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Autore: Chiaroscura69    17/07/2017    1 recensioni
''Non puoi fare così ogni volta... tu non vuoi che ti ami, ma non mi dai nemmeno la possibilità di non amarti'' dissi senza guardarlo negli occhi.
''Tori dimmi cosa potrei fare e lo farò''rispose quasi divertito.
''Lasciami andare e sparisci dalla mia vita una volta per tutte''.
Alessandro mi guardò il polso alla ricerca del braccialetto. Me lo coprii con una mano ma lui me la afferrò e la spinse via.
''Perchè lo hai tenuto?'' disse fissandomi attentamente negli occhi.
''E' un motivo stupido, lascia stare... Senti ho un'idea: frequentiamoci assiduamente per dieci giorni e in questi giorni mi devi mostrare i tuoi dieci peggiori difetti. In questi giorni però non dovrai mai provarci con me.
Solo facendo in questo modo forse smetterò di amarti''.
''Se questo è il tuo modo di risolvere la faccenda per me va bene. Inizia a tremare Melanzana!''
'Ecco come mi sono cacciata nel peggior guaio della mia vita' pensai.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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*Throwback to 4 years ago*
Mi servono i soldi per partire. Mi servono i soldi per partire. Mi servono i soldi per partire. Ripetermelo non serve a nulla.
Odio questo dannato lavoro.
Fare la cameriera in sè mi piace, sei a contatto con la gente, mangi un sacco di roba buona di nascosto e hai tutto il tempo per pensare ai tuoi affari mentre svolgi le mansioni. E' tutto il resto che non mi piace. Mi trattano come una pezzente e in parte è colpa mia, non dovrei lasciare che accada.
Sono le 18 e sto pulendo la zona del gazebo, ci sono foglie e polvere ovunque.
Almeno hanno avuto la compiacenza di mettere musica, così sto spazzando a ritmo di 'Chandelier' di Sia.
Sono giù di morale. Quest'anno è stato molto difficile e non sta migliorando affatto. Nel portico la mia collega Claudia è comodamente seduta a messaggiare mentre io sudo come un salame al sole.
Vorrei essere al mare.
Mi servono i soldi per partire. Anche se a volte mi sembra che nemmeno partire sia la soluzione. Seneca diceva che è inutile partire perchè al nostro ritorno i nostri pensieri si ripresenteranno tali e quali a braccetto con i problemi che abbiamo cercato di dimenticare.
Sicuramente stare qui non mi sta aiutando però.
Claudia mi guarda con irritazione dal portico e si alza venendomi vicina.
''Vittoria, voglio che per le sette qui fuori sia tutto pulito''mi ordina guardandosi intorno con insoddisfazione.
''Sì, tanto ho quasi finito''sospiro.
''Dopo controllo come hai lavorato -mi minaccia con tono aspro prima di voltarsi e tornare al portico- ah, dimenticavo! Ricoradati di scaricare le casse d'acqua dal camion quando arriva il fornitore''
Mi mordo la lingua per non protestare. Speravo non me lo chiedesse. Non sono mai stata molto forte, in più è una settimana che lavoro 18 ore al giorno quindi non mi reggo nemmeno in piedi.
Avrei potuto cercarmi un lavoro più semplice per iniziare la mia carriera lavorativa? Ma a me piace complicarmi la vita. La mia migliore amica Laura dice che sono masochista, credo che in parte abbia ragione.
''Ehi mi hai sentito?''chiede Claudia notando che non rispondo.
''Certo, Claudia''
Passo lo straccio per l'ennesima volta sul tavolo e sospiro, alcune macchie non andranno mai via.
''Tori quanto sei bella mentre lavori''mi prende in giro Mauro bonariamente.
Non mi aspettavo di sentirlo e salto dallo spavento.
''Mi hai fatto spaventare, idiota!'' ridacchiò.
''Oggi ti hanno dato molto filo da torcere?''mi chiede sottovoce alludendo a Claudia e Tiziana.
''Il solito Mau. Sinceramente non riesco ancora a capire come possiate essere cugini''
''Ma con me non sono così male... Penso sia questione di tempo, lo fanno con tutte le ragazze nuove'' tenta di consolarmi.
''Sì ma... non è il momento giusto della mia vita per essere il loro capro espiatorio''sospiro.
''Dai vai a scaricare le casse che è arrivato il corriere, finisco io qui'' mi dice sorridendomi con dolcezza.
''Grazie''dico e gli stampo un bacio sulla guancia. Lo vedo arrossire.
Ho sempre pensato di piacergli e anche lui ha sempre suscitato in me una certa attrazione, ma nessuno dei due ha mai fatto qualcosa per dimostrarlo.
E poi ora non avrei nemmeno testa per dedicarmi alle questioni di cuore. Ho deciso di dire basta per un po'.
Saranno almeno otto mesi che continuo a rifiutare gli inviti, sono troppo delusa. Non mi fido più di me stessa, figuriamoci se potrei mai ridare il mio cuore ad un uomo.
Rimurgino su questi pensieri mentre mi dirigo sul retro della cucina per scaricare le casse.
Il camion è aperto ma non vedo nessuno dentro, nè vicino.
''Ehi, c'è nessuno?'' esclamo guardandomi intorno ma non risponde nessuno.
Guardo l'orario: 18:50. Non posso perdere tempo. Inizierò a scaricare senza il consenso del fornitore e senza il suo aiuto.
Afferro una cassa e me la porto al petto facendo ricorso a tutte le mie forze. Mi scivola l'elastico e i miei lunghi capelli viola mi cadono sul viso come una tenda e mi impediscono di vedere dove vado. Cerco comunque di trovare la porta anche perchè le mie braccia stanno iniziando a cedere.
Due mani mi afferrano le spalle e mi guidando dentro la cucina. Poggio finalmente la cassa e mi giro pensando di dover ringraziare Mauro invece scopro che non è lui.
Due meravigliosi occhi nocciola mi stanno percuotendo l'anima. Un ragazzo di media altezza, un po' smilzo, con un paio di Levi's neri e una vecchia maglietta nera mi guarda con un sorriso felino e incuriosito.
''Tu devi essere quella nuova. Che peccato andarsene proprio quando arrivano quelle carine'' sussurra senza mollare il mio sguardo.
Arrossisco.
''Oh sei pure timida''commenta prendendomi in giro.
Distolgo lo sguardo e vorrei ingoiarmi il cuore che cerca di fuggire dalla mia bocca.
Senza dire nulla lo oltrepasso e mi dirigo di nuovo verso le casse. Mi faccio di nuovo una coda e ne prendo un'altra fingendo di non avere accanto la quintessenza della sensualità a guardarmi.
''Aspetta, ti aiuto'' dice prendendo un lato della cassa e aiutandomi a sistemarla. Gli sorrido ma non dico nulla.
Giuro di non aver mai provato una cosa del genere, ho la lingua paralizzata.
Mi aiuta a prendere un'altra cassa e le nostre dita si sfiorano. Una scossa elettrica mi prende tutto il braccio così levo di colpo e non aspettandoselo nemmeno lui la lascia andare per terra.
Alcune bottiglie d'acqua si deformano e so già che Claudia e Tiziana si arrabbieranno.
''Oh no''mi lamento guardandole mestamente.
''Perchè hai lasciato andare la cassa?''mi chiede lui con un leggero tono irritato.
Lo guardo e impallidisco.
''I-io...Non lo so...Mi dispiace''sussurro. Sto per mettermi a piangere. Sono un disastro. Non c'è una cosa nella mia vita che vada bene.
Ho appena rotto con due delle mie amiche più importanti, sono stata scaricata non troppo tempo fa dall'ennesimo ragazzo, ho ottenuto un diploma scolastico fra il disprezzo dei professori, nessuno crede in me. Nemmeno la mia famiglia, nemmeno io.
Odio questo lavoro. Odio questo lavoro. Odio questo lavoro.
Mi passo una mano negli occhi e elimino le lacrime sperando che lui non se ne accorga. Ma ovviamente se ne accorge.
''Oh...Ehi...Stai bene? Non fare così, non volevo sgridarti''cerca di scusarsi.
''N-non dire nulla ti prego, sono al limite ora. Scusami per le bottiglie''sussurro cercando di riprendermi un po' di dignità.
Mi accarezza un braccio. Di nuovo la scossa elettrica.
''Tu...ehm...mi mandi la scossa''mi scuso scansandomi.
''Ah, scusami. Comunque non ti preoccupare per le bottiglie abbiamo sempre qualche cassa in più da dare ai clienti nel caso si danneggino durante il viaggio, te ne darò qualcuna e non lo dirai alle superiori'' dice sorridendomi.
Gli sorrido anche io guardandolo per la prima volta negli occhi. Me ne pento subito perchè mi sto già perdendo.
''Comunque io sono Alessandro'' si presenta porgendomi la mano.
''Io sono Vittoria, però la mano non te la stringo perchè sarebbe la terza scossa'' ridacchio.
''Dicono che quando due persone si passano spesso la scossa, anche senza essersi mai viste prima, c'è di mezzo il destino. Dicono che sarà un incontro sconvolgente'' dice con un lampo di sfida negli occhi.
''Sconvolgente non è per forza una cosa buona''mormoro continundo a prendere casse.
''Chi ha detto che deve esserlo? I buoni sono meno divertenti dei cattivi, non trovi?''
''Ah un tempo la pensavo così anche io, ma ora penso che i cattivi non siano il mio genere''rispondo evitado costantemente il suo sguardo.
''Beh perchè non dai una possibilità di farti cambiare idea a questo cattivone?''dice sorridendomi come un predatore.
Sento il suo sguardo percorrermi il corpo mentre mi inchino a poggiare la cassa.
Mi vergogno istantaneamente di questi stupidi leggings che mi hanno obbligata a mettere. Non so se odi più questo lavoro o questi leggings.
''N-non si esce con i colleghi, non te l'hanno mai detto?''balbetto imbarazzata.
''Se ti consola saperlo oggi è il mio ultimo giorno qui, perciò tecnicamente non siamo colleghi''afferma.
Ho finito di scaricare le casse, non ho più scampo.
''Perchè vuoi uscire con me?''chiedo sospirando e arrendendomi.
''Perchè hai qualcosa di diverso dalle altre...Mi fanno impazzire i tuoi occhi''dice venendomi molto vicino.
''Non mi farai del male, vero?''chiedo ingenuamente.
Lui ride.
''Assolutamente''dice portandosi una mano sul petto in segno di giuramento.
''Sento che me ne pentirò''sussurro senza guardarlo.
Mi alza il viso con una mano e torna serio, fissandomi negli occhi.
''Sarebbe un sì?'' chiede abbassando lo sguardo sulle mie labbra. Deglutisco, non riesco a non fissare le sue.
''S-sì''balbetto.
Mi prende il volto fra le mani e si avvicina pericolosamente, poi all'ultimo decide di darmi due baci sulle guance estremamente sensuali e mi si blocca il respiro.
''Questi sono perchè non mi hai voluto stringere la mano''sussurra e mi fa l'occhiolino.
Mi allontano di qualche passo e alzo la mano per salutarlo.
''Ah Vittoria, nella tua tasca del grembiule c'è il mio numero. Fatti sentire per decidere quando vuoi uscire'' mi grida da lontano.
Possibile che non mi fossi accorta che me lo avesse messo in tasca?


''Dai Vittoria muoviti. Sono le sette e un quarto e sei in ritardo. Se non mangi in fretta arriveranno i clienti e dovrai lavorare a stomaco vuoto''mi sgrida Tiziana vedendomi arrivare.
Mauro mi guarda con aria interrogativa seduto proprio di fronte a me.
''Con chi ti stavi amabilmente intrattenendo fuori?''chiede Claudia con una punta di veleno nella voce.
''Con un fornitore, non tornavano i conti sul numero delle casse''mento senza guardarla.
''Oh ma pensa, che imbranato. Ti ha detto come si chiamava? Farò rapporto a Valeria su di lui''. Valeria è il capo e tutti hanno paura di lei. Me compresa, anche se in teoria è la migliore amica di mia sorella maggiore.
''Non ricordo''cerco di proteggerlo, in fondo lui mi ha aiutata.
''E' una cosa seria Vittoria, se vuoi lavorare qui devi pensare al bene del locale e flirtare con un fornitore non è fare il bene del locale''sbotta Tiziana.
Avvampo. Mauro mi guarda con preccupazione.
''Stiamo aspettando il nome''intima Claudia.
In fondo non avrebbe più lavorato qui, non gli avrei fatto nessun torto. Eppure mi sento uno schifo lo stesso.
''Alessandro.Il cognome non lo so, ma ha detto di chiamarsi Alessandro'' sbotto.
Claudia diventa viola e vedo Tiziana guardarla con estremo terrore.
Nessuno dice nulla ma continuiamo a mangiare in silenzio.
''Beh non fidarti di lui, non è una brava persona''sussurra all'improvviso Claudia senza guardarmi.
Io però non posso farci nulla, sento un richiamo quasi magnetico nei suoi confronti. Se solo ripenso al suo sorriso mi tremano le gambe e non riesco più a parlare.
E' pericoloso, oh lo so benissimo. Ogni cellula del suo corpo lo grida, e proprio per questo dovrebbe essere l'ultima persona con cui dovrei uscire.
Sì ho deciso, non ci uscirò e per sicurezza lancerò il suo numero nella brace dell'arrosto per la cena.


Sono andati via tutti e io e Cludia stiamo pulendo il resto della sala, io mi dedico al braciere e lei ai tavoli.
Nella brace c'è un foglietto che spunta e lo riconosco all'istante. E' quello che mi ha lasciato Alessandro. Non si è del tutto bruciato, un bordo è rimasto completamente intatto. Lo giro e quasi mi viene voglia di ridere forte; si è conservata intatta proprio la parte del suo numero.
''Che c'è da sorridere?''mi dice Claudia raggiungendomi. Mi infilo il foglietto nella tasca e faccio finta di nulla.
''No è una smorfia per la stanchezza''spiego. Lei mi guarda con sospetto ma non dice nulla.
E se avesse ragione lui? E se il Destino ci avesse messo di fronte ad un incontro sconvolgente per una ragione?
   
 
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