di una volta” spiegò sbuffando la figlia di Apollo.

Ekanta annuì, prima di aprire a ventaglio le carte di fronte a sé.

“Stai di nuovo tentando di predire il futuro? Davvero, a volte mi chiedo come sia possibile che uno sfigato come te, che tra l'altro non è nemmeno figlio di Ecate ma di Tyche, ci riesca così bene in questo”

“Cosa vuoi che ti dica, ciascuno ha i suoi talenti” rispose solo a bassa voce il ragazzo con un leggero sorrisetto compiaciuto, prima di estrarre una carta.

Aggrottò la fronte nel vederla: la numero 10, la Ruota della fortuna.

Strano, era raro che quella carta, la rappresentazione stessa di sua madre, gli comparisse di fronte. Forse aveva a che fare con lo strano terremoto di quel pomeriggio? Oppure era riferita alla sorte di qualcuno vicino a lui?

Al suo fianco Anjelica aveva preso a fissare distrattamente intorno a sé, mentre canticchiava a mezza voce: “Portami con te su un'isola nascosta/ Portami con te su un'isola perduta/ Tra le statue mute e composte/ A cui il sortilegio la parola tolse/ Portami con te su un'isola nascosta/ Portami con te su un'isola perduta/ Nel grotta della maga rinata/ Dove la battaglia non può essere evitata/ Portami con te...
A sentire quelle parole Ekanta si irrigidì.

Anjelica lo fissò, confusa: “Ehi, che hai Kyo?”

Il giovane scosse la testa: “N-nulla, non ti preoccupare” per poi osservare il suo mazzo di carte.

Con mano tremante estrasse una carta, e non appena la vide senti la bocca farsi asciutta.

Il numero 16: la Torre. La carta della sventura in tutte le sue forme.

Ekanta non sapeva cosa gli riservava il suo futuro di preciso, ma era certo che di qualunque cosa si trattasse aveva bisogno di tutta la sua fortuna, per sorpavvivere.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Angolo autore:

Allora, salve popolo del fandom di pjo, voglio chiaire un paio di cose innanzitutto.

Per prima cosa mi scuso davvero tantissimo per il ritardo con cui pubblico questo primo capitolo. Sono passati praticamente due mesi e mezzo dal prologo, ma ho buone motivazioni per questo ritardo: prima tra tutte l'esame di matura, da poco felicemente concluso, che mi ha praticamente strappato la forza vitale e il tempo libero da metà maggio in poi. Seconda motivazione: la scelta dei personaggi, che è stata tremendamente difficile e combattuta. Non solo perché molti di voi mi hanno mandato personaggi decisamente validi e che si potrebbero sviluppare al meglio, ma anche perché dovevo trovare la combinazione perfetta nel gruppo da costruire.

E questo porta anche al mio secondo annuncio: visto, appunto, che mi ha spezzato il cuore dover rinunciare ad alcuni dei vostri personaggi ho deciso che in contemporanea con la missione contro Medea ci sarà anche un altro gruppetto più nutrito di personaggi, praticamente tutti quelli lasciati da parte, che andrà a compiere un'altra impresa a Nuova Roma. Pertanto i capitoli si alterneranno, potremmpo dire, tra la missione principale e quella a Nuova Roma. Quindi non abbiate paura i vostri personaggi compariranno, anche solo semplicemente come sfondo come è accaduto in questo capitolo.

Parlando del capitolo: conosciamo i nostri protagonisti, che ne dite? Primo fra tutti è il mio OC: Richard “Rich” Morse, figlio di Atena; altro protagonista è poi Kian Murphy, figlio di Ares, mandatomi da Daughter of Apollo (con cui mi scuso tantissimo per il fatto che è assolutamente OOC in questo capitolo, ma ho cercato comunque di farlo comportare in maniera adatta, e c'è un motivo dietro il suo comportamento che verrà svelato solo in seguito, fidati di me); si passa poi a Amelie Kandieskij, figlia di Ecate, mandatami da Aki_and_Ami; per poi passare ad Aimeè “Red” Scott, altra figlia di Ecate (sì, due figlie di Ecate, lo so che può sembrare ingiusto, ma fidatevi: ho trovato anche qui una scusa che metterò più avanti) mandatami da La ladra di libri; Glass “X” Hicks, figlia di Morfeo, mandatami da Sabaku no Konan Inuzuka; ed infine lo sfortunato Ekanta Williams, figlio di Tyche, mandatomi da Fe_.

Altri personaggi comparsi nel corso della storia: Arthur Oakler (citato più volte ma che voglio far comparire a forza nel prossimo capitolo, fidatevi), figlio di Ares, mandatomi da Aki_and_Ami; Kevin Murphy, figlio di Ares, gemello di Kian, mandatomi da Daughter of Apollo; Crowley Banner, figlio di Ecate, mandatomi da Fenris; Dennis David Campbell, figlio di Apollo, mandatomi da Cody020701; Mirana Reid (citata), figlia di Apollo, mandatami da Beckyforever; ed infine Anjelica Visser, figlia di Apollo, mandatami da Fe_.

A questo punto voglio specificare una cosa che penso non molti abbiano capito bene: questa storia si svolge abbastanza dopo i fatti degli ultimi libri di pjo, almeno una decina di anni. Percy, Annabeth e gli altri hanno ormai raggiunto e superato i 30, sono adulti, quindi i nostri protagonisti non hanno partecipato a nessuna delle guerre, né contro i titani, né contro Gea. Per questo Rachel è ora una giovane donna, per questo Percy e Annabeth vivono assieme a Nuova Roma, per questo ci sono nuovi Capocabina.

Detto questo vi prometto che cercherò di aggiornare il prossimo capitolo il prima possibile (sia benedetta l'estate), e vi ricordo che i personaggi scartati non è che non compariranno, semplicemente per adesso non saranno centrali, ma poi avranno un'avventura tutta loro, ve lo prometto ^_^

Chiedo perdono agli autori dei personaggi che mi avete mandato se sono OOC, io ho cercato di fare del mio meglio, e spero di non aver fallito miseramente.

Attenzione: a partire da questo capitolo in poi ci vorranno minimo due recensioni per poter continuare, più recensioni, più in fretta gli aggiornamenti (o almeno credo), inoltre mi servono per tirarmi un po' su di morale e voglio che le usiate anche per darmi consigli nel caso in cui non stia rispettando il carattere dei personaggi che mi avete mandato.

Ci si vede allora nel prossimo capitolo, dove vedremo un'agguerrita partita a Caccia alla bandiera, con una piccola intromissione di qualcuno che per poco non ucciderà tutti. Ops.

Bye bye!

   
 
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