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Autore: __Lily    13/07/2017    3 recensioni
"Nonostante tutto Jon rimase nell’ombra mentre Sansa Stark fece un passo verso l’oscurità. [...] Jon aveva osservato la sorella: la veste smossa dal vento, il metalupo degli Stark ricamato nel suo vestito e i suoi occhi blu come quelli della madre si erano fatti freddi - quasi glaciali - come il vento del Nord. 
I suoi capelli rossi come le fiamme del fuoco illuminavano l’oscurità nella quale si stava addentrando.

«Fai ciò che devi Sansa» aveva sussurrato guardando la sorella scomparire dentro quel canile."
Genere: Azione, Drammatico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Cersei Lannister, Daenerys Targaryen, Jon Snow, Sansa Stark
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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CINQUANTATRE

 

 

 

 

A Grande Inverno Jaime trovò vecchie conoscenze come Sandor Clegane, il temuto Mastino e lo sorprese trovarlo con Beric Dondarrion, quei due si erano sempre detestati.
Poi c’era Varys il sussurratore, il ragno, quell’uomo lo aveva sempre un po’ spaventato e ormai erano anni che lo conosceva, dai tempi di re Aerys.
E poi c’era lui, Petyr Baelish, quell’uomo non gli era mai piaciuto.
Si stava allenando con Brienne nel cortile d’armi, inutile dire che lei era più forte di lui, lo disarmò più e più volte.
«E’ inutile, questa stupida mano è inutile!» urlò furioso gettando la spada a terra.
«Raccogli la spada.»
«Lascia perdere, usa il tuo tempo in altro modo.»
Stava per andarsene quando sentì la lama fredda posarsi sul suo collo caldo.
«Raccogli la tua spada, ho detto.»
«Brienne.»
Quando si voltò si scontrò nuovamente con i suoi occhi azzurri, erano così belli, i più belli che lui avesse mai visto.
Si abbassò e prese nuovamente la spada.
«Sei decisa a perdere tempo?»
«Il tempo è mio e decido io cosa farne. Devi solo rendere la sinistra più forte, come lo era la destra.»
«Non ho fatto che allenarmi ed ecco il risultato, non sono più in grado di combattere come una volta. Avrei potuto ucciderne dieci di uomini come Tormund e ora…»
«E ora devi fare allenamento con la sinistra e forse un giorno riuscirai a battere Tormund» disse, il cuore aumentava i battiti ogni volta che lo fissava per più di dieci secondi.
Jon era nel ballatoio a osservarli, vedeva la complicità che c’era tra loro, era la stessa che lui aveva avuto con Ygritte.
Ygritte, chissà cosa sarebbe accaduto se non fosse morta quel giorno, alla Barriera.
Jaime si muoveva bene ma la mano sinistra non era forte, la spada continuava a cadergli a quasi ogni attacco mirato della giovane bionda in abiti maschili, la stessa donna che spesso gli ricordava Arya.
Si distrasse solo per qualche minuto e quando abbassò nuovamente gli occhi, lui non era più lì.
Sentì dei passi dietro di se, un’ombra che si allungava sul ballatoio.
«Hai deciso di spiarmi? Non sono in grado di uccidere nemmeno un coniglio con questa mano.»
«Ti stavo solo osservando. E’ un peccato, un buon guerriero come quello che eri un tempo avrebbe fatto comodo nella guerra che sta per arrivare.»
«Non credo agli Estranei.»
«Presto ci crederai» disse Jon, i suoi occhi erano così scuri mentre quelli del principe Rhaegar erano viola e un po’ screziati di indaco se li osservavi bene, uguali a quelli di sua sorella Daenerys.
Jaime si rese conto delle strane occhiate di Jon, lo aveva fissato troppo a lungo.
«Cercavo somiglianze» disse tranquillo.
«Somiglianze?»
«Si, fra te e il principe Targaryen.»
Jon si rabbuiò in po’, ed eccola lì, la somiglianza.
Lo sguardo, aveva lo stesso sguardo corrucciato e malinconico di suo padre, forse anche un po’ lo stesso spirito tormentato.
«Non sforzarti, non ho ereditato niente dai Targaryen.»
«Ti sbagli. Lo conoscevo, sai? Lui mi ha reso una guardia reale e io l’ho deluso. Non avrei potuto deluderlo di più.»
«Non gli somiglio, l’ho visto in una visione di Bran.»
«Si non hai gli occhi viola e nemmeno i capelli biondi platino ma hai il suo sguardo.»
«Quale sguardo?» chiese Jon curioso, abbassando un po’ le difese, non si fidava di Jaime Lannister ma era vero, lui aveva conosciuto il principe ereditario.
«Lo sguardo pensieroso e malinconico, è lo stesso. In questo siete identici. Quando seppi della sua morte piansi molto, per la prima volta dopo anni e poi non fui in grado di salvare la sua famiglia. Brienne mi ha detto che avevo ancora un’opportunità per fare ammenda, ora so che siete tu e Daenerys quell’opportunità» rispose.
Poi il suo sguardo si perse oltre le brughiere di Grande Inverno, oltre il Parco degli Dei con quel suo spaventoso albero diga, oltre leghe di terre innevate e ghiacciate, dove gli animali morivano di freddo e di fame, fino ad arrivare ad Approdo del re, a Cersei.
«Brienne di Tarth ci ha servito bene, ha protetto Sansa portandola da me alla Barriera e non se n’è andata nemmeno dopo, quando avrebbe potuto farlo.»
«Brienne è estremamente leale, è un bene che sia dalla vostra parte» disse con un mezzo sorriso.
«Non so cosa ci sia tra voi due e non voglio saperlo. Sansa tiene a lei, molto, non ferirla ser Jaime, non lo merita.»
«Lo so.»
Lei merita il meglio e un uomo molto migliore di quanto io potrò mai essere.
Jon fece per andarsene ma poi si fermò e si voltò nuovamente verso l’uomo con la mano d’oro.
«Grazie» gli disse a bassa voce, infondo dire quel “grazie” gli era costato molto.
Jaime Lannister restava comunque l’uomo che non si era fatto scrupoli a gettare un bambino da una torre; suo fratello, Bran.
Per tutto il giorno non Jon riuscì a smettere di pensare alle parole di Jaime Lannister, allo sguardo malinconico che sia lui che il suo vero padre condividevano.
Sorrise tristemente, allora aveva ereditato qualcosa anche da lui.
Aveva così tante domande da fargli ma non poteva, era morto, morto come Eddard Stark, come Lyanna e la sua morte ora lo tormentava e gli faceva temere per la vita di Sansa; il pensiero di perderla e di restare solo con un bambino lo terrorizzava, ma sarebbe anche potuto morire lui nella guerra che stava arrivando e a quel punto a restare sola sarebbe stata Sansa e Baelish ne avrebbe approfittato.
Farò radere al suolo la Valle, piuttosto che lasciarla a lui. Robb, quale sarà il tuo destino? - pensò Jon ricordando la sua infanzia a Grande Inverno con i suoi fratelli, con suo padre.
Non crescerai come uno Snow, non porterai anche tu questo peso.
Senza rendersene conto era arrivato alla sua stanza, aprì la porta semichiusa e trovò Sansa difronte al camino acceso intenta a ricamare, sorrise guardandola e pensando alla sua fortuna, a suo figlio, un figlio che presto sarebbe stato davvero reale e non più un’immagine della sua mente.
Lei sollevò la testa e sorrise a suo marito, ancora incredula che davvero lo fosse e felice come non lo era da anni, da prima di lasciare il Nord.
Ma ora la Sansa che aveva difronte non era più una bambina ma una donna, la sua donna, sua moglie, la madre di suo figlio.
Jon si avvicinò e la baciò dolcemente, si inginocchiò e posò la testa sul suo grembo rotondo e sospirò chiudendo gli occhi scuri.
Sansa gli accarezzò i capelli e giocò con i suoi ricci come faceva sempre; la pelle di suo marito risplendeva vicino alle fiamme del fuoco.
Si tirò su e si scontrò con i suoi occhi blu.
«Guarda» disse lei mostrandogli il ricamo.
Era una copertina bianca come la neve che cadeva incessante, la stava facendo per Robb.
«E’ bellissima.»
«Qui ci sarà un lupo e qui un drago a tre teste» disse indicandogli i punti con le dita, raggiante come non la vedeva da tempo.
Aveva già iniziato a ricamare il nome scelto per il figlio con il colore blu.
«E’ bello vederti ricamare, ti piaceva molto una volta.»
«Mi piace ancora, anche se mi fa pensare alla mia Septa e poi non posso allenarmi ora, avrei voluto ma non mi sentivo abbastanza in forze e così ho pensato di fare questo per nostro figlio.»
«Un giorno la apprezzerà molto.»
«Non solo Robb.»
«Direi di concentrarci su di lui, ora» rispose Jon sorridendogli.
«E’ sempre nei miei pensieri, come te. Ma sai ciò che voglio.»
«Lo so, Sansa e accadrà» disse suo marito accarezzandole una guancia.
«Accadrà, Grande Inverno tornerà come era un tempo, Robb avrà dei fratelli con cui giocare. Questo è solo l’inizio della nostra vita insieme, Jon» rispose a suo marito posando una mano sulla pancia che ogni giorno era un po’ più grande.




«So che probabilmente vorresti farmi uccidere dai tuoi draghi, non credevo che ne avrei mai visto uno a parte gli scheletri che un tempo erano ai lati della sala del trono» disse Jaime guardando quegli enormi draghi volare sopra le loro teste.
Daenerys era nel Parco degli Dei, capiva perché Sansa ci andasse così spesso, c’era una pace lì che la faceva stare meglio, che le permetteva di pensare.
Alzò lo sguardo viola sul cavaliere difronte a lei, Jaime Lannister, si probabilmente avrebbe dovuto ucciderlo.
«Ti consiglio di non sfidare la sorte, ser.»
«Ormai ci sono abituato» rispose Jaime mostrandogli la mano d’oro, fece un passo e poi un altro finché non si sedette di fianco a lei.
«Lo sapevo» disse lei.
«Sapevi cosa?»
«Di mio padre, del re folle, sapevo già tutto.»
«Tyrion.»
«Si» rispose anche se non era una domanda.
Il suo volto sembrava quello di un qualche dio, un po’ come tutti i volti dei Targaryen, ma in lei c'era così tanto della regina Rhaella e anche del principe Rhaegar.
«Ammiravo tuo fratello, lo rispettavo e se oggi sono chi sono è solo grazie a lui. Allo stesso modo rispettavo tua madre, la regina Rhaella, era una grande donna e ha sempre vissuto la sua vita con molta dignità.»
Sentiva di doverglielo dire, di dover raccontare ciò che lui aveva visto, vissuto.
«Avrei tanto voluto conoscerla e anche Rhaegar, invece ho conosciuto solo Viserys e la sua follia.»
«Il ricordo che ho del principe Viserys è quello di un bambino curioso e dolce, un bambino che adorava il padre con grande terrore della regina.»
«Perché sei qui?» domandò lei con gli occhi lucidi.
«Te lo dovevo. Lo dovevo a tuo fratello e a tua madre. Io voglio fare ammenda. La morte della tua famiglia mi ha tormentato per anni, lo spirito di tuo fratello non se n’è mai andato perché io sono venuto meno alla promessa di proteggere sua moglie e i suoi figli. Amava quei bambini più della sua vita e mio padre diede l’ordine di ucciderli» ammise tristemente.
«Hai salvato migliaia di vite quel giorno.»
«Ma non le vite di chi avevo giurato di proteggere e quando Eddard Stark mi trovò seduto sul Trono di Spade mi giudicò senza sapere i fatti, senza sapere che re Aerys voleva farci bruciare tutti per poter risorgere sotto forma di drago e uccidere così i suoi nemici; per questo gli tagliai la gola dopo averlo pugnalato.»
«Mio padre meritava quel nome, ma io non sono come lui. Intendo portare giustizia nei Sette Regni e la mia giustizia non sarà mai quella di un folle. So che il popolo amava Rhaeagr e che lo volevano come loro re e se fosse vissuto so che sarebbe stato un grande re, io proverò a essere alla sua altezza. Jon ha rifiutato il trono e i Sette Regni, ha scelto il Nord e Sansa Stark e non posso fargliene una colpa. E’ cresciuto qui con una famiglia che non sarebbe dovuta essere la sua, con un padre che non avrebbe dovuto avere ma che gli ha salvato la vita. Ha scelto di essere uno Stark invece che un Targaryen. Si è fidato di me. Ho lottato tanto per tornare e ora che sono qui…»
«Mio fratello non è uno sciocco, non riporrebbe mai la sua fiducia e la sua vita nelle mani di un folle. Tyrion crede in te perché evidentemente ha visto qualcosa, un barlume di speranza per questo mondo ormai allo sbando. Ovunque ti giri trovi un re.»
«E tua sorella è una di questi falsi re, non resterà impunita per ciò che ha fatto.»
«Lo so» rispose con voce stanca e colma di tristezza.
Cersei.





Nella grande sala dove si erano tenuti i festeggiamenti un mercenario stava mangiando e bevendo da solo, fuori si gelava e Bronn non aveva alcuna intenzione di mettere piede fuori da quel castello.
Un uomo di statura molto più bassa si avvicinò a lui e gli si sedette difronte, quel momento gli ricordò le colazioni di quando era ospite lì, quando arrivò con la sua famiglia e con re Robert, gli ricordò il sorriso di Myrcella e quello di Tommen.
«Felice di vederti vivo, vecchio mio.»
«Anche io, Bronn. Anche io.»
Tyrion gli riempì il bicchiere con del vino e poi ne prese un po’ anche lui.
«Ai vecchi tempi» disse alzando la coppa verso quella di Bronn.
«Spera che la tua testa rimanga ancora attaccata al tuo collo. Tuo fratello è molto infuriato con te.»
«Jaime non mi farà mai del male, per quanto possa essere infuriato. E’ mio fratello, non mi ucciderà.»
«Ne sembri convinto.»
«Perché lo sono. Conosco Jaime da molto tempo ormai, non farebbe mai del male a un membro della sua famiglia.»
«Lo spero» rispose Bronn osservando Tyrion Lannister un’ultima volta prima di scolarsi un'altra coppa di vino.







 

Cosa ne pensate di questo Jaime che tenta di ritrovare un po' di pace? Di cancellare il passato e di essere ricordato come eroe e non come sterminatore di re? 

  
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