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Autore: _Joanna_    22/08/2017    1 recensioni
Fan fiction ambientata durante la II guerra magica.
Una nuova minaccia si allunga su tutto il mondo magico, ancora più terribile di quella rappresentata da Lord Voldemort, che al momento regna quasi indisturbato, con l'unico intento di porre fine una volta per tutte alla vita del Ragazzo-che-è-Sopravvissuto.
Ma le cose stanno per cambiare: un nuovo personaggio entrerà in scena nella lotta per il potere e per la libertà.
Sarà forse uno dei nuovi servi del potente mago oscuro a rivoltarsi contro il suo padrone? E a cosa sarà disposto a rinunciare Voldemort pur di salvarsi?
*
Avvertimento: è tutto "lievemente" OOC
Genere: Drammatico, Guerra, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nuovo personaggio, Tom Riddle/Voldermort, Un po' tutti | Coppie: Harry/Ginny, Ron/Hermione
Note: OOC, Otherverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Da VII libro alternativo, Da Epilogo alternativo
Capitoli:
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6.6
Angolo Autrice

Salve a tutti!
Scusate il leggero ritardo nell’aggiornamento, ma i capitoli stanno diventando un po’ più complicati da scrivere e preferisco non affrettarmi nella pubblicazione (non è vero, semplicemente sono una scrittrice pessima!)
Anche questo sarà un capitolo di transizione, perché volevo tirare un po’ le somme e dipingere più chiaramente il quadro della situazione. Se non sarete tutti morti di noia, vi prometto (davvero!) che dal prossimo capitolo le cose cominceranno a muoversi.

A proposito di chiarimenti, prima di lasciarvi alla lettura del capitolo, vorrei rispondere ai messaggi di alcuni di voi che mi hanno chiesto di precisare alcuni punti e ho pensato che fissarli qui potesse essere utile a tutti:

1.    In che momento della guerra ci troviamo?
Durante il VII libro.
Octavio arriva in Inghilterra e si unisce ai Mangiamorte poco dopo la morte di Silente.
L’aggressione a Voldemort avviene intorno a Pasqua (1998), per questo Ginny è a Grimmauld Place (ho scelto di attenermi all’originale, dove i Weasley decidono di non farla tornare Hogwarts dopo le vacanze pasquali)
Nel mezzo, come abbiamo visto, Octavio si guadagna la fiducia del Signore Oscuro e di Harry.

2.    Esistono gli Horcrux?
Sì e sono i 6 + 1 (Harry non lo sa ancora) come nell’originale.
Harry & Co hanno distrutto il Medaglione di Serpeverde con l’Ardemonio, quindi ora sono a - 3 (Diario, Anello e Medaglione) e credono di sapere quali siano gli altri tre, ma non possono prenderli perché:
-    Nagini è sempre con Voldemort (almeno fino all’aggressione, ora nessuno sa dove sia) e quindi, per il momento, inavvicinabile.
-    Sanno che la Coppa di Tassorosso è un Horcrux, ma non sanno dove sia stata nascosta.
-    Qualcosa che ha a che fare con Corvonero o Grifondoro è a Hogwarts, Harry e gli altri hanno provato a fare irruzione nella scuola per rubare la Spada e per cercare l’Horcrux, ma sono stati quasi catturati e quindi costretti a fuggire.
Ginny, Neville e Luna hanno a loro volta provato a rubare la Spada, ma sono stati scoperti e puniti duramente dai Carrow, perciò Harry ha proibito a tutti i membri dell’ES di riprovarci.

3.    Voldemort ha preso la bacchetta di Sambuco?
No.

4.    Chi vive a Grimmauld Place?
Praticamente tutti, perché: la Tana è stata distrutta da un attacco dei Mangiamorte a Pasqua (tutta la famiglia era a Grimmauld Place, quindi non è successo loro nulla); la copertura di Ron è saltata; il signor Weasley e Bill sono stati costretti a lasciare il lavoro; i gemelli Weasley hanno dovuto chiudere i Tiri Vispi; Ginny ha momentaneamente interrotto gli studi.
Il trio e Piton vivono lì.
Remus e Tonks vivono dalla madre di quest’ultima, ora che si avvicina il parto.
Bill e Fleur hanno Villa Conchiglia.
Gli altri membri dell’Ordine non vivono lì, anche se ovviamente vi si recano spesso per portare notizie o per partecipare alle riunioni.

5.    Non me l’avete chiesto, ma lo dico io: qui i Mangiamorte sono un po’ più svegli.

Spero di essere stata sufficientemente esaustiva, se aveste qualche altro dubbio o se rilevaste qualche incongruenza, vi basta mandarmi un messaggio privato o scrivere nelle recensioni :)

Ora vi lascio,
Buona lettura

_Jo


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Capitolo V

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Mimosa

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«E l’ho infiltrato tra i vostri ranghi»
Le sue parole rimasero sospese nell’aria greve.
Potter si voltò a guardare Silente e Voldemort si compiacque nel vedere un’espressione di puro terrore disegnarsi sul giovane volto che tanto detestava.
«Molto scaltro» commentò l’anziano preside dopo un lungo momento «Sebbene fossi persuaso che non avresti più riposto la tua fiducia in spie e infiltrati»
Voldemort rimase impassibile a quella affermazione. Aveva fatto un errore di valutazione, era vero, ma non per questo avrebbe permesso che i suoi nemici godessero della sua ingenuità.
«Chi sarebbe, dunque, questa astuta talpa?» chiese Silente.
«Mi pare di avertelo già detto, vecchio» rispose lui irritato.
«Beh, noi non conosciamo nessuno con quel nome, vero Harry?» proseguì Silente tranquillo «Deve averne usato uno falso e, se è furbo quanto le sue azioni hanno dimostrato, suppongo che neanche Murphy sia il suo vero nome»
Dovette ammettere che era possibile, ma come poteva essere stato tanto stupido? Piccole cose, dettagli insignificanti, ogni volta una di queste inezie lo rovinava, come era stato con la Babbana Evans o con la maledetta bacchetta gemella di Potter.
«Potresti descrivercelo, Tom?» riprese Silente «Come è fatto, come si comporta, che cosa ti ha detto, qualche particolare magari, qualcosa di poco conto che potrebbe non essersi curato di nascondere a te o a noi»
«No» rispose lui immediatamente. Era umiliante restarsene lì a rispondere a tutte quelle domande. Era Lord Voldemort che chiedeva, che ordinava, ed erano gli altri a dover obbedire, a dover strisciare ai suoi piedi invocando clemenza, supplicando i suoi favori.
«Tom, ci hai dato la tua parola …»
«Per la garanzia di un trattamento più morbido» ripetè Voldemort con un ghigno «Sai che è solo questione di tempo prima che i vostri insulsi incantesimi cedano, il mio potere è troppo grande! Non avete speranza di trattenermi e non avete nulla con cui costringermi ad aiutarvi!» disse, con tutto l’odio di cui era capace, con il disprezzo dipinto nei suoi occhi sanguigni che immaginò brillare sinistri e spaventosi nella luce smorzata. Ne aveva abbastanza, non si sarebbe lasciato trattare in quel modo da quella banda di traditori, Sanguemarcio e ibridi.
«Hai ragione» disse Silente, abbassando il capo, mentre Potter accanto a lui dava segni di turbamento.
«Dove andrai, però, quando le nostre barriere non riusciranno più a trattenerti?» riprese Silente, piantando gli occhi azzurri nei suoi, sostenendo il suo sguardo come nessun’altro era mai riuscito a fare. Forse solo Potter, ripensandoci, quella volta nel cimitero, ma non poteva esserne certo.
Era appena risorto, i suoi Mangiamorte si erano inginocchiati a lui supplicando il perdono, era stato così vicino al trionfo quella volta! Ma Potter gli era sfuggito di nuovo.
«L’uomo che ha cercato di ucciderti ha il tuo esercito ora e, se davvero è riuscito a infiltrarsi in mezzo a noi, saprà di certo che sei ancora vivo» continuò Silente «Puoi sempre tacere, naturalmente, e sperare di acciuffare il tuo uomo da solo, di vendicarti, di riprenderti ciò che ti ha sottratto.
   «O forse, potresti dirci quello che sai, aiutarci a identificarlo, a combatterlo. Ti consiglierei, poi, di riflettere su una questione: questa persona è riuscita a guadagnarsi in breve tempo la fiducia di alcuni dei tuoi più fedeli seguaci. Credo dunque che sia giunto il momento per te di ammettere la verità: hai fallito; come leader, come mago oscuro, in tutto. Loro non ti temono più e, soprattutto, non ti vogliono più.
   «Riflettici, Tom. Hai di nuovo la possibilità di fare la scelta giusta. Non sprecarla, ti prego» concluse e, con un cenno, indicò la porta.
La discussione era finita.
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° ° °
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Harry non sapeva esattamente che cosa fosse successo.
Avevano raccontato a Voldemort quello che era successo dopo il suo ferimento e lui si era infuriato. Fino a questo dunque, nulla di insolito.
Harry, infatti, aveva avuto i suoi dubbi a quel proposito: andare da Voldemort e dirgli, senza mezzi termini, che aveva di nuovo perso tutto, era un azzardo, e anche bello grosso.
“Credo che sarai sufficientemente al sicuro, Harry” gli aveva detto Silente quando lui aveva esposto le sue preoccupazioni. Non esisteva uomo di cui Harry si fidasse di più, ad eccezione di Ron e Hermione ovviamente, ma il punto era proprio quello: il Preside non esisteva più, ormai.
Così, quando Voldemort aveva richiamato tutto il suo spaventoso potere, Harry aveva cercato di fermarlo; dopotutto, Harry era il solo in quella stanza ad avere la bacchetta.
Aveva provato a Schiantare Voldemort, ma la bacchetta non aveva risposto. Vibrava e fumava, sprizzava scintille a raffica e Harry, per quanto tentasse, non riusciva a controllarla. Si era chinato, disperato, verso Silente e questi gli aveva semplicemente detto “Lasciala fare”.
Harry, senza davvero capire, aveva obbedito. Non appena aveva smesso di cercare di padroneggiare quel bastoncino di legno magico impazzito, quello, finalmente libero di agire, aveva fatto di nuovo quella cosa strana, lo stesso incantesimo che aveva prodotto la notte del 27 luglio.
Probabilmente, ora che ci stava pensando, Silente doveva averlo saputo. La bacchetta di Harry doveva avere un qualche potere speciale su Voldemort che, finché Harry l’avesse avuta con sé, non avrebbe potuto toccarlo.
Era una strana sensazione, ma per il momento non vedeva motivo di lamentarsene.
Una volta calmatosi, Voldemort aveva acconsentito a dar loro informazioni e ciò che aveva rivelato era stato un colpo al cuore di Harry.
Un infiltrato.
Harry aveva percepito l’orrore disegnarsi sul suo volto e con ribrezzo avrebbe voluto nascondersi agli occhi sanguigni e avidi di Voldemort.
Silente era rimasto calmo, come se Voldemort lo avesse appena informato del meteo del giorno.
Harry si sentiva sconvolto, abbattuto e voleva disperatamente credere che quello di Voldemort fosse un bluff.
In quel momento poi, mentre guardava Silente rivolgersi tranquillamente a Voldemort, si era chiesto se sarebbe mai stato in grado, un giorno, di ostentare una simile calma; o di simularla, quanto meno.
Ma neanche le rodate tecniche dell’anziano preside avevano fatto breccia nella corazza di odio e disprezzo di Voldemort.
Si era rifiutato di dire loro altro, li aveva minacciati, ritrovando il suo antico orgoglio e la sua immancabile ferocia.
Erano arrivati a un punto morto, Harry lo sapeva.
Silente gli aveva fatto un discorso strano, prima di congedarsi da lui con Harry.
Si era appellato al lato umano di Voldemort, una parte di lui che, ammesso che fosse esistita, era ormai morta da anni.
Avrebbero dovuto cercare la spia da soli, senza sapere di chi fidarsi.
C’erano stati così tanti avvicendamenti nell’Ordine: almeno una mezza dozzina di persone si era unita a loro negli ultimi mesi, senza contare gli oltre venti maghi che avevano scelto di restare fuori dall’Organizzazione, continuando però a passare loro informazioni, rifornimenti e decine di nomi di possibili nuove reclute. Sarebbe stato impossibile identificare la spia senza altro indizio che un nome falso.
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° ° °
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«Qualche progresso con Tu-Sai-Chi?» chiese Ron quando l’amico si lasciò crollare sulla sedia accanto a lui.
Harry scosse la testa.
Erano passati due giorni da quando Voldemort aveva raccontato loro di Murphy; da allora si era richiuso nel suo mutismo inquietante e Harry stava cominciando a cedere allo sconforto un’altra volta.
Non c’era ragione di credere alle parole di Voldemort, ma Harry era ormai convinto che avesse detto la verità. In quel momento lui non aveva percepito altro che odio e disprezzo e, forse, anche se era difficile esserne certi, qualcosa di simile alla vergogna. Se Voldemort avesse mentito le sue emozioni sarebbero state diverse.
Come se gli avesse appena letto nel pensiero, Ron disse «Senti, io ci ho pensato, non è che magari Tu-Sai-Chi ha mentito? Non sarebbe la prima volta, no?»
Harry scosse la testa di nuovo «No, ha detto la verità» disse semplicemente, passandosi una mano sulla cicatrice. Era strano, ma da quando lui e Voldemort vivevano sotto lo stesso tetto, la cicatrice aveva smesso di bruciare. Non c’erano state fitte, nessuna incursione non voluta nella mente del nemico, nulla. Quando Harry si trovava in sua presenza la cicatrice prudeva leggermente, ma non appena si richiudeva la porta della soffitta alle spalle, il fastidio cessava.
Doveva essere a causa degli incantesimi di protezione. Harry avrebbe voluto sentirsi grato per questo, invece la mancanza della connessione con Voldemort lo innervosiva.
«D’accordo» aveva ripreso Ron «Allora chi potrebbe essere secondo te?»
Sinceramente, Harry non riusciva a pensare a nessuno come a un traditore. Non poteva e non voleva cominciare a dubitare dei propri compagni.
C’erano state solo due persone di cui aveva sospettato, più o meno a ragione, ma si era trattato di Piton e di Malfoy, persone che a quei tempi detestava.
Adesso invece si trattava di mettere sotto la lente d'ingrandimento i suoi amici, i suoi compagni d’arme, persone di cui si fidava e a cui in molti casi era profondamente affezionato.
«Ehi, Bill!» esclamò Ron, distogliendo Harry dai suoi gravosi pensieri.
«Harry,» lo salutò Bill, dopo aver abbracciato il fratello. Insieme a lui c’era anche Fleur. Aveva un’aria nervosa e tirata che deformava in maniera tutt’altro che affascinante la sua consueta bellezza.
Con lo sguardo che saettava impaziente, prese posto su una delle sedie della cucina; le mani intrecciate in grembo erano scosse da un leggero tremito. Bill rimase in piedi; sembrava imbarazzato.
«Credevamo che avreste passato le vacanze di Pasqua a Villa Conchiglia» disse la signora Weasley, che li aveva accolti all’ingresso.
«Infatti, ma è successa una cosa» cominciò Bill «Harry, ti spiace se andiamo in camera tua?»
«Non disturborti, Arrì» sbottò Fleur, prima di lasciare sbuffando la cucina seguita da una perplessa signora Weasley.
Ron, confuso, guardava il punto dove un attimo prima erano sparite le due donne, indeciso se seguirle o restare. Alla fine, non si mosse.
«Che cos’ha Fleur?» chiese Harry.
«Gabrielle» rispose Bill.
«Gabrielle?» ripetè Harry, ancora perplesso
«La sorella di Fleur» spiegò Bill, prendendo posto sulla sedia lasciata vuota da sua moglie.
«Le è successo qualcosa?» domandò Harry alla fine, visto che Bill taceva.
«Non proprio» rispose Bill «Non lo so, io non credo»
Harry e Ron si scambiarono un’occhiata perplessa, ma rimasero in silenzio, in attesa che Bill si spiegasse.
«Fleur ha ricevuto ieri una lettera da parte dei suoi genitori» cominciò Bill «Ricordate quello che è successo dopo il matrimonio?»
Annuirono. In effetti, Harry lo rammentava fin troppo bene.

     Il bilancio era stato già molto critico appena pochi giorni prima.
I membri dell’Ordine erano venuti a prenderlo a casa dei Dursley. Avevano un piano, orribile secondo Harry, che avrebbe dovuto garantire un trasferimento sicuro.
Harry, infatti, era ancora minorenne, perciò aveva ancora addosso la Traccia. Non avrebbe potuto Materializzarsi, né utilizzare alcun tipo di magia o incantesimo senza rischiare di essere intercettato dal Ministero, e quindi da Voldemort.

Non avrebbero neppure potuto andare a Grimmauld Place. Shacklebolt aveva trovato e distrutto tutte  le carte, il testamento di Sirius e ogni documento o prova che avrebbe potuto collegare Harry a Sirius e alla dimora al numero 12; tuttavia, Malocchio aveva deciso che non sarebbe stato prudente lo stesso, Incanto Fidelius o meno. Finché Harry fosse stato “segnato” la cosa migliore sarebbe stata confondere le acque e non avvicinarsi per nessun motivo all’unico luogo sicuro.
E così era stato deciso: Pozione Polisucco, scope, Thestral e la moto volante che lo aveva portato via da Godric’s Hollow sedici anni prima, questi sarebbero stati gli strumenti che avrebbero utilizzato per sfuggire ai Mangiamorte. Sei amici di Harry avrebbero bevuto la Pozione, sette Harry Potter si sarebbero librati in volo insieme a sette accompagnatori, prendendo poi sette direzioni differenti. La meta finale sarebbe stata la Tana.
Ma alcuni Mangiamorte erano stati piazzati di guardia e, non appena avevano visto i Dursley lasciare il numero 4 di Privet Drive, avevano subito informato Voldemort.
Malocchio era morto e George era stato ferito gravemente da una Maledizione ignota che gli aveva bruciato metà della faccia e gran parte del collo, della spalla e del braccio destro. Fortunatamente, la signora Weasley era diventata esperta in materia di ferite maledette ed era riuscita a limitare i danni e la perdita dell’occhio. Adesso George si ritrovava solo una brutta cicatrice a ragnatela che gli dava l’aspetto di una persona colpita di sbieco da un fulmine.
Alla mezzanotte e un  minuto del 31 luglio, Harry aveva preso zaino e bacchetta, deciso a Materializzarsi a Grimmauld Place, ma Ron glielo aveva impedito: c’era il matrimonio di Bill e Fleur da celebrare.
E, proprio durante il ricevimento, il Patronus di Shacklebolt, una bella lince d’argento, era piombato in mezzo agli invitati, informandoli che il Ministero era caduto e che Scrimgeour era morto.
Pochi secondi dopo, i Mangiamorte erano arrivati, mentre gli ospiti tentavano la fuga. Harry, Ron e Hermione si erano Materializzati al numero 12, lasciando gli altri a combattere i servi di Voldemort, ignari delle loro condizioni. A uno a uno, poi, li avevano raggiunti. La prima ad arrivare, stravolta e spaventata, era stata Tonks, gli ultimi Piton e Remus.
Era stato un vero miracolo che ne fossero usciti tutti incolumi.

     «I genitori di Fleur erano riusciti a scappare mentre Gabrielle era rimasta con noi» stava continuando Bill «Una volta arrivati a Villa Conchiglia però, abbiamo subito capito che non sarebbe stato prudente per Gabrielle uscire: sapevano che era alla festa e sapevano del suo stato di sangue. Così Fleur ha inviato un Patronus ai suoi genitori dicendo loro di lasciare il Paese e che Gabrielle li avrebbe raggiunti non appena le acque si fossero calmate. E così è stato: dopo qualche settimana Gabrielle è partita.  
   «Siamo sorvegliati, le nostre lettere sono in codice, non facciamo mai i nomi, ma l’ultima che Fleur ha ricevuto …» si interruppe ed estrasse un foglio di pergamena azzurrina dalla tasca della giacca «Fleur è sicura che sua madre si stesse riferendo a Gabrielle» spiegò, indicando loro una riga del testo, che, con un leggero tocco della bacchetta di Bill, divenne leggibile anche per loro «Secondo Fleur significa che i suoi pensano che sia ancora con noi, che non sia mai tornata in Francia. Sinceramente, non so cosa pensare. L’ho accompagnata io stesso alla nave e Fleur aveva scritto una lettera ai suoi per informarli, non è possibile» concluse.
Harry osservava ancora le parole che Bill gli aveva indicato, scritte in un’elegante calligrafia larga e precisa.
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qui stiamo bene e speriamo sia lo stesso per voi. La piccola Mimosa che vi abbiamo regalato la scorsa estate è ancora in fiore
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«Che significa?» chiese infine Ron «Vi hanno regalato una mimosa e quindi?»
Bill trasse un profondo respiro prima rispondere «No, no, Mimosa, secondo Fleur, significa Gabrielle»
Harry e Ron si guardarono perplessi.
«Mimosa è il soprannome di Gabrielle quando era piccola» spiegò Bill «E Fiore è Fleur; lei crede che i suoi genitori vogliano sapere quando Gabrielle tornerà a casa»
«Ma» cominciò Harry, che non riusciva a vedere nulla di preoccupante o misterioso in quelle parole «hai detto che Fleur ha spedito una lettera per informare i suoi genitori della partenza di Gabrielle» riassunse «Sono passati mesi, avrebbero dovuto chiedere allora notizie della figlia»
«Le lettere possono essere intercettate» disse Bill «È quello che pensa Fleur» aggiunse poi a mo’ di scusa «Come vi ho detto, non ci sono stati molti contatti, ma scrivevamo in codice, senza fare nomi o altro e Fleur ha sempre pensato che i vari “state bene” o “che cosa fate” fossero riferiti a lei e a me»
Harry aveva imparato a non trascurare i piccoli dettagli e decise che sarebbe stato meglio non ignorare la preoccupazione di Fleur.
«Lo ha detto ai genitori?» chiese Harry dopo un po’.
«No, non vuole metterli in agitazione» rispose Bill «Non so Harry, è improbabile, ma l’unico modo per saperlo è chiedere ai Delacour»
«Voglio parlare con lei» decise Harry «E con Silente»
Bill annuì e andò a chiamare sua moglie.
Forse non era nulla, forse Fleur aveva solo frainteso.
O forse aveva ragione e, anche se non sapeva come, la scomparsa di Gabrielle avrebbe potuto condurli alla spia.
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° ° °
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Non molto lontano da Grimmauld Place, in un’elegante stradina di periferia, Octavio sedeva tranquillo davanti al camino.
Si sentiva alquanto soddisfatto: aveva preso il controllo del Ministero e di gran parte delle forze che erano appartenute a Voldemort; persino molti oppositori dell’Oscuro Signore nutrivano ora una certa speranza in lui.
Naturalmente, Harry Potter rimaneva il loro faro di speranza, la luce in quei tempi tenebrosi, ma per ora il giovane Prescelto restava nascosto e Octavio aveva bisogno che lo rimanesse ancora per poco, solo per il tempo sufficiente a realizzare il suo piano.
Presto l’intero Mondo Magico sarebbe stato dalla sua e il suo progetto, la sua guerra, avrebbe avuto finalmente inizio.

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Angolo Autrice (di nuovo)

Voglio solo ringraziare tutti coloro che seguono e recensiscono la storia, siete stupendi e mi riempite il cuore di gioia ^_^

GRAZIE a ognuno di voi, davvero!

Al prossimo capitolo,

_Jo
  
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