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Autore: Thebravest666    09/07/2017    1 recensioni
"Allora dimmelo, Louis. Dimmelo prima che salga su quel fottuto aereo." Gli occhi del riccio ormai erano pieni di lacrime che a stento riusciva a non far scorrere sulle sue guance arrossate, nella mano destra stringeva il mio polso con forza e per un attimo credetti di sentire dolore per quanto lo stringesse.
Non risposi subito, non lo guardai nemmeno negli occhi mentre toglievo il mio polso dalla sua mano, deglutii cercando di mandare giù il nodo che mi si era formato in gola e abbassai lo sguardo.
"No Harry, non provo niente per te e mai proverò qualco-" Le parole mi morirono in gola quando i nostri sguardi si incrociarono.
Era deluso, di nuovo.
In quell'istante mentre lo vidi uscire dalla porta e chiudersela alle spalle, capii di averlo perso, per sempre.
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het, Slash | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Questo capito è interamente dalla prospettiva di Harry, se non vi da fastidio come cosa, potrei fare qualche capitolo con la sua prospettiva qualcuno con quella di Louis, ditemelo voi.


 
Odiavo i temporali con tutto me stesso, non sopportavo i fulmini che squarciavano il cielo in due o i tuoni che facevano tremare le finestre, tutto ciò mi faceva stare in ansia,  non che non lo fossi già di mio, eh.
Quella sera  nessun capo mi andava bene; la t-shirt bianca mi faceva sembrare terribilmente grasso, i jeans neri mi appiattivano il sedere e per finire gli stivaletti  marroni mi facevano sembrare il big-foot.
Scossi la testa frustrato e mi lanciai a peso morto sul letto, tempo dieci minuti e Louis sarebbe dovuto passarmi a prendere e sentivo già il cuore uscire dal petto, perché sì, ormai credevo fosse palese che avevo una cotta per lui da quando i nostri occhi si erano incrociati.
Dio solo sa quante volte mi sono trattenuto da ficcarli la lingua in bocca o mettergli la mano sul sedere, dio, quel sedere.
Mi morsi il labbro al solo pensiero del suo sedere stretto nei boxer grigi di Calvin Klein e sentii un caldo famigliare avvolgermi il ventre; respirai profondamente e cercai di pensare ad altro, per il mio bene.
Louis si dichiarava etero ma i porno gay nella cronologia del suo cellulare gli avevo visti ben tre volte, diamine.
Feci schioccare la lingua sul palato e mi passai una mano fra i ricci, scompigliandoli, quando poi sentii il clacson dell'auto di Lou non ebbi nemmeno il coraggio di riguardarmi una seconda volta, sennò non sarei mai andato all'Eden quella sera.
In realtà, dal profondo del mio cuore, io non ci volevo nemmeno andare a quella festa, era una palese scusa per fingermi ubriaco e provarci con lui.
Entrai in auto correndo, visto che l'umidità della pioggia avrebbe rovinato i miei fantastici ricci, e sembrare un barboncino non era un'opzione allettante. Per niente.
"Harreh, allora, emozionato?" Domandò ingranando la marcia e partendo, osservava la strada con attenzione, mandandomi però qualche occhiata ogni tanto.
Annuii vigorosamente e cominciai a tamburellare le dita sul cellulare, era dannatamente bello.
Indossava dei jeans nuovi, neri e aderenti, immaginai già come il suo culo doveva apparire con quelli addosso e fui tentato da fermare l'auto solo per farlo scendere.
"Anche io! Non vedo l'ora di scoparmi qualche ragazza bisessuale, magari poi ci scappa una cosa a tre."
Stronzate, Louis, stronzate.
Non nascondere il frocio che c'è in te.

"Oh? Davvero? Mh. Speriamo bene." Ironizzai palesemente sulle mie stesse parole, facendolo così inarcare le sopracciglia, confuso.
Mi venne quasi un  mancamento quando scendemmo dall'auto, oltre al suo culo stupendo, c'era tantissima gente palesemente gay.
Tutta quell'atmosfera mi fece sentire a casa,  nessuno aveva paura di  quel che era, tranne il nano accanto a me, lui si cagava proprio sotto.
"L-Lou?" Lo richiamai mentre ci mettevamo in fila, respirai profondamente prima di iniziare a parlare. "Prometti di non lasciarmi solo? C'è tanta gente, sai che ho paura."
Nonostante mi sentissi bene con me stesso, c'era ancora una piccola parte di me che rimuginava sul passato e che non mi permetteva di vivere come volevo, facendomi tornare paure infantili.
Deglutii rumorosamente quando Louis allungò una mano sfiorando la mia, poi la strinse forse e intrecciò le nostre dita; non disse nulla, ma quel gesto bastò.
Mi fidavo di lui più che di qualunque altro.
Dopo una lunga mezz'ora in fila riuscimmo ad entrare; il locale era enorme, spazioso e pulito, in più la pista da ballo occupava più di trequarti della struttura, il resto erano divanetti ornati da adesivi color arcobaleno, palesemente messi su solo per  la serata.
Inizialmente ci sedemmo su uno dei divanetti, parlammo come non mai quella sera, Louis criticava tutti per i loro modi troppo eccentrici di essere vestiti e disse una frase ricca di troppi doppi sensi: "Se uno è gay non lo si vede mica per come è vestito o come si comporta, ci sono anche dei gay che si comportano in maniera virile."
Erano le due e mezzo quando finalmente la musica cominciò ad alzarsi e la pista a riempirsi; avevo già bevuto tre o quattro drink e avevo il cervello a puttane, letteralmente.
Vedevo tutto come se fosse stato a rallentatore, le persone oscillavano come le pareti e la musica si sentiva sempre più in lontananza.
"Lou, andiamo a ballare?" Mi avvicinai al suo orecchio e sfiorai con la bocca il lobo di essa, per poi scendere con la bocca lungo la sua mandibola; la leggera barba incolta che aveva mi gratto leggermente il labbro  inferiore, facendomi poi sorridere.
Da sobrio non avrei mai fatto una cosa del genere, ero così timido e impacciato.
Tremò sotto al mio tocco ma poi si spostò, mi afferrò l'avanbraccio e mi trascinò in pista, scostando con violenza alcune persone.
I bassi di "Born this way" andavano a ritmo con il mio cuore, tutta quella situazione mi diede una carica di energia potentissima, mi sentivo rinato.
Ballai come non avevo mai fatto, mi sentivo libero di essere quello che ero, Louis invece era rigido come un tronco, si guardava intorno e muoveva leggermente le ginocchia a ritmo di musica.
La situazione durò circa un oretta, finché io presi la situazione in mano e mi avvicinai pericolosamente alle sue labbra, facendolo indietreggiare, feci scorrere il labbro sul suo  mento fino ad arrivare all'orecchio.
"Vuoi qualcosa da bere?"
Quando annuì sentii il mio cuore scoppiare di felicità, non vedevo l'ora di farlo ubriacare per farlo sciogliere del tutto, non che volessi approfittarmi di lui, eh.
"Aspettami qui."
Sparii tra la folla, spintonando qua e la qualche ragazzo, raggiunsi il barman e ordinai due bicchieri di vodka liscia.
Aspettai parecchio, vista la caterba di gente che voleva ordinare, ma non avevo fretta, il mio cuore era in pace, mi sentivo bene, dannatamente bene.
Mi sentivo come un bambino che stava per scartare il regalo di Natale, sapendo già che sotto alla carta rossa e argento c'è il gioco che tanto desidera.
Perché sì, Louis era un desiderio, per me, lo era stato fin da troppo e quello era il momento adatto; doveva capire che non c'era nulla di sbagliato in ciò.
"Grazie mille." Afferrai entrambi i bicchieri con una mano e cominciai a farmi spazio fra le persone, nuovamente.
Arrivai finalmente dove avevo lasciato il mio amato e il mio cuore smise di battere quando non lo trovai lì, non era dove gli avevo detto di aspettarmi.
Cominciai a innervosirmi e a cercarlo fra le persone, sbattendo in continuo addosso a schiene o tette, rovesciando così quasi tutto il contenuto dei bicchieri.
Dieci minuti dopo entrai in panico; ero solo, quando gli avevo chiedo si stare con me, ero senza di lui e i miei piani erano andati a farsi fottere.
Sentii il naso pizzicare e la gola chiudersi ma lottai contro me stesso, quella serata non doveva finire così, non poteva, io non volevo tornare il solito Harry Styles di sempre, quello fragile e impacciato.
Quando una mano mi toccò con violenza il sedere, facendomi sobbalzare, mi voltai e lo guardai scioccato; non ero pronto ad un abbrodaggio del genere e sinceramente non volevo nessuno se non Louis.
Mi allontanai frettolosamente dal ragazzo, correndo verso i bagni; avevo bisogno di rinfrescarmi.
Entrai nei servizi e poggiai i palmi delle mani sul lavello, cercando di prendere fiato, il colorito della mia pelle era biancastro, tranne gli zigomi che erano color rosso fuoco, gli occhi invece risultavano rossi quando le guance; sembravo fatto.
I miei pensieri vennero interrotti bruscamente da dei gemiti, provenienti dall'ultimo dei bagni; mi venne quasi da ridere, che squallore fare del sesso orale in un bagno.
Sapevo che un ragazzo stava facendo un pompino ad un altro, sentivo chiaramente i versi e i rumori di esso.
Scossi la testa frustrato e mi sedetti sul lavandino, per sbaglio però urtai con il gomito lo specchio, facendolo muovere e fare un fracasso assurdo.
Incassai la testa fra le spalle e arrossi quando sentii i due ragazzi agitarsi e sistemarsi dentro al bagno, sentendomi probabilmente avevano preso paura e per non rischiare uscirono.
Appena il più basso uscì, pulendosi la bocca con il dorso della mano, sentii il mio cuore spezzarsi in diecimila piccolissimi frammenti.
Avete presente quando sperate così tanto in una cosa, ci arrivate quasi, ma poi succede quell'imprevisto e mandate tutto a farsi fottere? Ecco, mi sentivo così.
Mi ero pietrificato, avanti a Louis, quest'ultimo rimase a fissarmi con occhi sbarrati e bocca leggermente schiusa, mentre il ragazzo alle sue spalle uscì di corsa dai bagni, imbarazzatissimo.
Eravamo uno difronte all'altro, senza dirci niente, immobili, il suo sguardo era ancora carico di eccitazione e spavento e questo mi fece esplodere.
Sentii le lacrime scorrere lungo le mie guance e stavolta non feci nulla per fermarle, il labbro cominciò a tremare assieme alle spalle; lo guardai un ultima volta prima di correre fuori dalla porta antincendio.
Corsi per metri, forse chilometri, finché le mie gambe smisero di funzionare e caddi a terra, la mia faccia sbatté sull'asfalto umido e le mie ginocchia bruciarono, ma ogni cosa sembrava essere ferma.
Non mi alzai, rimasi lì tutta la notte, a fissare il vuoto e a pensare.
La cosa che mi fece più male di tutta la cosa è che lui aveva preferito un'altro a me, non solo aveva tradito la sua promessa di non lasciarmi solo, ma aveva preferito sperimentare con un altro la sua prima volta che con me.
Questo mi spezzava il cuore, mi faceva voglia di alzarmi solo per andare da lui e prenderlo a pugni, fino a farlo sanguinare, ovviamente non lo chiamai nemmeno quella notte, rimasi a dormire lì, sul marciapiede a quindici isolati 
lontano da casa mia, senza sapere dove andare e con il cuore spezzato.
Il vecchio Harry Styles era tornato.


Babies, salve.
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento e spero che qualcuno lasci una bella recensione, sta volta.
Bacionesss.


 
 
   
 
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