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Autore: MaryFangirl    18/07/2017    2 recensioni
Cosa succede dopo il matrimonio fallito? Akane decide che potrebbe aver bisogno di apportare alcuni cambiamenti e Ranma finalmente inizia a prendere una posizione.
Genere: Azione, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Akane Tendo, Ranma Saotome, Un po' tutti
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Erano passati due giorni da quando Akane e Ranma avevano parlato nel parco. In quel periodo, Ranma era se n'era stato in disparte in modo frustrante e Akane non aveva idea di cosa fare. Sembrava stranamente arrabbiato, ma lei non capiva il perché. Era sicura che fosse infelice del suo suggerimento di uscire con Ukyo, ma così sembrava davvero esagerato. Dopotutto, aveva accettato un sacco di appuntamenti con altre persone per una strategia o per l'altra. Era uscito con Shan Pu per la Nan Ni Chuan istantanea prima di scoprire che fosse un prodotto da poter usare solo una volta. Era uscito con Kuno un po' di volte. Soprattutto, riusciva a ricordare una volta in cui aveva cercato di portare Kuno a regalargli un desiderio della spada magica e un'altra in cui voleva convincere Kuno che teneva a lui durante la competizione delle cheerleader. Era stato disposto a uscire con Tsubasa per cercare di fargli dimenticare di Ukyo. Su suo suggerimento, era uscito con Kodachi per quella competizione con il Giglio Bianco. E pensandoci, si rese conto che era uscito anche con Ukyo mentre spiava l'appuntamento che lei aveva avuto con Ryoga. Quindi, perché ora era diverso? Perché lo scenario non gli piaceva? Decisamente non apprezzava l'idea di cedere al vecchio Happosai, ma pensò che ci fosse già passato sopra. Era arrabbiato perché lei lo aveva offerto durante una scommessa? Ma sembrava una cosa ridicola, con tutte le volte in cui lei era stata usata come pedina di scambio e/o premio in una delle sue faide. Decisamente comprendeva la frustrazione di essere utilizzata come un possesso, qualcosa che uno poteva semplicemente vincere. Ma non era stata chiara nel dire che aveva una scelta? Non era costretto ad andarci se non voleva. Era più ferita che mai a causa della sua freddezza nei propri confronti. Voleva parlargli di quello che lui stava provando, ma ogni volta che ci provava, lui la snobbava. A malapena la guardava negli ultimi giorni. Era così disgustato da lei da non voler nemmeno sostenere il contatto visivo? Era scoraggiante. Se era così che stava trattando Ukyo, poteva in parte capire perché la ragazza si comportasse in modo così disperato. Guardò l'orologio e si rese conto che non aveva più tempo per contemplare il mistero rappresentato dal suo fidanzato col codino. Era il giorno della prima lezione di cucina con la zietta Saotome.
 
 
 
Ranma era in cortile, tirando pugni e calci a un'imbottitura di paglia che aveva sistemato intorno al tronco di un albero. I movimenti erano automatici – radicati in lui da quando era piccolo – quindi usò quel tempo per pensare. Negli ultimi due giorni aveva riflettuto ancora e ancora sulla richiesta di Akane. Ancora non poteva credere che lei volesse davvero che lui considerasse di uscire con Ukyo. Che a lei non importasse di lui che usciva con un'altra ragazza. Akane – come la maggior parte delle donne – era sempre stata un mistero per lui. Non sapeva mai come avrebbe reagito alle situazioni. Ma dall'inizio del loro fidanzamento, aveva sempre potuto contare sulla sua gelosia quando si trattava di altre ragazze. Ed era una cosa che amava. Era un segno che lei tenesse a lui, anche se non lo ammetteva mai. Quando c'era stato un cambiamento? Faceva parte del piano di cui aveva parlato? Se era così, a lui non importava proprio. Era colpa sua? Negare i suoi sentimenti prima del matrimonio l'aveva portata a pensare che lui non ci tenesse?
Era più giudiziosa di così, o almeno avrebbe dovuto esserlo. Sapeva che era stato uno stupido per come l'aveva trattata a volte, ma lei lo aveva sempre perdonato. Era sempre stata la persona superiore e non l'aveva mai assillato sui suoi sciocchi errori. In qualche modo lei sapeva che lui non intendeva davvero le cose stupide che faceva o diceva. Ripensando alla sua prima reazione, capì che non voleva davvero che lei reagisse come le altre ragazze. Loro violavano sempre il suo spazio personale, spingendosi, insieme ai loro secondi fini, addosso a lui. Era soffocante e ottenevano l'opposto di quello che volevano; lo schifavano. Akane era l'unica che capiva che lui non era a suo agio con le effusioni fisiche. Tuttavia, quando ci pensava, sapeva che non gli sarebbe dispiaciuta se lei si fosse spinta oltre i suoi limiti personali. No, quello che lui voleva veramente era che lei lo rivendicasse. Non aveva mai ammesso di voler stare con lui. Anche quando aveva detto di aver sentito la sua proclamazione a Jusendo, non aveva mai detto com'era lei a sentirsi. Voleva la sua conferma, ma perché lui non poteva averla? Era spaventoso esporsi così senza sapere come l'altra persona avrebbe risposto. Forse se lui avesse ammesso i suoi sentimenti quel giorno, anche lei gli avrebbe detto come si sentiva. Dopotutto, lei aveva concordato a sposarlo, giusto? Ma l'aveva fatto perché voleva stare con lui? O perché stava finalmente cedendo ai desideri del padre? Aveva ripassato ancora e ancora gli stessi pensieri negli ultimi due giorni e ancora non era vicino a una risposta. Tutto quello che sapeva era che lei gli mancava. Aveva trascorso gli ultimi due giorni a snobbarla. Sapeva che era infantile, ma non ne aveva potuto fare a meno. Lei aveva cercato di parlargli, ma lui era stato piuttosto brusco con le sue risposte. Non riusciva nemmeno a guardarla in faccia perché guardare in quei suoi grandi occhi marroni avrebbe sbriciolato la sua determinazione. Era davvero una cosa stupida, visto che probabilmente faceva più male a se stesso che a lei. Gli mancava il suono della sua voce e il modo in cui i suoi occhi si illuminavano quando rideva. Ma soprattutto, gli mancava la sua compagnia.
 
 
 
Akane era diretta in cucina. Nonostante la sua situazione attualmente difficile con Ranma, si sentiva di umore molto buono. Era così contenta che la zietta non si fosse arresa con lei e fosse ancora disponibile a insegnarle a cucinare dopo l'ultimo disastroso tentativo. Camminando, immaginò cos'avrebbe imparato a fare quel giorno. Tempura? Teriyaki? Ramen? Sushi? O avrebbero preparato dei dolci? Magari biscotti, brownie o perfino una torta al cioccolato! Qualunque cosa fosse, era determinata a fare un buon lavoro. Forse, solo forse, se avesse fatto qualcosa con un sapore abbastanza buono e avesse convinto Ranma a provarne un po', avrebbe consentito loro di superare il loro attuale problema.
"Ciao, zietta!" Akane salutò entrando in cucina. Si guardò intorno e vide che il ripiano della cucina era pieno di prodotti.
"Ciao, Akane cara"
Incapace di contenere l'entusiasmo o la curiosità, disse, "Allora, cosa prepariamo oggi?"
La zietta le porse un largo sorriso. "Ci arriveremo. Prima, siediti; ho preparato del the".
Mentre le due si accomodavano, Nodoka servì entrambe, "Ti ricordi quello che abbiamo concordato, vero?"
Quando Akane annuì, la donna proseguì, "So che sei un'artista marziale molto talentuosa, quindi per aiutarti a cucinare, dovrai pensare alla cucina così come pensi agli allenamenti per le arti marziali. So che sono passati molti anni da quando eri una principiante, ma puoi dirmi cos'hai imparato per prima cosa?"
La risposta di Akane fu rapida, "Abbiamo imparato le basi: come respirare appropriatamente, come tirare calci e pugni, e le diverse posizioni"
"Sì. Erano fondamentali per il resto dell'addestramento, corretto?"
"Sì, qualsiasi forma avanzata è costruita sulle basi"
"Meraviglioso. Oggi, lavoreremo sulle basi della cucina"
All'inizio, Akane fu frustrata. La zietta aveva insistito che trascorresse la prima parte della lezione a identificare i differenti prodotti che aveva messo sul ripiano e lei dovette imparare come riconoscere che erano maturi. La frustrazione divenne velocemente imbarazzo. Non riuscì per davvero a riconoscere alcune verdure crude, ancora meno era in grado di identificare se fossero mature. Tuttavia, la zietta fu paziente a insegnarle a riconoscere i diversi prodotti e a come scegliere quelli giusti al mercato. Poi insegnò ad Akane come sciacquare ogni prodotto. Non aveva idea che ci fossero diversi modi per lavare tutti i diversi prodotti. Non sapeva che le fragole non dovevano essere messe nell'acqua, ma dovevano invece essere pulite con un canovaccio pulito per eliminare la sporcizia. Non sapeva nemmeno che l'uva doveva sempre essere lasciata in grappolo per aiutare a mantenerne la freschezza. Dopo aver lavato il cibo, Akane imparò a come tagliare ogni prodotto. Inizialmente era molto entusiasta, pensando che finalmente era una cosa che potesse fare bene! Ma si imbarazzò nel realizzare che non aveva idea di cosa stava facendo. Poteva usare un bokken con facilità, quindi perché con un coltello da cucina era così difficile?
Dopo aver rovinato un paio di pomodori, la zietta le disse che il suo metodo era sbagliato e che stava usando troppa forza. In altre parole, stava stringendo troppo i pomodori facendoli a pezzi, invece di tenere il pomodoro con delicatezza e usare un movimento oscillante per non rovinare il frutto. La zietta aveva anche cercato di insegnarle l'importanza dell'uniformità, tagliando il prodotto in pezzi simili, che avrebbe aiutato nel processo di cottura. Alla fine della prima lezione, Akane aveva messo insieme un piatto di frutta e uno di verdura, tagliando tutte le verdure che sarebbero state usate nella cena di quella sera. Doveva ammettere che i suoi vassoi non erano così belli quanto quelli che avrebbe creato Kasumi – i pezzi individuali erano diversi in grandezza e forma e alcuni avevano più buccia di altri – ma in generale era piuttosto compiaciuta di se stessa.
 
 
 
Ranma Saotome stava morendo di fame! Non era una situazione insolita visto che era ancora in crescita e molto più attivo di una persona nella media. Quindi non fu sorprendente che fosse la prima persona a sedersi per cena. Stava praticamente sbavando per i profumi che uscivano dalla cucina. Si preoccupò un po' quando tutti gli altri si accomodarono tranne la sua fidanzata. La sua preoccupazione divenne paura quando la vide uscire dalla cucina con sua madre, con del cibo, l'aria entusiasta e felice. Non era mai un buon segno e il suo stomaco brontolò.
"Ma', non le hai fatto cucinare niente, vero?"
La domanda uscì prima che potesse fermarsi. Con la coda dell'occhio, notò le teste di Soun e Genma sollevarsi di scatto mentre la paura li possedeva. Sollevando lo sguardo, vide il viso di Akane pieno di delusione. Chiuse gli occhi; in parte per ripararsi dalla sua espressione e in parte perché si vergognava di se stesso.
"In realtà, Ranma, Akane ha preparato un delizioso vassoio di verdura e frutta per stasera"
Non gli sfuggì il tono di rimprovero nella voce di sua madre. Aprendo gli occhi, vide il vassoio in questione e silenziosamente ringraziò i cieli. Non poteva essere avvelenato da delle verdure crude. Guardando al suo fianco, notò che la sua fidanzata si era già seduta ed era piuttosto rigida. Il cuore gli fece un po' male soltanto guardandola. Perché doveva essere così cretino a volte? Si distrasse quando sua madre gli porse una scodella di riso e presto tutti iniziarono la cena. Sua madre aveva messo fine alle lotte di cibo dei Saotome mentre avevano vissuto nella vecchia casa e si era messa infilata nella loro vita per assicurarsi che – soprattutto Genma – obbedissero ai suoi desideri. Nodoka aveva anche insistito che entrambi tentassero di mostrare un po' di buone maniere mentre mangiavano, e ciò aveva rallentato il loro ritmo, ottenendo la gratitudine del resto dei familiari.
"Mamma, questo teriyaki è grandioso!"
"Grazie, figliolo. Com'è la zuppa di miso?"
"Buona..." deglutendo, disse, "Cioè, buona. Posso avere altro riso?"
Nodoka sorrise prendendo la sua scodella.
"Il riso è ok?"
"È grandioso come sempre"
Guardando la propria scodella, si perse il ghigno sul viso di sua madre e gli angoli della bocca di Akane che si sollevavano mentre mangiava.
"Buono a sapersi. Puoi ringraziare Akane; lo ha fatto lei"
Sia Genma che Soun si strozzarono, mentre Kasumi sorrideva alla sorella più piccola e Nabiki alzava un sopracciglio guardando la propria scodella.
Dopo la lezione, Akane aveva osservato Nodoka cucinare il resto del pasto, facendo domande sul procedimento e ascoltando la madre di Akane che spiegava come capire quando i prodotti erano cotti a puntino e in che ordine aggiungere gli ingredienti. Non aveva idea che tutti i prodotti avessero tempi di cottura diversi, quindi non era una buona idea gettare tutto dentro nello stesso momento. Con esitazione aveva chiesto se potesse preparare il riso e dopo un momento di pausa, Nodoka aveva accettato. Poi aveva guidato la ragazza nel misurare la quantità appropriata di riso e il modo per sciacquarlo. Akane era un po' troppo impaziente e aveva fatto cadere un quarto di tazza nel lavandino prima di rallentare i movimenti. Dopo, la matriarca Saotome le aveva mostrato come aggiungere l'appropriata quantità di acqua pulita e l'aveva osservata mettere la pentola nel bollitore, accendendo la macchina. Aveva sorriso all'espressione di orgoglio sul viso di Akane. Porgendo alla ragazza entusiasta un sorriso indulgente, le ricordò di assicurarsi di accendere il bollitore col pulsante che dava il via alla cottura e non con quello che riscaldava.
Ranma prese lentamente la sua scodella, desiderando ora di non aver chiesto il bis. Ma aveva già mangiato una porzione e se fosse stato male, una seconda scodella non avrebbe fatto molta differenza. Inoltre, il riso era buono.
"Ehm...grazie, Akane".
 
 
 
Il tragitto verso la scuola il lunedì mattina cominciò tranquillamente. Akane aveva voluto tentare di nuovo di parlare con Ranma, ma era troppo distratta dai propri pensieri. Quello era il giorno in cui si sarebbe svolto lo scambio. C'erano così tante variabili e così tante cose sarebbero potute andare storte. Quella era Nerima e nulla mai andava come pianificato. Era impegnata dalle proprie riflessioni quando Ranma le fece una domanda.
"Mmh? Scusa, non ho sentito. Cos'hai detto?"
"Ho detto, ti serve aiuto più tardi?"
"Sul serio?" il viso di Akane si alluminò per la gioia al pensiero, "Tu vuoi aiutarmi?"
Fu allora, guardando l'entusiasmo e la gratitudine che dimostrava a una sua semplice offerta, che lui realizzò quanto fosse stato idiota. Anche se non aveva le risposte a tutti i suoi dubbi, una cosa era chiara: Akane lo voleva intorno. Per cosa e per quanto tempo, non lo sapeva. Ma per il momento, era okay. Poteva costruire su quella base.
"Certo, Akane. Ci sarò sempre per te"
Ranma osservò il rossore che lentamente prese spazio sul viso di Akane mentre lei assorbiva le sue parole. Sì, poteva decisamente costruire su quella base.
 
 
 
Taro si sentiva nervoso come una vergine la notte del suo matrimonio ma cercava di mantenere il suo atteggiamento freddo. Dopo una vita in cui aveva dovuto presentarsi come Collant Taro, finalmente si sarebbe liberato della ridicola unione al suo nome. Doveva soltanto superare quel pomeriggio. Attualmente stava facendo la guardia alle porte della palestra con Ranma. Akane gli aveva detto, senza mezzi termini, che solo le ragazze potevano entrare da quelle porte e che dovevano sbarrare la strada a chiunque altro. Pensava che il compito fosse stupido. Perché qualcun altro avrebbe dovuto cercare di entrare?
Un po' più tardi, Taro capì. Non ebbe idea di cosa pensare quando un'orda di ragazze giunse correndo ordinando di entrare. Iniziarono tutti a gridare cose senza senso. Quando fu finalmente in grado di decifrare alcune frasi, cominciò a capire.
"Non è giusto che tu possa vedere le loro mutandine e noi no!"
"Dai, Ranma, prima Akane e ora anche le altre ragazze?"
"Devi condividere, amico! Lasciaci guardare!"
"Facci entrare, amico! Facci entrare!"
"PIANTATELA! Voi non entrare e fine della storia!" gridò infine Ranma. La sua affermazione fece trasformare il volume dei ragazzi da un rumoroso ringhio a un basso brusio. La presenza di Ranma sembrava sufficiente a tenerli in riga ma non avevano l'aria di chi era disposto ad andarsene. Ignorarono tutti Taro finché un ragazzo alla sua sinistra disse al suo amico, "Voglio davvero scoprire se Akane indossa il tanga o no. Non sono mai riuscito a guardarle sotto la gonna quando mi calciava in faccia!"
Con quello, basta. Taro non avrebbe consentito a nessuno di farla franca parlando in modo così irrispettoso di Akane mentre lui era nei paraggi. Afferrando il ragazzo dal colletto della camicia, Taro gli tirò un pugno in faccia e lo lanciò oltre le mura che recintavano la scuola. La conversazione cessò e ogni occhio si spostò su Taro. I ragazzi si zittirono tentando di capire chi fosse lo straniero e lui vide diverse persone attorno a sé fare un passo indietro. Ranma – avendo sentito il commento offensivo – fece a Taro un cenno e lo guardò male, ma fu ignorato. Dopo ciò, fu facile convincere i ragazzi a girarsi e ad andare a casa. Se si riunivano tutti, avrebbero potuto, forse, sconfiggere un artista marziale arrabbiato se la giornata era fortunata, ma decisamente non due. Dopo che se ne furono andati, arrivarono le ragazze, avendo osservato l'intero disastro fino ad allora. Akane aveva spiegato che alcune ragazze non erano convinte che il piano avrebbe funzionato e dovevano vedere coi loro occhi che il vecchio pervertito avrebbe effettivamente fatto quello che aveva detto. Altre volevano semplicemente vedere come sarebbe stato lo scambio, quindi potevano prepararsi per quando era il loro turno. Taro fu sorpreso di vedere l'effetto che faceva l'intera popolazione femminile del liceo che aspettava di entrare. Si muovevano in piccoli gruppi e lentamente entrarono nell'edificio. Era ovvio che avessero molta più dignità delle loro controparti maschili. Taro fu sconvolto quando Ranma afferrò improvvisamente una ragazza apparentemente sgraziata che stava camminando leggermente dietro le amiche. Osservando bene, pensò che sgraziata fosse una descrizione molto generosa. Era magrissima e molto pallida, le guance incavate, con enormi occhiaie sotto gli occhi e i capelli corti, duri e cerei.
Ranma la sollevò fra le braccia e la scosse un po'. Preoccupato, Taro stava per intervenire e proteggere la ragazza ma si fermò quando la sentì parlare.
"Aiuto! Aiuto! Allontanate questo bruto da me!" la ragazza disse con un alto falsetto e tentò di divincolarsi dalla presa di Ranma.
"Gosunkugi! Vestirsi come una ragazza non ha funzionato le prime due volte, perché hai pensato che funzionasse adesso?"
"Non ho idea di cosa stai parlando. Sono una giovane ragazza innocente" continuò lei con voce che squittiva.
Mettendola giù, Ranma roteò gli occhi e tolse la parrucca dalla testa di lei...lui.
"Che ci fai qui?"
"Niente!" continuò lui con la vocetta prima di schiarirsi la gola. "Niente, giuro!"
"Certo" Ranma infilò la mano nella borsa aperta del ragazzo e ne tirò fuori una videocamera. "Allora questa non ti servirà" e distrusse l'oggetto a mani nude.
Gosunkugi arretrò e cadde sul sedere, poi procedette nell'arretrare con le mani e i piedi prima di alzarsi e scappare. Guardò dietro di sé per assicurarsi di non essere inseguito e si voltò in tempo per schiantarsi contro un albero. Rimase incollato all'albero per un secondo, le braccia e le gambe aperte, prima di cadere a terra, privo di sensi.
Ranma tornò nella sua posizione originale e incrociò le braccia, l'aria annoiata. Le cose proseguirono per un po' finché, nuovamente, Ranma fermò una ragazza. Tuttavia, questa volta si limitò a tendere il braccio per impedirle di entrare. Taro notò che quella ragazza era piuttosto attraente. Aveva la divisa standard della scuola, un taglio a caschetto con la frangia, e un ghigno sul viso che mostrava assoluta mancanza di preoccupazione. Aveva un'aria familiare ma lui era sicuro di non averla mai vista prima; avrebbe ricordato una persona così sicura di sé. Per non dire bella.
"Sì, Ranma?" chiese.
"Taro, guarda nella sua borsa"
Scrollando le spalle, Taro afferrò la sua borsa e vi frugò. Ci volle meno di un minuto per trovare uno scomparto nascosto di lato, con una videocamera. Tirandola fuori, sollevò un sopracciglio verso la ragazza.
Completamente sfrontata, lei alzò le spalle.
"Non si può biasimare una ragazza per averci provato"
Lei si allungò per prendere la borsa e la videocamera, ma quest'ultima venne allontanata da Taro.
"Puoi riprenderla dopo"
Alzando un sopracciglio, lei ghignò e fece scorrere lentamente gli occhi lungo il suo corpo. Guardandolo negli occhi, miagolò, "Decisamente"
Taro rimase a bocca aperta. Era lusingata per la sua attenzione, ma fu colto un po' di sorpresa dalle sue azioni. Nessuna ragazza lo aveva mai trattato come un pezzo di carne prima e doveva ammettere di essere un po' eccitato.
Aspettando che la ragazza entrasse nell'edificio, Taro porse la videocamera a Ranma, fidandosi che l'avrebbe restituita alla legittima proprietaria. Ranma la infilò in tasca con un leggero cenno. La folla di ragazze si era assottigliata quando Taro notò un ragazzo solitario con l'uniforme scolastica cercare di entrare senza pudore. Mettendosi di fronte allo sconosciuto, disse, "Te ne devi andare"
Assottigliando gli occhi, il ragazzo spinse Taro senza rispondere. Irritato, lui reagì afferrando il braccio del ragazzo e improvvisamente quello mise il braccio dietro di sé tirando fuori...una spatola? Ma che cazzo?
"Taro, lei è a posto. Lasciala passare"
"Lei?"
Ranma annuì mentre la ragazza lanciava a Taro un'occhiataccia prima di riporre la sua...arma? Voltandosi, lei si avvicinò al travestito.
"Ehi, Ran-chan!" esclamò entusiasta.
"Ehi"
Il suo sorriso sparì mentre chiedeva, "Quindi hai parlato con Tendo?"
"Sì, ho parlato con Akane"
Ovviamente quella non era la risposta che voleva. Mettendosi le mani ai fianchi, rimanendo così davanti a lui e stringendo gli occhi.
"Beh?"
"Fai questa cosa e mi fermerò da Ucchan domani dopo scuola"
"Perché non l'hai detto subito, tesoro?"
Rivolgendogli un grande sorriso, lei procedette verso la palestra. Taro scosse il capo, non doveva sorprendersi che la donna con abiti maschili fosse interessata al travestito. Era perfino logico, in un certo strano modo. Ma dannazione, quella era una città davvero strana. I due buttafuori aspettarono che l'ultima ragazza fosse entrata in palestra prima di entrare e chiudere le porte. Taro poté giurare che gli stava venendo un tic.
 
 
 
Akane era entrata in palestra attraverso gli spogliatoi non appena la scuola era finita. Sapendo che praticamente tutta la scuola voleva assistere alla cerimonia – in mancanza di un termine migliore – aveva allestito metà delle tribune. Taro e Ranma avevano già ricevuto direzioni durante il pranzo per tenere alla larga ogni uomo, a parte loro, dall'edificio. Dopo aver allestito le tribune, posizionò un tavolo e tre sedie in mezzo, e aveva istruito Yuka e Sayuri per radunare tutte le ragazze in aula nella fila più in avanti. Al momento aspettava in una classe vicina, con un vecchio uomo molto esuberante. Rifiutò di farlo entrare in palestra mentre le ragazze stavano passando, non fidandosi che fosse capace di tenere le mani a posto. Aveva lavorato troppo duramente per distruggere tutto a causa della mancanza di autocontrollo di Happosai. Ora desiderava di aver lasciato che Taro o Ranma facessero da babysitter al grande maestro. Sorprendentemente, lui aveva tenuto le mani a posto mentre erano stati da soli insieme, senza cercare di molestarla nemmeno una volta. Ma le aveva chiesto ogni cinque minuti quando le cose sarebbero iniziato. Stava saltellando per la stanza, gridando di tanto in tanto "Yu-uh!", era come osservare uno di cinque anni in preda agli zuccheri. Per l'occasione, aveva indossato un abito di lino, una camicia bianca, una cravatta a righe blu e bianche, completando il tutto con un berretto decorato di un fiocco blu e bianco. Continuava, alternativamente, a far roteare il cappello sul dito e a sistemarselo in testa, dopo essersi lisciato i pochi capelli che gli erano rimasti.
Sentendo che la sua pazienza aveva raggiunto il limite, finalmente lei udì un colpo alla porta. La testa di Yuka sbucò un secondo dopo per dirle che erano tutti pronti. Entrando, vide le tribune completamente piene di studentesse, tutte che chiacchieravano tra loro in attesa. Guardò indietro per vedere Happosai fare un leggero balzo, unendo i talloni a mezz'aria, prima di atterrare e di seguirla. Quando raggiunsero il tavolo, Akane istruì Happosai di sedersi nella sedia in mezzo, ricordandogli che non gli era permesso molestare o toccare nessuna ragazza in alcun modo. Chiese a Ranma e Taro di sedersi accanto a lui per assicurarsi che rispettasse le regole e lo fermassero se decidesse di avvicinarsi e mettersi a proprio agio con le ragazze. L'unico ammonimento che avevano era che dovevano girare le sedie e guardare in direzione opposta. Voleva evitare loro qualsiasi imbarazzo non necessario. Poi andò ad assemblare le sue compagne di classe. Spiegò rapidamente che ognuna doveva porgere personalmente i propri oggetti ad Happosai. Ci furono alcuni mormorii di dissenso ma quando lei indicò che non c'era altro modo di garantire che ogni ragazza donasse individualmente qualcosa, i mormorii si acquietarono anche se molte rimasero incerte.
Akane aveva programmato di agire per prima, Sayuri e Yuka si erano proposte volontarie per essere rispettivamente seconda e terza. Avvicinandosi ad Happosai, Akane cercò nella borsa quando improvvisamente le porte si spalancarono.
"Akane Tendo, mio dolce fiore innocente! Non devi mostrare i tuoi delicati indumenti femminili a nessuno a parte me, figuriamoci donarli a un vecchio demonio pervertito! Non lo permetterò!"
Kuno corse verso Akane, il bokken teso di fronte a lui. Colmò un quarto della distanza prima che un paio di piedi lo colpissero in faccia. Sia Ranma che Taro si erano alzati dalle sedie ed erano corsi verso Kuno, piombando con un calcio simultaneo. Ognuno lo afferrò per l'ascella, trascinandolo fuori. Akane osservò i ragazzi prenderlo per il braccio e la gamba. Facendo oscillare Kuno una, due volte, con la terza lo fecero volare in aria. Sorrise. Era bello vedere che i nemici di un tempo andavano d'accordo e lavoravano insieme.
 
 
 
Happosai sedeva pazientemente al tavolo, osservando il suo erede e il ragazzo che aveva aiutato a far nascere mentre sistemavano l'illuso aspirante samurai. Era contento che la cosa venne sbrigata in fretta perché era stanco di aspettare e voleva vedere i nuovi tesorini che tutte gli avevano portato! Battendo le mani per la soddisfazione, iniziò a calciare di qua e di là per l'entusiasmo. A pensarci, doveva ringraziare la piccola dolce Akane per tutto quanto! Sapeva che lei era una dei pochi che lo apprezzava davvero, dopotutto. Dopo che Taro e Ranma si furono seduti accanto a lui, lei si avvicinò, ricordandogli le regole. Pensava che fosse un bambino? Era ovvio che ricordasse le regole! Non volendo sembrare ingrato, le fece un sorriso incoraggiante e annuì impaziente. L'attesa si fece sentire mentre osservava Akane frugare nella borsa. Improvvisamente i suoi movimenti sembrarono rallentare mentre la vide tirare fuori qualcosa di una squisita sfumatura rosa pallido! L'adorabile oggetto sembrò muoversi a rallentatore mentre si rivelava, centimetro dopo allettante centimetro. Una volta del tutto fuori dalla borsa, brillò come se dei raggi di luce scaturissero dal centro. Mentre la luce si affievoliva, riuscì a dare una buona occhiata all'oggetto e si meravigliò per la sua bellezza. Era senza spalline e a vita molto alta, e pensò di riuscire a vedere un fiocchetto sul retro. Era un costume da bagno! Improvvisamente il tempo sembrò accelerare mentre si allungava verso l'indumento. Prendendolo delicatamente dalle sue mani, lui lo strinse a sé, accarezzando il tessuto col viso e odorandolo. Aveva persino il suo profumo!
"Oh piccola dolce Akane, non avresti dovuto! È così grazioso!" strillò mentre le lacrime riempivano i suoi occhi. Dimenticando tutto, fece un passo per ringraziarla per bene con un abbraccio quando avvertì un paio di mani spingerlo per le spalle. I giovani mocciosi lo avevano fermato dal mostrare appropriatamente i suoi ringraziamenti all'adorabile creatura che aveva davanti! Fu allora che si ricordò che doveva stare seduto e non aveva il diritto di dimostrare il suo apprezzamento.
Tirando su col naso, disse, "Grazie, Akane"
Gli sorrise – e che delizioso sorriso – prima di dire, "Non c'è di che, vecchietto"
Invece di sedersi, lei arrivò a un lato del tavolo per controllare il resto delle contrattazioni. La ragazza successiva sembrò un po' nervosa ma tirò fuori il più bel reggiseno di pizzo nero con dei piccoli fiocchetti rosa intrecciati lungo la parte alta delle coppe e un fiocco più piccolo, rosa, al centro.
Era un'opera d'arte.
"Grazie. È...io...grazie!"
Commosso oltre misura, Happosai aveva praticamente le lacrime agli occhi per la gratitudine. Non sapendo cosa fare, la guardò e sperò che la sua gratitudine fosse visibile dai suoi occhi. Sembrò funzionare perché lei sorrise appena e gli diede una pacca gentile sulla testa.
Oh, la piccola Akane aveva le amiche più meravigliose, belle e generose!
Lentamente, si erano inoltrati attraverso il gruppo di ragazze che aveva davanti. Mentre le ragazze porgevano i loro adorabili indumenti, lui li esaminava tutti, meravigliandosi della loro bellezza. Poi cercava di esprimere la gratitudine alla ragazza prima di piegare con dedizione ogni capo in un sacco da ladro – sembrava troppo strano trasportarli in qualsiasi altri contenitore – mentre le ragazze tornavano a sedersi con le altre compagne. Raggiunsero il punto a metà strada quando Akane fece cenno alla ragazza successiva di fermarsi. Meravigliato, lui voltò il capo nella sua direzione.
"Vecchietto, è il momento di onorare il resto della promessa"
Oh. Collant. Se n'era dimenticato.
Happosai si prese un momento per pensare alla situazione. Poteva facilmente prendere i nuovi indumenti acquisiti e scappare dalla palestra senza onorare la sua parte di promessa. Avrebbe ottenuto una scorta di nuovi tesorini per niente! Tuttavia, si era davvero divertito quel pomeriggio. Certo, gli mancava il brivido dello sbirciare le ragazze mentre si cambiavano e l'adrenalina dell'essere inseguito da un gruppo di donne arrabbiate. Ma questo era un bel cambio del ritmo. Mai prima d'ora si era ritrovato in una stanza con così tante giovani e graziose donne ed erano state così gentili con lui! Nessuna aveva cercato di picchiarlo o di lanciargli addosso delle cose. Non aveva mai capito perché così poche donne apprezzassero il fatto che lui tentasse di fare loro dei complimenti. Inoltre, se mai avesse sentito l'urgenza di un'incursione per rubare mutandine, c'era sempre la scuola femminile accanto che aveva voluto visitare.
Voltandosi verso il ragazzo in questione, chiese, "Sei sicuro di voler cambiare nome? Perché Coll..."
"Sì! Ne sono sicuro" l'altro interruppe il vecchio grande maestro.
"Va bene, allora il tuo nuovo nome sarà Reggicalze!"
"No!" "Vecchietto!" Taro e Akane gridarono all'unisono. "Sai cos'abbiamo concordato" aggiunse Akane, lanciandogli un'occhiata severa.
"Va bene, va bene. Ma sei sicuro che non potrebbe piacerti il nome Mutanda?"
"Sì, sono sicuro" tuonò Taro. La sua pazienza era appesa a un filo sottile.
Happosai guardò il povero ragazzo, scuotendo il capo. Cosa c'era che non andava in lui? Avrebbe dovuto godersi la sua giovinezza ma invece era irascibile e stressato. Una vena pulsava sulla sua fronte, stava sviluppando un tic all'occhio destro?
Sospirando, disse, "Molto bene, molto bene. Il tuo nome sarà Meraviglioso Taro"
Il vecchio uomo fissò il ragazzo interrogativo. -Perché quest'idiota rimane così a bocca aperta? Non era quello che voleva?-
Poi improvvisamente Taro corse verso una ragazza qualsiasi e chiese, "Qual è il mio nome?"
Lei ridacchiò e disse, "Uhm...Meraviglioso?"
"Giusto, il mio nome è meraviglioso!"
Saltò in aria con le braccia alzate, formando una Y. Atterrando, corse verso Akane, afferrandola per la spalla, cosa che fece alzare Ranma dalla sedia, gli occhi assottigliati.
-Oh oh, questo può risultare piuttosto divertente-.
"Grazie, grazie!" Taro attirò Akane in un grande abbraccio, incollandole le braccia ai fianchi, oscillandola a destra e sinistra. Si separò e disse, "Non sarebbe mai successo se non fosse stato per te!" si abbassò dandole un bacio piuttosto entusiasta sulla guancia prima di lasciarla e gridare, "GRAZIE!" poi corse verso le porte, lasciando dietro di sé un'Akane rossa che fissava il punto dov'era stato.
Happosai ridacchiò allo shock della poveretta. -Una bella ragazza come lei dovrebbe essere abituata a questo tipo di attenzioni ormai. Se il suo fidanzato la trattasse meglio, lo sarebbe-.
"Togliti da me! Togliti, ho detto!"
Sospirando, abbassò lo sguardo al giovane che si divincolava sotto di sé. Quando Taro aveva abbracciato Akane, Ranma si era fatto avanti ma i suoi movimenti erano stati fermati dall'indice di Happosai. Poi Happosai era balzato dietro di lui, torcendogli il braccio e costringendo Ranma al suolo. Nonostante quello che pensava sulla mancanza di rispetto del ragazzo, Happosai era contento che Ranma avrebbe ereditato la Scuola di Arti Indiscriminate che aveva fondato. I primi due discepoli erano stati a dire poco deludenti, anche se entrambi erano artisti marziali decenti. Uno, un resistente che era crollato emotivamente dopo la morte della moglie. L'altro, pigro per natura si era trasformato in un ingordo, disposto a vendere il figlio per il cibo. Happosai non aveva molti standard, ma perfino lui non approvava l'idea di offrire l'erede della scuola per il cibo. Ranma, però, era diverso. Aveva talento e fegato. Non permetteva a nessuno di vessarlo ed era esattamente ciò che quella scuola doveva perseverare. E ciò di cui Ranma aveva bisogno era Akane. Una ragazza che l'avrebbe sfidato a non diventare come suo padre. Una ragazza che aveva di per sé talento naturale per le arti marziali, che poteva garantirgli di procreare un erede potente. Una ragazza che comprendeva i rischi di essere un artista marziale e la dedizione che serviva per essere un maestro. Ma dannazione, quel ragazzo era davvero stupido. Happosai non biasimava il giovanotto perché godeva delle attenzione delle altre bellissime giovani donne attorno a sé, ma prima doveva salvaguardare la sua relazione con Akane. Poi il ragazzo avrebbe potuto partecipare a tutte le attività extraconiugali che voleva. Per assicurare il futuro della scuola, avrebbe dovuto aiutare a far andare le cose come dovevano. Al momento, il piano comprendeva rendere Ranma geloso. Il ragazzo doveva capire che se non faceva una rivendicazione, altri sarebbero stati felici di prendere il suo posto. E se Happosai si fosse divertito un po' nel processo, ancora meglio.
"Uhm...giusto...perché non continuiamo quello che stavamo facendo" disse Akane, il rossore a coprire ancora il suo viso.
"Naturalmente, piccola dolce Akane!"
 
 
 
-Dannazione a quel vecchio maniaco! Guardalo, lì a cercare di fare l'innocente. Chi diamine pensa di prendere in giro? Nessuno!-
Ranma ribolliva e non voleva fare altro che picchiarlo a sangue. Insieme a Taro.
-Quello stupido bastardo, abbracciare e baciare la mia fidanzata. La mia Akane. Chi diavolo crede di essere? Che diritto ha di toccarla con un dito, ancora meno di usare le labbra! Quando lo vedo...-
"Ranma?"
Lui sollevò lo sguardo e vide Akane piegata mentre gli offriva la mano. Voleva cacciarla via per la frustrazione, ma poi la guardò negli occhi. Erano pieni di emozione. Poteva facilmente scorgervi della preoccupazione, era abituato a che lei lo guardasse così, quindi era semplice identificarla. Sembravano anche esprimere...scuse? Non era uno sguardo che gli rivolgeva spesso, ma pensò di averlo decifrato correttamente. C'era stato un tempo in cui non comprendeva affatto la sua fidanzata. Le cose che faceva e come si comportava erano spesso contraddittori e strani. Gli ci era voluto molto tempo, per non dire molti lividi, per essere riuscito finalmente a capire come leggerla. E stava ancora lavorando sul primo livello. Sospirando, prese la sua mano e la strinse leggermente, godendosi il calore che irradiava dalla sua pelle mentre le sue dita delicate si stringevano intorno alle proprie. Non disposto a lasciarla andare, si alzò lentamente e la tenne per un momento più lungo del necessario prima di tornare alla sua posizione iniziale. Akane si era allontanata un momento più tardi mettendosi sulla sedia vuota, voltandosi nella stessa direzione di Happosai. Ranma era seduto e sperava disperatamente che quella disavventura finisse presto. Sì, era per una buona causa, ma non gli piaceva comunque l'idea di cedere al pervertito e la cosa lo faceva ancora arrabbiare.
Aveva sbirciato quando era stato il turno di Akane di fare la donazione ed era rimasto deluso nel vederla tirare fuori quel costume da bagno. Lo odiava da tempo visto che era stata l'unica barriera tra lui e il vedere Akane nuda. Tutta nuda.
Ma da allora, quell'indumento si era infilato in molte sue fantasie. Pensava spesso a come sarebbe stato facile abbassare quel sottile capo fino a liberare i suoi seni dalla sua carcerazione, vedendoli ondeggiare di fronte a sé. Sfacciati ed invitanti. Come avrebbe potuto abbassare il costume lungo i suoi sinuosi, deliziosi fianchi prima di farglielo sfilare dai piedi delicati prima di guidarla sul bordo della vasca. Lei avrebbe lentamente aperto le gambe per lui e lui avrebbe potuto finalmente guardare il tesoro al suo centro.
Sospirò. Sì, era davvero triste di vedere quel costume da bagno che se ne andava.
Anche se Ranma era a disagio con le effusioni fisiche e goffo quando costretto a situazioni imbarazzanti con le ragazze presenti nella sua vita, era comunque un adolescente in salute con un'immaginazione molto vivida. Il suo onore non gli avrebbe consentito di agire su impulsi di base ma le sue fantasie gli consentivano di soffermarsi su quelle attività con solo un pochino di senso di colpa. Non aveva mai pianificato che una certa ragazza figurasse in molti dei suoi sogni ad occhi aperti, ma succedeva. Parecchio.
Ora tutto quello che voleva fare era tornare a casa e tentare di strofinare via dal cervello, una volta per tutte, l'immagine di Taro che baciava e abbracciava la SUA fidanzata. Solo il pensiero gli faceva stringere i pugni per la rabbia. La prossima volta che avesse visto quello stronzo, gliel'avrebbe fatta pagare.
In quel momento, colse qualcosa che Akane stava dicendo.
"...quindi quella era l'ultima persona"
"No, io non credo"
"Queste sono tutte le ragazze della classe, lo giuro, vecchietto"
Improvvisamente Ranma fu colpito in testa da acqua fredda. Sputacchiando indignato, si alzò e gridò, "Perché l'hai fatto?"
"Sembra, Akane, che ci sia un'altra ragazza nella classe che non mi abbia dato un indumento personale"
"Che diavolo? Non esiste che io ti dia niente, vecchio pazzo!!!"
Happosai ignorò Ranma e continuò a guardare Akane col broncio, "Mi avevi promesso che tutte le ragazze avrebbero partecipato"
Ranma fece un passo avanti, volendo schiacciare il vecchio pervertito al suolo, ma fu di nuovo fermato dalla sensazione di una mano morbida sul petto. Guardando in basso, vide Akane vicina. Molto vicina. Non aveva idea di come si fosse inoltrata nel suo spazio personale senza che lui lo notasse. Gli artisti marziali erano addestrati ad essere altamente consapevoli di quello che li circondava, per essere preparati dagli attacchi. Essendo il migliore artista marziale della zona, era logico che i suoi sensi acuti fossero a loro volta i migliori. Ma in qualche modo, Akane riusciva sempre a sfuggire al suo radar. Guardandola negli occhi, li vide con una scintilla birichina e lei gli mimò con le labbra, 'Fidati'. Lui fece un leggero cenno affermativo, o forse era di confusione, il suo cervello era un po' annebbiato dopo averle fissato la bocca. Lei si voltò e lui se ne rammaricò visto che tolse la mano dal suo petto. Andò verso la sua borsa e si abbassò per trovare qualcosa, facendogli vedere di sfuggita il suo fondoschiena. Imprecò contro quelle dannate divise che ostacolavano quella che era sicuro sarebbe stata una visuale spettacolare.
Akane porse un indumento avvolto in un pacchetto ad Happosai, dicendo, "Kasumi mi ha dato un paio pulito della biancheria di Ranma stamattina"
Gli occhi lucidi, lui afferrò avidamente il pacchetto. Scartandolo, s'immobilizzò, rimanendo come un sasso mentre l'oggetto gli cadeva dalle mani. Si sbriciolò e divenne polvere. Ranma si abbassò e vide un paio di boxer sul pavimento, ridacchiando.
Scoppiando in lacrime, Happosai pianse, "Akane! C-come p-puoi essere così c-crudele con me!" tirò su col naso, guardandola con grandi occhi rotondi, unendo le dita e dando colpetti al suolo con il piede.
Ranma roteò gli occhi osservando Akane abbassarsi per poter parlare con Happosai faccia a faccia. Con tono basso e gentile, come si farebbe con un bambino, disse, "Se non li vuoi, sono sicura che Ranma sarebbe felice di riprenderseli. Ora, perché non vai a casa e metti a posto tutti i tuoi nuovi tesori?" gli regalò un caloroso sorriso. Tirando su col naso un'ultima volta, Happosai annuì impaziente e afferrò il suo sacco, fuggendo verso casa.
Ranma prese le sue mutande e le rimise nel pacchetto in cui erano precedentemente chiuse mentre Akane ringraziava tutte. La palestra si svuotò lentamente e Ranma aiutò la sua fidanzata a rimettere tutto in ordine. Quando tutte se ne furono andate, Akane afferrò la sua borsa e tirò fuori un thermos, porgendolo a Ranma. Prendendolo, lui sorrise. Era commosso che lei lo avesse preparato per lui. Non avrebbe dovuto stupirsi, però, si prendeva sempre cura di lui, ma dopo essere cresciuto come lui aveva fatto, si sorprendeva sempre che qualcuno gli mostrasse tanta gentilezza come lei.
"Grazie, Akane" versandosi l'acqua sulla testa, le sorrise calorosamente e disse, "Andiamo a casa".
  
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