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Autore: Elgul1    19/07/2017    2 recensioni
Questa storia è un What if di cosa sarebbe potuto accadere, secondo me, se invece di Shouyou, Gintoki avesse avuto come maestro Utsuro diventando il più temibile assassino a disposizione dei Naraku.
Gintoki ha sempre vissuto per servire e aiutare il suo maestro Utsuro che lo ha cresciuto come un figlio. Da anni commette crimini di ogni genere uccide coloro che infangano il buon nome dei Narakue chi rappresenta una minaccia per l'ordine imposto. La sua strada però, durante la sua missione più pericolosa, sarà costellata di numerosi incontri che riusciranno a portarlo verso la dritta via che sembra irragiungibile?
Genere: Azione, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gintoki Sakata, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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Shinpachi camminava lento per la grande casa quando all’improvviso avvertì un forte brontolio allo stomaco. Da quando l'altro giorno avevano eseguito la veglia funebre per suo padre non era più riuscito a mangiare niente. Otae aveva cercato in tutti i modi di convincerlo sopratutto facendogli presente la sua salute ma lui non ne voleva sapere, sopratutto della sua cucina orribile. Per la testa aveva solo una cosa: quel discorso fatto dallo Shinsengumi in merito all'indagine. Perché proprio suo padre? Era questo che non riusciva a capire... mentre camminava per tornarsene in camera, si bloccò di fronte allo studio del padre.
 La porta era sempre chiusa a nessuno era permesso entrare; nel corso degli anni c'aveva provato varie volte insieme a sua sorella Otae ma suo padre gli aveva sempre scoperti e messi in punizione, si ricordò anche che qualche anno fa, quando morì sua madre, si era talmente chiuso in quello studio che si faceva portare pure i pasti li dentro. Appoggiò la mano sul pomello di legno e lo girò lentamente. La porta si dischiuse lentamente di fronte a lui che, a passi lenti, entrò nella stanza.
Lo studio era in perfetto stato. Sui lati della stanza stavano due librerie in legno di quercia con decine e decine di tomi dai mille colori. Con la mano toccò il loro tessuto rilegato e gli venne un sorriso triste a pensare che se mai suo padre lo avesse sorpreso a toccare quei tomi lo avrebbe davvero linciato. Si avvicino alla grande scrivania che trovò in perfetto ordine e senza nemmeno un briciolo di polvere o sporco suo padre era davvero un maniaco delle pulizie molto più di sua sorella. Un qualcosa però attirò la sua attenzione lì, accanto alla macchina da scrivere. Era un piccolo post-it di quelli che spesso suo padre usava per dir loro a che ora sarebbe tornato oppure per ricordare appuntamenti importanti. Lo prese tra le mani e lesse " Appuntamento a Shinjuku ore dieci del mattino davanti al tempio tra due giorni." Quel messaggio lo lasciò abbastanza confuso: la data dell'incontro corrispondeva a domani. Shinpachi accartocciò il foglio e lo mise in tasca; sarebbe andato lui all'incontro e avrebbe scoperto cosa stesse facendo realmente suo padre.
 
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Gintoki stava a testa in giù, era completamente concentrato: ispirava e espirava lentamente. La meditazione era una pratica che ormai aveva fatto sua; Utsuro gli aveva ripetuto decine di volte che tenere a bada le emozioni era un suo sacrosanto dovere mai farsi prendere dall'ira oppure da altre emozioni lo avrebbero solo reso debole. Da quando era a Edo lo faceva quasi sempre, a meno che non fosse troppo stanco a causa dei suoi lavori notturni. Un bussare incessante lo riscosse dai suoi esercizi. Rimessosi in piedi aprì la porta trovandosi davanti la ragazzina che pedinava Tsuky. 
" Ehm scusami tu che ci fai qua?" Domandò, sorpreso e confuso allo stesso tempo di trovarsi quella tipetta lì davanti a casa.
" Mi manda proprio lei dicendomi di consegnarti questo." Rispose la ragazzina con uno strano accento e porgendogli un plico di fogli con su scritto dei nomi. 
" Grazie mille e perché lei non è venuta?" Chiese lui prendendo i fogli e iniziando a svogliarli pigramente." Dice che è ancora molto arrabbiata con te perché non gli hai risposto e se fosse venuta qua ti avrebbe preso a pugni, perciò sono venuta io." Gintoki rimase piuttosto perplesso... lei non era persona a cui importasse tanto avere risposte. 
" Ehm sei sicura che in realtà non voleva che t-e dicessi altro anzichè questo?" Mormorò Gintoki.
" Già giusto!" Battè il pugno sul palmo della mano destra " Dovevo dirti che stava male! Va be pazienza, ormai frittata è fatta." Aggiunse sorridendo. 
" Bhe grazie della visita ora puoi andare." Disse il giovane facendo per chiudere la porta ma la ragazzina mise la mano bloccandolo e con una voce che non ammetteva repliche mormorò: " Tsuky mi ha detto che mi avresti offerto il pranzo come ricompensa per averti portato i fogli..." 
" Ehm al momento ho il frigo vuoto. Spiacente." Mentì Gintoki; se c'era una cosa che aveva imparato dagli amanto in tutti quegli anni era che avevano uno stomaco infinito quella piccoletta gli avrebbe di sicuro finito la dispensa. 
" Non c'e problema, ho visto che qua vicino c'e una tavola calda. Possiamo andare lì!" Esclamò subito lei decisa agguantandolo per la manica bianca del kimono e trascinandolo fuori di casa con la forza.
" Stramaledetta Tsuky! questa me la paghi..." Borbottò Gin seguendo di malavoglia una Kagura saltellante verso il ristorante.
Una volta entrati dentro al samurai saltò subito agli occhi il fatto che, all'interno, c'erano decine di famiglie allegre e spensierate. La ragazzina lo prese sotto braccio indicandogli un tavolo che era proprio accanto a una strana statua raffigurante un tizio obeso che reggeva una torta.
" Allora cosa vi porto?" Domandò una cameriera con una parrucca bionda e completamente vestita alla marinaretta con un taccuino rosa tra le mani        " Per me un parfuit al cioccolato e per la ragazzina..." Mormorò Gintoki sorridendo.
" Tutto il menù per favore!" Esclamò Kagura eccitata e ancora in crisi mistica di fronte al menù colorato che aveva di fronte. Gintoki la guardò stralunato -ma quanto cavolo mangia questa?-           
 " Ehm d'accordo come dice la ragazzina." Mormoro Gin ancora impressionato dall'appetito disumano di Kagura.
Mentre la cameriera andava via con le ordinazioni disse:" Dimmi un'po Kagura, cosa ci fa una Yato come te qua, sulla Terra?" 
" Mia madre è morta poco tempo fa così sono partita essendo rimasta sola..." Rispose lei afflitta.
" Mi dispiace per la tua perdita ma non hai fratelli o sorelle?" Domando ancora Gintoki curioso. 
" Ho un fratello che non è proprio molto raccomandabile e anche su mio padre posso fare poco affidamento..." Borbottò lei perdendo la sua allegria. Gintoki stava per scusarsi ma quando arrivarono le portate la ragazzina si gettò sul cibo con una voracità che spaventò sinceramente Gintoki. - Per mia fortuna ho il portafoglio pieno.- Pensò lui mentre iniziava a mangiare con calma la coppa che aveva ordinato. 
" Senti Gin ti volevo chiedere una cosa." Disse all'improvviso la ragazzina alzando la testa dal primo piatto ormai ripulito.
 " Dimmi pure." Rispose lui tranquillo mangiando un'altro boccone del dolce.
" Tsuky mi ha detto che lei è un vero combattente e che ha imparato la via della spada e del controllo." Spiegò lei. 
" Si, ho seguito molto questa disciplina sin da quando sono piccolo; era necessario per poter mangiare e per poter soppravvivere." Rispose Gintoki ricordando i terribili allenamenti a cui erano stati sottoposti lui e molti altri. 
" Mi chiedevo se potevi aiutarmi a migliorare il mio controllo..." Disse lei che, riprendendo il discorso: " Essendo uno yato la mia forza è molto superiore a quella umana; non riesco a dosarla più del dovuto e con Tsuky e le altre a volte mentre mi fanno male ho il timore di fargli male... potrebbe aiutarmi?" 
 Gintoki ascoltò, comprendeva quello che voleva dire: in precedenza aveva affrontato molti yato e la loro forza era disumana, sopratutto ricordo l'ultimo che aveva affrontato e ancora avvertiva i dolori a causa dei suoi colpi.            
" D'accordo va bene, vedrò di passare qualche volta per poterti dare una mano e adesso coraggio mangia..." Rispose Gintoki sorridendo alla ragazzina, che subito ricominciò a mangiare felice una parte di lui sotto sotto non voleva che quella ragazzina si macchiasse le mani come lui. 
   
 
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