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Autore: samv_s    30/07/2017    2 recensioni
Jimin continuò ad osservarlo con sguardo scettico: uno come Yoongi non era solito aiutare le persone, eppure in quel momento gli stava offrendo una mano per conquistare il rosso.
"Accetto." Disse, quindi. Tentar non nuoce, no?
Vmin//Yoonmin. Accenni Namjin
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kim Taehyung/ V, Min Yoongi/ Suga, Park Jimin, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Da quando Yoongi aveva lasciato casa sua, Jimin non aveva fatto altro che pensare alle sue parole. Lui di sentire Taehyung ne aveva una voglia matta, ma come poteva contattarlo così facilmente dopo ciò che era successo la sera precedente? La sua mente non faceva che riproporgli le immagini del viso cupo del rosso, e ciò non lo stava aiutando a fatto.
Mentre pensava se scrivergli o meno, il rumore della porta di ingresso lo riportò alla realtà.
“Buongiorno.” Lo salutò sua madre prima di raggiungere la cucina e lasciarsi un bacio affettuoso fra i capelli ancora scompigliati. Jimin sorrise e prese a darle una mano con le buste della spesa.
“Hai già fatto colazione?” Chiese poco dopo la donna, mentre riponeva i peperoni nell’apposito scomparto del frigorifero.
“Uhm…sì, è passato Yoongi poco fa.” Le parole gli scivolarono via di bocca prima che se ne potesse rendere conto. Quando si accorse di ciò che aveva detto, il cuore del corvino prese a battere velocemente nella gabbia toracica: il silenzio era calato nella stanza, e sperò con tutto sé stesso che sua madre non fraintendesse la situazione.
“Jimin, siediti un momento.” Ma come sempre, le sue preghiere non furono ascoltate. Ormai era convinto che qualsiasi forza superiore esistesse, lo schifava a morte. “C’è qualcosa che devi dirmi? Sono tua madre, sai che a me puoi raccontare tutto.” Aggiunse poco dopo la donna, passandosi una mano fra i capelli scuri.
Il figlio deglutì rumorosamente, prima di abbassare il capo e rilasciare un lungo respiro. Forse era giunto il momento adatto di aprirsi con sua madre.
“All’età di quattordici anni ho avuto la mia prima vera cotta. Penserai che non ci sia nulla di male, se non fosse per il fatto che mi ero infatuato di un ragazzo poco più grande di me. All’inizio non volevo ammetterlo a me stesso: avevo paura di quei sentimenti che provavo ogni volta che incrociavo il suo sguardo, avevo paura di stargli accanto e di parlargli. Stavo facendo di tutto per dimenticarlo, volevo essere come ogni singolo ragazzino della mia età. Normale.
Col tempo poi, quando passai quella fase di negazione, capì che io ero perfettamente come tutti gli altri: preferivo i maschi alle femmine, tutto qui. Ero felice di aver finalmente accettato la mia natura e decisi di dirlo a Jungkook: mi sentivo pronto nel rivelargli una cosa tanto privata. Lui reagì bene, e ne rimasi così felice che quello stesso giorno decisi che ne avrei parlato anche con te. Ma poco dopo, lessi la notizia di un ragazzo toltosi la vita perché i suoi genitori non avevano accettato il suo orientamento sessuale. Sentii nuovamente la paura impossessarsi del mio corpo. Non volevo rovinare il nostro equilibrio, non volevo finire col deluderti.
Non volevo arrivare a soffrire così tanto da togliermi la vita. Quindi accantonai l’idea, ripromettendomi che appena fossi stato meno codardo te ne avrei parlato. – Il ragazzo si bloccò prendendo fiato ed asciugandosi le lacrime calde che gli stavano bagnando le guance. Non si era nemmeno reso conto di aver iniziato a piangere. – Nel frattempo mi sfogavo con la danza: il solo mettere piede nella sala prove, mi faceva sentire bene. Mi sentivo e mi sento tuttora nel mio luogo protetto.
In ogni caso, so che avrei dovuto parlartene prima. Perdonami per essere stato così codardo, e sappi che accetterò qualsiasi tua decisione. Anche se non mi accetterai, io ti amerò sempre. Sei mia madre, la donna che mi ha messo a mondo e che mi ha cresciuto donandomi tutto il suo amore. Ti voglio bene, e sempre te ne vorrò.” Finito di parlare, Jimin spostò il suo sguardo sul viso di sua madre. Fino ad adesso, aveva preferito fissare la credenza alle spalle della donna: sapeva che se non l’avesse fatto, non avrebbe avuto il coraggio necessario per fare quel discorso.
Si accorse delle lacrime che stavano rigando le guance della donna, e crebbe in lui la voglia di alzarsi ed abbracciarla per confortarla. Ma Jimin rimase al suo posto, consapevole di dover dare il giusto tempo alla madre di assimilare il tutto: aveva appena dichiarato di essere omosessuale alla persona a cui più teneva, doveva andarci con i piedi di piombo. Cercò quindi di mantenersi calmo e aspettò che la donna parlasse.
Ma poco dopo, quando la signora Park si alzò si abbassò leggermente sulla figura del figlio per stringerlo forte a lui e sussurrargli che lo amava ancora di più e che mai lo avrebbe abbandonato, Jimin si lasciò andare ad un pianto liberatorio. La strinse maggiormente a sé sussurrandogli quanto fosse grato di averla come mamma.
I due rimasero in quella posizione per un po', ancora scossi dal pianto ma felici. Entrambi capirono che quel discorso aveva intensificato il loro rapporto madre-figlio, e ciò non poteva che rendere entusiasta il corvino.
Quando si furono staccati, i due si sorrisero.
“Sei stato uno sciocco a pensare che non ti avrei accettato per ciò che sei. L’amore è amore Jimin, e quando c’è questo sentimento il resto non importa. – Disse la donna eliminando i rimasugli del pianto dal viso del figlio. – Il mio bambino…non posso che essere fiera di averti cresciuto.” Concluse sorridendogli ancora e baciandogli il capò. Jimin si beò di quei piccoli ma confortevoli gesti.
“Ma quindi…tu e Yoongi state assieme?” Aggiunse poco dopo la donna, cambiando completamente tono di voce: il corvino ne colse la nota divertita, e arrossì lievemente a quella domanda.
“Si…” Biascicò. Aveva deciso che per quel giorno aveva finito la dose di sorprese, e che quindi di parlare di tutto l’intrigo creatosi non ne era il momento. Yoongi l’avrebbe fucilato quando glielo avrebbe detto, ma in quel momento non gli importava: il sorriso a trentadue denti che seguì quell’affermazione, gli fece anche dimenticare della sua finta relazione e di tutto il casino che ne era conseguito.
Per ora c’erano lui, sua madre, e le mille domande imbarazzanti che quest’ultima gli stava facendo.
E Jimin non poteva chiedere di meglio.

 
***

Yoongi aveva lasciato casa di Hoseok nel pomeriggio: dopo che l’amico si era svegliato, avevano pranzato assieme ed avevano passato il resto del tempo a divertirsi insieme. Era da molto che non passavano così tanto tempo assieme, ed entrambi si sentivano nuovamente bene dopo quelle ore di svago: Hoseok aveva messo da parte, per quella giornata, l’argomento “Taehyung” beandosi di quei rari momenti in cui Min Yoongi si comportava come un perfetto amico. Sapeva di essere grato per aver conosciuto una persona come il maggiore.
Yoongi non era la persona più simpatica sulla faccia della Terra – non era nemmeno molto paziente, e questo Hoseok lo sapeva fin troppo bene – ma aveva anche i suoi pregi, che col tempo l’arancio aveva avuto l’onore di scoprire.
“Vai?” Chiese poco dopo, riportato alla realtà dai movimenti dell’amico che si era alzato dal divano. L’orologio fisso alla parete segnava le quattro e mezzo del pomeriggio. Il tempo vola quando si è in compagnia, si disse. Il maggiore annuì, avvicinandosi piano e porgendogli il suo joystick.
“La prossima volta cercherò di essere meno duro e di lasciarti vincere, ma devi migliorare amico. Sei una schiappa!” Lo canzonò, mentre si spostava una ciocca di capelli grigiastra all’indietro.
“Certo certo, vedrai che in poco tempo sarò molto più bravo di te. Poi vedremo chi batterà chi.” Esclamò fiero Hoseok prima di ridere, coinvolgendo anche Yoongi.
“Vedremo. Adesso vado sul serio, domani verrai a scuola?” Gli chiese ed Hoseok notò il tono leggermente preoccupato con cui l’altro aveva detto quelle parole. Sorrise grato prima di fare “no” con la testa.
“Non me la sento, in più domani tornano anche i miei dal Giappone. E’ meglio che metti in ordine questa casa, dato che domani sera ci saranno tutti i parenti per dare il bentornato.” Disse l’arancio, cercando di sdrammatizzare la situazione. Non aveva ancora voglia di ripensare a Taehyung. Voleva godersi ancora per un po' quella spensieratezza che gli aveva regalato Yoongi quel giorno.
Il grigio non aggiunse altro, capendo al volo che l’altro non ne volesse più parlare. Si limitò quindi ad annuire e a salutarlo, per poi lasciare l’abitazione.
I raggi caldi di quella domenica pomeriggio lo accolsero appena mise piede fuori, e Yoongi storse il naso: non era mai stato amante del sole e del suo calore. Infilate le mani nelle tasche del suo giubbotto in pelle, si avviò verso la sua moto. Salì in sella, indossò il casco e mise in moto.
Adesso doveva andare a casa di Taehyung.

 
***
 
Taehyung abitava in centro assieme ai suoi genitori in un appartamento ubicato al terzo piano di un palazzo ben curato. Il complesso era stato costruito dalla ditta di famiglia: erano famosi in tutta la Corea del Sud per la loro ottima squadra e per il loro lavoro impeccabile.
Ogni appartamento contava sei camere in totale – compresi anche cucina e soggiorno – e due servizi. Ogni ambiente era curato nei minimi dettagli, e anche se il prezzo era leggermente più alto dei normali appartamenti, ne valeva davvero la pena.
Yoongi parcheggiò la sua moto nel parcheggio sotterraneo, poi salì la rampa di scale che portava all’interno dell’androne. Qui salutò con un cenno del capo il signor Lee: il portinaio. Poi entrò in ascensore e pigiò il bottone del terzo piano. In poco tempo, fu quindi davanti la porta di casa Kim. Bussò aspettando che qualcuno venisse ad aprirlo.
Dopo un paio di minuti, la porta venne aperta rivelando la figura ancora assonnata di Taehyung.
“Stavi dormendo?” Chiese Yoongi.
“Mhh…entra.” Biascicò l’altro spostandosi e facendo accomodare il maggiore all’interno. I due si diressero verso il soggiorno accomodandosi sul divano ad isola presente al centro della stanza. Il grigio si soffermò a lungo sui capelli arruffati dell’altro: assieme all’espressione ancora addormentata stampata sul viso, davano un’aria da cucciolo smarrito all’amico.
“Come ti senti?” Azzardò dopo qualche minuto di silenzio il maggiore.
“Strano, vuoto. Di sicuro Hoseok sta messo peggio, vero?” Il suo tono di voce era preoccupato. Yoongi non avrebbe voluto rispondere, ma mentire a Taehyung in quelle circostanze era del tutto inutile. Quindi annuì piano, ricevendo in risposta uno sbuffo affranto del rosso.
“Non volevo che le cose finissero così, so che il rapporto di amicizia sarà molto più complicato da recuperare adesso. Ma non era giusto nei suoi confronti hyung, avrebbe soltanto sofferto.” Ammise dispiaciuto il minore.
“Ma per quale motivo vi siete lasciati? Hoseok è stato molto vago.” Mentì il grigio. Hoseok si era confidato, rivelandogli quali fossero le sue supposizioni e Yoongi aveva risposto – durante la telefonata – che avrebbe mantenuto il segreto. Adesso si aspettava che fosse Taehyung stesso a dirgli che gli piaceva Jimin: se lui lo avesse confessato, ne avrebbe avuto la conferma certa.
Ma il rosso si limitò a dire che aveva capito gli piacesse un’altra persona, e Yoongi preferì non dire nulla riguardo la sua menzogna.
Di sicuro il suo amico non era pronto a dire una cosa del genere.
“Hyung, vogliamo vederci un film?” Sviò il discorso Taehyung. Parlare di quella situazione lo metteva a disagio. Il maggiore annuì, ed entrambi si alzarono per scegliere il film da vedere.

 
 ***
 
La sala era gremita di corpi giovani e sudati che si muovevano seguendo il ritmo incalzante della musica. Seokjin era appena uscito da quella massa compatta di adolescenti, preferendo di gran lunga una boccata d’aria al ballo. Raggiunse quindi la veranda e rimase felicemente sorpreso quando notò il dondolo posto alla sua destra libero. Così si avvicinò alla struttura e si sedette sentendo la morbidezza dei cuscini sotto la sua pelle. Distese le gambe e chiuse gli occhi, beandosi di quel momento di tranquillità.
“Ah, sei qui. Mi hai lasciato in balia di Hoseok, sei un pessimo amico!” La voce fintamente offesa di Namjoon si udì poco dopo. Seokjin aprì gli occhi incontrando la figura slanciata dell’amico e sorridendogli.
“Posso offrirti metà di questo dondolo come segno di pace? È super comodo.” Esclamò il maggiore, spostandosi per fare spazio. Namjoon non se lo fece ripetere due volte e si sedette, con poca grazia, accanto all’amico. I due passarono una manciata di minuti in religioso silenzio, il chiacchiericcio lontano come unico rumore di sottofondo.
“Jimin e Jungkook dove sono?” Chiese poi Seokjin. Aveva visto Yoongi e Jimin dirigersi verso la cucina una mezz’ora prima, poi non li aveva visti più. Si stava domando di che cosa avessero parlato.
“Penso con Taehyung ed Hoseok, ciò significa che non sono affatto in mani sicure.” Ridacchiò il minore prima di voltarsi verso Seokjin. Questi sorrise guardandolo di rimando.
“Secondo te dovremmo andare a ripescarli?” Chiese il biondo. Ma l’altro fece semplicemente no con la testa, gli sguardi ancora incatenati.
Il silenzio ritornò sovrano fra i due, e Seokjin ritornò a richiudere gli occhi. Namjoon, invece, si soffermò ad osservare i tratti delicati dell’amico. Ma poteva ancora definirlo tale?
Più lo guardava, più si rendeva conto di provare qualcosa di più profondo nei riguardi del maggiore. Qualcosa che andava ben oltre l’amicizia, che gli faceva sudare le mani quando erano da soli (il che capitava fin troppo spesso).
In breve tempo, Namjoon aveva compreso quanto fosse irrimediabilmente cotto del suo migliore amico. E ciò non poteva che metterlo in una situazione spiacevole, specialmente se ciò comportava il dormire assieme durante l’estate.
Adesso che i due erano soli su quella veranda, Namjoon sentì lo stomaco nuovamente in subbuglio: inoltre, il suo sguardo non faceva che soffermarsi sulle labbra piene e rosse del maggiore.
Quanto avrebbe voluto farle sue.
“Mi stai sciupando Nam.” La voce di Seokjin lo fece trasalire ed arrossire. Per non farsi scorgere con le guance rosse, il minore si girò chinando il capo.
“Scusami.” Bofonchiò cercando di calmare il suo cuore, che avevo preso a battere troppo velocemente.
“Tranquillo.” Rispose semplicemente il biondo, e Namjoon fece il madornale errore di voltarsi e guardarlo in volto. Si ritrovò davanti al suo amico sorridente: gli occhi ridotti a due mezze lune e le labbra distese in una linea con gli angoli all’insù.
In quel momento, il suo corpo agì di scatto.
Le mani del minore si posarono piano sulle guance di Seokjin tastandone la loro morbidezza, mentre le sue labbra incontrarono quelle del maggiore. Fu dapprima un bacio casto, poi Namjoon tracciò con la lingua il labbro inferiore dell’altro chiedendo di approfondire.
Seokjin, gli occhi ancora spalancati per lo stupore, impiegò una manciata di secondi a rispondere. E la sua risposta fu molto positiva.
Posizionò le mani dietro al collo del minore, avvicinando così i loro corpi, chiuse gli occhi e socchiuse le labbra lasciando che la sua lingua si incontrasse con quella di Namjoon.
Il silenzio fu sostituito dallo schiocco dei loro baci umidi e carichi di emozioni, e dal leggero movimento del dondolo provocato dai due per cercare una posizione più comoda.
Quando si staccarono, le loro labbra erano rosse e gonfie ed il loro respiro era pesante. Entrambi avevano ancora gli occhi chiusi.
Fu solo la voce fin troppo alta e preoccupata di Taehyung che li richiamava, che li fece staccare del tutto e li fece alzare rapidamente dal dondolo.
“Hyung, Jimin e Jungkook stanno bevendo troppo!” E i due, scattarono seguendolo all’istante all’interno della casa. Le loro menti già proiettate su i due più giovani.
I loro cuori, invece, sembravano non voler diminuire il loro battiti accelerati.






 
Salve a tutti!
​So di essere leggermente in ritardo rispetto alle altre pubblicazioni, ma sono reduce da una fantastica dormita.
​Mi scuso per eventuali errori, ma non ho corretto (lo farò appena possibile).
​Sul capitolo ho solo una cosa da dire: ho amato scriverlo. Quando giorni fà ho aperto il file word, ho iniziato a digitare i tasti a raffica. E' stato qualcosa di meraviglioso!
​Spero piaccia tanto anche a voi.
Un bacio e buona serata.
​Sam.
   
 
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