Fanfic su artisti musicali > Bangtan boys (BTS)
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Autore: tenacious_deep_soul 99    22/08/2017    2 recensioni
Tutti ci aspettiamo una vita migliore fuori dal nostro paese, anche Julie pensava che la sua partenza per la Corea avrebbe potuto fare della sua vita una vita stupenda. I suoi sogni crollarono di botto quando perse improvvisamente il lavoro a causa della poca clientela. Fortunatamente la sua migliore amica, Soyon, sarà in grado di aiutarla, trovandole una nuova occupazione: grazie a lei farà parte del cast di trucco e parrucco della BigHit, affiancando i tanto conosciuti Bts. La sua vita cambierà radicalmente. Se in meglio o in peggio? Questo dipende da lei...
Genere: Comico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: Triangolo
Capitoli:
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-Allora piccola… ti sono mancato?- parlò quasi sussurrando, agitando la catenina che portava sempre al collo.
La sua figura posta all’impiedi, con una spalla pressata contro lo stipite della porta del salotto, riuscì a scaturire in lei timore e panico allo stesso istante. Quel suo orrendo mezzo sorriso malvagio ricco di malsana perversione fu il mezzo che fece comprendere a Julie il fine di quella sgradevole visita inaspettata.
-Che cosa vuoi? Come facevi a sapere dov’ero?- gli rispose dopo aver trovato aria da inalare e parole da iniziare a sputargli in faccia.
-Un vero stalker sa tutto baby… anche dove vai a fare la spesa- passò alla posizione eretta, mettendo in risalto la sua grandiosità fisica.
-Quindi quel tipo… mi stava pedinando. Non me l’ero immaginato allora- pensò ad alta voce fra sé e sé, portandosi le mani a cucchiaio a coprire naso e bocca.
-Ma certo che no, dolcezza. Sapevi sarebbe arrivato questo momento…- disse, cominciando ad accorciare le distanze dalla ragazza che, nel frattempo, stava cominciando a retrocedere.
-Tu devi stare con me, Julie!-
-Scordatelo!- gli urlò contro mentre questi si dirigeva verso di lei a grandi falcate:-Non fare un altro passo Heejun, o ne subirai le conseguenze! Io… io ti odio!-.
Tre parole, mille ansimazioni.
Sebbene l’avesse avvertito, il giovane pazzo non ci pensò due volte che le si fiondò inaspettatamente contro. Julie non potè far altro che usare il mattarello, che scaraventò con violenza contro il suo addome.
Heejun si accasciò per terra portando le mani allo stomaco.
Dalla sua bocca usciva visibilmente del sangue.
Rialzatosi come se nulla fosse accaduto, la colpì con un ceffone in pieno viso facendola andare a poggiare contro il muro.
-Non devi allontanarmi, stupida ragazza!-

Prima che questi potesse bloccarla la mora si alzò di scatto e, con prontezza, si diresse in cucina. Il cellulare squillava senza sosta. Non fece neppure in tempo ad iniziare la conversazione con Soyon che Heejun glielo prese di mano, limitandosi a lanciarlo violentemente dall’altra parte della stanza.
Julie era priva di qualsiasi altra via di salvezza.
Sembrava che le sue gambe avessero una propria coscienza, portandola ad arretrare i passi.

-Aiuto! Aiutatemi vi prego!- gridò come una forsennata, nella speranza che potesse sentirla almeno qualcuno del vicinato. Era frenata contro il muro, tenuta da Heejun per un polso postole dietro la schiena. I loro visi erano a due millimetri di distanza.
-Nessuno può sentirti, sono tutti lontani baby…- bisbigliò con fare psicopatico, sorridendo malignamente. Il suo alito dal rivoltante odore di soju era caldo, e sfiorava il suo collo con finta delicatezza.
-Ne eri davvero sicuro?-.


Quella voce… Jimin?


-Aaah, i nostri cari ragazzi sono tornati a quanto vedo!- si voltò verso di loro osservandoli uno ad uno nella loro, a parer suo, pateticità.
Julie ebbe un colpo al cuore non appena li vide tutti insieme lottare per lei.
-Lasciala stare, bastardo!- esclamò Hoseok furibondo, facendo qualche passo avanti.
-E perché dovrei? Lei è mia, solo mia!- nel suo sguardo vi era un misto di rabbia e sangue.
-Smettila, maledetto! Lei non è proprietà di nessuno, hai capito!?- ruggì Jin, adirato per come stava trattando la giovane amica.
A un tratto, la mano che Heejun aveva usato per tenerle il polso, si spostò di scatto verso il collo di Julie. Iniziò visibilmente a stringerlo, portando la vittima a boccheggiare gradualmente.
Stava accadendo di nuovo, pensò la ragazza.
Una delle doti sconosciute di Jin fu la sua prontezza che lo portò ad afferrare un coltello dal ripiano per puntarlo, con sangue freddo, contro la faccia del nemico. Taehyung e Suga cercarono in tutti i modi di farlo ragionare, ricordandogli il discorsetto sulla questione “omicidio” che aveva affrontato con i membri poco tempo prima.
-No no Jin, questo non si fa. Vuoi vedere la tua cara amichetta morta?- disse spavaldo muovendo il capo come un pendolo. Intimorito dalle sue folli intenzioni Jin fece roboticamente cenno di no con la testa, guardando fisso i suoi stessi piedi.
-Bene. Allora lascia quel coltello-.
Cosa avrebbe dovuto fare il ragazzo se non permettere alla lama di cadere dalla sua mano e farla strisciare malamente per terra, lontano da chiunque? Strinse le mani in due pugni così forti che le nocche diventarono istantaneamente bianche: si sentiva un codardo fin troppo magnanimo con persone senza scrupoli come Heejun e si odiava per questo, perché non era mai riuscito a cambiare questo lato del suo carattere.

Il coreografo lo guardò assottigliando gli occhi e, sogghignando, si voltò verso Julie ancora tenuta ferma contro la parete fredda della cucina:-Bene… e ora finiamo questa qui!-.
Quelle parole furono la miccia che fece esplodere Jin: non ci pensò due volte che si catapultò in un lampo sulle sue spalle e, stringendogli il collo con gli avambracci lo tirò all’indietro verso di sé, a tal punto da farlo allontanare dalla ragazza.
Hoseok, Jungkook e Jimin fecero la loro parte fiondandosi prontamente a prenderla, quasi del tutto priva di sensi e aria sufficiente nei polmoni, fintanto che i restanti tre si univano alla rissa iniziata dal più grande.
Le urla di dolore di Heejun e gli schiocchi di mani contro la sua pelle riecheggiavano leggiadri per tutta l’area della stanza: Taehyung scansò il corpo dello psicopatico da sopra quello dello hyung lasciandolo a Namjoon e Yoongi, i quali lo tenettero saldamente per le braccia.
Il suo viso era segnato da evidenti lividi violacei, e il sangue grondava da naso e labbra:-Sarai soddisfatto adesso che mi hai ridotto in questo stato-
-Avrei fatto di peggio anche nei momenti più sbagliati. Ritieniti fortunato- disse ansimando mentre apriva e chiudeva i pugni. Come volevasi dimostrare, l’appagamento interiore sovrastò persino la stanchezza.


-Ottimo lavoro ragazzi, siete stati eccezionali. Grande piano, Hoseok- HyunSoo e la sua voce tombale fecero fieramente il loro ingresso nella casa, cui condizioni erano a dir poco pietose per via della baraonda che vi dominava. Alzando in simbiosi lo sguardo, Monie e Yoongi scossero violentemente in nemico dirigendosi verso il manager.
-Ora ci penso io a te, Heejun. Le tue vittime avranno fatta giustizia e allora, come adesso, sarai in guai seri- il manager si rivolse al ragazzo dopo che questi raggiunse i suoi piedi.
-Luridi bastardi-.
Il giovane e il suo sorrisetto spavaldo furono lasciati nelle mani di due uomini che, sollevandolo in posizione parzialmente eretta, lo scortarono nell’auto che l’avrebbe condotto dritto in centrale.
-Non la ringrazieremo mai abbastanza, signore- chinò il capo Hobie seguito a ruota dagli altri.
-Dovere, ragazzi. Niente ringraziamenti-
HyunSoo fece per girare i tacchi, poi si bloccò concentrando il suo sguardo sulla ragazza:-Prendetevi cura di lei, ne ha davvero bisogno…-
-Stia tranquillo, è in buone mani- Taehyung espose il suo adorabile sorriso quadrato, andando incontro all’uomo per accompagnarlo alla porta.


Lo squillo insistente di un cellulare catturò l’attenzione dei ragazzi, voltatisi all’unisono nello stesso punto da cui proveniva il suono.
-Insomma, è normale che una ragazza non possa permettersi di star male? Nemmeno alla casa bianca il presidente riceve tutte queste telefonate… è ridicolo!-
-Yoongi hai finito di lagnarti? Vado a rispondere io così chiudi quella boccaccia, dai più fastidio della stessa suoneria- sbottò Jimin, che già ne aveva le scatole piene delle sue lamentele da bambino rompipalle.
Alzatosi dal divano in cui Julie era stesa, stirò le gambe e si diresse in cucina. La suoneria era ancora presente ma non vi era traccia del telefono.
-Ma dove cavolo si trova quel dannato aggeggio del demonio?- imprecò fintanto che, carponi per terra, cercava il cellulare dell’amica. La luce dello schermo proveniente da sotto il tavolo evitò che il ragazzo potesse dare di matto, visto che era già da cinque minuti che ne era alla ricerca con quella stupida suoneria attaccata ai neuroni.
-Pronto?- chiese sbuffando esasperato. Un attimo di silenzio venne seguito da uno strillo.
-E tu chi diamine sei!?- esclamò Soyon perplessa, la quale non si aspettava di udire una voce maschile risponderle, per giunta in modo così irritato.
-Sono Jimin, un amico di Julie. Tu, invece, chi saresti?-
-Soyon, sua amica. Un momento… sei quel Jimin? Quello dei fiori?-
-Cos-? Come fai a…?-
-Lascia perdere. Puoi levarti dalle scatole adesso?- gracchiò come una cornacchia in calore.
-Mi dispiace carina, ma non posso farti questo favore. Julie non può rispondere al momento- rispose poggiato al muro mentre ammirava le sue unghie mezze mangiucchiate, impersonando in pieno una giovane segretaria altezzosa.
-Che cosa significa!? Passamela immediatamente, cafone!-.
I modi da irrispettosa principessina viziata di Soyon cominciavano sul serio a far girare le palle a Jimin: avrebbe voluto tirarla fuori dal telefono per dimostrarle cosa provano davvero le galline quando gli viene teso il collo.
-Ma sei tonta per caso!? Non sta bene, e di certo le è impossibile parlare al telefono!-
-Omooo! Che cos’ha? Come mai sta male?- Jimin allontanò l’apparecchio dall’orecchio. Chissà se quella telefonata gli sarebbe costata una visita otorinica.
-Devi ancora continuare con l’interrogatorio prima che mi permetta di spiegarti?- si sbattè la mano sulla fronte, stanco di avere la sua vocina stridula attaccata all’orecchio. Quella tipa era più pazza di Taehyung.
-Aish, va bene. Spiegami allora, professore- sospirò pesantemente, lasciando trapelare la sua stizza.
-Ti basta solo sapere che è stata aggredita, il resto è solo storia-
-Aggredi-che!? Devo tornare immediatamente…- continuava a blaterare senza dare ascolto al ragazzo che cercava in tutti i modi di farla zittire.
In sottofondo, i vari tonfi sordi causati da oggetti che cadevano da chissà dove constrinsero Jimin a distanziarsi dal telefono, portandolo a metterlo davanti la faccia aspettando che finisse il cataclisma. Quella lì aveva proprio bisogno di un calmante: quello adatto agli elefanti sarebbe stato proprio perfetto, pensava.
-Prenderò il primo aereo di domani-.
L’improvviso rumore di un tasto presagì il termine di quella folle telefonata e, a seguire, un lungo suono acuto mise a riecheggiare nell’orecchio di Jimin che, di certo, stava apprezzandolo di più della voce sgradevole di Soyon.
-Argh, perfetto! Un’altra folle. Taehyung… avrai compagnia-



►Angolo autrice:
Annyeonghaseyo armys! Scusatemi per aver pubblicato solo adesso ma sono stata davvero molto impegnata, in più mi sto dedicando alla stesura di una fanfiction del tutto nuova - che spero di poter pubblicare presto -. Voglio ringraziare di vero cuore chi recensisce la storia e chi la segue (anche silenziosamente), sono felice di sapere che ciò che scrivo sia di gradimento! Scappo, ho ancora molto da fare---
Bacionissimi! <3 

 
  
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