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Autore: Cassie chan    15/06/2009    15 recensioni
ATTENZIONE: non tiene conto degli eventi del settimo libro...!!Sono passati alcuni anni dalla fine della guerra, ed Hermione Jane Granger vive estromessa dal suo mondo, quello della magia, a causa di una condanna ricevuta tempo prima. Fidanzata delusa, disoccupata cronica, cinica perenne, Hermione ormai dispera dell'arrivo del principe azzurro. Ma quando arriva, non è facile riconoscerlo nelle fattezze affascinanti ma DECISAMENTE irritanti di Draco Lucius Malfoy, specie se babbano anche lui... ma la vita è decisamente strana e può anche capitare che ci si imbatta in una piccola fiaba, proprio quando si credeva di vivere in un incubo...:) PUBBLICAZIONE CAPITOLO 51 : 14 LUGLIO 2020
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Genere: Comico, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ginny Weasley, Harry Potter, Lavanda Brown, Ron Weasley | Coppie: Draco/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE "HAVE A LITTLE FAIRY TALE" SAGA. ' Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
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Capitolo 8 – Land of wonderland

Capitolo 8 – Land of wonderland

 

“Esisterà mai qualcosa di peggio al mondo che questo??!!” commento per l’ennesima volta, asciugandomi la fronte sudata con il dorso della mano.

“Certo che esiste, tesoro…” mi risponde piattamente annoiata la voce di Seth dal basso “Sei sempre troppo tragica…”.

“Sì, certo che esiste…” rispondo malevola ed ironica “Potrei essere investita in pieno da un Cayenne… o contrarre il virus Ebola in un modo ancora sconosciuto alla scienza occidentale… oppure essere colpita in pieno da un meteorite sfuggito al controllo della Nasa… in effetti, ci sono delle cose peggiori… dovrei decisamente sentirmi meglio…”, simulo un sorriso forzato, canticchiando: “Trallalà, trallalà, nella mia vita va tutto benissimissimo…”.

“Non intendevo tragica fino a questo punto…” spiega ancora Seth con uno sbadiglio “E non voglio nemmeno dire che questa sia la massima aspirazione per una ragazza che voleva fare l’archeologa…”.

“Eh?! Ma che cavolo stai dicendo? Io, l’archeologa?!” blatero soprappensiero, completamente presa dalle mie faccende.

“Come, che sto dicendo?! Me l’hai detto tu, al colloquio! Sono parole tue!”.

“Ah sì, sì, lo stramaledettissimo colloquio, a me e quando l’ho fatto!” rispondo annoiata ed ancora più nervosa, procedendo nella mia mente ad una serie di maledizioni mentali a quel flashback. Poi mi ricordo di Seth e chiedo più per educazione che per reale interesse: “E che cos’è che avrei detto?!”.

“Che volevi fare l’archeologa… perché non è vero?” mi chiede Seth sospettoso, guardandomi dal basso verso l’alto.

“No che non è vero… me lo sono inventata Seth!” sbotto infastidita, mentre mi scappa uno starnuto.

“E perché mi hai detto una bugia? Mica ti ho chiesto delle referenze in paleontologia o in cose simili… mentire per mentire mi dicevi che avevi fatto la cameriera al Ritz e t’avrei assunto pure prima…!” borbotta Seth con tono indagatorio e solamente allora mi rendo conto dell’enorme cavolata che ho detto. Presa del nervoso, mi sono dimenticata di quello che avevo detto a Seth e l’ho smentito con leggerezza. E adesso che gli dico?! Quanto mi rompe questa situazione, come babbana ho praticamente un’intera vita da inventarmi, come diamine avrà fatto Malfoy?! Stasera mi chiudo in camera e mi scrivo una serie di note sui primi dieci anni della mia vita... almeno mi ricordo le cavolate che sparo alla velocità di quindici al secondo…

Intanto, cerco di rimediare alla patacca attuale: “Tecnicamente, ti ho detto che studiavo archeologia, non che volevo fare l’archeologa…”, la faccia di Seth sfuma nella confusione totale, quindi mi affretto ad aggiungere il resto della patetica storiella appena inventata: “I miei volevano che studiassi archeologia… insomma, mi ci hanno obbligato loro. Io avrei voluto fare altro… appena ho deciso di cambiare facoltà, ecco che mi hanno tagliato i viveri… capisci adesso?”. Il volto di Seth si rischiara e torna sereno, stavolta l’ho scampata bella. Poveri mamma e papà, se sapessero come parlo di loro… meno male che, dalla pensione di papà, vivono in Italia, nella vecchia casa siciliana di mia nonna. Almeno tante cose sulla loro figlia, le loro orecchie se le sono decisamente risparmiate. Comprese le bugie attuali su una vita che non ha mai vissuto e che si inventa a fatica giorno dopo giorno.

“Capisco… i genitori sono una brutta bestia…” mi dice comprensivo Seth, per poi rabbuiarsi nuovamente e chiedermi: “E scusa, allora perché mi hai detto che mi avevi mentito?”. Lo guardo dall’alto, bianca in volto. Cavolo, questo non si scorda niente! Accidenti, e adesso che mi invento?! Pensa, Hermione, pensa! Se stasera non scrivo la storia fasulla della mia vita… per adesso, in fondo, ho detto pochissime cose: aspirante archeologa fallita con famiglia autoritaria, appena mollata dal fidanzato. Che quadretto penoso… la cosa diventa anche peggiore, se mai era possibile, quando penso alla più importante qualifica che ho agli occhi di Seth e degli altri: compagna di scuola di Danny Ryan.

E’ quest’ultima cosa a farmi innervosire oltre misura e a farmi esplodere, dicendo: “Insomma, Seth! Mi prendi sempre troppo alla lettera! Volevo dire che era una balla che volevo fare l’archeologa… che mi ci hanno costretto…”.

Ritorno, sbuffando alle mie faccende, dandogli le spalle, mentre lui si affanna a reggere la scala dove mi sono arrampicata ben mezz’ora fa.

 “Tu e Danny siete uguali…” mormora alla fine lui, la voce quasi rotta e il labbro inferiore che trema.

Sto quasi per cadere dalla scala, quindi mi reggo convulsamente all’architrave della porta del locale, che sta proprio di fronte a me. Avendo scampato la morte certa, mi volto furiosa verso il colpevole del mio tentato omicidio: “Potresti ripetere, Seth?!”.

“Che tu e Danny siete uguali…” ripete lui con il medesimo tono e con più coraggio, sollevando gli occhi verde giada verso di me. E dalle! Sì, siamo uguali come un cerchio ed un quadrato… sì, sì, siamo molto simili… procedendo ad una fantomatica quadratura del cerchio… traduzione: facendomi il lavaggio del cervello, della personalità e del carattere. Una bella centrifuga di neuroni, dei miei ovviamente, dato che i suoi non esistono, e allora sì che siamo uguali!

“Ed in che cosa saremo uguali?” chiedo, cercando di stare calma e ridandogli nuovamente le spalle “Nel fatto che apparteniamo tutti e due alla razza umana? Ed anche in quel caso ci sono seri dubbi riguardo a Danny ed alla sua evoluzione biologica dubbia…”.

Seth sbuffa rumorosamente e quindi alla fine lo lascio parlare: “Intendo che siete simili, perché tutti e due fate sempre un sacco di storie per raccontare le vostre faccende personali… la vostra vita privata…”.

“Se vuoi, ti racconto tutta la mia vita fino ad ora… dammi solo il tempo…”, di inventarmela! “… di prendere fiato…”. Se adesso dice sì, è veramente il colmo dei colmi…

“No, non importa…” mi dice inconsolabile, con l’aria di un bambino che rifiuta un giocattolo perché quello dei suoi sogni è stato appena venduto. Ecco, meno male… questa faccenda, comunque, è decisamente da risolvere. In effetti, ho detto veramente poco di me e questo non sta bene. Passare solo per una compagna di classe di Malfoy, bleah! Stasera mi ci metto davvero d’impegno, almeno evito inutili imbarazzi… certo che è difficile trasformare una vita di magia in una vita normale… come faccio? Comunque, se ce l’ha fatta Malfoy, ce la posso fare anche io. Un attimo… Malfoy! Ma certo! Devo parlarne con lui! Non perché non ne sia capace da sola, ma perché molte delle mie reticenze sono dovute al fatto che non so mai che dire, perché ho troppa paura di contraddire la sua versione dei fatti come Danny Ryan! Gli chiederò bene che cosa ha detto della sua vita, in modo da: 1- smetterla di sembrare una latitante che ha cambiato metà della sua vita; 2- smetterla di fare la figura della cretina e scapicollarmi in una serie di capriole mentali per uscire dai casini in cui mi metto; 3- sapere di più su Malfoy e sulla delicata faccenda di Serenity. Che genio, appena finisco lo prendo e lo metto sotto torchio… sono sempre il capo degli Auror in fondo. Ok, adesso non lo sono, ma sono dettagli di nessun valore… gli caverò fuori la verità con le tenaglie!

Ricordandomi della presenza di Seth, cerco di imbastire un discorso minimamente decente: “Scusami Seth… è solo che in questo periodo sono veramente tanto nervosa e non mi piace molto parlare di me… mi sembra di essere passata da un errore all’altro in questi anni…”, bè, questo è vero “… ma se vuoi, stasera, mi siedo e mi fai tutte le domande che vuoi…”, gli sorrido dolcemente, tanto fino a stasera ho già torturato Malfoy…

Seth, alla fine, sorride ed annuisce con il capo, quindi continuo più tranquilla: “E comunque Danny è sempre stato così… anche io so veramente poco della sua vita prima del liceo…”, che enorme panzana, è proprio di quella che so quasi tutto. È di quella presente che ho un’enorme voragine. “E poi io e lui non siamo per niente uguali… io, per esempio, non avrei lasciato una mia dipendente a crepare di freddo su una scala malferma per appendere delle maledettissime luci sulla porta del locale… tra l’altro, ad un gancio che dovrebbe esistere, ma che poi non c’è… se non è perfidia questa…”.

“Ma dai, non essere esagerata…” mormora Seth, contrariato come ogni volta che oso toccare il suo idolo.

“Sì, esagerata…” sbuffo con un nuovo starnuto, mentre Seth si sposta per l’ennesima volta da sotto alla scala con fastidio “Questa è violazione di ogni norma dello Statuto dei Lavoratori… e comunque almeno dell’articolo 15 bis comma 3…”.

“Sei assurda!” ride Seth di gusto, guardandomi divertito “Ti ricordi persino una cosa del genere? A volte, non sembri nemmeno vera…”.

Imbarazzata, mi mordicchio il pollice e mugugno: “Mi piace interessarmi a molte cose…”, poi scaccio il rossore sulle mie guance e dico: ”… soprattutto a quelle che riguardano i miei diritti… soprattutto se quelli stessi diritti vengono lesi da Ryan… Dio, non ci posso pensare!!!”. Frugo ancora per qualche minuto alla ricerca del gancio desaparecido, ma dopo un altro starnuto, deduco che il gancio doveva essere lì dai tempi della Thatcher ed evidentemente la ruggine l’ha fatto finire all’altro mondo. Pace all’anima sua… ma siccome alla mia pelle ci tengo ancora, scendo velocemente dalla scala, dicendo a Seth che mi sono stancata e che comunque ho da finire delle altre faccende, quindi se vuole, al prezioso gancio ci pensasse lui. Nella mia mente, spero che il gelido vento della tundra che soffia stamattina su Londra e gli accenni di pioggia lo facciano desistere così che Malfoy sarà costretto ad appendere da solo le sue luci, ma invece, come prevedevo, Seth sospira, borbotta qualcosa e si arrampica sulla scala al mio posto. Figuriamoci se non fa qualcosa che gli ha ordinato il suo prezioso Danny… bleah triplo!!!

Con un ultimo sospiro di autentica compassione verso la sudditanza psicologica di Seth verso Malfoy, rientro nel locale, abbassando il capo di fronte alla serranda mezza tirata giù. Per stamattina, la Regina dei Ghiacci ha deciso che sarebbe stato meglio non aprire, in modo da mettere a posto le ultime cose in vista del Tourquoise party. Insomma, in breve, trovare la trecentesima tovaglia di quel colore, il milionesimo festone turchese o un nuovo servizio di flute nella medesima tonalità di azzurro. Credo di provare una profonda avversione al momento per questo colore… e non odiavo così tanto un colore dai tempi in cui Lavanda e Calì indissero la settimana del rosa. Da quello che mi è sembrato di capire dalle scarne parole di Summer e di Malfoy, l’idea di questa festa l’ha avuta lei. O meglio, ogni anno a Londra la Camera di Commercio, o qualcosa di simile, indice una festa a tema in una data ricorrenza con le medesime caratteristiche, che sarà organizzata dai locali della città. Seth per esempio mi ha parlato di alcune feste degli anni precedenti, quando lavorava in un altro locale a Carnaby Street: ha partecipato ad una festa in stile greco, ad una con tema marino e ad un’altra con tematica polare. Quella sera, poi, i critici di costume di alcuni grossi settimanali cittadini si dividono i locali allo scopo di vedere chi ha organizzato la festa più riuscita ed originale. Chi vince, ottiene una speciale menzione sulle medesime riviste, a cui consegue un’enorme pubblicità. Da quello che mi ha raccontato Seth, l’anno scorso Malfoy si è rifiutato categoricamente di prendere parte ad una cosa del genere, perché la considerava una cosa assolutamente ridicola. Ma Seth ha aggiunto con una punta di nervosismo che allora non c’era ancora Summer. Sembra che lei sia entrata nello staff e nella vita di Danny Ryan solo da qualche mese, e l’ha rivoluzionata completamente. Almeno dal punto di vista lavorativo, questo dice Seth. Perché, da allora, Summer ha fatto di tutto per rendere il Petite Peste un locale alla moda ed in vista. E, persino Seth l’ha riconosciuto, ci è abbondantemente riuscita, anche se per Seth solamente perché è una spietata arrivista ed arrampicatrice sociale che mira solamente alla fortuna economica di Danny. Mentre sono presa da queste riflessioni, mi rendo conto che sono entrata casualmente in possesso di un’altra informazione sulla vita di Malfoy-Danny. Anche in questa vita babbana, Malfoy è ricco da fare schifo. Ovvio. Avrà venduto tutte le sue proprietà magiche e le avrà convertite in sterline. Non ci vuole certamente un genio per capirlo… non poteva mica aprire il locale dal nulla…

Starnutendo, entro finalmente nel locale, vuoto ed al buio. Summer, infatti, si è portata dietro nella sua crociata fashion tutto il personale, ad eccezione di me, Seth ed ovviamente di Malfoy. Che cosa voglia comprare da avere bisogno di tanta gente, lo sa solamente lei… comunque, questa è la buona volta che parlo con Malfoy da sola. Seth è impegnato, così non mi lancia sguardi curiosamente assassini… Malfoy dovrebbe essere libero, quindi…

Percorro la sala in silenzio, guardando in ogni anfratto alla ricerca di Malfoy, ma non lo trovo. Entro nella zona pub e persino nella discoteca, ma non lo trovo ancora. Ma che diamine di fine ha fatto quella specie di essere?!! Quando non lo voglio tra i piedi, è sempre presente; una maledetta volta che lo cerco ed è andato in Mongolia… salgo di sopra, pensando legittimamente che sia in camera sua. Educatamente, decido di bussare alla porta rossa che è quella della sua parte d’appartamento. La mia mano si blocca a mezz’aria, mentre rifletto che in effetti non l’ho mai vista. In questi primi tre giorni di lavoro, in realtà, ho visto Malfoy molto poco. A lavoro, la mattina, si è fatto vedere pochissime volte e soprattutto non per parlare con me, grazie a Dio… mi avrà detto solamente: “Oggi tocca a te lavare i piatti”, “Vai a comprare del latte, Lawrence non può andarci” ed infine la frase migliore, quella che mi ha detto appena stamattina: “Il gancio per le luci c’è, Granger… sei tu che non lo vedi…”. Insomma, una conversazione di alto livello. Non che la volessi, anzi… meno mi parla, meglio è. In effetti, non mi aspettavo nemmeno che fosse così docile ed arrendevole. Forse sta covando l’influenza… chissà… comunque, in questi giorni, se ne è quasi sempre stato per i fatti suoi, specie  con Serenity, ignorandoci tutti palesemente. Di dividere nuovamente l’appartamento con me e con Seth, non se ne è parlato minimamente da quella celeberrima prima sera. Seth sbuffa un po’, dice che vorrebbe che lui ci venisse a trovare, io roteo gli occhi benedicendo invece che se ne stia dove sta. Ma dubito che lo stia facendo per darmi soddisfazione, assolutamente. Evidentemente ha davvero da fare. Cosa, lo sa solamente lui. In fondo, della festa se ne sta occupando totalmente Summer. Boh… chi lo capisce, è bravo. La mia mano esita ancora, ricade pigramente lungo il fianco, bloccandosi di nuovo, mentre inconsciamente mi ritrovo a spalancare gli occhi, sorpresa.

Sono qui da tre giorni.

Chissà perché solo adesso l’ho metabolizzato completamente. Sono qui da tre giorni.

Appoggio la fronte alla porta, chiudendo gli occhi. Tre giorni lunghissimi, in realtà.

Non mi sono mai sentita così sola in vita mia.

Quel pensiero si insinua freddo come una lama nella carne viva, spezzandomi qualcosa dentro. Boccheggio, come se non riuscissi a respirare, le mani che si reggono convulsamente alla porta, come se avessi paura di cadere.

E’ la prima volta da tre giorni a questa parte che riesco a dare forma a questo pensiero, il pensiero che ho dentro sempre, il pensiero che non smette di tormentarmi. Lavorare fino a notte fonda e svegliarmi presto la mattina, parlare e scherzare con Seth ed April, sbuffare palesemente di fronte a Summer, inveire contro Malfoy… mi distrae, ma alla fine non cancella niente. Quello, lo stesso rimane in me, cresce a dismisura, dandomi la sensazione di essere sulle montagne russe ogni volta che lo rendo più reale nella mente.

Pareti sconosciute, facce sconosciute, abitudini sconosciute… una vita da inventare, come se non fossi mai esistita veramente… mi infilo nel letto alla sera e vorrei solamente piangere, ma poi non ce la faccio. Respiro a fondo, guardando il soffitto, e mi dico che devo essere forte. Ma perché, maledizione?! Perché devo essere sempre forte?!! Perché, eh?! E’ da tutta la vita che sono forte, avrò diritto ad essere debole un po’ anch’io, o no?! Ogni giorno, mi alzo con l’infinita e sterminata consapevolezza che mi manca la mia casa, mi manca la mia vita, mi manca Grattastinchi che adesso è da Ginny, mi manca lei, a cui ho detto solamente che ho trovato un lavoro che mi impedisce di tenere il mio gatto e che devo trasferirmi fuori città… Dio, mi manca anche la signora Sanchez…

… e mi manca Dean. Mi manca soprattutto Dean. Mi manca solamente Dean.

Mentre lo penso, gli occhi mi pizzicano un po’, tiro su con il naso e tengo fermo il labbro inferiore che prende a tremare. Lo tento di scacciare questo pensiero, ad ogni minuto e ad ogni momento del giorno, ma non ci riesco. Adesso me ne rendo conto davvero. Vorrei urlare a tutti quella che è la mia vita, ed è stupido, è insensato, è sciocco. Vorrei smettere di essere una patetica cameriera e tornare ad essere Hermione, il capo degli Auror, l’amica del cuore del Ministro Potter, e tutto il resto. Vorrei guardare queste persone con la forza che mi viene dai miei amici e da me stessa, da quello che sono stata e che sarò per sempre. Ed invece non posso. Ed invece sono solamente una che finge di essere ciò che non è.

Come sono arrivata a tutto questo?

E’ la sola domanda che ho la forza di farmi nel silenzio della mia stanza. Io che non volevo dipendere nemmeno dai miei genitori, o da Harry e Ginny, o da Dean… adesso dipendo da… adesso dipendo completamente da Malfoy.

Come sono arrivata a tutto questo?

Scintillante come diamante, una lacrima solca il mio viso, morendo sulle mie labbra.

Nello stesso momento, sento all’improvviso mancarmi qualcosa e mi sento cadere per terra. Che diamine succede?!! Accidenti, la porta! Si è aperta! E io ci stavo appoggiata sopra! Ma quanto sono cretina da uno ad un miliardo?! Un miliardo, vero?! Adesso, come minimo, mi rompo anche il naso…

La mia caduta si interrompe su qualcosa di compatto e caldo. Inconsciamente, mi ci aggrappo sopra per riacquistare l’equilibrio. Ho gli occhi chiusi, conseguenza dell’impatto con il pavimento che preannunciavo già vicino. Quindi non vedo, ma… sento… sotto i polpastrelli, la consistenza fresca e morbida di un tessuto estivo, forse lino, l’anulare che invece ne supera i confini e trova qualcosa di liscio, sorprendentemente bruciante sotto le mie dita, incredibilmente pulsante di vita e forza. Sento scorrermi dentro un fiume in piena, incandescente, distrugge tutto quello che trova sulla sua strada, incendiando e rendendo cenere i miei pensieri, aprendo porte chiuse e illuminando a giorno tutto quello che era in ombra. Spaventata, terrorizzata persino, stacco la mia mano come se bruciasse, traducendo però il mio goffo gesto in una frettolosa e esitante carezza. Arrossisco da capo a piedi, gli occhi ancora serrati, mentre sotto la mia pelle sento battere qualcosa… un… cuore… una persona, e chi è? Non riesco a pensare nitidamente, come carta bruciata tutto mi sfugge e si spezzetta tra le mie mani. Mi allontano velocemente e la schiena urta contro lo stipite della porta, il profumo dello sconosciuto che mi entra dentro, spalancando le finestre della mia anima, lasciando passare un alito di vita a cui non ero più abituata. Sento fremere i miei tessuti, la mia pelle, il mio cuore, la mia mente, e non so che cosa mi stia prendendo. E’ orribile, è come essere lanciati in una macchina che va a velocità folle, aggrapparsi disperatamente a qualcosa con lo stomaco che fa mille capriole. Dio, non mi è mai successa una cosa del genere…

Apro a fatica gli occhi, restando a bocca aperta quando vedo chi ho di fronte. La risposta più banale e scontata, in fondo.

E quella che adesso stranamente fa quasi male.

Immaginavo un angelo, un alieno, uno di un altro mondo, di un altro tempo e di un’altra vita.

Ed invece costui è terribilmente reale. E non è niente di quello che avevo immaginato.

“Che cavolo fai qui, eh, Granger?!” mi urla scandalizzato Malfoy “Stavi… origliando, o cosa?!”.

“Come diamine ti viene in mente una cosa del genere?!!” ribatto ancora rossa in viso.

“Ed allora che facevi, eh, me lo spieghi?! Stavi pure per cadere! E mi stavi anche finendo addosso! Se non è origliare questo ed essere anche beccati…” spiega lui brevemente, appoggiandosi con la spalla allo stipite della porta.

O mio Dio, o mio Dio… o mio Dio!!!! Non adesso, non qui!!! Non riesco a guardarlo in faccia, accidenti! Non ci riesco, mi vergogno troppo! Credo che tra poco si abbronzerà con il calore che irradia la mia faccia, maledizione! E per abbronzarsi lui, ce ne vuole… non riesco nemmeno ad alzare la faccia, ma sarò idiota?? Mammamiamammamiamammamia!!! E adesso che faccio???? Calma, calma, Hermione, calmati… ricordati che lui può anche leggerti nella mente! Certo, fantastico, come meditatrice zen ho davvero un futuro… così mi agito ancora di più!

“Granger?” mi chiama ancora Malfoy, la voce più leggera.

Sì, evviva! Adesso si mette anche a fare il gentile! Non basta la mia di crisi, ora lo perde pure lui il cervello! Che non ha, vabbè, quei tre neuroni in vertenza sindacale per il sovraccarico di lavoro mal ripartito… respiro profondamente, prima di tentare nuovamente di sollevare il viso scarlatto. Tutto questo, mentre mi stampo nel cervello l’immagine di Malfoy undicenne con il pigiama con i boccini e i capelli spettinati, cioè come lo vidi durante una rappresaglia notturna dei Grifondoro… bene, sta quasi funzionando, il respiro si regolarizza, il sangue torna alla pressione normale, il cuore smette di fare il pazzo… il cuore… il cuore di Malfoy. Sotto i polpastrelli delle mie dita, sembra tornare a battere quel ritmo sconosciuto. Ritraggo la mano dietro la mia schiena, come se recasse l’onta di una colpa inconfessabile. L’immagine di Malfoy che mi sono creata ad arte nella mente viene bruscamente sostituita da quella della persona che ho adesso di fronte e che ho sbirciato poco fa. Arrossisco ancora, mentre mi sovviene nella mente il ricordo del parte del petto che la sua camicia bianca lasciava scoperta e su cui io mi sono artigliata poco fa. Ci conosciamo da tredici anni ed è la prima volta che ho un contatto del genere con lui, la prima volta che la mia pelle sfiora la sua senza violenza, che la sfiora e basta, che percepisco quasi quello che pulsa sotto di essa. Ed è la sensazione più orribile del mondo.

 “Granger, insomma!” mi chiama ancora, la voce insofferente.

Il suo tono di voce tradizionalmente dedicato a me mi fa spazientire, sollevo il viso rapidamente, trascinandomi dietro la mia vergogna che soccombe sotto il mio orgoglio. Nascondo bene nelle pieghe del mio cuore quello che ho provato in questo momento, seppellendolo a fondo assieme ai miei pensieri di poco fa. Sentirmi sola. Avere paura. Essere confusa.

Nascondo tutto a fondo in me, celandolo alla vista di qualsivoglia persona. E torno me. O perlomeno ci provo, prendendomi a morsi mentalmente per nascondere la mia debolezza.

“Che diamine vuoi, Malfoy, eh?!” urlo come una pazza, la frustrazione che diventa rabbia.

“Come, che voglio? Voglio sapere che cosa ci facevi dietro la porta della mia camera, mi sembra ovvio!”.

“Stavo organizzando un attentato…” mormoro acida “Un’autobomba… poi mi sono accorta che per le scale non sarebbe passata e stavo valutando le dimensioni della porta per piazzare una mina anti-uomo… o anti-furetto, vedila come vuoi…”. Malfoy mi guarda ancora più irritato di prima, quindi alla fine mi decido a dire, sbuffando: “Secondo te, che cosa potrei volere da te?! Ti devo parlare…”.

“Di cosa?” mi chiede lui scocciato, incrociando le braccia.

Con terrore, mi accorgo che tra le parole che cosa e parlare, nella mia mente si è creato un vuoto pari come dimensioni solamente alla fossa delle Marianne. Che cosa ero venuta a chiedere a Malfoy??!!! La tempesta emozionale di poco prima ha ridotto ad una pappetta informe tutti i miei ragionamenti. Balbettando, cerco di trovare una scusa nel tempo utile che serva per ricordarmi che cosa volevo da Malfoy: “Il gancio… il maledetto gancio non c’è…”.

Non ascolto minimamente la replica di Malfoy, tanto già so che sta per dire… il gancio c’è, sei tu che non lo vedi… eccetera, eccetera… e intanto macino alla velocità della luce che cosa ero venuta a fare qui… Dio, perché non lo riesco a ricordare?!! Accidenti, accidenti, la vicinanza di Malfoy mi sta rendendo deficiente! E Seth non è che aiuta, poi… mi sto esercitando solamente a diventare la funambola delle bugie con lui… ogni volta mi devo inventare qualcosa di diverso con lui per nascondere che sono una strega, e che…

Ecco! Ho trovato! Grazie cervello!!!

“In realtà non ero venuta solamente per questo…” mormoro a bassa voce “Veramente ero venuta a parlarti di un’altra cosa…”.

“Granger, mi stai facendo impazzire… ti potresti decidere una santa volta?!” inveisce lui, incrociando rabbiosamente le braccia.

Ignorandolo, replico con voce seria e ferma: “Ero venuta a parlarti di una cosa importante… ero venuta a parlarti di Danny Ryan…”.

“Non capisco, Granger…” mi guarda Malfoy, inclinando la testa di lato e fissandomi come se fossi una povera scema. Dio, quanto mi dà fastidio! Inghiottisco chili e chili di orgoglio, sforzandomi di continuare: “Seth mi chiede spesso di parlargli di me, della mia vita, di quello che ho fatto… e io non so che dire. Devo inventarmi storie continue per nascondere che sono una strega e tutto il resto. Ma soprattutto le poche volte che mi riesce qualcosa, rischio di mandare tutto a monte, se quello che ho inventato contraddice quello che tu hai detto di te stesso… di Danny Ryan, insomma. Quindi voglio sapere che cosa hai detto come Danny… per regolarmi di conseguenza…”.

Malfoy mi guarda per qualche istante, negli occhi cinerei passano come scie di luce tutti i suoi pensieri, veloci come saette e fugaci come meteore, tanto che, nemmeno volendo, potrei interpretarne la loro corretta natura. Mi innervosisce essere sempre un passo dietro di lui, anche perché invece, per quanto riguarda me stessa, sono convinta che i miei pensieri si leggano perfettamente sulla mia faccia. Resto a guardarlo come incantata, sentendomi una stupida completa, ma non potendo impedirmelo. Mi incuriosisce come nessun altro al mondo, è sempre stato così, ma adesso me ne sono accorta compiutamente. Cerco di mantenere la mia faccia su un assetto normale, mentre una smorfia sulle sue labbra sottili mi avverte che ha finito di riflettere. È pronto a rispondermi, possibilmente nella maniera più sgradita possibile.

“Non se ne parla, Granger…” sibila con un tono che non ammette repliche.

“Come, non se ne parla?!! E io come faccio?” mi infurio, stringendo i pugni.

Lui si passa stancamente una mano nei capelli biondi, per poi dirmi con tono di voce estremamente annoiato: “Si dà il caso, Granger, che io non sia propriamente nato ieri… pensi che questo stupido piano possa funzionare?”.

“Quale stupido piano?”.

“Il piano che evidentemente hai architettato per sapere qualcosa della mia vita… di Serenity e tutto il resto, no?” risponde ancora con tono ovvio “Potter ti ha messo la pulce nell’orecchio e, come sempre, da perfetta Grifondoro impicciona quale sei, stai cercando di venire a capo della vicenda… in effetti, mi sembrava strano che non fossi più al tuo posto… che c’è? Adesso fai le missioni segrete, indagando sugli ex Mangiamorte?”.

Mi serro violentemente nelle spalle, mentre lui mi fissa malevolo. Distolgo lo sguardo da lui e guardo con interesse la tromba delle scale, accanto a me. Ci vorrebbe così poco per prendere ed andarmene… eppure, so di non poterlo fare, se non altro perché attualmente a causa delle avverse circostanze, Malfoy è il mio capo e contemporaneamente anche il mio padrone di casa. Una cosa davvero fantastica. Al contempo, la mia intelligenza mi suggerisce che Malfoy non mi dirà mai niente, se non capirà, nei suoi canoni tarati di giudizio, di potersi fidare un poco di me o comunque di avere bisogno di me per qualcosa. So che il secondo caso è alquanto difficile, quindi devo guadagnarmi un poco della sua fiducia. Esattamente come quando interrogavo coloro che si proponevano come collaboratori di giustizia. Dovevo cercare di convincerli a fidarsi di me, altrimenti non avrebbero mai collaborato. Malfoy deve fidarsi di me. E purtroppo c’è una sola maniera. La peggiore delle maniere. Mi chiedo se ne valga davvero la pena, se vale la pena fare questo sacrificio solamente per conoscere qualche cavolata sulla vita di Malfoy. In fondo, che mi interessa? Harry diceva che mi posso fidare, che non è più un Mangiamorte… eppure, so che la curiosità continuerà a divorarmi se non saprò qualcosa in più su questa maledetta questione, specialmente su Serenity. Quindi… la soluzione è una sola.

Sospiro leggermente, prendendo fiato e forza dagli anfratti di me stessa.

“Malfoy” inizio, la voce mi trema un po’ e tento senza successo di mantenerla ferma “Non potrei mai fare delle indagini sul tuo conto… semplicemente perché non sono più né il Capo degli Auror, né tantomeno un’Auror comune…”, sospiro ancora, eccola la parte difficile “… a dirla tutta, non sono più nemmeno una strega…”.

“Che cosa?!” mi chiede Malfoy, visibilmente scioccato. Non ha fatto nemmeno in tempo a scoppiare a ridere, tanto forte è stata la sorpresa.

“Non sono una strega…” ripeto pazientemente e per prevenire domande sgradite, aggiungo lapidaria: “Una condanna di interdizione all’uso della magia per abuso di potere… cinque anni… ne ho scontati già tre, me ne restano altri due…”.

“Non ci credo…” sbotta sinceramente, passandosi una mano sulla fronte “Se me l’avessero detto qualche anno fa, credo che avrei dato fondo alle riserve pirotecniche per il Capodanno cinese… la perfettina Granger… condannata… assurdo…”. Eccola lì, la risata. Lentamente parte dai suoi occhi, fino a prendere tutto il viso. Non credo di averlo mai visto ridere così tanto… maledetto… è praticamente piegato in due dalle risate e si regge convulsamente allo stipite della porta per non cadere riverso per terra. Magari perde l’equilibrio e si spacca l’osso del collo, accidenti a lui ed alla mia bocca larga! Ma come mi è saltato in mente di dirglielo??!!! Come se potessi aspettarmi una qualsiasi reazione diversa da questa… batto un piede per terra con impazienza, inducendogli silenziosamente di muoversi.

Lui si risolleva a fatica, continuando a sghignazzare ed asciugandosi invisibili lacrime dalle ciglia. La voce ancora piena di ilarità mi chiede: “Per favore, dimmi come è successo… non ci credo…” e giù ancora a ridere.

Gonfio le guance come tutte le volte che mi arrabbio enormemente. A questo segnale estremamente infantile, ma inevitabile almeno per la mia psiche, Dean scappava a gambe levate. Ma ovviamente Malfoy non lo sa. Ed anche se lo sapesse, dubito che si farebbe minimamente impensierire dalla mia reazione da pesce palla in posizione di combattimento.

“La smetti?!!” urlo, rossa in volto per la rabbia e per la vergogna “Basta, mi sono stancata… dirò a Seth quello che mi pare e piace!”. Mi giro bruscamente su me stessa per scendere le scale, ma, come era prevedibile, vengo fermata da Malfoy. Mi afferra per il polso, costringendomi a girarmi di nuovo. Sta ancora ridendo, riduco gli occhi a due fessure, volendo fulminarlo sul colpo. Non lo guardo in volto, mi farebbe innervosire troppo, i miei occhi trovano la mano che stringe ancora il mio polso. Non mi sta facendo male, non mi dà fastidio, è solamente…appoggiata… lui sembra accorgersi del mio sguardo e si stacca da me, sbattendo per un paio di volte le palpebre.

“D’accordo…” mi dice in un soffio “Ma solo qualcosa… e niente su Serenity, soprattutto… è solo per Seth, può diventare davvero asfissiante… ci manca che gli dici qualcosa che non ho detto e quello fa scoppiare un caso nazionale… e se lo dice a Summer… aspettami alla caffetteria all’angolo della strada… è meglio stare lontani da tutti e due…”.

Annuisco con il capo, voltandomi e prendendo a scendere le scale. Evviva! Ce l’ho fatta!!! Non so come, ma ce l’ho fatta… Malfoy sembrava aver cambiato espressione all’improvviso, quando mi ha lasciato andare… accidenti, mi fa talmente innervosire il fatto di non capire che pensa! Si sarà fatto un suo ragionamento mentale, da cui ovviamente sono esclusa, concludendo che in fondo potrebbe dirmi qualcosa. Che nervoso… afferro da un tavolino la mia borsa e la mia giacca di pelle, indossandola. Quando esco, Seth è ancora lì fuori, intento a sistemare le luci.

“Non hai ancora finito?” chiedo, sorridendo, mentre libero i capelli dal collo della giacca.

Lui sbuffa e non risponde, è evidentemente combattuto tra il desiderio di mandare tutto all’aria e quello di compiacere Malfoy. Poveretto, mi fa tanta pena…

“E tu? Dove vai?” mi chiede, guardandomi dall’alto della scala con espressione indagatrice.

“Chi?! Io?”.

“No, l’elefante rosa che sta passando adesso… certo che sto parlando di te, Herm!”.

“Ti ricordi la mia amica Ginevra…” balbetto senza molta convinzione “…quella che si sta per sposare? Ha bisogno di me per scegliere la stampa degli inviti… è veramente nevrotica…”.

“Quasi quasi vengo con te… mi annoio a morte…” mi dice Seth, sbuffando.

Sì, ci manca solamente questa! Adesso che ho incastrato Malfoy!!!

“Ma forse n-non hai capito quanto è nevrotica! Insomma non sarebbe un bello spettacolo…” aggiungo annoiata e con una punta di isteria nella voce “Tu magari immagini fiori d’arancio ed archi romantici, ma non è così… credo che quel matrimonio sarà più simile alla notte di San Bartolomeo…”.

“La notte di che?!”.

“Come di che?!! Di san Bartolomeo! La strage di ugonotti a Parigi nel 1572… Dio, ma quanto sei ignorante!” sbotto, veramente colpita, lo sanno tutti cos’è la strage di San Bartolomeo, o no? “Bè, comunque ciao… non farò tardi…”.

In capo a pochi minuti, raggiungo la caffetteria che mi ha indicato Malfoy. Lui chiaramente non è ancora arrivato, sarebbe potuto uscire dal retro o perlomeno pensavo che l’avrebbe fatto ed invece è in ritardo. Cerco un tavolo libero nella grande sala bianca ed azzurra ed una cameriera seccata mi indica un posto accanto alle enormi vetrate che danno sulla strada. Declino l’offerta, ci manca anche che mi vedano con Malfoy. La cameriera, pensando a chissà che tresca o relazione extraconiugale, mi squadra dalla testa ai piedi con un’attenzione che ha molto di un raggio X. Mi fa un cenno d’assenso, ammiccando con l’occhio destro ed indicandomi un tavolo nella parte più remota del locale. Estremamente imbarazzata, ordino un cappuccino ed una fetta di torta alle mele, le prime due cose che mi vengono in mente, per poi sedermi al tavolo e nascondermi dietro al menù per la vergogna. Lo so, lo so maledettamente che ho già ordinato, ed anche la cameriera lo sa, l’ho fatta a lei l’ordinazione! Per questo, non esita a guardare verso la porta per inquadrare con sguardo lussurioso Malfoy che fa la sua entrata trionfante proprio in quel momento. Cielo, quella donna sta praticamente sbavando! D’accordo, è un bel ragazzo, riempie la stanza, ha ancora quella camicia bianca che… insomma… quella che… quella che aveva, quando io… cioè… basta! Quella di prima, meglio rimuovere quell’immagine dalla mia mente, prima che divento di nuovo la perfetta riproduzione di un pomodoro maturo… ma comunque la reazione di quella pervertita non è giustificata. Anche perché, poi, Malfoy in questo momento ha anche in braccio quell’angelo di Serenity. Insomma, potrebbe essere benissimo scambiato per un giovane padre che porta a spasso la sua piccola, anche se a me fa ancora strano vederlo in questi panni, nonostante sono tre giorni che lo vedo sempre con quella che dice essere sua sorella. Chissà, se oggi scoprirò qualcosa sulla piccola… d’accordo, ho sempre il veto di Malfoy, ma devo cercare di intortarlo in qualche modo. Sono sempre l’ex Capo degli Auror, in fondo, ne ho fatti di interrogatori, compreso quello a Nick detto il Facocero. Indovinate il motivo del suo soprannome? Esattamente quello che avete capito… non lo voglio nemmeno ricordare…

La cameriera risponde alla domanda di Malfoy con un cenno stizzito del capo nella mia direzione, smettendo immediatamente di scodinzolare come una vecchia cagnetta in calore. Ha anche i capelli come le orecchie di un cocker… evidentemente deve aver pensato che io sia la fidanzata di Malfoy o sua moglie o chissà che altro. Mi guarda infatti schifata con la tipica faccia alla Ti sei messo con una cozza del genere, quando c’era in giro una bella pollastra come me??!! Socchiudo gli occhi, guardandola, mentre Malfoy si avvicina e si siede di fronte a me, dando le spalle all’arpia. Sta mostra… perché io non potrei stare con un tipo del genere, l’ha capito solamente lei! Mica sono da buttare, no? E Malfoy non è mica Apollo, no? Potremmo benissimo stare assieme e Serenity potrebbe essere la nostra bambina, no? Che cavolo! Quella insiste! Continua a fissarmi con sguardo di sfida! Se avessi la mia bacchetta, le avrei già lanciato una fattura stile Marietta Norton ai tempi dell’ES…

“Le cameriere di questo posto devono avere dei gravi scompensi ormonali…” borbotta Malfoy sottovoce, aprendo con stizza il menù e sistemando meglio Serenity sulla sedia accanto a lui.

Coccolo un po’ la piccola, mentre quella donna maledetta continua a fissarci… adesso ti faccio vedere io… mai sfidare Hermione Jane Granger…

“Hai proprio ragione, tesoro…” urlo con voce acuta in perfetto immatricolazione Patil&Brown production, in modo che metà della sala si volti verso di me, compresa la cameriera ninfomane.

“Granger, ma che cavolo ti prende?!! Sei diventata schizofrenica in questi anni?” mi sibila Malfoy, appiattendosi sul tavolo e guardandomi storto. Sbuffo, mi ha rovinato tutto l’aspetto drammatico della vicenda… non ci crederebbe mai nessuno che stiamo assieme, non dopo la sua occhiata alla Freddy Kruger. Ma almeno la cameriera si è volatilizzata, non fosse altro per il fatto che sembro una scappata da un manicomio criminale. Non è quello che volevo, ma ho capito abbondantemente che nella vita non si può mai avere quello che si vuole. Specialmente se c’è di mezzo Draco Malfoy.

“Non fare quella faccia da tonno” borbotto impietrita, mentre Malfoy mi squadra ancora malevolo come se si aspetti da un momento all’altro che cominci a vomitare succhi gastrici verdi come nell’Esorcista “Era per la cameriera… mi stava dando sui nervi come mi stava fissando…”.

“Forse fissava me, non te…” commenta lui presuntuoso.

“Fissava anche me, credo perché fosse convinta che stessi con te…” aggiungo, manifestando disgusto alla sola idea.

“Che schifo!”.

“Per te… immagina per me… assomigliava a quando calpesti una cacca di cane a piedi nudi…” sbotto nervosa, aprendo nervosamente il menù, Serenity scoppia a ridere alla parola cacca. Le sorrido, almeno un raggio di sole in questa giornata orribile. Come le tre giornate prima di questa e quella prima ancora. Quattro giornate orribili. Sì, sono proprio quattro giorni da quando ho rivisto Malfoy.

“Granger, sei veramente rivoltante…” aggiunge lui gentilmente con una smorfia “Capirai il perché non voglia passare tutto il tempo qui con te… muoviti… che vuoi sapere?!”.

Poggio il menù sul tavolo, tornando seria, e chiedo con un filo di voce: “La vita di Danny… dov’è nato, che ha fatto, dove ha studiato, la sua famiglia… insomma, quello che ti sei inventato…”.

Il suo volto cambia radicalmente espressione alle mie parole, sembra rabbuiarsi, sembra quasi che un lampo azzurro sia passato nei suoi occhi, provocandogli un piccolo moto di… sofferenza… sì, sofferenza, io credo. Forse sto iniziando lentamente a capire le sue espressioni, il suo viso, i suoi occhi e i pensieri che si celano dietro di essi. Sofferenza… sofferenza per qualcosa che ho detto. Cosa? Non ho detto niente di strano o di offensivo… con tutto quello che di solito gli dico, abbondantemente ricambiata… ma certo… quello che ti sei inventato… che stupida… è pur sempre la sua vita, fittizia sì, ma sempre la sua vita. Faccio la sensibile e pretendo considerazione e rispetto dagli altri, e poi sono la prima che prendo a calci i sentimenti altrui. D’accordo, i sentimenti di Malfoy non possono essere molto complessi, ma qualcosa la prova anche lui, no? La bambina bionda che ride accanto a me, pasticciando in un budino al cioccolato, ne è la dimostrazione. E Serenity non è qualcosa di inventato.

“Volevo dire…” cerco di correggere il tiro, affondando nervosamente i canini nel labbro inferiore “Come hai fatto a cancellare completamente la tua vita precedente e a costruirtene una nuova?”.

Malfoy mi guarda fisso per qualche secondo, come se cercasse di leggere sulla mia anima nuda. Poi distoglie lo sguardo da me, guarda Serenity e poi i suoi occhi tornano a me. E tornano a me sereni.

“Non è stato difficile…” inizia, la voce volutamente bassa “Nel nostro mondo, parlo di quello a cui davvero apparteniamo entrambi, se chiedi di Draco Lucius Malfoy, ti dicono che è morto. Potty ha inscenato la mia morte…”.

“Come?”.

“Un incidente con un Ungaro Spinato…” replica lui con semplicità, sorseggiando piano il suo caffè bollente “L’avrei comprato per il mio castello, da un ricco eccentrico se lo potevano anche aspettare tutti, no? Polverizzato dalle fiamme, nemmeno un cadavere da tumulare… meglio così… meno spese inutili…”.

Un brivido mi passa sulla schiena. Come fa ad essere così cinico, parlando della fine della sua stessa vita? E’ una contraddizione vivente, sembra avere mille anime nel suo corpo, tra cui una capace di sorridere dolcemente ad una bambina ed una che ti fa pensare che arriverebbe a ridere di gusto davanti ad una lapide.

“Ma lasciamo perdere…” continua con leggerezza, come se non stesse parlando di sé “In pochi sanno che sono ancora vivo… Blaise, Pansy… alcuni miei parenti… e sono tutti legati da incantesimi simili a quello che impediva di rivelare il nascondiglio dell’Ordine della Fenice… e poi Potty…”, solleva lo sguardo plumbeo, guardandomi come se mi trapassasse da parte a parte, aggiungendo: “… e adesso tu, Granger… và da sé che non voglio pubblicità…”.

“L’avevo capito…” sussurro con un magone in gola.

“Veniamo a Danny, allora… e di lui che vuoi sapere, no?”.

Annuisco con il capo e lui prosegue: “Il Ministero mi ha fornito e continua a fornirmi tutto quello di cui ho bisogno per supportare la mia falsa identità… documenti, attestati, persino fotografie ed altro, oltre che ad una somma di denaro periodico proveniente dai miei beni e convertita in sterline… è tutto regolare… ci sono anche babbani che in caso di emergenza testimonierebbero una mia assolutamente falsa conoscenza…

“Il mio nome attuale è Daniel Christopher Ryan… sono nato ventitre anni fa da Laura Bennet e Christopher Ryan senior a Providence, nel Rhode Island. Mio padre era il direttore di una fabbrica di armi…”.

“Una fabbrica di armi?! Ed in America, poi?!” chiedo sconcertata. Certo che Malfoy se l’è inventata grossa la bugia… e poi… armi… mi si accappona la pelle solamente a pensarci. Non avrebbe dovuto volere cambiare radicalmente la sua vita? E si è scelto un destino pari a quello che aveva da Draco Lucius Malfoy?

Lo vedo sorridere qualche istante, perso nei suoi pensieri, prima di spiegare: “Sono stati quelli del Ministero a consigliarmi di scegliere una vita che avesse qualche attinenza con la mia vera esistenza… un corrispondente babbano di un Mangiamorte potrebbe essere un fabbricante di armi, no, Granger? Per loro, non avrei dovuto scegliere una vita completamente diversa da quella che avevo realmente vissuto. Il mio carattere, il mio modo di fare, tutto quello che mi appartiene… il mio essere in un determinato modo piuttosto che in altro, è proprio per quello che sono stato e che ho vissuto… sarei stato più credibile nella parte, mettiamola semplicisticamente in questa maniera. Per quanto riguarda la scelta dell’America e del Rhode Island, è dovuta ai documenti che potrebbero richiedermi a Londra, e simili… essendo la mia fittizia terra d’origine lontana abbastanza da Londra, si spiegherebbero i ritardi nelle varie consegne, oltre che eventualmente il mio non conoscere determinate cose comuni ai miei coetanei londinesi…”, la sua bocca si atteggia in una sorta di risata amara e sarcastica, mentre aggiunge, la voce più cupa: “Capisci, Granger? Sarò anche babbano ed americano, avrò anche un altro nome…”.

“… ma è sempre tutto uguale…” completo con un filo di voce. Lui annuisce con il capo, distogliendo ancora lo sguardo, non prima di avermi nuovamente squadrato con l’espressione indagatrice che ho imparato tipica di lui. Mi sembra tutto così assurdo, come possono imporre ad una persona di vivere esattamente la stessa vita, da cui è scappato? E’ incredibile… è come quando una falena sbatte continuamente contro il vetro di una finestra nel tentativo di uscire. Pensavo che come Danny, Malfoy avesse finalmente tutto quello che non aveva mai avuto, ed invece… punto e a capo. Tanto valeva restare com’era…

Dopo qualche attimo di silenzio, lo sento continuare: “Ho vissuto a Providence per tutta la mia vita… nel caso te lo stia chiedendo, ho frequentato lì anche il liceo, una scuola privata per ricchi o roba simile… la Queen Elizabeth’s Academy… ho una specie di attestato… avendo detto che sei una mia compagna di scuola, credo che dovrai inventarti che eri a Providence almeno negli anni di liceo…”.

Questa è bella… mi dovrò inventare una vita da Golden Globe…

“Sono rimasto in America fino al primo anno di college…” prosegue, dopo aver finito il suo caffè “Avevo iniziato a frequentare Harvard, a Boston… volevo diventare medico, ma le cose andarono male. Mio padre fu incriminato per un caso di blood diamonds, sai che cosa sono?”.

“Non sono i diamanti scambiati con le armi in Africa e con cui si proseguono le guerre?” chiedo con un filo di voce, mi fa paura questa storia e questa vita, ma mi fa paura soprattutto la tranquillità con cui ne parla Malfoy. Lucido e cinico, sembra che sta raccontando la cronaca di un telegiornale tipo.

“Il processo è stato lunghissimo…” continua ancora, dopo aver preso in braccio Serenity “Tanto da permettere a mio padre di concepire mia sorella… ma un anno e mezzo fa è stato finalmente arrestato. Io avevo già lasciato l’America per Londra, dove vivevo da alcuni miei amici e dove poi ho aperto il Petite Peste con l’aiuto di mia madre… un anno fa, mia madre è morta, distrutta dal dolore e dalla vergogna, lasciando Serenity completamente sola. Sono tornato a Providence solo per prendere mia sorella e per partecipare al funerale di mia madre. Poi sono subito ripartito per Londra… qualche mese fa, anche mio padre è morto… suicidato… in galera…”.

Le sue ultime parole mi prendono in pieno, come un auto a fari spenti nella nebbia. E’ stato telegrafico, rapido, scarno, come se cercasse con precisione chirurgica di rendere indolori le sue stesse parole alle sue orecchie. Che razza di vita, le armi erano solo il primo passo… ha ragione, è praticamente la vita di un Draco Malfoy babbano. Le pratiche illegali, la galera, la morte di tutti e due i suoi genitori, il tradimento del figlio. La sola cosa diversa è Serenity, la sorella che, perlomeno su questo sono certa, Draco non ha mai avuto. Ma che è la sola cosa bella di questa storia. Non ho capito come l’ha avuta, ma sono contenta che ce l’abbia. E, almeno adesso, non mi interessa sapere da dove sia venuta.

Basta che ce l’abbia, basta che sia una cosa colorata nel grigiore della sua vita.

“Che c’è, Granger, ti si è mozzata la lingua?” mi dice arrogante, soppesandomi con lo sguardo. Me ne accorgo anche se ho gli occhi bassi. “Non volevi sapere la vita di Danny Ryan? Eccola qua, te l’ho servita su un piatto d’argento… non sei contenta? Vuoi forse che ti racconto per filo e per segno come si è ammazzato il mio pseudo-padre? Non è molto diverso da com’è morto il mio vero padre… solo che allora non l’ha voluto lui…”.

“Smettila!” urlo, premendo le mani sulle orecchie ed agitando il capo, non interessandomi che le persone in sala si voltino a guardarmi. Sollevo gli occhi, resi lucidi da un peso che mi si è fermato sullo stomaco: “Come diamine fai ad essere così, me lo spieghi?! A raccontare queste cose come se non te ne fregasse niente?!! Stai parlando di tua madre e di tuo padre, maledizione!!”.

Lo vedo ridere ancora, mentre aggiunge tagliente: “Ironico che sia tu a dirlo, Granger… non sei stata forse una delle prime a considerare i miei null’altro che schifosi assassini? Non mi sembra di essermi comportato in maniera molto diversa da te e dai tuoi amici, o sbaglio?”.

“Questo non c’entra niente…” sussurro, il sudore freddo che mi inzuppa la schiena “Tu sei il loro unico figlio, quindi…”.

“Quindi, cosa? Cosa, Granger?” mi interrompe freddamente, la voce che non si alza di mezzo tono, la rabbia e il dolore visibili solo nel luccichio cieco dei suoi occhi e nel rossore livido del suo viso “Quindi, che cosa?!! Dovrei difenderli, dovrei giustificarli, dovrei onorare la loro memoria?! Hanno cambiato nome, ma sono sempre quello che erano, assassini, nulla di diverso da questo… e io non sono nulla di diverso da questo, figlio di assassini, figlio del sangue che hanno versato per sopravvivere, del sangue che ho fatto versare anch’io per sopravvivere… è tutto qui. Cosa dovrei fare, raccontare di quando mio padre mi portava a cavalcioni sulla schiena o di quando mia madre mi cantava le ninnananna, ammesso che l’abbiano fatto?! Potrebbero anche averlo fatto, ma cinque secondi prima avevano ordinato la fine di bambini della mia stessa età, della stessa età di Serenity…”, i suoi occhi vagano inquieti per la stanza, ostaggi di purpurei ricordi lontani, prima di ritornare a me e di guardarmi con una sorta di ironia quasi cattiva: “…ma certo, per voi, la forma è tutto… l’ipocrisia dei vostri ragionamenti è rivoltante… siete stati i primi a volermi dalla vostra parte. A mettermi contro di loro… e adesso che sono… sincero… nemmeno questo vi va bene… mi vorreste ipocrita esattamente come voi, no?! Mi dispiace, ma questo non posso davvero farlo…”.

“Voi, chi? Voi, chi? Si può sapere di che diamine stai parlando, Malfoy?!” dico a voce bassa, trattenendomi per quanto sia possibile e sporgendomi sul tavolo, adesso non più spaventata, ma quasi furiosa.

“Certo, lei non sta di che cosa sto parlando…” sorride lui, ancora, l’espressione malevola come prima. Continuo a guardarlo in attesa e qualcosa del mio viso evidentemente lo induce a parlare. Ma non a credere che io effettivamente non sappia di che sta parlando. Se prima cercava di mantenere un certo distacco e di non ostentare la sua rabbia, adesso invece sembra perdere il controllo. Lo vedo appoggiare delicatamente Serenity sulla sedia accanto a lui e poi guardarmi con odio puro, gli occhi socchiusi e il viso paonazzo. Rabbrividisco, pentendomi della mia domanda e della mia sciocca ostinazione, arrivando anche a temere che da un momento all’altro mi ammazzerà su due piedi.

“Non sai di che cosa sto parlando, certo…” soggiunge, la risatina luciferina ancora intatta, poi mi si avvicina e, con tono confabulatorio, prosegue, facendomi tremare dalla testa ai piedi, sebbene cerchi di ostentare un controllo che non ho: “Tu sei più intelligente di me, eh, Granger? Non diceva sempre così quella vecchia megera della Mc Granitt o il bacucco Silente?! Certo che dicevano così, no? La Mezzosangue Granger era la migliore tra noi, la più intelligente, la più dotata… eppure adesso non capisce le più piccole cose… è una piccola cosa l’ipocrisia, no? Una piccola cosa, di cui hai una grandissima esperienza quotidiana e lo stesso non la capisci… non capisci di che voi sto parlando… quelli come te, gli Auror, i bravi ragazzi, quelli che si immolano per la causa… per l’onore, per il bene, per la salvezza degli innocenti. Certo… proprio loro… gli eroi…

“E adesso dimmi, Granger… chiameresti eroe uno che ammazza senza pietà, che uccide chi gli pare e piace? D’accordo, si percuote il petto per cinque secondi, dolendosi dell’anima prava che ha destinato al Creatore, ma comunque l’ha fatto o no? Ma l’ideale fa la differenza, quello giusto e quello sbagliato, quello buono e quello malvagio… e così continuate, celando dietro lo splendore delle vostre vesti nivee, dietro il luccichio dell’oro delle armi, dietro lo sfavillio dell’avorio dei templi, il nero del sangue che vi sporca le mani esattamente come per i Mangiamorte… non c’è nessuna differenza… un niente di differenza… una linea talmente sottile… ma voi continuate a chiamare le cose con nomi diversi e così vi scaricate la coscienza… vi fate un segno sulla fronte e siete a posto… ci sarà sempre un paradiso per voi ed un inferno per quelli che non sono come voi… eppure, sai che c’è, Granger? La linea per me nemmeno esiste. Non la vedo. E forse sarà per sempre questa la mia colpa. Ma tu non capisci ancora, vero? Ok, d’accordo, cercherò di essere più chiaro…

“I Paciock… sono stati resi folli dalla tortura… pazzi… chiusi dentro il San Mungo a delirare e a parlare con i morti… nella mia mente, le sento ancora le loro grida. Ero piccolo, avevo qualche mese e mio padre mi portò al loro martirio. Mia zia Bella rideva come una pazza, una povera pazza… un Pensatoio mi ha fatto rivivere tutta la scena… tirava capelli, strappava unghie, lanciava fatture… fu quello a non farmi essere un Mangiamorte, quel ricordo. Le urla che sentivo quando chiudevo gli occhi… non volevo essere uno di quelli che facevano quelle cose. E venni dalla vostra parte…

“Un giorno, a guerra finita, dopo che erano passati anni dalla morte dei miei, strappai un ricordo da uno che avevo assistito alla loro morte. Un Auror, Anthony Goldstein. Mi avevano detto che erano morti, combattendo contro l’Ordine, ma io non ci credevo. Li conoscevo bene, non avrebbero mai lottato se questo avrebbe comportato il rischio serio di perdere la vita… quando vidi quel ricordo, ebbi un enorme dejà vu. Sì, Granger, erano cambiati i colori, sostituite le maschere, modificate le armi… ma era la stessa cosa. Uccisero i miei, torturandoli fino alla morte, e solo per sapere dov’era Voldemort. Violentarono mia madre, massacrarono mio padre, ma era lo stesso. La stessa fottuta cosa. C’erano solo due differenze… i Mangiamorte si fermarono, quando i Paciock impazzirono. Gli Auror, no. Non lo so, forse perché sono loro gli eroi e loro sanno sempre che cosa fare. Mia madre e mio padre erano solo assassini in fondo, come mia zia. E forse queste cose non le capivano…

“La vostra ipocrisia fa chiamare i Paciock eroi, fa piangere a sentire il loro nome, fa ergere statue e fa affiggere medaglie. E poi fa chiamare mia madre puttana e mio padre bastardo, fa ridere a sentire il loro nome, fa scoperchiare tombe e profanare reliquie… e riserva il primo trattamento agli Auror.

“Ma forse, proprio come i miei, non le capisco queste differenze. E per me sono assassini e mostri i miei genitori, anche se mi hanno dato la vita; ed assassini e mostri sono quelli come te, anche se siete i buoni…ora, spiegamela tu la differenza, Granger, se ci riesci… spiegamela… riempila di parole bellissime e vuote e spiegamela tu… sicuramente, avrai ragione tu, non io…”.

Non so esattamente in che punto esatto del suo discorso, ho iniziato a piangere. Adesso l’unica cosa di cui sono cosciente sono le lacrime che cadono lungo il mio viso e la voragine che mi si è aperta al posto del cuore. Non può essere vero… non ci credo… gli Auror, quelli che comandavo fino a qualche anno fa… hanno ucciso i genitori di Malfoy… se c’era Anthony Goldstein, molti di loro dovevano essere ancora al mio servizio. Nella mia mente, scorrono veloci i mille visi amichevoli e sereni degli uomini e delle donne che ho guidato e che ho diretto nelle varie azioni, cercando una minima traccia che mi possa mostrare in uno di loro le tracce di quell’abominevole assassinio. Ma non ne trovo, nemmeno in Anthony che Malfoy ha nominato direttamente. Un ragazzo allegro e tranquillo, così lo ricordo, che si spaventava al minimo accenno di rissa e che correva a nascondersi dietro il capo della sua squadra. Fu uno dei pochi a dispiacersi, quando fui mandata via, e lui sarebbe… no, non è possibile… Malfoy mente, sta mentendo, è solamente per ferirmi che dice queste cose… in fondo, è sempre di lui che stiamo parlando… no, gli Auror non sarebbero mai capaci di una cosa del genere… se loro facessero delle cose del genere, loro… i… buoni… i Mangiamorte che cosa dovrebbero fare, allora? Non avrebbe senso che io abbia scelto di stare da una parte piuttosto che dall’altra… non avrebbe senso essere diventata un’Auror… non avrebbe senso più nulla…

“Non è vero…” balbetto sottovoce, singhiozzando senza ritegno.

Malfoy mi guarda per qualche secondo, per poi dire quasi sgomento: “Non mi dire che non sapevi nemmeno questo? Ma che razza di capo degli Auror sei?!”.

“Non è vero…” ripeto, sollevando gli occhi rossi e guardandolo con odio. In pochi secondi, ha praticamente distrutto quel poco che rimaneva della mia vita.

Il momento di smarrimento di Malfoy passa rapidamente, ritornando alla rabbia: “Certo, lei non sa nulla di dove lavora, non sa un cavolo di quello che fa, di quello che fanno quelli che lavorano per lei, e sono io quello che mente?!! Se non ci credi, se pensi che sia una bugia, perché non lo chiedi a Potty? Perché non lo chiedi al Ministro? A lui, ci crederai, no? Chiedilo a lui, Granger!”.

“E’ esattamente quello che farò…” urlo, alzandomi in piedi e continuando a singhiozzare “E lui mi dirà che è una schifosa bugia! E allora, Malfoy, ti giuro che ti farò passare tutto quello che sto passando io adesso per colpa delle tue orribili bugie!”.

Lui ride ancora: “Sei ancora qui, Granger? Guarda che il Ministro riceve fino alle 3…”.

Come tanti anni prima, mi scaglio con violenza su di lui, schiaffeggiandolo in pieno viso. Lui barcolla, quasi cadendo dalla sedia, mentre tutte le persone attorno a noi ci guardano attoniti, compresa la cameriera di prima che finalmente metabolizza che non stiamo assolutamente assieme. Al momento, credo che non vorrei più nemmeno stare nella stessa stanza dove c’è lui, una schifosissima serpe come lui. Resto immobile, la mano che mi brucia orribilmente, lo sguardo di sfida negli occhi, pronta a qualsiasi reazione da parte sua, le lacrime che non ne vogliono sapere di smettere di cadere. Lui si limita a rimettersi dritto, a lanciarmi uno sguardo di traverso, per poi dire tagliente: “Non ci sarà una terza volta, Granger… fai quello che vuoi, parla con Potter, non farlo, pensa che ti abbia mentito… non mi interessa… ma stasera ti voglio fuori dalla mia vita… sono stato abbastanza chiaro? Nel caso tu non abbia capito, come per molte altre cose, te lo rispiego: sei licenziata…”.

“Benissimo…” soggiungo, raccogliendo la mia borsa e mettendomela sulla spalla “Finalmente questa pagliacciata è finita…”. Esco, praticamente correndo, non prima di aver lanciato uno sguardo a Serenity. Povera piccola, non la rivedrò mai più… e nemmeno Seth… ma ormai è dannatamente chiaro che non posso più rimanere in questo posto, assieme a Malfoy. E’ crudele, cattivo, perfido… è giunto ad inventarsi una cosa del genere sui suoi genitori, solamente per ferirmi. E come parlava di loro, Dio mio… come se fossero delle persone come altre, come se non fossero i suoi genitori… fosse anche che i miei fossero stati delle persone del genere, non avrei mai smesso di amarli e, se non proprio di difenderli, di intimare a chiunque di non parlare male di loro in mia presenza. Ma lui invece è il primo ad offenderli gratuitamente… e poi la storia che sarebbero stati gli Auror ad ucciderli… assurdo… come se fosse successa una cosa così, il Ministero li avrebbe tranquillamente lasciati al loro posto. Sarebbero stati destituiti, puniti, forse anche imprigionati. Hanno punito me per abuso di potere, e in quel caso che avrebbero dovuto fare? Condannarli a morte? E’ solamente una orribile ed infamante bugia…

L’impatto con l’aria dell’esterno, mi spinge curiosamente a piangere ancora di più. Mi fermo sul marciapiede, gettando un’occhiata al Petite Peste, dove posso ancora intravedere la scala e Seth arrampicato inutilmente sopra. Sorrido, mi mancherà… quando tornerò a prendere le mie cose, li spiegherò tutto. Inizio pigramente a camminare per strada, asciugandomi le lacrime con il dorso della mano, non sapendo dove andare. Mi fermo a guardare le vetrine con aria annoiata, la vista resa cieca e disinteressata dalla miriade di pensieri che affollano la mia mente. Dopo essere rimasta mezz’ora davanti ad un’agenzia d’assicurazione, dove non c’è proprio niente da guardare, cerco di fare mente locale su dove andare. A casa mia? O da Ginny? Ma i miei pensieri mi scivolano dalle mani come l’acqua di un ruscello, contaminati dalle irragionevoli parole di Malfoy e dal volantino dell’assicurazione che pubblicizzava la nuova polizza contro gli incendi.

Assassini e mostri sono quelli come te, anche se siete i buoni…

Risarcimento completo anche di mobili antichi danneggiati!!

All’improvviso, una voce tenue e flebile si insinua tra queste parole sconnesse. Cerco di afferrarla nella mia mente, mentre anch’essa scappa via, e cinque secondi dopo, vorrei già averla cancellata dalla mia testa.

La voce di Harry.

La telefonata di quattro giorni fa.

La mia domanda. Non è strano che viva da babbano?

La sua risposta. Il tono di voce prudente ed esitante. No, Herm. L’esitazione che, di fronte alla mia insistenza, diventava nervosismo. Lo so perfettamente come vive Malfoy, dato che sono stato io a dargli quello che ha…

Il mio sconcerto. E l’incertezza della sua risposta. Esattamente… alla fine della guerra… sai che hanno ucciso i suoi genitori?

E quella risposta… quella parola sfuggita per caso… è stato una specie di risarcimento…

Le lacrime ricominciano a cadere dai miei occhi, mentre quella singola parola rimbalza nella mia testa.

“Insomma, è stato una specie di risarcimento…”.

“Non capisco”.

“Non ce n’è bisogno…”.

Il Ministero ha risarcito Draco Malfoy, facendogli cambiare identità, sbloccando i suoi beni, dandogli quello che ha. È stato Harry a dargli quello che ha. Per risarcirlo, risarcirlo della morte dei suoi genitori. Decine di Mangiamorte sono morti, ma nessuno dei loro figli è stato risarcito. Il Ministero sarebbe andato in fallimento in quel caso. E poi c’era sempre la guerra… nessuno sarebbe stato così folle da chiedere un risarcimento, se il proprio congiunto aveva deciso di essere un Mangiamorte, al massimo era proprio il Ministero a dover chiedere un risarcimento. Non il contrario. Ed invece Harry ha risarcito Draco Malfoy… per la morte dei suoi genitori…

L’ha risarcito perché gli Auror hanno ucciso volontariamente e con deliberata crudeltà i suoi genitori.

Quella frase nel cervello, inizio a correre per strada, urtando persone, facendomi mancare il fiato, il vento che gela le lacrime sul mio viso. Non so quanti metri o forse chilometri ho percorso, quando vedo un palazzo dalla forma vagamente circolare con un portone di colore azzurro. Lo spalanco con forza, suscitando le ire del portiere. Non gli rispondo, urlando solamente se Ginny Weasley è in casa. Intimorito dalle mie lacrime e dal mio viso stravolto, mi dice di no. Salgo le scale a due a due, incurante che mi richiami indietro, arrivo al terzo piano, scorgo la sua porta, alzo lo zerbino e prendo la chiave d’ingresso. Apro la porta, sbatte con un tonfo sordo contro la parete del corridoio, il frastuono rimbalza per la tromba delle scale con un eco prolungato. Il portiere continua a gridare, mi insegue, chiudo la porta, la sbatto alle mie spalle. L’appartamento è in penombra, le persiane sono chiuse, a tastoni trovo il salotto. Accendo il camino, usando la bacchetta di Ginny che lei ha lasciato sul tavolo. Sarà andata a fare spese per il matrimonio, dice che preferisce gli atelier babbani. Accendo anche le luci della stanza con un secco colpo di bacchetta, non fregandomene niente della condanna. Non risaliranno mai a me, la magia risulta fatta nell’appartamento di Ginny Weasley, mica nel mio. Folle, mi metto a cercare il vaso da fiori con il disegno rosso, dove Ginny nasconde la Polvere Volante. Lo trovo e ne prendo una manciata. Mi manca il respiro, ormai, mi duole la milza e mi sento morire. Le mie ultime forze credo di perderle, mentre urlo nel camino: “Ministero della Magia. Ufficio di Harry Potter”.

 

 

 

Taddadà, ecco a voi un nuovo capitoletto!!

Il titolo significa IL PAESE DELLE MERAVIGLIE, anche se non siano state propriamente delle belle meraviglie, anzi… è iniziato comico il capitolo, ma è finito tragico! Eheheh… ed anche stavolta ho interrotto il capitolo nella parte migliore!!

Passo subito ai ringraziamenti:

Feffe_Cullen_Blast: evviva, una nuova lettrice!! Grazie dei tuoi complimenti… Seth insomma prende vita da solo, è po’ una sommatoria di tanti miei amici… chissà che risate allora con il tuo amico Luca! Summer anche lei purtroppo per la mia salute mentale esiste!! Spero che anche questo capitolo ti sia piaciuto!! Un bacio!!

elly 91: grazie!! Certo che Seth è davvero amato!! Mi fa piacere…!! Purtroppo per lui il suo amore per Danny dovrà essere immolato alla nobile causa di questa fic!! Eheheh!!

Lunachan62 : ma quanti complimenti!! Ma me li merito davvero??!! O_O!!!

Francy_hurt_16 : ebbene sì, nella mia fic Herm è una psicopatica, insomma ho cercato di far uscire tutte le caratteristiche che secondo me la Rowling non ha messo in luce!! Sono presuntuosa, lo so… parlare di lei è facile perché praticamente sono identica a lei, insomma alla fine sto descrivendo me stessa!!:D grazie dei tuoi complimenti!!

Lights: grazie grazie grazie!!! Sono davvero contenta, perché solo ora mi sono resa conto che hai recensito capitolo per capitolo!! Sei il sogno di ogni scrittrice!! Un mega bacione e grazie dei tuoi complimenti!! Spero che anche oggi Herm ti abbia sfiancato!!

Un saluto anche a tutti coloro che leggono soltanto!!

Cassie…

   
 
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