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Autore: jawaadskebab    26/07/2017    0 recensioni
«Okay, okay. Calmati. - mio fratello chiuse gli occhi tirando un profondo sospiro, per poi riaprirli e puntarli su di me - Tu potresti fingerti me.»
Silenzio.
L'unico rumore che si sentiva era l'abbaiare di un cane in lontananza.
«Sei fatto?» dissi infine, contemporaneamente agli altri due.
Assunse un'espressione indignata, come se si vergognasse anche solo di pensare che avrebbe potuto fare una cosa del genere: «Certo che no! - per poi mormorare - L'effetto ormai è svanito.»
Ecco, come non detto.
«Scusa Louis, - risi, leggermente isterica - potresti spiegarti meglio?»
«Dai, siamo gemelli! Se ti mettessi una parrucca e ti togliessi le tette, saresti me.» disse come se fosse una cosa ovvia.
Adrian commentò, con la sua solita gentilezza: «Beh...diciamo solo se ti mettessi la parrucca.»
-
Tratto dall'omonimo film del 2006.
Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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IS THAT MY HEADBOARD?







«A tutti quelli che sono stati mollati, quando dico 'Fanculo' voi dite 'Tu'. - la ragazza sconosciuta si guardò intorno, barcollante - Fanculo!»
Fu subito seguita da un coretto, di cui faceva parte anche London: «Tu!»
Era da esattamente venti minuti che quella pazza scatenata ubriaca dava i numeri sul tavolino del salotto di casa mia, rischiando di cadere da un momento all'altro e rompersi l'osso del collo. «Voglio quell'isterica fuori da casa mia.» constatai osservandola impassibile.
«Io mi sto divertendo.» ghignò Sam.
«Già. - London di sporse verso di me, gridando per sovrastare la musica a palla - D'altra parte non è colpa di nessuno se dopo la partita Louis ha invitato tutta la scuola a casa vostra per festeggiare la vittoria, senza limitare l'alcol.»
«Certo, grazie per avermi spiegato tutto London.» dissi sarcastica mentre alzavo gli occhi al cielo.
«Ma figurati.»
Sospirai profondamente per evitare di strozzarla, quando una palla da basket mi sfrecciò davanti al viso. Sussultai, girandomi con la mano sul petto per vedere chi era quell'idiota, nonostante già immaginassi di chi si trattava.
«Bel lancio, amico.» esordì Adrien facendosi avanti con la palla sotto braccio, per poi ripassarla a Louis, che sorrise: «Bella presa.»
Poi di colpo si aggiunse Zane, che con un grido di guerra si lanciò contro mio fratello tentando di prendere il pallone. I tre cominciarono a passarsi il pallone ridendo come dei cretini, così Sam decise di intervenire. Sapete, esperienza personale. «Deficienti, se continuate a lanciarvi quella palla, finirà con qualcuno che si farà...»
Come non detto. La palla mi arrivò dritta in faccia, facendo cadere a terra il bicchiere che tenevo in mano.
«...Male.»
Ci fu un momento di silenzio, per quanto possibile visto che c'era la musica a manetta, la pazza che urlava e il coretto che la accompagnava. Poi Louis mi mise un braccio sulle spalle, osservando il disastro che avevamo combinato sul tappeto bianco del salotto. «Coca cola? Dovresti imparare a divertirti sul serio, sorellina.»
«Avanti Violetta, goditi almeno gli ultimi giorni di libertà.» mi disse Zane. Beh, effettivamente mancavano quattro giorni alla fine delle vacanze di Pasqua, dopo di che saremmo dovuti tornare tutti al college.
«Oh, ma per favore. - Mi tolsi il braccio di Louis dalle spalle - Invece di preoccuparvi per me, perchè non fate sparire quella degenerata mentale?»
«Mi dispiace, non ho tempo ora. Devo scaricare tutta la tensione accumulata negli ultimi giorni.»
Mi girai di scatto verso mio fratello, e gli chiesi temendo il peggio: «E in che modo vorresti farlo?»
«Beh...»
«Ti prego Louis. Mi piacciono i bambini, ma...non voglio ritrovarmi zia a quest'età. Sappilo.»
Lui aggrottò la fronte: «Ma no, che hai capito? Intendevo dire che devo andare in bagno a cagare.» E si allontanò.
«Oh.» Dissi osservandolo per un po', per poi girarmi verso il riccio. «Tu, Eddie?»
«Scusa Violetta, - cominciò distratto, mentre osservava un gruppetto di ragazze non molto distante, che ridevano come cretine per aver ottenuto la sua attenzione - mi sa che anche io ho trovato un modo per scaricare la tensione.» E si allontanò pure lui.
Beh, menomale che non ero parente di Adrien. Feci spallucce: «Zane, butta fuori quella deficiente. Ti prego.»
Il ragazzo fece per dire qualcosa, ma venne interrotto da Sam, che lo prese per mano: «Oh, non se ne parla neanche. Ora è mio.» E si allontanarono discutendo sul fatto che Zane non le avesse portato nulla da mangiare.
«Come sono dolci.» disse London con gli occhi a cuore.
Sbottai buttando le braccia per aria: «Ma se sono snervanti! Non ascoltano mai nessuno. - Per poi mormorare tra me e me - E poi non mi lasciano mai avanzi di cibo.»
«Beh, perchè questo è l'amour.» disse lei, cominciando a osservare un punto in lontananza con sguardo sognante. Mi affiancai a lei, guardando dalla sua stessa parte: «Che cosa stiamo guardando?»
«Non ne ho idea, fanno così nei film. - London mi guardò, inclinando la testa - E tu?»
«Io non ho mai girato un film.» dissi, convinta del fatto che avrebbe capito la battuta
Infatti non la capì. «Ma no sciocchina, a volte sei peggio di me. - Alzai un sopracciglio, ma lei continuò - Non vorresti innamorarti?»
«Certo che no. L'amour, come dici tu, non fa per me.»
«Uhm. - Si girò, cominciando a scrutare la folla - Che ne dici di quello?»
Osservai il punto che indicava, e mi accigliai: «Anderson? Anderson Mcdowell? Stai scherzando, spero.»
«Certo che no, è un figo. Insomma, guardagli il...»
La interruppi, prima che la conversazione si trasformasse in qualcosa di inadatto ai minori di diciotto anni. «Sì, London. Ma dubito che i ragazzi come lui guardino le ragazze come me.»
«Che ne dici di Eddie?» continuò a sparare stronzate, senza neanche ascoltarmi.
«Adrien? - a momenti mi strozzai con la mia stessa saliva - Vuoi dire l'Adrien che per me è come un fratello?»
Mi guardò come se nulla fosse: «Sì.»
In risposta, simulai l'atto del vomitare.
«Oh, non ti va bene nulla.»
Tornò ad osservare la folla, mentre in sottofondo si sentiva ancora la ragazza sul tavolo: «A tutti quelli a cui scappa da cagare. Fanculo!» seguita dal solito coretto.
«Okay, questa cosa sta diventando davvero deprimente. - Mi guardai intorno e gridai - Per l'amor del cielo, qualcuno la porti via!»
Stranamente qualcuno mi ascoltò, e fece scendere la ragazza dal tavolo per portarla chissà dove. Non nella mia camera, sperai. Oh, ma è vero, che idiota. Prima dell'inizio della festa l'avevo chiusa a chiave per evitare che qualcuno entrasse. Dunque non c'era alcun...
«Oh, cazzo.» dissi ad alta voce.
«Di chi?» chiese London, guardandosi subito attorno.
La ignorai, indicando due ragazzi non molto distanti che stavano trasportando qualcosa. «Quella è la testiera del mio letto.»




Un rumore sordo mi fece aprire gli occhi di scatto. Lentamente mi tirai su col busto massaggiandomi la testa dolorante, per poi stiracchiarmi sbadigliando.
Fu solo in un secondo momento che mi accorsi di essermi addormentata nella vasca da bagno.
Accigliata, mi alzai facendo attenzione a non scivolare e posai i piedi sul tappetino, per poi guardarmi intorno. Dio, quel bagno era un casino totale. Era diventato...beh, un cesso.
E fu solo in un secondo momento che mi accorsi di non essere sola.
Adrien era disteso a pochi centimetri da me con la testa infilata nel water, immobile. Come diavolo aveva fatto ad addormentarsi in quella posizione?
...E se invece fosse stato morto?
Lo scrollai un po' ripetendo il suo nome tanto per non avere un morto sulla coscienza, ma decisi di lasciar perdere poco dopo.
Uscii dal bagno, notando con orrore che metà della gente che c'era alla festa si era addormentata nel salotto di casa. Deglutii cercando di mantenere la calma mentre andavo a controllare camera mia.
Oh, dio.
Vidi Louis nell'angolo della stanza, che si guardava intorno con il mio stesso atteggiamento smarrito mentre si teneva una mano sul braccio.
«Ma che cazzo avete fatto?» gridai incredula mentre camminavo guardandomi intorno, calpestando anche delle persone. Mio fratello aprì la bocca per rispondermi, ma lo interruppi ancora prima che pronunciasse qualsiasi stronzata. «Louis, ditemi che non avete fatto un'orgia in camera mia.»
«Merda, non ci ho pensato. - Per poi scuotere la testa - Vieni qui Violetta, aiutami. A momenti mi spaccavo il braccio contro il comodino.»
«Sei stato tu a fare quel rumore?»
Annuì, e io mi misi a correre, preoccupatissima: «Oddio, ti sei fatto male?»
«Beh, un pochino. Ti ho detto che...»
Agitai in modo seccato la mano: «Non tu. Intendo il comodino con tutti i miei libri. - poi gridai sconvolta, chinandomi accanto ai resti del casino che aveva fatto - Guarda che hai combinato!»
Lui sbuffò dandomi una spinta, e io mi alzai tentando di calmarmi. In fondo era solo un comodino. Quando a papà fosse passato l'infarto che avrebbe preso dopo aver visto in che stato era ridotta la casa, me ne avrebbe comprato uno nuovo.
Speravo.
Tirai un profondo sospiro: «Woosah. - Per poi girarmi verso Louis e prendergli il braccio malandato - Va bene, ti aiuto io. Non dovrebbe essere rotto. Sai, ho visto in un programma televisivo che basta prendere il braccio e...»
Dopo che si sentì uno scricchiolio, il braccio assunse una strana angolazione.
«Okay, - mi grattai la nuca osservando ciò che avevo appena fatto - penso che ora sia davvero rotto.»


 
  
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