Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: HimeHime    01/08/2017    1 recensioni
Questa storia era partita come una one shot sulla relazione tra Sansa e Jon Snow, che mi sta piacendo tantissimo e che mi sono divertita ad immaginare qualche giorno (o mese) più avanti, rispetto a dove siamo rimasti con la serie tv, e cioè al fatidico momento dello scontro con i White walkers.
Era una One Shot principalmente perchè era da tempo che non scrivevo e che non mi facevo viva su questo sito e non ero sicura di non ritrovarmi troppo arrugginita, per impegnarmi di più.
Poi la storia è andata alla grande, ho avuto riscontri positivi e non me la sono più sentita di abbandonare questi personaggi che amo sempre di più di settimana in settimana. lì dove li avevo mollati.
Quindi spero continuerete a seguirmi e recensire! vuol dire davvero molto per me!!!
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jon Snow, Sansa Stark
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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La mattina dopo Sansa si era svegliata con una lama di luce che entrava dalla finestra tagliandole il viso, all’altezza degli occhi.
Era ancora molto presto, ma l’aria frizzante della mattina portava già l’odore della battaglia alle porte.  Si chiese quante volte, Jon, l’avesse sentito; era come se potesse sentire vicino a sé il respiro di tutte quelle migliaia di uomini, che in questo momento si stavano preparando, o bevendo, o pisciando sotto, ai piedi delle torri di Grande Inverno.  Li sentiva fremere, saltare dalla XXXX o dalla paura.
Jon.
Adesso che ci pensava, l’ultimo ricordo che aveva del “fratello” era di quando sedevano vicini, gli aveva poggiato la fronte sul collo, poi più nulla. Doveva essersi addormentata così; eppure qualche minuto prima aveva creduto di non poter riuscire a dormire.
Chissà se lui era riuscito a dormire, invece; Jon.
Allungò il braccio sul letto, al suo fianco, e lo trovò vuoto. Ma poteva ancora sentire il suo odore, era così vicino.
Per forza! Era il suo mantello, che la copriva fino quasi al mento: si alzò stringendolo al petto.
“Jon?”
Lui stava leggendo qualche lettera, in piedi di fronte ad una delle finestre della stanza.
Si voltò e abbozzò un sorriso per salutarla; cercava di rassicurarla, ma le occhiaie nere e pesanti sotto i suoi occhi dicevano tutt’altro. Sansa se la prese con se stessa, serrando i denti sul labbro inferiore, perché lei era riuscita a dormire, e lui no.
Si scoprì pensare che avrebbe voluto essergli al fianco, stringergli la mano nell’oscurità. Invece, una volta ancora, l’aveva abbandonato, ed ora lo sentiva di nuovo distante, come tanto tempo prima.
Quella notte, per la prima volta, avevano condiviso un momento di vera intimità, aveva visto un lato di Jon che gli era sconosciuto, ed ora tutto era finito.
Lui era tornato ad essere il Lord di Grande Inverno, il comandante dei guardiani della notte, rinchiudendosi nella torre più alta della Fortezza Nera, in un posto in cui nessuno poteva arrivarlo. Per più di un attimo le aveva fatto venire in mente suo padre, Ned Stark: erano così simili! Uomini del nord, dai tratti pesanti, ma allo stesso tempo nobili, dalle sopraciglia increspate in un’espressione quasi turbata. Imponenti quanto fragili, gentili, buoni.
Sansa lo vedeva che, proprio come il padre, neanche Jon amava combattere, ma i suoi uomini avevano scelto lui, e lui avrebbe combattuto fino alla fine, se questo sarebbe servito per portarli in salvo, per difendere il Nord, la loro casa.
Per un attimo si era persa nei suoi pensieri e si era ritrovata a sognare ad occhi aperti,  come non faceva più da molto tempo. Guardare Jon, ricordare suo padre, l’avevano fatta tornare la ragazzina spensierata che era. La Sansa di una volta ora sarebbe corsa incontro al padre, gli avrebbe messo il mantello sulle spalle, allacciandogli la fibbia a forma di lupo proprio sotto il mento, e si sarebbe alzata sulle punte per schioccargli un bacio su entrambe le guancie.
Non poteva farlo con Jon, Jon che ormai stava volando distante da lei, proiettato già forse sul campo di battaglia. Strinse il mantello al petto ancora per un secondo, prima di alzarsi ed appoggiarlo sulla sedia accanto a lui: “è meglio che io vada a cambiarmi, chiederò di farti portare qualcosa per colazione”
“Grazie” poi si ricordò di qualcosa: “Sansa”
“Sì?”
“Ti ho fatto procurare degli abiti adeguati, ho chiesto a Brienne di aiutarti a indossare l’armatura, ti starà aspettando nelle tue stanze, in questo momento”
“Grazie.”
Perché era tutto così difficile?
Ad ogni passo che faceva, lungo i corridoi di Grande Inverno, si rendeva conto di quanto la battaglia fosse ormai imminente, mentre soltato la notte prima, lì nella stanza dei suoi genitori, le era sembrata qualcosa di così IMMATERIALE XXXX
Ovunque voltasse lo sguardo, non vedeva che uomini armati dalla testa ai piedi: uomini Stark, Karstark, Manderly e Mormont. Uomini della valle e anche qualche uomo di casa Tully.
La guardavano e Sansa sentiva il peso delle loro vite nelle proprie spalle, ma non poteva abbassare lo sguardo, doveva sostenerli tutti, uno per uno. Proprio come faceva Jon.
Brienne la stava aspettando in camera sua, proprio come lui aveva detto. Le aveva fatto indossare una camicia da uomo, una veste, una cotta di maglia, dei pantaloni e degli stivali di pelle fin sopra al ginocchio.
Si guardò e sorrise: in quegli abiti era tanto fuori luogo quanto Arya in abiti da lady.
Arya. Chissà che cosa non stava facendo in quel momento per uscire dalle cripte. L’aveva salutata, la sera prima, assieme a Bran, poi Jon l’aveva  affidata a Tormund e alcuni dei suoi uomini per portarla al sicuro: sapeva che lei si sarebbe ribellata, che avrebbe fatto di tutto per combattere, ma in fondo era solo ancora una bambina. Sansa scommetteva che non aveva dormito per tutta la notte, ignorando Bran che le diceva di stare calma. Sperava con tutto il suo cuore che quella sera non fosse l’ultima in cui avrebbe rivisto i suoi fratelli.
“Vinceremo” si disse.
In quel moemento qualcuno bussò alla porta. Era Jon.
Senza neanche che dovesse chiederglielo, Brienne uscì dalla stanza.  
“Sei pronta?”
“Sì”
“Ti ho portato una cosa” Jon aveva tra le mani una spilla argentata, la usò per chiuderle la pelliccia, sotto al mento.
“Era di nostro padre”   Non l’aveva più chiamata sua “sorella”, da quando aveva scoperto chi fossero i suoi veri genitori, eppure non aveva smesso di considerare Ned suo padre.
“Mi raccomando, Sansa, se dovesse succedermi qualcosa, dovrai seguire Brienne”
“Jon, se ti succedess”
“Seguirai Brienne!”
“Che senso avrebbe, se tu fossi..” morto. Non riuscì a finire la frase.
Jon le diede un bacio sulla fronte. “Fa come ti ho detto” e sperò con tutto il cuore che lei gli desse ascolto.
Poi uscirono nel piazzale principale, insieme; li seguirono Brienne, Tormund, che non aveva accettato di stare a guardia delle cripte tutto il tempo, Ed l’addolorato e Sam, che si era da poco ricongiunto a Jon e non aveva accettato di stare nelle retrovie.
Sansa aveva un sorriso di circostanza, fatto ad arte per convincere Jon che avrebbe fatto quello che voleva, ma dentro di se pensava che, quando il momento sarebbe venuto, avrebbe fatto la sua parte. Se tutti fossero stati uccisi, che senso avrebbeavuto scappare, rifugiarsi nelle cripte? La morte sarebbe arrivata anche per lei. Certo avrebbe voluto rivedere Arya e Bran un’ultima volta, ma non avrebbe lasciato Jon solo in quel momento.
Dopotutto non era l’unica donna a combattere: Brienne combatteva, la regina dei draghi, Daenerys, sarebbe scesa in campo e anche sua sorella, se glielo avessero permesso, avrebbe combattuto.
Neanche Tyrion, suo marito, si era tirato indietro, e Jaime Lannister si era unito a loro dopo aver tradito la sorella.
Aveva visto Jaime e Brienne allenarsi con la spada, un giorno, non lontano dal parco degli dei. Aveva chiesto a Brienne di insegnarle qualcosa. Jaime sulle prime aveva riso, mentre Tormund, che sonnecchiava sotto un albero poco distante, aveva grugnito un assenso. Jon aveva detto “tutti, da dieci a sessant’anni, devono combattere”, non era giusto che lei ne rimanesse fuori solo perché il suo nome era Stark. La reazione del Lannister aveva convinto la donna, che le aveva messo in mano una spada, nei giorni a seguire, insegnandole una cosa o due, tutto ovviamente senza che Snow venisse a conoscenza di nulla. Anche Jaime aveva pian piano cambiato idea su di lei: certo non sarebbe mai stata una guerriera feroce come Brienne, ma se non altro ora la rispettava per l’impegno che dimostrava mettere negli allenamenti. Sansa non era più la ragazzina che aveva visto piangere per le vessazioni della sorella ad Approdo Del Re, questo doveva concederglielo.
Quando fu il momento di salire a cavallo, fu proprio Jaime ad avvicinarsi a lei e sistemarle qualcosa nella parte sinistra della sella: era una spada, maneggevole, di media lunghezza, più pregiata di quelle con cui avevano fatto allenamento ma non troppo pesante da non riuscire a brandirla.
“Buona fortuna” le aveva detto, dando un colpo al sedere del cavallo. 
  
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