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Autore: Ghost Writer TNCS    29/07/2017    8 recensioni
Raémia è un mondo ricco di magia, dove i contadini vivono del lavoro nei campi, i soldati in armatura girano da un villaggio all’altro per garantire pace e sicurezza, e i saggi maghi offrono i propri servigi in cambio di cibo e rispetto.
I numerosi Reami, popolati da altrettante specie diverse, sono posti sotto il controllo di sei Re: persone illuminate che garantiscono pace e prosperità al mondo intero. O almeno così era un tempo. Oggigiorno i Re si preoccupano più che altro di godersi le proprie ricchezze, e i nobili cercano sempre nuovi espedienti per guadagnare maggiore potere.
In questa precaria situazione, Giako – un Gendarme solitario cresciuto da una strega – verrà a conoscenza di una grande macchinazione volta a ribaltare gli equilibri del mondo. Da solo non potrebbe fare nulla, ma questa volta non sarà solo: quante persone servono per salvare il mondo?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie '2° arco narrativo'
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4. Incubi

Era notte fonda e l’oscurità avvolgeva ogni cosa. Le fitte chiome degli alberi coprivano quasi completamente le due lune – una rossa e una azzurra –, ma per fortuna lui era un mezzelfo oscuro.

Non ebbe bisogno di guardare la bussola magica di Alisha: sapeva che il mostro era lì, nascosto tra le ombre.

Bevve una delle pozioni magiche preparate dalla strega, in grado di potenziare il suo corpo e affinare i suoi sensi, dopodiché caricò un quadrello sulla sua balestra.

Cominciò ad avanzare.

Aveva paura, molta paura, ma le sue mani erano ferme e il suo sguardo risoluto. Una delle prime cose che aveva imparato come Gendarme era che la paura ti salva la vita, a patto di saperla gestire.

Per errore calpestò un ramo secco e quello si ruppe con uno scricchiolio sinistro. Esalò un’imprecazione a denti stretti: questa proprio non ci voleva.

Un rumore davanti a lui. Si abbassò leggermente sulle gambe, pronto a scattare. Una sagoma gli piombò addosso ruggendo, ma il Gendarme saltò all’indietro rapidissimo. L’enorme pugno batté il terreno, l’intera foresta tremò e uno stormo di uccelli spiccò il volo, terrorizzato.

Il mostro si sollevò in tutta la sua statura. Era alto più di tre metri, aveva braccia imponenti e una pelliccia corta ma folta che lo copriva completamente.

La creatura scoprì le zanne aguzze e intrise di bava, ringhiando minaccioso.

Giako sentiva la paura che si dibatteva dentro di lui, il suo corpo gli urlava a gran voce di scappare e cercare un nascondiglio. Ma non gli diede ascolto. No, non se ne sarebbe andato senza il cadavere del mostro.

Si mise in posizione di guardia, la balestra puntata alla testa del nemico. Doveva fare centro al primo colpo, non avrebbe avuto il tempo di ricaricare.

La creatura lanciò un fragoroso ruggito e poi lo caricò a quattro zampe. I suoi artigli si mossero rapidi come fulmini, ma il mezzelfo non si fece sorprendere e schivò con un balzo all’indietro. La pozione di Alisha aveva davvero migliorato il rendimento del suo corpo: grazie ad essa le sue chance di vittoria erano aumentate sensibilmente.

Il mostro intanto si era fermato di nuovo, limitandosi a ringhiare minaccioso. Si stava comportando proprio come un animale: gli attacchi di prima servivano più che altro a spaventare il Gendarme, voleva farlo fuggire senza rischiare lo scontro. Giako però non aveva scelta: doveva ucciderlo.

L’essere indietreggiò un attimo, forse convinto di averlo dissuaso dal seguirlo. E il mezzelfo scoccò. Il quadrello sfrecciò rapidissimo, colpendo la creatura sul muso. La punta acuminata gli graffiò la mandibola, ma non riuscì a ferirlo seriamente.

Giako, che in realtà puntava all’occhio, lasciò cadere la balestra e sguainò Balmung. Scattò all’attacco, colpendo con un diagonale al braccio destro. La lama finemente dentellata superò l’ispida pelliccia e lacerò la carne, aprendo una lunga ferita sanguinante. Il mostro lanciò un ruggito di dolore e indietreggiò spaventato. Evidentemente non si aspettava un attacco così veloce, ma il suo sguardo era eloquente: non si sarebbe fatto sorprendere di nuovo.

Fece per partire al contrattacco, ma Giako fu più rapido: infuse un po’ di magia nella fiala che aveva in mano e gliela lanciò contro. Il piccolo contenitore di vetro centrò in pieno petto la creatura, sprigionando una nuvola densa e dall’odore penetrante. L’enorme essere, colto di sorpresa, lanciò un altro ruggito pieno di collera e dimenò le enormi braccia, abbattendo un piccolo albero e scalfendo la corteccia di una pianta decennale.

Approfittando di quegli istanti di confusione, il Gendarme lo studiò alla ricerca di un’apertura per attaccare. La struttura fisica era umanoide, e osservandolo meglio si accorse che la poca luce rivelava una pelliccia striata, simile a quella di una tigre. In effetti anche il muso ricordava più quello di un felino, e questo gli fece supporre che in origine quello fosse stato un ailurantropo[9]. Ma cosa ci faceva una ailurantropo a Grandeforêt?

La creatura intanto si era già ripresa dalla confusione causata dal fumo e sembrava pronta a tornare all’attacco. Balzò in avanti con gli artigli sguainati e Giako dovette creare una barriera di energia verde.

Maledizione, il fumo di passiphlaru[10] di norma aveva un effetto tranquillante – se non addirittura soporifero – la bestia però sembrava più sveglia che mai. Evidentemente non ne aveva respirato abbastanza, o forse ne era immune.

Il Gendarme si gettò a terra per schivare una violenta artigliata, rotolò su se stesso e scagliò un’altra fiala piena di passiphlaru. Magari non lo avrebbe addormentato, ma almeno gli avrebbe dato qualche altro prezioso istante per elaborare un piano.

La magia che vi aveva infuso trasformò il denso liquido aromatico in un fumo compatto che coprì la visuale del mostro, inducendolo a lanciare un fragoroso ruggito. Giako calcolò rapidamente lo spazio che aveva a disposizione e poi si lanciò in avanti. La sua lama nera aprì un taglio sulla gamba del nemico, che di nuovo urlò di rabbia. Il mostro provò a rispondere all’attacco, ma il suo pugno venne bloccato dal tronco di un grosso albero.

Il Gendarme, ormai alle spalle della bestia, provò un affondo alla schiena. La lama aguzza stava per raggiungere la carne, ma all’ultimo il nemico si girò, deviando il colpo potenzialmente fatale. Con rapidità impressionante la bestia allungò il braccio, e il mezzelfo dovette proteggersi con uno scudo di energia verde. La barriera lo riparò dal colpo, ma subito dopo andò in pezzi. Il secondo pungo del mostro lo colpì in pieno petto, scaraventandolo all’indietro. Giako cadde pesantemente sulla schiena e per alcuni preziosissimi istanti rimase a terra intontito. Ebbe appena il tempo di sollevare lo sguardo che il mostro era già di fronte a lui.

«Porca puttana…!»

Rotolò su se stesso per schivare il grosso piede del nemico, afferrò un piccolo involucro di carta e lo tirò in faccia alla bestia. Il colpo andò a segno e dal rudimentale ordigno scaturì una nuvola di alliha[11] finemente sminuzzata, in grado di far lacrimare gli occhi e di causare un forte bruciore. Subito il mostro ruggì, portandosi entrambe le mani al muso nel disperato tentativo di placare il dolore.

Giako si affrettò a rimettersi in piedi e a riguadagnare una distanza di relativa sicurezza. Avrebbe preferito evitare di usare l’alliha perché sapeva che in questo modo avrebbe fatto arrabbiare ancora di più la sua preda, in quel momento però non aveva avuto scelta. E ora doveva prepararsi ad affrontare un mostro ancora più infuriato.

Di nuovo cercò di individuare un’apertura nei movimenti della bestia, ma si dimenava troppo e i suoi riflessi erano incredibilmente rapidi: doveva fare ancora ricorso alla Magia dei Re.

Come molti Gendarmi, lui non aveva nessuna abilità magica innata, in compenso poteva sfruttare il suo pendente metallico a forma di scudo per richiamare la cosiddetta “Magia dei Re”: una forma di energia già plasmata e facilmente utilizzabile per eseguire semplici incantesimi. Erano stati i Primi Re a erigere le infrastrutture necessarie per renderla fruibile, e questo era il motivo di tale nome.

Aprì una mano verso il mostro e la gemma verde incastonata nel suo pendente si illuminò, creando delle esalazioni dello stesso colore che spirarono verso il bersaglio. Quello che poteva sembrare solo vapore colorato, era in realtà un versatile incantesimo che rallentava i movimenti di tutto ciò che toccava.

Ogni Gendarme era in grado di apprendere un determinato gruppo di abilità collegate al colore che assumeva il cristallo al momento dell’investitura. Un cristallo verde come quello di Giako, tipico delle persone calme e riflessive, dava accesso prevalentemente a incantesimi difensivi o collegati allo scorrere del tempo. Il mezzelfo ad esempio sapeva creare scudi di energia – la tecnica base dei Gendarmi Verdi – e quel fumo che rallentava i movimenti, un incantesimo decisamente più raro. Purtroppo quest’ultimo era anche molto dispendioso, quindi poteva usarlo solo come ultima risorsa.

Conscio dei proprio limiti, non perse tempo e corse verso il mostro. Caricò l’affondo al costato, ma con un movimento improvviso la creatura scacciò il fumo verde e lo fece indietreggiare. La bestia provò a passare al contrattacco, ma il Gendarme fu più svelto e lanciò la sua ultima fiala di passiphlaru, così da avere il tempo di ripararsi dietro un tronco.

Ma come aveva fatto a liberarsi così dal suo incantesimo?! D’accordo, Giako conosceva solo due tecniche, ma quelle due era convinto di saperle usare abbastanza bene. Forse gli incantesimi di Alisha avevano reso la creatura immune alla magia.

Nonostante tutto, fece un profondo respiro per mantenere la calma. Lui era pur sempre un Gendarme Verde: se non poteva sconfiggerlo con la forza e la velocità, allora l’avrebbe fatto con l’astuzia.

Senza fare rumore, cercò un punto dove tendere un agguato al suo nemico. Provare ad aggirarlo per colpirlo alle spalle si era rivelato un piano fallimentare, quindi doveva fare in modo che fosse lui ad avvicinarsi.

Passarono alcuni lenti secondi, poi la creatura smise di dimenarsi e abbassò le mani, ansimante. Il Gendarme, nascosto all’ombra di un grosso albero, lo osservò in perfetto silenzio. Ottimo, finalmente si stava stancando.

Il mostro si guardò intorno, cercando di capire dove si fosse nascosto il mezzelfo. D’un tratto si bloccò. Era troppo distante perché Giako potesse attaccare, così anche il Gendarme rimase immobile, trattenendo il respiro. Dopo qualche istante la bestia avanzò di qualche passo. Ma non stava andando verso il suo avversario. La creatura si abbassò e raccolse da terra la giovane conifera che aveva abbattuto all’inizio dello scontro. Come per tutti gli alberi della zona, il tronco era molto alto e i rami comparivano solo ad alcuni metri d’altezza.

Il mezzelfo non riusciva a capire perché quella pianta avesse attirato la sua attenzione, poi il mostro cominciò a strappare i rami fino ad ottenere una rudimentale asta. Si mise in posizione di guardia: sembrava proprio un lancere.

Un terribile presentimento maturò nella mente di Giako, accompagnato da un brivido lungo la schiena. “Oh, cazzo…! Non dirmi che…”

In qualche modo la creatura riuscì a individuarlo, si girò fulminea ed eseguì un affondo. Il Gendarme, colto di sorpresa, non ebbe il tempo di reagire e il tronco-lancia lo colpì in pieno petto. Giako emise un verso strozzato e cadde pesantemente sulla schiena, la spada per poco non gli sfuggì di mano.

Il mezzelfo si rialzò, un po’ stordito ma ancora in grado di combattere. Non si sarebbe mai immaginato che quel mostro sarebbe stato in grado di usare un’arma, ma a preoccuparlo era soprattutto il fatto che si trattasse proprio di una lancia.

Adesso più osservava la creatura, e più riconosceva inquietanti coincidenze, indizi di una verità così terribile che sperava con tutto se stesso di sbagliarsi. Quello però non era il momento dei ragionamenti.

La bestia tornò all’offensiva, cercando un affondo con la sua imponente arma. Il Gendarme fu rapido a schivare di lato e si riparò dietro un grosso albero per evitare la spazzata laterale. Quel mostro adesso aveva una portata d’attacco molto superiore alla sua, il fatto di trovarsi in una foresta però era uno svantaggio per chiunque utilizzasse un’arma così lunga, quindi Giako era sicuro di avere ancora qualche possibilità.

Ma se i suoi presentimenti erano fondati, allora uccidendolo… No! Non poteva distrarsi! Non poteva esitare! Alisha gli aveva chiesto espressamente il cadavere di quel mostro, e quindi gliel’avrebbe portato!

Con uno scatto improvviso raggiunse il mostro e provò un tondo a una gamba, ma la creatura fu rapida a bloccarlo con il robusto tronco. La bestia rispose con un colpo alla testa, il mezzelfo si abbassò, fece un passo in avanti e menò un altro attacco orizzontale. Questa volta la lama nera di Balmung raggiunse la gamba del nemico poco sopra il ginocchio, aprendo un taglio netto e piuttosto profondo che fece urlare la bestia.

Il mostro, deciso a togliere di mezzo una volta per tutte il suo avversario, spezzò in due il tronco e si lanciò in un assalto travolgente. Giako riuscì a schivare il primo attacco, bloccò il secondo con uno scudo di energia, ma il terzo lo colpì in pieno e la potenza dell’urto fu tale da scaraventarlo contro un albero. Il Gendarme non riuscì a trattenere un grido di dolore e stramazzò a terra prono, Balmung invece volò via, irraggiungibile.

Il dolore gridava nella sua testa e probabilmente aveva qualche osso rotto.

Sentì i passi del mostro che si avvicinava. Provò a muoversi, ma il suo corpo non rispose. Si sentiva stremato, come se il dolore avesse prosciugato tutte le sue energie. Ormai era spacciato, non aveva più nessuna possibilità di difendersi.

Vide i piedi del mostro davanti a sé, ma non riuscì nemmeno a sollevare lo sguardo fino alla testa del nemico.

Vinto dalla stanchezza, si abbandonò al letto di foglie umide, vergognandosi della propria incapacità. «D’accordo, stronzo, uccidimi e facciamola finita.»

La creatura, che ormai aveva abbandonato i due pezzi della sua rozza lancia, rimase immobile di fronte a lui.

Cosa stava facendo. Perché non lo uccideva?

Giako si sforzò con tutto se stesso di restare sveglio, voleva guardare negli occhi la morte e sputarle in faccia, ma il dolore e la stanchezza ebbero il sopravvento e tutto divenne nero.

Riaprì gli occhi e subito si guardò intorno. Faceva freddo, ma era una notte tranquilla e non si vedevano minacce nei paraggi.

Con un movimento lento si mise a sedere, temendo di provare di nuovo il dolore alla schiena. Ma ovviamente non fu così.

A pochi metri da lui vide Jehanne che dormiva, e questo gli fece capire che i ricordi dell’ultimo giorno non erano frutto della sua fantasia.

Con sua profonda sorpresa, scoprì di essere perfettamente calmo. Rivivere lo scontro con il mostro non era stato piacevole, ma gli sembrava una bazzecola se confrontato al suo solito incubo di quando aveva perso la sua famiglia.

Ironico: lo spaventava di più un fatto avvenuto oltre vent’anni prima, piuttosto che l’idea di affrontare di nuovo il mostro.

Cercando di fare meno rumore possibile, si alzò in piedi per fare due passi e schiarirsi le idee. Il suo ippolafo e quello di Jehanne lo scrutarono in silenzio per qualche istante, dopodiché tornarono in uno stato di dormiveglia che avrebbe permesso loro di riposare e al tempo stesso di individuare eventuali predatori nelle vicinanze.

Giako prese la sua borraccia e bevve un po’ dell’acqua mista a vino.

Ora che poteva riflettere a mente fredda, senza la frenesia del combattimento, non poté evitare di pensare che c’erano troppi indizi che portavano tutti nella stessa direzione, non poteva trattarsi di semplici coincidenze.

E questo gli fece sorgere un’altra, semplice domanda: “Alisha, perché non mi hai detto la verità?”

***

Seduta sul suo letto, Alisha teneva gli occhi fissi sull’oscurità. Aveva le ginocchia strette al petto e si era avvolta in una calda coperta di pelliccia, eppure non riusciva a smettere di tremare. Il sole non era ancora sorto e il freddo era pungente, ma non era questo a scuoterla: il suo era un tremito di paura.

«Alisha, mi cercavi?»

Quelle parole fecero sobbalzare la strega, che con movimenti impacciati afferrò lo specchio appoggiato accanto a lei. A prima vista sembrava un comunissimo specchio col manico, e in effetti era proprio così. Grazie a un incantesimo lei era in grado di comunicare con altri maghi attraverso la superficie riflettente, e in quel momento era apparso il viso di una donna molto attraente dalle pelle olivastra. Di sicuro non era una myketis, forse si trattava di un’umana.

«Maestra! Io…» La strega, convinta di aver trovato il coraggio per chiedere aiuto, aveva provato a contattare la donna pochi minuti prima, ma ora che la vedeva di fronte a sé, non riusciva più a muovere la bocca.

«Alisha, cos’è successo?» le chiese ancora l’umana. Il viso della sua ex allieva era piuttosto eloquente: aveva gli occhi lucidi e sembrava non dormisse da giorni. Questo non fece che alimentare la sua preoccupazione.

La myketis asciugò una lacrima con la manica del vestito, cercando di ritrovare la forza di spiegarle ogni cosa. Sentiva le parole che premevano dentro di lei, ma non riusciva a farle uscire. «Io… Io… Mi dispiace, ho fatto tutto quello che mi avevi detto di non fare, ma io… Ti prego, puoi aiutarmi?»

«Ma certo, certo che sì, Alisha. Però devi spiegarmi esattamente quello che è successo, ok?»

La strega asciugò un’altra lacrima scesa lungo la guancia. «D’accordo.» Prese un profondo respiro e cominciò a raccontare.



Note dell’autore

Ciao a tutti!


Sapevamo che il precedente scontro con il mostro non era finito bene, e ora sapete esattamente com’è stato sconfitto Giako. Il mostro è un avversario temibile e misterioso, ma non aggiungo altro per non spoilerare XD


In questo capitolo è ricomparsa Alisha, sempre tormentata dai suoi sensi di colpa. Il prossimo capitolo sarà incentrato sul racconto della strega e non solo, ma mi fermo qui per non rovinarvi la sorpresa ^.^


Nel finale è comparsa anche Shamiram/Semiramide, la maestra di Alisha. Dato che il suo mito è ambientato più di duemila anni fa, mi sono concesso qualche licenza in più rispetto a Jehanne XD

È anche lei un personaggio importante, ma per rivelare il suo disegno preferisco attendere il capitolo dove la presenterò per intero.


Ho aggiornato la copertina, per essere più precisi ho aggiunto il pendente di Giako (che è anche il logo della saga). Potete trovare la nuova copertina nel prologo al posto della vecchia immagine ;)


Momento otaku: mannaggia, è finito Fairy Tail! >_< Che ne sarà del crossover Fate contro Bestie? Leona e co. erano già tutti un fuoco! Beh, la speranza è comunque l’ultima a morire, no? XD


Come sempre, grazie per aver letto e a presto! ^.^


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[9] Specie originale di TNCS. Il nome deriva dalla fusione delle parole greche ailouros (gatto) e anthropos (uomo).
Per maggiori informazioni: tncs.altervista.org/bestiario.

[10] Da passiflora, una pianta da cui si possono ricavare rimedi sedativi e tranquillanti.

[11] Da Allium cepa, il nome scientifico della cipolla.

   
 
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