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Autore: Jessie_Tzn    22/08/2017    1 recensioni
«Dalla finestra della sua camera, Iris riusciva a vedere in lontananza gli aerei che spiccavano il volo e che, allontanandosi, diventavano sempre più piccoli fino ad essere un puntino di luce e, infine, sparire del tutto.
La ragazza dai folti capelli ricci voleva sparire come quegli aerei che ogni giorno vedeva decollare e viaggiare tra le nuvolette bianche del cielo. Forse la soluzione a tutti i suoi problemi era quella: andare via da quei luoghi, da quelle persone, da quei pensieri.»
Genere: Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo III – Una parola di troppo

Erano ormai trascorse due ore di lezione ed era appena suonata l'amata campanella dell'intervallo. Il professore di italiano salutò i ragazzi ed uscì dall’aula con una pila di libri in mano. Qualche ragazza rimase al suo posto a fare merenda, altri raggiunsero i corridoi per incontrare gli amici delle altre classi e qualcun altro approfittò di quei minuti per rivedere gli appunti scritti frettolosamente sul quaderno. Iris faceva parte dell’ultima categoria, come al solito. Non le piaceva gironzolare per l’aula, per i corridoi o tantomeno ingozzarsi di cibo. Le sembravano esagerate per una semplice merenda tre pizze fritte con prosciutto e mozzarella, una parigina e un panino con prosciutto crudo, come era solito fare Ugo.

«Fiorellino, lo sai che se non mangi diventi anoressica?» le disse Ugo con la sua solita aria da creatura superiore. Si sentiva così per via della sua età. A quanto pare, avere due anni in più rispetto agli altri significava essere un gradino al di sopra di tutti. Iris, invece, pensava che avere due anni in più a causa di due bocciature per svogliatezza era motivo di vergogna. Aveva visto varie volte la mamma di Ugo agli incontri scuola-famiglia e, ognuna di queste volte, l’aveva vista piangere e chiedere al figlio perché le stesse facendo così male mentre lui, invece, se la rideva.
Iris pensò a quelle lacrime mentre Ugo cercava di farla innervosire chiamandola con quel nomignolo banale e alquanto irritante.

«Fiorellino, non rispondi neanche? Il gatto ti ha mangiato la lingua?» insistette lui appoggiandosi con i gomiti al banco. «Ah, dimenticavo. Sei la solita asociale» aggiunse poi. Iris lo guardò per un istante negli occhi, sentiva la rabbia scorrerle per le vene e imprigionarle il cuore. La mente fu l’unica parte del suo corpo a impedirle di sferrargli un pugno in pieno viso. Si morse la lingua con i denti e iniziò a contare da uno a mille.
Quanto odiava quella parola, quanto desiderava che venisse cancellata dal mondo. Lei non era asociale, lei semplicemente non voleva avere niente a che fare con soggetti simili.

«Falla finita Ugo, non sei per niente divertente.» Per fortuna ci pensò Lorenzo a rispondergli. Con una mano sulla spalla lo spostò leggermente all’indietro e aspettò appoggiato al banco che si voltasse per andarsene.

«D’accordo, non te la infastidisco la fidanzatina.» terminò Ugo con un sorrisetto infantile sul viso che Lorenzo ricambiò con una smorfia di disgusto. Finalmente si allontanò per raggiungere degli amici nel corridoio e il buon compagno di banco si sedette. Guardando alla sua sinistra notò Iris particolarmente nervosa. Tremava e aveva lo sguardo rivolto ai suoi appunti ma si capiva che non era concentrata a leggerli.

«Tutto bene?» le chiese Lorenzo spostandole i capelli dal viso. Lei annuì con il capo. Cercò di calmarsi mentre odiava con tutta se stessa ciò che stava per succedere. L’odio e la rabbia erano arrivati ad offuscare la sua mente che non era più lucida come qualche minuto prima. Avrebbe voluto urlare, avrebbe voluto tirare calci e pugni a quella testa vuota, avrebbe voluto tirar fuori tutta la sua rabbia, sfogarsi, ma allo stesso tempo sapeva che le avrebbe provocato solo guai. Ugo aveva il doppio della sua forza e quindi non avrebbe avuto la meglio, inoltre si sarebbe procurata qualche nota sul registro o, nel peggiore dei casi, una sospensione che avrebbe potuto macchiare la sua immacolata carriera scolastica. Non era la prima volta che accadeva e sapeva già che, di lì a poco, un’esplosione di emozioni l’avrebbe completamente devastata e avrebbe iniziato a piangere. Fortunatamente la professoressa di matematica entrò in quell’istante e lei chiese di andare in bagno.

«Come al solito appena entro in aula c’è qualcuno che deve andare al bagno» affermò spazientita la prof appoggiando la borsa sulla cattedra. «Vai, su, ma non perdere tempo» aggiunse infine accordandole il permesso. Iris saltò quasi dalla sedia ed a passo svelto uscì dall’aula e raggiunse i bagni. Entrò e chiuse la porta a chiave. Si appoggiò con le spalle al muro, il suo cuore batteva forte e le lacrime cominciarono a scorrere sulle sue guance. Molte arrivarono alle labbra e la fanciulla assaporò ancora una volta il gusto salato della stanchezza. Perché Iris era stanca di sopportare, stanca di arrabbiarsi, stanca di ascoltare le offese gratuite che le destinavano ogni giorno. Perché la goccia che fece traboccare il vaso fu quella parola detta da una persona senza un minimo di cervello, ma quel vaso, prima, era stato riempito di tante e tante gocce. Iris era stanca di tremare e anche stanca di piangere così, senza fare rumore per paura che qualcuno se ne accorgesse.
Prese della carta igienica per asciugarsi un po’. La strinse forte nella sua mano e poi diede un pugno nel muro con tutta la forza che aveva e si liberò di una parte della rabbia che la stava tormentando. Ne diede un altro e un altro ancora incurante del dolore che si stava procurando alle dita. Si appoggiò con le mani a quelle mattonelle di un azzurro sbiadito e iniziò a respirare profondamente. Sentì dei brividi lungo la schiena, si morse il labbro inferiore. La sua mente cominciava a tornare lucida e dopo una decina di secondi riuscì a fermare le lacrime e quel detestabile singhiozzo che le accompagnava.
Ora non poteva andare avanti per tutto il tempo che voleva, come di notte. Ora doveva fare in fretta e doveva anche fingere che tutto andasse nel migliore dei modi. Per evitare che gli occhi diventassero gonfi e rossi, si sciacquò più volte il viso con acqua fredda e poi si asciugò con la carta igienica. Aspettò qualche altro secondo davanti allo specchio per recuperare tutta la calma di cui aveva bisogno e finse un sorriso per convincersi che la tempesta fosse passata.

Tornò in aula a testa alta e, tranquilla, si sedette accanto a Lorenzo che la osservò preoccupato. Bisogna sapere che nonostante tra loro non ci fosse una grande amicizia, cercavano sempre di proteggersi l’un l’altra ed anche stavolta il ragazzo cercò di allentare la tensione. Prese dal suo quaderno un piccolo foglio con sopra una vignetta e la passò alla sua compagna di banco.

In alto a sinistra si leggeva: “La prossima volta…” e c’erano raffigurati Iris che osservava soddisfatta Lorenzo che colpiva Ugo con una sedia.

La ragazza sorrise divertita e guardò Lorenzo che le fece l’occhiolino. Conservò il bigliettino in una tasca della borsa in modo che nessuno potesse trovarla.

«Ora che ci siete tutti» esclamò la prof richiamando l’attenzione dei suoi alunni «vorrei darvi una comunicazione importante che vi interesserà particolarmente. Tranquilli, non dobbiamo fissare ancora la data del compito.» Un sospiro di sollievo collettivo seguì le parole della professoressa che rise consapevole della paura che avevano i suoi allievi delle verifiche in classe.

«Potrei darvi anche una notizia peggiore del compito in classe» affermò guardando ad uno ad uno i ragazzi che aveva di fronte.

«Prof, le assicuro che rispetto al compito di matematica, sono tutte belle notizie!» rispose Filippo, il migliore amico di Ugo, provocando la risata di tutta la classe compresa la prof. Qualcuno del gruppo dei suoi fedeli compagni si alzò addirittura in piedi per onorarlo con un fragoroso applauso.

 

#SpazioAutrice

Salve a tutti!
Innanzitutto colgo l’occasione per ringraziarvi per i vostri bellissimi commenti che mi hanno rallegrato l’anima. Apprezzo tantissimo i vostri voti e i vostri pareri che mi fanno sempre sorridere e migliorare e presto riceverete un biscotto direttamente a casa per questo.
Detto ciò, mi piacerebbe sapere cosa ne pensate della circostanza che si è venuta a creare tra Ugo, Lorenzo e la nostra povera Iris. Avete mai vissuto o assistito ad un’esperienza simile?
E quanti di voi la pensano come Filippo? Non siate timidi!

Aspetto le vostre risposte nei commenti e, se il capitolo vi è piaciuto, non esitate a votarlo con una stellina (questo vi farà guadagnare un biscotto extra).

A presto 😊 

   
 
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