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Autore: Bibismarty    16/06/2009    3 recensioni
La flebile luce che proveniva dall’alto, dalla vecchia lampada, ferì i suoi deboli occhi. Gli occhi di un piccolo neonato. Un neonato che vedeva per la prima volta, la luce… Aveva così freddo e un terribile dolore alla pancia…cosa gli avevano fatto? Lo strattonarono e lo posero su qualcosa di morbido e caldo. No, contro qualcosa di caldo e morbido. Il ventre della sua mamma.
Genere: Triste, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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…˚*In Die Nacht*˚…          

 

I Tokio Hotel non mi appartengono (per mia sfortuna) gli eventi descritti in questa fanfiction sono inventati da me, anche se si basano su fatti realmente accaduti (vedi foto di quinta elementare di bill e tom). Detto questo vi lascia alla lettura di questo testo sperando che sia di vostro gradimento. Ci ho messo tutta me stessa per descrivere il modo brutale in cui è picchiata Bill…eh sì perché mi veniva da piangere…spero che voi siate meno frignoni di me, e che capiate la sofferenza di Bill e Tomi al divorzio dei loro genitori…buona lettura!

 

 

      La nascita…

 

La flebile luce che proveniva dall’alto, dalla vecchia lampada, ferì i suoi deboli occhi. Gli occhi di un piccolo neonato. Un neonato che vedeva per la prima volta, la luce… Aveva così freddo e un terribile dolore alla pancia…cosa gli avevano fatto? Lo strattonarono e lo posero su qualcosa di morbido e caldo. No, contro qualcosa di caldo e morbido. Il ventre della sua mamma. E se prima le sue grida avevano riempito la stanza ora qualcosa lo bloccò. Sentiva che sopra di lui qualcosa, qualcuno…ma era troppo piccolo per percepire se si trattava di parole o semplicemente non percepiva niente…Voleva piangere ma non ci riusciva. Qualcuno…Era qualcuno? Si rivolgeva a lui. Si rivolgeva a lui? Era difficile da capire, ma sentiva che non doveva piangere. I suoi deboli occhi intravidero qualcosa di sfuocato davanti a sé. Non sapeva perché, ma quel qualcosa lo aveva reso felice. E solo allora chiese gli occhi crollando nel suo primordiale sogno.

 

“Non sono un amore?” chiese Simone dolcemente, mentre era stretta al petto dal marito davanti al vetro da cui osservava i suoi piccoli gemellini. Tom e Bill. Sì così si chiamavano. I suoi due gemellini omozigoti.

“Si, Simone” disse stringendo a se la moglie con affetto. “I nostri angioletti…”

Simone sorrise e facendo un passo avanti appoggiò una mano al vetro sperando che non esistesse per poterli raggiungere…per poterli riabbracciare di nuovo.

Jorg pensò che era ancora debole dopo il parto. I medici avevano avuto un bel daffare con loro. Il primo, Tom, non voleva darla vinta all’ostetrica mandandola letteralmente in tilt. Tutto il contrario del suo fratellino, Bill, lui si che non si era fatto attendere. Ma Jorg sapeva che erano speciali…erano i suoi bambini. I suoi piccoli bambini. I suoi piccoli bambini gemellini.

“Simone andiamo. Sei debole, devi riposare. Rimarrò io qui a vegliare su di loro.”

Simone si volse. “Ok. Ti amo” disse stringendo la sua manona.

“Anch’io, Simone” sussurrò avvicinandola a se e abbracciandola.

 

 

A casa…

 

Simone gettò la borsa per terra. La borsa colma dei suoi vestiti, quelli che Jorg aveva preso alla rinfusa, quando aveva saputo che Simone era stata portata in ospedale perché doveva partorire.

Jorg entrò in quel momento. Con Tom e Bill in braccio. Erano vestiti di tutto punto con le tutine che la loro nonna aveva preparato con i loro nomi cuciti sopra in bianco. Li passò a Simone e lui chiuse la porta di casa. Ora cominciava la nuova vita.

 

 

 

 

3 anni dopo...

 

“Tomiiiii!”

“Billlll!”

I due stavano giocando in giardino scavando con le loro palette e raccogliendo la terra in grandi vasi. Simone girava loro intorno coordinando i lavori. “Oh bravo Tom…si si lì Bill…”

“Così mamma? Guarda!” disse Tom affondando la paletta nella terra che poi gettava nel vaso alla sua destra.

Simone batté le mani allegra. “E tu Bill?”

Bill provò a imitare il fratello, ma alzò la paletta e gli finì dritta sulla fronte. Allora scoppiò a piangere. Tom, gli si avvicinò e gli stampò un bacio sulla sua piccola fronte. Bill smise di piangere, ancora seduto, quindi più basso di Tom, alzò la testa e incrociò gli occhi marroni di Tom. “Non pangere…” disse lui sorridendo.

Bill rimase immobile. Il suo fratellone…il suo adorato fratellone lo proteggeva sempre. “Grazie, Tomi” spiaccicò, mentre gli occhi gli diventavano lucidi.

Simone fissò la scena allibita. Non era la prima volta che Tom, il suo Tom, era più veloce di lei e era lui che tranquillizzava Bill, il suo Bill. Tom era forte, forte abbastanza anche per proteggere il suo fratellino oltre che sé.

 

 

2 anni dopo…

 

“Tomi guarda questo! È venuto bene, no?” domandò Bill mostrando a Tom un biscotto a forma di stella.

Tom alzò lo sguardo dal suo di biscotto e diede un’occhiata alla stellina di Bill. “Beeeella! Ma l’hai fatta con lo stampino?” chiese.

“No no Tomi tutto da solo!”

Tom gli sorrise e gli mostrò il suo. Era un biscotto dalla forma indefinita.

Bill corrugò la fronte. “Che cos’è?”

Tom incrociò le braccia, arrabbiato. “Doveva essere un albero di natale, ma si è mosso e mi ha fatto sbagliare. Quel biscotto non si dovrebbe muovere!”

Bill rise. “Guarda come faccio io e poi prova tu…” disse cominciando a modellare il biscotto di Tom, che osservava corrucciato. “Ah, ok. Ora ci riprovo.”

Ora erano entrambi indaffarati.

“Sorriso!” Simone scattò una foto che ripose poi nell’album di famiglia. Lo chiuse delicatamente e lo rinfilò nel cassettone del settimanale. “Vediamo cosa avete fatto di bello…” urlò dalla camera Simone dirigendosi verso la cucina.

 

   
 
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