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Autore: LaVampy    18/07/2017    5 recensioni
cosa minaccerà la tranquilla vita quotidiana dei Viktuuri??
Genere: Angst, Avventura, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Un po' tutti, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: AU, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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-Elena può spiegarci meglio?-chiese con nella voce una nota di dolore che non sfuggì a Viktor. 

Viktor era incapace di trovare un nesso al tutto, gli sembrava di essere in uno di quegli scherzi televisivi, e per un attimo si guardò intorno, in attesa di vedere qualcuno che urlasse, ma ciò non accadde. In un solo secondo, e con una sola frase il suo mondo si era congelato, e lui con esso. Sent' il compagno, far strada alla ragazza in cucina, per farsi spiegare i dettagli, in attesa di preparare un caffè. Sentì Elena e Yuuri parlare, parole senza senso. Figlia, bambina, madre. Era Padre. L'unica cosa che gli vorticava nella mente era quella. 

-Viktor?-lo chiamò Yuuri, riscuotendolo dalla sua trans,-Dovresti ascoltare anche te- disse sedendosi, e prendendo una carta che gli porgeva la ragazza, leggendola, grattandosi la punta del naso, a dimostrazione del suo nervosismo. 

-Io, non capisco-disse Viktor, sedendosi e guardando la ragazza. 

-Signor Nikiforov, capisco benissimo il suo stupore, nel certificato di nascita non è stato indicato il padre, è stato fatto successivamente davanti ad un notaio, indicando lei come padre della bambina, la Signora Mariska prima di morir...- ma venne interrotta dalla voce stupita e carica di dolore del russo. 

-Danika è morta? E' sicura? L'ho sentita al massimo due settimana fa- disse stupito, guardando prima Yuuri e poi l'assistente. 

-Danika che ti ha ospitato da lei quando ti hanno convocato all'improvviso, tre anni fa a settembre?-chiese Yuuri guardando con gli occhi carichi di accusa. 

-Si, ma ho dormito nella stanza degli ospiti Yuuri, te lo giuro, non sono mai andato a letto con lei-disse implorante. 

-Resta il fatto che c'è una bambina che compie due anni il mese prossimo, e siamo ad Aprile, non ci vuole un genio per fare due più due-. 

-Stai mettendo in dubbio...-iniziò con rabbia Viktor. 

-Cosa non dovrei mettere in dubbio? Sei padre, leggi-rispose alzandosi e sbattendogli davanti la lettera. 

-Io, forse dovrei lasciarvi parlare con calma, posso tornare domani, se ritenete il caso- rispose la ragazza, guardando i due uomini. 

-No, anzi scusi questo comportamento infantile da parte nostra- disse Yuuri, tornando a sedersi, incrociando le braccia davanti a se. 

-Yuuri- sussurrò piano Viktor, con il tono sconfitto. 

-Prego Elena, finisca pure- disse Yuuri, ignorando completamente il marito. 

Elena prese un lungo respiro e raccontò quanto sapeva, leggendo le date e i fatti riportati sul fascicolo. Danika era una ballerina di fama mondiale, si era ritirata dalle scene qualche anno prima, per aprire una scuola di ballo, rinunciando così a viaggiare per il mondo.  

Poi un pomeriggio durante una caduta gli era stato diagnosticato un brutto male, ed era preoccupata, essendo da sola e ragazza madre, di cosa potesse succedere alla figlia. Poco prima di morire aveva convocato il suo avvocato e aveva scritto la lettera testamento, citando Viktor come padre biologico della bambina. 

-Non mi ha mai detto di avere una figlia-disse piano Viktor. 

-Non lo sapeva nemmeno la sua famiglia, e loro non vogliono avere nulla a che fare con lei- rispose la ragazza. 

-Non hanno mai accettato la sua carriera da ballerina-spiegò Viktor. -Fu cacciata di casa, quando non volle intraprendere la carriera di famiglia. Diventare anche lei avvocato-. 

-Esatto- rispose solo la ragazza, guardando Yuuri che era rimasto tutto il tempo in silenzio. 

-Dove si trova ora la bambina?-chiese il moro, poco dopo. Senza mai alzare gli occhi dal foglio che diceva, nero su bianco, che suo marito era il padre della piccola. 

-E' in una struttura a San Pietroburgo, una struttura per bambini, senza genitori-rispose Elena. 

-La bambina è in un orfanotrofio russo? Ma cosa vi passa per la testa, quei luoghi sono come dei lager-disse con cattiveria Viktor. 

-Non sapevamo come rintracciarla, lei è famoso e allo stesso tempo, irraggiungibile -spiego l'assistente. -Inoltre lei sta dicendo che non è il padre della bambina, quindi occorreranno degli esami del sangue e del DNA, ma...- 

-Ma?-chiesero in coppia i due uomini. 

-Ma lei viene citato non solo come padre ma anche come tutore di Elisa- disse la ragazza. -Ovviamente può rinunciare a questo, ma occorre che venga a San Pietroburgo, in realtà deve venire in ogni caso, ma le consiglio di non prendere decisioni affrettate. C'è di mezzo una bambina piccola-spiegò alzandosi e mettendo tutti i fogli dentro ad una cartellina e porgendola a Viktor che si limitò ad osservarla come se fosse un serpente. 

-Grazie Elena- disse Yuuri allungando una mano. -Ci dia il tempo di organizzarci e la chiamiamo, dovremmo riuscire ad essere su settimana prossima-spiegò accompagnandola alla porta, mentre Viktor rimase fermo ed immobile osservando il tavolo. 

Sentì il marito chiudere la porta e chiamare Sasha, spiegandole che per via di un problema famigliare sarebbero dovuti partire alla volta della Russia, e che sarebbero rimasti fuori per un mese al massimo. Poi contattò Yuri chiedendogli di trovargli una camera in albergo, ma il russo non aveva voluto sentire ragioni, e gli aveva dato ospitalità in casa sua. 

-Viktor- chiamò poco dopo Yuuri, preoccupato per il marito, avvicinandosi lentamente, vide che stava piangendo silenziosamente. Lo abbracciò, attendendo che il ragazzo si calmasse, gli asciugò gli occhi e lo sospinse verso il divano. Non sapeva cosa stava succedendo e quanto quella notizia avrebbe sconvolto le loro vite, ma quello che sapeva era che Viktor aveva bisogno di lui. Forse quella storia avrebbe avuto un senso. Anche se dentro di se, un piccolo dubbio, iniziò ad intaccare la sua fiducia in Viktor.  

-Io non ho fatto nulla-continua a ripetere Viktor senza sosta sulla spalla del marito, ed a Yuuri si spezzò il cuore. 

-Capiremo cosa è successo, Viktor- disse dolcemente, allontanandolo da se e asciugandogli le lacrime con i pollici. 

-Mi... mi credi?-singhiozzò appena, e Yuuri si limitò ad abbracciarlo senza rispondere, mentre il russo riprendeva a piangere. -Ti amo Yuuri, non so cosa stia succedendo, ma non ti ho tradito-disse ancora. 

-Viktor calmati, per favore, calmati. Va bene, voglio crederti, ma ora devi calmarti-disse ancora il giapponese, baciando la tempia del marito. 

-Danika è morta, era l'unica amica che avevo Yuuri, l'unica che mi conosceva da tantissimo tempo. Non mi aveva detto di essere malata-disse con le lacrime agli occhi. -Non mi ha detto di avere nemmeno una figlia. Perché Yuuri? Io gli ho sempre detto tutto, sapeva anche di te-. 

-Scopriremo cosa sta succedendo, Viktor-. 

-Insieme?- chiese poco dopo. 

-Insieme Viktor, insieme-disse mentre il marito, tornava a piangere appoggiato al suo petto, ignorando lo sguardo spento di Yuuri. 

 

 

Otto giorni dopo Yuuri rabbrividì uscendo nell'aria fredda di San Pietroburgo, seguito da Viktor. Un Viktor diverso, irriconoscibile. Yuuri dovette quasi trascinarlo fuori, per poi chiudergli la giacca e mettergli la sciarpa. Non riusciva più a vedere il marito in quelle condizioni. Da quando l'assistente gli aveva comunicato che era padre, si era chiuso in se stesso, a stento dormiva la notte, e Yuuri aveva visto i livelli delle bottiglie di alcolici diminuire sempre di più.  

-Cotoletto- si sentì chiamare, scorgendo Yuri tra la folla. -Ma che cazz...-disse solo guardando Viktor e poi Yuuri. -Che cazzo sta succedendo?-chiese sottovoce avvicinandosi al giapponese. -E' una storia lunga- disse sospirando Yuuri, prima di aprire la portiera del taxi, far sedere Viktor, allacciargli la cintura e raggiungere Yuri, che aveva guardato la scena allibito. 

-Yuuri...- iniziò, ma fu prontamente bloccato dall'amico. -Possiamo parlarne dopo- disse indicando con gli occhi Viktor, e il biondo annuì, sbuffando. 

 
   
 
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