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Autore: mononokehime    02/08/2017    1 recensioni
Elizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in una sfarzosa tenuta dello Staffordshire.
Nonostante i mille lussi che la circondano, si sente prigioniera di una vita che non è sua e desidera solo scappare... fino a quando non incontra un affascinante ragazzo dal passato avvolto nel mistero, che complicherà ancora di più la situazione.
***
DAL TESTO:
Infilai le mani nelle tasche della felpa, mentre camminavo lentamente godendomi quel raro momento di tranquillità lontano dall'opprimente sfarzo di Rangemore Hall. Proprio mentre stavo per tornare indietro notai una figura di spalle seduta su un muretto ai limiti del parco.
[...]
Rimanemmo a guardarci in silenzio per alcuni secondi, quando lui accennò un piccolo sorriso.
«Tu devi essere la famosa principessina di Tomlinson»
Storsi leggermente la bocca, contrariata.
«Non è esattamente il modo in cui mi definirei, ma suppongo che ormai tutta Rangemore Hall mi conosca come tale»
Il ragazzo ridacchiò divertito.
«In effetti non posso darti torto. Qui si parlava di te ancora prima che arrivassi»
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Cinquantuno, trentasette, quarantotto, trentanove.
Erano ore che me ne stavo distesa sul mio letto, passando il tempo con attività inutili come quella di contare le pieghe del prezioso broccato che decorava ognuno dei quattro lati del baldacchino sopra di me.
Prima delle pieghe avevo contato le frange del tessuto, gli avvolgimenti delle colonnine del letto dal fusto a tortiglione, i cristalli del lampadario e le foglie dorate ricamate sul tessuto del copriletto.
Sbuffai rumorosamente e mi alzai a sedere. I miei capelli erano tutti in disordine, ma per la frustrazione me li scompigliai ancora di più.
Sto impazzendo, non ne posso più di stare chiusa qua dentro.
Erano passati cinque giorni da quando ero stata da Harry ed avevamo guardato La Compagnia dell'Anello insieme a Niall – o meglio, loro due l'avevano guardato. Io avevo passato tutte e tre le ore del film in preda a conflitti interiori e ad una grande confusione, senza contare la tachicardia dovuta alla vicinanza ad Harry.
Da allora mi ero costretta a prendere una decisione drastica: avrei evitato il ragazzo a qualunque costo. Non potevo permettermi di illudermi che sarebbe mai accaduto qualcosa tra noi due, perché se così fosse stato avrei rovinato tutto quello che avevo fatto per la mia famiglia fino a quel momento. I Tomlinson avrebbero ritirato gli investimenti nell'impresa edile dei miei genitori, e probabilmente data la loro influenza sarebbero riusciti ad indurre anche gli altri investitori a fare altrettanto, per vendicarsi dell'affronto subìto. L'impresa avrebbe fallito e ci saremmo trovati sul lastrico; tutto per colpa del mio egoismo.
Ne valeva davvero la pena? Certo che no. La mia famiglia mi aveva dato tutto, era arrivato il momento di fare la mia parte. Dopotutto ero stata molto più fortunata di quanto mi sarebbe piaciuto ammettere: a quante ragazze che conoscevo era capitato di conquistare il rampollo di una delle famiglie più ricche d'Inghilterra e di andare a vivere in una tenuta che aveva ben poco da invidiare al palazzo della regina?
Tutti questi ragionamenti non facevano una piega nella mia mente, eppure puntualmente mi ritrovavo a pensare ad Harry e non ero più convinta di nulla. Non potevo non sentire la sua mancanza, ma speravo che evitando di stare in sua compagnia prima o poi sarei riuscita a togliermi quei pensieri confusionari dalla testa e ad abituarmi al clima opprimente della mia nuova vita a Rangemore Hall.
Purtroppo evitare il ragazzo non era affatto facile; aveva ogni giorno lavori da svolgere nel parco o nel giardino, perciò uscire era un'opzione da scartare per quanto possibile. Le alternative erano restare chiusa in casa o seguire Louis nei suoi incontri d'affari; alternavo le due cose per avere almeno un po' di varietà nelle mie giornate, ma ciò comunque non bastava per alleviare quel senso di soffocamento che pareva quasi permeare l'aria.
Quel pomeriggio Louis era in ufficio ed io avevo scelto di restare a casa, ma sentivo di essere sull'orlo di una crisi di nervi. Ero stata quasi due ore al telefono con Liam, anche se non avevo avuto il coraggio di dirgli come mi sentivo nei confronti di Harry. L'ultima cosa di cui avevo bisogno era di sentire i te l'avevo detto del mio migliore amico.
Era stato lui a suggerirmi di contare degli oggetti se mi fossi annoiata; l'aveva detto per scherzo, ovviamente, ma quel pomeriggio ero così disperata che l'avevo fatto davvero. Ad un certo punto, tuttavia, mi resi conto che continuare a restare chiusa in camera mi avrebbe davvero fatto perdere il senno.
Se esco solo un attimo e faccio attenzione a non incrociare Harry andrà bene, no?
Repressi con forza la vocina che mi diceva che dopotutto avrei voluto incontrarlo, quindi mi alzai dal letto e scesi le scale per poi dirigermi verso l'ingresso della villa.
Aprii cautamente la porta, guardando fuori con circospezione per assicurarmi che il ragazzo non fosse nei paraggi. Mi sentivo quasi una ladra; era una situazione piuttosto ridicola, me ne rendevo conto io stessa, ma purtroppo non avevo scelta.
Dopo essermi assicurata che Harry non ci fosse uscii dalla villa ed inspirai la fresca ed umida aria del pomeriggio. Il cielo era coperto da un sottile ma uniforme velo di nuvole color grigio perlato, da cui la luce del sole filtrava solo debolmente.
Decisi di fare due passi nei paraggi; se avessi trovato Harry me ne sarei andata subito con la prima scusa che avessi trovato. Oltrepassai le aiuole e la fontana antistanti l'ingresso e mi avvicinai alla siepe che correva parallela al lato lungo della villa.
Non appena iniziai a costeggiarla notai in lontananza una figura con un paio di cesoie in mano intenta a potare la siepe accanto alla quale stavo camminando.
Il mio cuore immediatamente iniziò a battere al triplo della velocità, ma osservando meglio realizzai che la persona che avevo visto era Phil e non Harry.
È meglio così. È decisamente meglio così.
Pensai che dopotutto non ci sarebbe stato nulla di male ad andare a salutarlo; in fondo era Harry quello che dovevo evitare, giusto?
Continuai a camminare in direzione dell'uomo, che appena mi sentì avvicinarmi si voltò e mi sorrise con calore.
«Lizzie, che piacere vederti. Come stai?»
«Bene, grazie» sorrisi a mia volta. «Lei come sta, Phil?»
«Non c'è male» rispose, passandosi una mano sulla fronte. «Harry sta pulendo lo stagno, se ti va poi passa a salutarlo»
«Certo, lo farò» mentii a malincuore. Non potevo certo dirgli che lo stavo evitando di proposito, pertanto mi limitai a sperare che non gli riferisse del nostro incontro.
Lui esaminò soddisfatto la porzione di siepe già potata, poi si mise di buona lena a recidere i rami ancora lunghi.
«C'è una piccola siepe nel giardino di casa mia, a Dover» ricordai con un sorriso. «Mio papà ha sempre odiato potarla. Non ne è proprio capace; ha sempre detto che vorrebbe sradicarla e buttarla giù dalle scogliere pur di non doverci perdere tempo. Ma alla fine non l'ha mai fatto; in fondo gli piace starsene seduto all'ombra della siepe a leggere»
Phil ridacchiò, sistemandosi meglio i consunti guanti che indossava.
«Mia moglie era un vero talento della potatura» disse poi, tra un colpo di cesoia e l'altro. «Non capiva assolutamente nulla di giardinaggio, quant'è vero Dio. Eppure, quando le ho insegnato a potare pareva fosse nata per quello. Le siepi della tenuta erano magnifiche quando c'era lei»
Il suo inaspettato riferimento alla moglie mi sorprese. Non sapevo che Phil fosse sposato; non ne aveva mai accennato prima.
 «Sua moglie?» chiesi, un po' impacciata ma con tutta la delicatezza possibile.
«Sarah... era mia moglie, molto tempo fa. Siamo rimasti insieme pochi anni, molti meno di quelli che avrei sperato. Se n'è andata quando abbiamo scoperto che non avrei potuto darle i figli che desiderava tanto»
Il secco rumore dei rami tagliati di netto riempì per qualche secondo il silenzio che si era creato. Non sapevo bene come comportarmi a quella rivelazione; potevo fargli delle domande o sarebbe stato meglio lasciargli decidere cosa raccontare?
«Mi dispiace, Phil» mormorai, odiandomi per non aver saputo trovare nulla di meglio.
Lui sorrise ed avvicinò le cesoie agli occhi per verificare che le lame non avessero perso il filo.
«Non parlavo di lei da tempo. Me la ricordi un po', sai? Anche lei aveva i capelli biondi e gli occhi grigi come i tuoi»
Era ancora innamorato di lei, lo capivo dal suo sguardo carico di nostalgia e di rimpianto.
«La vita ha avuto un bel senso dell'umorismo, con me. Sarah se n'è andata perché non avremmo potuto avere figli e tre anni dopo è arrivato Harry» commentò con una punta di amarezza nella voce.
Scossi la testa, incredula. In effetti l'ironia della sorte era quasi surreale.
Phil recise gli ultimi rami in alto, poi si spostò a sinistra per proseguire la potatura.
«Credo che questo sia il motivo per cui ho accettato di prendermi cura del bambino. Suppongo che dentro di me sentissi di riparare un torto fatto a Sarah, nonostante lei non lo sapesse»
«Non l'ha più vista né sentita da allora?» domandai, pur sapendo già la risposta in cuor mio.
«No, mai» rispose infatti Phil. Depose le cesoie a lama seghettata che aveva in mano per prenderne un paio a lama liscia, con cui tagliò qualche rametto più piccolo.
«A volte penso che Harry sia proprio il figlio che lei avrebbe voluto» disse poi sottovoce, come parlando tra sé e sé.
Quella frase mi riempì di tenerezza. Condensava l'affetto che provava sia nei confronti della donna che l'aveva lasciato sia nei confronti del ragazzo che aveva cresciuto.
«Harry è stato fortunato ad avere lei come padre, Phil» dissi d'impulso, ma con sincerità.
Lui sorrise con gratitudine, recuperando le cesoie di prima e piegandosi per riprendere a potare la siepe dal basso.
«Sei una brava ragazza, Lizzie. Sono felice che tu ed Harry siate amici»
Repressi un sospiro ed annuii.
Lo sono anche io, forse troppo. È questo il problema.
Phil si rialzò e spostò col piede alcune ramaglie che lo intralciavano, poi tornò a lavorare di cesoie.
«È cresciuto bene, il ragazzo. Il vecchio Des ne sarebbe fiero, suo malgrado»
«Des?» domandai curiosa, aggrottando leggermente le sopracciglia.
«Il padre di Harry, Desmond Styles» rispose Phil, raddrizzando la schiena e guardandomi negli occhi con un sorriso.
Non avevo mai pensato al fatto che non conoscevo il cognome di Harry.
«Lei lo conosceva bene?» chiesi allora, al che Phil annuì.
«Eravamo amici da tempo, sì. Des era il figlio del maggiordomo in carica quando sono arrivato a Rangemore Hall»
Piano piano, tutti i pezzi iniziavano ad andare al loro posto.
«Harry ha conosciuto suo nonno?» domandai, cercando di riordinare le informazioni ottenute.
«Sì e no... il vecchio Keith Frederick Styles è morto improvvisamente di infarto quando il bambino aveva appena cinque anni. Harry ha scoperto solo qualche anno dopo che il maggiordomo era suo nonno»
Annuii sovrappensiero.
«I Tomlinson erano già a Rangemore Hall allora?»
Phil diede gli ultimi colpi di cesoia alla porzione di siepe a cui stava lavorando, quindi posò l'attrezzo e si sgranchì le braccia.
«Quando Harry è nato, il vecchio padrone della tenuta era ancora in vita. Era un ricco barone senza un solo parente al mondo, viveva arroccato nella sua dimora come un'aquila reale nel suo nido. L'unica persona con cui avesse un legame era Keith; si fidava solo di lui, oserei quasi dire che fossero amici. Quando il vecchio padrone è morto, Keith l'ha seguito pochi mesi dopo»
Ascoltavo con interesse il racconto di Phil; più mi parlava, più la mia curiosità cresceva.
«Dopo che il barone è morto, che ne è stato di Rangemore Hall?»
Phil alzò le spalle ed iniziò a raggruppare le ramaglie cadute a terra e a caricarle nella carriola lì vicino.
«Poiché il vecchio padrone non aveva parenti in vita che la ereditassero, la tenuta divenne bene di Stato. Io ed il resto del personale di servizio continuammo a prendercene cura. Eravamo più o meno degli impiegati statali, se vogliamo vederla così. Mark Tomlinson la acquistò circa un anno e mezzo dopo; da allora è di sua proprietà»
Rimasi in silenzio finché Phil finiva di ripulire il prato dai rami recisi. Ripensavo a quello che mi aveva raccontato, tentando di dare un ordine a tutti i dettagli.
Ho scoperto molto del passato di queste persone, ma quante cose ancora non so?
Avevo la testa così satura di nuove informazioni che non mi venivano neppure in mente altre domande da porre. Probabilmente era meglio così; avevo approfittato fin troppo del tempo e della loquacità di Phil.
Quest'ultimo nel frattempo aveva completato il carico, al che si voltò verso di me con un sorriso gentile.
«Io qui ho finito, Lizzie; ora devo andare a dare una mano al ragazzo. È stato bello fare due chiacchiere con te»
Gli sorrisi a mia volta, muovendo un paio di passi verso di lui.
«Anche per me, Phil. Grazie per quello che mi ha raccontato»
Lui rise, scuotendo la testa.
«Grazie a te per aver ascoltato le chiacchiere di un vecchio nostalgico. A presto, vieni a trovarci quando ti va» mi salutò, impugnando i manici della carriola e dirigendosi verso il giardino della tenuta.
Lo guardai in silenzio per qualche secondo, finché una domanda non mi si fece strada nella mente.
«Un momento, Phil!» lo richiamai allora, alzando una mano.
L'uomo si fermò, girandosi a guardarmi con le sopracciglia aggrottate. Deglutii, improvvisamente incerta se porgli o meno la domanda che in quel momento mi pareva inopportuna e priva di fondamento. Tuttavia ormai il sasso era stato lanciato, tanto valeva andare fino in fondo.
«Il nome di Harry... chi l'ha scelto?» chiesi incerta, soppesando ogni parola.
Phil mi osservò per un lungo istante, e potei percepire un iniziale lampo di sorpresa nei suoi occhi per quella domanda inaspettata.
«Sono stato io a chiamarlo così, quando Des me l'ha affidato. I suoi genitori non ne volevano sapere nulla di lui, non si erano certo dati la pena di scegliere un nome da dargli»
Sentii una stretta al cuore, nonostante in fondo avessi potuto immaginare la risposta.
Nemmeno un nome. Harry non ha ricevuto nulla di buono dai suoi genitori.
Phil si avvicinò a me con aria grave e mi posò una mano sulla spalla, guardandomi negli occhi.
«Lizzie, non ho mai raccontato questo dettaglio ad Harry perché ritenevo che non sarebbe servito ad altro che a fargli del male, ed io credo che non lo meriti. Perciò ti prego di tenerlo per te, d'accordo?»
Annuii debolmente, abbassando la testa. Mi sentivo come se con quella domanda avessi oltrepassato un limite che non andava superato, e desiderai di non averlo mai scoperto.
Lui mi rivolse un piccolo sorriso, prima di voltarsi ed incamminarsi verso il giardino spingendo la carriola davanti a sé.
In quel momento provai un forte desiderio di andare da Harry ed abbracciarlo, senza dire nulla, un po' come avevo fatto la sera che mi aveva raccontato di Gemma. Probabilmente sarebbe servito a confortare più me stessa che lui, ma poco importava. Avevo bisogno di stringerlo tra le braccia, chiudere gli occhi e fingere che non gli fosse mai successo nulla di brutto, che era diventato la persona allegra e piena di entusiasmo che conoscevo senza che la vita gli avesse chiesto nessun prezzo da pagare.
Sarei voluta andare da lui più di ogni cosa, ma non lo feci. Lasciai che la razionalità prendesse di nuovo il sopravvento sull'istinto e per diversi minuti rimasi in piedi accanto alla siepe che Phil aveva appena potato, con lo sguardo fisso in direzione del giardino, mentre una prima goccia di pioggia – era pioggia, vero? – mi bagnava il viso.



Spazio autrice
Eccomi di nuovo qui :) altro capitolo piuttosto denso, mi sentirei di dire. Diverse domande sul passato di Harry e di Phil ora hanno risposta, ma Lizzie non è comunque tranquilla. Sente la mancanza del ragazzo e si sente in qualche modo in debito nei suoi confronti, ma sa di trovarsi in una situazione delicata ed ogni passo che compie verso di lui rende più precaria la sua condizione a Rangemore Hall.
Ne vedremo delle belle... a partire da mercoledì prossimo <3
Ringrazio tantissimo
 
_graa__ per aver inserito High Society tra le storie seguite :')

Un abbraccio,
mononokehime

 
   
 
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