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Autore: Signorina Granger    25/08/2017    7 recensioni
[Raccolta di One Shot dedicate ai protagonisti di "Dollhouse"]
Dopo l'arresto di Cecily DeWitt e la chiusura della Dollhouse gli Attivi hanno riavuto i loro ricordi, la loro vera identità e sopratutto la loro vita, che sono pronti a riprendere in mano.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
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Cecil & Isla 
 
Isla Robertson  IMG_4888e Cecil Krueger  IMG_4889

"Wow... è davvero enorme." 
Isla strabuzzò gli occhi mentre si guardava intorno, osservando il grande giardino della tenuta della famiglia del fidanzato, che annuì mentre passeggiavano, tenendosi per mano:

"Non mi lamento. Vieni, ti faccio vedere la parte migliore." 
"Ovvero?" 
"La scuderia!" 
"IO NON CI SALGO SU UN CAVALLO!" 
"Su, ti tengo io passerotto, l'altra volta sei sopravvissuta, mi pare." 

Cecil rivolse un sorrisetto alla ragazza che invece sbuffò, borbottando che lei aveva chiuso con gli equini. Era andata a trovarlo per conoscere la sua famiglia, non certo per andare a fare una cavalcata. 

"Allora, ti piace qui?" 
"A parte i cavalli sì, molto. Dev'essere stato bello per te crescere qui, per me invece forse sarebbe strano, abituata a New York." 
"Io, al contrario, non credo che riuscirei mai a vivere in una città del genere... troppo caotica, troppa gente, troppa confusione. Sono abituato alla campagna." 

Cecil fece spallucce, mettendole un braccio intorno alle spalle per stringerla a sè prima di restare in silenzio per qualche istante, mentre entrambi pensavano a quanto di rado riuscissero a vedersi. 
"Senti, Isla... ti va di restare qui per un periodo? Magari fino alla fine dell'estate. Mi piacerebbe stare di più con te." 

"Lo so... ma perché sei nato inglese?"
"E perché tu sei nata yankee? È un sì, comunque?"
"Penso di sì, Fox."


                                                                  *


Isla Robertson venne svegliata dall’insistente suoneria – che probabilmente mai odiò come in quel momento – del suo cellulare, abbandonato sul comodino accanto al letto. 
Sbuffando debolmente la ragazza aprì gli occhi, allungando mollemente un braccio per prendere il telefono mentre accanto a lei Cecil mugugnava qualcosa, probabilmente svegliato a sua volta dalla suoneria.

“Pronto?”   Isla rispose con voce impastata, trattenendosi dal prendere l’interlocutore ad insulti solo perché si trattava di sua madre. 
“Sì mamma, tutto bene… ti dimentichi sempre del fuso orario.” 

Isla roteò gli occhi, cercando di muoversi ma senza risultati visto che il braccio del ragazzo le cingeva la vita con decisione, impedendole di spostarsi anche solo di un millimetro.

Dopo qualche istante il ragazzo fece, tuttavia, scivolare il braccio dalla vita di Isla, che stava ancora parlottando a bassa voce al telefono. 
Si stava facendo dire dalla madre come stessero il padre e i fratelli quando rivolse un’occhiata torva in direzione di Cecil, che le si era avvicinato per depositarle qualche bacio sul collo.

“Piantala! No mamma, non dicevo a te.”   Di fronte all’occhiata della ragazza però Cecil sfoggiò un sorrisetto divertito, continuando a baciarla mentre con una mano le sfiorava delicatamente la vita e la curva dei fianchi da sopra il lenzuolo, accarezzando il suo profilo.

Isla sbuffò, allontanandolo leggermente e ordinandogli silenziosamente di smetterla, anche se ovviamente lui non la ascoltò, continuando a cercare di non ridere.
“Mamma, ti richiamo più tardi, c’è un’interferenza causata da un emerito cretino.”
L’americana aveva appena messo fine alla telefonata quando si voltò verso il fidanzato, scoccandogli un’occhiata assassina:

“LA VUOI SMETTERE?” 
“Che ho fatto?”   Cecil sollevò leggermente le sopracciglia, fingendosi perplesso mentre lei sbuffava sonoramente:
“Sono al telefono con mia madre e tu non riesci a tenere a posto le mani?” 
“Ops… Scusa passerotto.” 

Cecil sorrise, chinandosi nuovamente su di lei per lasciarle un bacio a stampo sulle labbra e poi sul resto del viso prima di scendere sul collo, sollevandole leggermente la maglietta del pigiama con una mano per accarezzarle il ventre piatto mentre Isla sospirava leggermente:

“Non puoi averla sempre vinta tu facendo così, Fox.” 
“Certo che posso… posso e lo faccio.” 



*



"Posso chiederti perché continui a sorridere? Non vorrei sembrarti paranoica, ma sento che c'è qualcosa di strano. Mi devi forse dire qualcosa?" 

Isla inarcò un sopracciglio, osservando il ragazzo seduto di fronte a lei, oltre al piccolo tavolo ricoperto dalla tovaglia color champagne ricamata dove stavano cenando. 
Cecil sfoggiò un piccolo sorriso, allungando una mano per metterla su quella della ragazza mentre la guardava quasi con una nota divertita negli occhi castani:

"Non proprio... Perché me lo chiedi?" 
"Non lo so, non hai parlato molto stasera, sembra che tu stia pensando ad altro. Va tutto bene?" 
"Sì tesoro, non preoccuparti... magari entro la fine della serata andrà anche meglio." 

Cecil sorrise e Isla non rispose, limitandosi a rivolgergli un'occhiata scettica mentre il cameriere le appoggiava davanti il piatto con il dessert. 
E poco dopo, quando trovò qualcosa di strano dentro il suo tortino al cioccolato, il sorrisetto di Cecil finì con l'allargarsi:

"Che accidenti... c'è qualcosa dentro." 
"Ah si?" 

Isla annuì, aggrottando la fronte con leggera confusione. Quando estrasse dal dolce il piccolo oggetto che si era incastrato nella sua forchetta Cecil si sporse sul tavolo, prendendolo senza nemmeno darle il tempo di aprire bocca: un attimo dopo l'aveva già pulito dal cioccolato con un rapido "gratta e netta" non verbale, e Isla si ritrovò a sgranare gli occhi di fronte all'anello di platino con solitario che il ragazzo teneva tra le dita, sorridendole:

"Sai una cosa? Forse infondo ho davvero qualcosa da dirti... o da chiederti." 


*


Isla teneva gli occhi scuri fissi sullo specchio, osservando il suo riflesso con cipiglio quasi critico. 
Si portò le mani sui fianchi, girandosi leggermente e continuando ad osservare il suo riflesso prima di sobbalzare nel sentire una voce tremendamente familiare:

"Isla, dove sei? Sono tornato prima, ti va di andare a fare un giro?" 
"FERMO, NON ENTRARE!" 

L'americana quasi si lanciò verso la porta, affrettandosi a chiuderla a chiave dall'interno mentre sentiva il fidanzato fermarcisi davanti, parlando con evidente sorpresa:

"Perché?" 
"Perché ho il vestito da sposa addosso, volevo provarlo, e ovviamente non mi puoi vedere! Che cosa vi insegnano ad Hogwarts?" 

La ragazza sbuffò leggermente, affrettandosi a portare le mani sulla lampo per toglierselo e rimetterlo nella custodia, al sicuro dagli occhi curiosi di Cecil. 

"Ah, capisco... come vuoi, allora vado di sotto. Pensi di farcela a cambiarti in tempi umani o uscirai dalla camera domani mattina?" 
"Fox, smettila di stressarmi, è una cosa importante!" 


                                                                   *


Rose Williams, quando vide una delle sue più care amiche dall'altro lato della strada, le rivolse un sorriso e un cenno con la mano, cercando di attirare la sua attenzione. 
Per fortuna Isla la vide e quando ebbe attraversato la strada, camminando come suo solito su un paio di décolletté, questa volta nere e spuntate, la raggiunse e prese posto di fronte a lei, sospirando e appoggiando la borsa sulla sedia vuota più vicina:

"Ciao Rosie, scusa il ritardo... ma non so che mi succede ultimamente, sono sempre stanca e mi sono appisolata! Strano, io non sono mai stata pigra." 
"Sono felice di vederti, quando siete tornati dalla luna di miele io ero già partita per le vacanze con Hool... Tutto bene, comunque?" 

"Sì, tutto bene, sono molto felice." 
Isla sorrise, guardando l'amica da dietro le lenti scure degli occhiali da sole. Rose ricambiò il sorriso, sinceramente felice di sentirglielo dire, o almeno finchè l'americana non sbuffò, allungando una mano per prendere un grissino dal cestino del pane:

"Si, insomma, anche se sto ingrassando. Sono andata a correre come una matta, eppure non serve a niente!" 
"Davvero? ... Isla, sicura di stare... semplicemente ingrassando?" 

"Che vuoi dire?"   Isla inarcò un sopracciglio, spezzando il grissino a metà per poi addentarlo senza staccare gli occhi scuri dell'amica, che parlò con un piccolo sorriso stampato sul volto:
"Sì, insomma... hai detto che sei stanca di recente, no? Hai considerato l'ipotesi di essere in dolce attesa?"   A quelle parole Isla sgranò gli occhi e un campanello d'allarme si accese nella sua testa... in effetti il ciclo era in ritardo di una settimana.... Possibile?

"Incinta? No! Non sono incinta! ... credo. ODDIO, SONO INCINTA?" 
"Isla, non ti agitare, siete sposati, immagino che voleste avere dei bambini, no?" 
"Si, insomma... Ma siamo sposati da meno di due mesi, non ne abbiamo mai parlato... Non so come potrebbe prenderla! Ok, devo stare calma, non devo fare conclusioni affrettate... non è detto, giusto? Farò il test, ma non è sicuro. Dio, perché ho già la sensazione che tu abbia ragione?" 

Isla gemette, mettendosi le mani nei capelli castani mentre Rose invece sorrideva leggermente, cercando di non ridacchiare di fronte alla reazione tanto spontanea dell'amica. 


*


“Sei incinta?” 
Cecil sbarrò gli occhi, guardando la moglie con sincera sorpresa: poco prima lei gli aveva detto di avere una cosa importante da dirgli, di ascoltarla e di sedersi… e lui aveva obbedito, sempre più confuso nel cogliere un considerevole nervosismo nell’atteggiamento di Isla. 

L’americana annuì leggermente, continuando a torturarsi le mani mentre lo guardava con una nota di incertezza, continuando a chiedersi se sarebbe stato felice o meno per la notizia. 

Cecil, dopo un attimo di esitazione dovuto alla sorpresa, piegò le labbra sottili in un largo sorriso, alzandosi di scatto e prendendola per mano per costringerla ad imitarlo prima di abbracciarla:

“È meraviglioso! Perché hai usato quel tono, pensavo che fosse qualcosa di grave!” 
“Beh, non sapevo se saresti stato felice di saperlo… siamo sposati da poco, io ho 23 anni e tu 22…” 

Isla inarcò un sopracciglio, parlando con leggero scetticissimo mentre il ragazzo al contrario sorrise, scuotendo leggermente il capo:

“Che importa, prima iniziamo a costruire una famiglia, meglio è. Ti amo, passerotto.” 

Cecil sorrise, prendendole il viso tra le mani prima di baciarla, stringendola a sé.


*


“Cecil, devo andare al lavoro… perché mi stai trascinando di nuovo qui?” 

Cecil Krueger sorrise dolcemente alla moglie, entrando nuovamente nella loro camera da letto tenendola per le spalle e costringendola a camminare:

“Oggi dovranno contare su una Legilimens in meno al Ministero, temo, tu da qui non ti muovi.” 
“Ma devo andare assolutamente, ho un caso importante!” 

Isla sbuffò debolmente, voltandosi verso il marito che però scosse il capo, ignorando le sue lamentele mentre si fermava accanto al loro letto:

“Scordatelo, stai troppo male.” 
“Non è vero, sto benissimo.” 
“Sei pallida come un lenzuolo, hai passato la notte a vomitare e quando mi sono svegliato ti ho trovata in bagno, stesa sul pavimento e quasi priva di sensi! Oggi non ti muovi da qui, Isla… coraggio, per una volta fà come ti dico.” 

La moglie sbuffò, borbottando che era incinta di tre mesi e mezzo e lui già cominciava a starle addosso mentre s’infilava, di malavoglia, di nuovo sotto le coperte. 

“Ammettilo, anche tu sai di stare troppo male per andare al lavoro, sei solo troppo orgogliosa per darmi ragione.” 
“Cecil, smettila di usare quel tono supponente e sparisci, altrimenti me ne vado e ci rivediamo direttamente in sala parto.” 


Isla incrociò le braccia al petto, scoccandogli un’occhiata torva mentre il marito, per tutta risposta, si chinava per darle un bacio sulla fronte per poi uscire dalla camera… ma era appena arrivato in corridoio quando sentì la voce dell’americana chiamarlo:

“… Cecil?” 
“Sì?” 
“… mi porti dei cereali? Oggi inizia anche l’ultima stagione di Scandal, la guarderò facendo colazione.”

L’ex Corvonero roteò gli occhi ma non ebbe la forza di rifiutarsi, anche perché suo padre gli aveva già raccomandato di cercare di evitare di contraddire una donna in dolce attesa, specialmente se era un tipetto come Isla. 


“Certo tesoro…” 


*


Le labbra di Cecil si distesero in un enorme sorriso mentre, seduto accanto alla culla della figlia, faceva dondolare leggermente dei sonagli sopra la bambina, guardandola ridere e tendendo le minuscole mani per cercare di afferrarli, scalpitando i piccoli piedi. 

“Ciao, cucciola!” 

“Non ti ho mai visto sorridere come sorridi a lei… sembri proprio un perfetto cretino.” 
“Ti ringrazio, sempre in vena di complimenti… La mamma è una cattivona, lo sai Iris?” 


Cecil si rivolse nuovamente alla bambina, allungando le braccia per prenderla con delicatezza e sistemandosela su una spalla prima di alzarsi, uscendo dalla camera per raggiungere la moglie in corridoio, che si stava infilando un paio di scarpe da ginnastica:

“Dove te ne vai?” 
“A correre… finalmente è nata, così posso tornare a lavorare e soprattutto smettere di essere grassa!” 
“Non eri grassa, eri incinta!” 

“Un modo gentile per dire “grassa”, in pratica… vado, ci vediamo dopo, dalle da mangiare verso le 6. Amore, dai un bacio alla mamma?” 

Isla sorrise, avvicinandosi a marito e figlia e guardando la bambina con gli occhi scuri carichi d’affetto, solleticandole leggermente i piedi coperti dal body rosa che indossava. 
Iris per tutta risposta rise appena, rivolgendo un largo sorriso sdentato alla madre prima di tendere le mani verso di lei, sporgersi leggermente e darle un piccolo bacio su una guancia. 


“E al tuo perfetto marito lo dai un bacio, Signora Krueger?”
“Non so, ci devo riflettere.” 

Isla sorrise, inarcando leggermente un sopracciglio mentre gli allacciava le braccia intorno al collo prima di baciarlo dolcemente, facendo ridacchiare la piccola Iris ancora stretta al padre. 


*


“Com’è che dicevo due anni fa mezzo fa? Che gioia aver partorito… si, certo, come no.” 

Isla sbuffò leggermente, sfiorandosi il pancione con le dita e implorando la bambina che portava in grembo di smetterla di scalciare. 
“Suvvia, non sei felice di avere, presto, un’altra cucciola che gira che per casa?” 

“Certo, ma per te è facile parlare, mica devi soffrire! E tua figlia sta facendo il tapis roulan dentro di me, ho idea, non sta mai ferma!” 

Cecil si morse il labbro, trattenendosi dal scoppiare a ridere mentre, tenendole delicatamente una mano sulla schiena, entrambi entravano in salotto. 
L’espressione tesa di Isla si sciolse come neve al sole, tuttavia, al vedere una bambina di due anni e mezzo e dai capelli rossicci seduta sul divano, che le rivolse un largo sorriso prima di abbandonare la sua bambola e scattare in piedi sui cuscini:

“Mamma!” 
“Ciao amore… Hai fatto la brava mentre ero a trovare la nonna?” 
“Sì. Quando arriva la mia sorellina?” 

Iris sorrise, allungando le mani per metterle sul pancione della madre, che sorrise con una dolcezza che probabilmente riservava soltanto a lei:

“Presto.” 
“Come si chiama?” 
“È un segreto.” 
“Ma io voglio saperlo!” 
“Lo saprai quando nascerà, allora.” 

“Papà, la mamma non vuole dirmelo!” 
“Scusa cucciola, ma sappiamo tutti chi comanda in questa casa…” 


*


“Buongiorno, fanciulle.” 

Cecil rivolse un sorriso alle sue più vecchie amiche, sedendo davanti a loro al piccolo tavolo del bar e lasciando il passeggino accanto a sé.
Kate sbuffò leggermente, facendo un rapido gesto con la mano come a volerlo invitare a tagliare corto:

“Lascia perdere i convenevoli Cecil, non siamo qui per chiacchierare.” 
“No, infatti, vogliamo vedere la bambina!” 


Keller annuì e Cecil sorrise, ruotando il passeggino in modo che le due amiche potessero vedere la bimba nata solo da poche settimane:

“D’accordo… ragazze, vi presento Chloè.”

Entrambe le ragazze si sporsero leggermente per vedere la bambina, sorridendo simultaneamente all’esserino imbacuccato che le guardava di rimando con interesse, un ciuffo ci capelli castani e grandi occhi scuri. 

“Che tenera! Non ti assomiglia per niente, però.” 
“No, ha preso da Isla… speriamo non anche il carattere, vero zuccherino?” 


Cecil sorrise, allungando una mano per dare un leggero pizzicotto sulla guancia della figlia, che gli rivolse un sorriso allegro mentre sia Kate che Keller ridacchiavano, immaginando chiaramente l’amico alle prese con una mini Isla oltre che quella che aveva sposato tre anni prima. 


*


“Dove sono le mie principesse?” 

“Papy!” 

Cecil Krueger sorrise, sfilandosi il mantello mentre Iris, di ormai quattro anni, gli correva incontro con i capelli rossi raccolti in due codine e una minuscola salopette di jeans addosso, seguita a breve distanza da Chloè, che aveva iniziato da poco a camminare.

“Ciao, cucciola.” Cecil sorrise alla figlia maggiore che gli aveva cinto le gambe con le braccia come al solito, accarezzandole i capelli rossi mentre anche la piccola di casa si fermava davanti a lui, il ciuccio in bocca e un piccolo abitino bianco estivo addosso:

“Chloè si appena è svegliata… perché dorme sempre, io voglio giocare con qualcuno!” 
“Tua sorella è piccola tesoro, dalle tempo… la mamma dov’è?” 


“Per fortuna ti ricordi di essere sposato, quando torni a casa saluti, in ordine: le bambine, il cane e alla fine ME!” 
Il tono acido della moglie attirò la sua attenzione mentre prendeva Chloè in braccio e Iris lo seguiva, attaccandosi alle sue gambe come una piccola scimmia.
“Non è vero… solo qualche volta.” 

Cecil si stampò un sorriso angelico sul volto mentre si avvicinava alla moglie, chinandosi per baciarla ma restando a bocca asciutta visto che Isla si era scostata, borbottando che la cena era pronta e che, se proprio voleva, avrebbe dovuto baciare il loro cane, Scotch.


“Ops… ragazze, la mamma è offesa, cosa facciamo adesso?” 
“Il solletico!” 

Iris sorrise allegramente e il padre la imitò, mentre invece Isla sgranò gli occhi con orrore, affrettandosi a fuggire in cucina:

“Non osate, state alla larga da me! CECIL, non pensarci neanche!” 


*


“Isla?” 
“Mh?” 


Cecil si voltò verso la moglie, stesa sul letto accanto a lui e impegnata leggere un qualche libro di Psicologia sul linguaggio corporeo. 

“Ti volevo… ringraziare, credo.” 
“Per cosa?” 
“Quando ti ho chiesto di sposarmi hai accettato e non hai esitato neanche per un attimo a trasferirti qui, in Inghilterra. Hai lasciato la tua famiglia e la tua casa soltanto per me, probabilmente è la più grande dichiarazione d’amore che tu mi abbia mai fatto, anche se non a parole… hai anche accettato di far studiare le bambine ad Hogwarts, la mia scuola. Grazie.” 

“Sai come la penso, i gesti valgono molto più delle parole… e poi posso comunque vedere spesso la mia famiglia, dopotutto a parte mia madre siamo tutti maghi. A sentire te, Rose e Hooland Hogwarts è fantastica, immagino che si troveranno bene.” 
“Lo so per certo… ma davvero, grazie per quello che hai fatto, era molto importante per me.” 

Cecil sorrise, avvicinandolesi per darle un bacio a stampo sulle labbra. 

“Lo so. Ma non è stato un grande problema, a causa della Dollhouse avevo già vissuto in Inghilterra due anni, mi ero già abituata al cibo penoso e al vostro orribile accento.” 
“Il nostro? È il vostro che non si può sentire, yankee! A parte il modo in cui dici Fox, lo adoro.” 

Cecil sorrise, chinandosi per baciarla nuovamente. Isla fece per staccarsi e dirgli che doveva assolutamente finire di leggere il capitolo, ma il marito la battè sul tempo, strappandole il libro dalle mani e lanciandolo senza tante cerimonie sul pavimento, continuando a baciarla. 


Isla fece per protestare ma poi decise di lasciar perdere, allacciandogli le braccia al collo e ripetendosi che avrebbe sempre potuto leggere più tardi. 


*


Iris (7) Image and video hosting by TinyPic Chloè (4) Image and video hosting by TinyPic e Isaak Krueger (2)Image and video hosting by TinyPic


Si era appena chiuso la porta alle spalle quando, come sempre, venne raggiunto dal suo cane e dalle sue due figlie, entrambe piuttosto sorridenti, in pigiama e felici di vederlo:

“Papy, perché ci hai messo tanto?” 
“Sono andato a trovare la zio Dom, fanciulle… La mamma?” 

“È di là, con Isaak.” 

Iris sorrise prima di girare sui tacchi e allontanarsi, raggiungendo nuovamente la madre in salotto. Il padre invece prese in braccio la secondogenita di quattro anni prima di seguire Iris, fermandosi poi sulla soglia del salotto:

Isla, seduta sul divano a gambe conserte e con un bambino in braccio, gli rivolse un sorriso mentre il marito rimetteva Chloè sul pavimento, permettendole di raggiungere la sorella maggiore sul divano per continuare a guardare i cartoni con lei. 

“Ciao… oggi siamo andati a fare shopping, vero ragazze? E ho preso dei pigiami nuovi per i bambini… ti piace? Isaak, saluta papà!” 

Isla sorrise, alzandosi tenendo il figlio più piccolo stretto in braccio, che per tutta risposta sorrise al padre, chiamandolo e tendendo le braccia verso di lui. 
Solo allora Cecil focalizzò l’attenzione sul pigiama del figlio, scoppiando a ridere subito dopo mentre si avvicinava per prenderlo in braccio:

“A quanto pare abbiamo un altro piccolo volpacchiotto in famiglia!” 


*


“Ma perché dobbiamo pulire le nostre camere?” 
“Perché tra poco arriveranno lo zio Hool e la zia Rose, e non vogliamo che pensino che viviamo in un porcile, vero? Su, al lavoro.” 

“Ma perché non ci aiuti con la magia? Si fa prima!” 
“Troppo comodo così… olio di gomito, fanciulle. Iris, perché sei piena di fango sugli stivali?” 

“Papà e io siamo andati a cavallo!” 

La bambina sorrise allegramente mentre la madre invece quasi rabbrividì, ordinandole di togliersi gli stivali per evitare di sporcare in giro mente, alle sue spalle, il piccolo di casa, Isaak, correva per il corridoio inseguendo l’elicottero giocattolo che il padre aveva incantato, facendolo volare davvero.


“Cecil, perché le hai insegnato a cavalcare? È piccola, può cadere e farsi male!” 
“Non preoccuparti yankee, ha un ottimo insegnante!” 

“Mamma, cosa vuol dire yankee?” 
“Niente Chloè, è solo un modo per dire “americana”.” 

“E cosa vuol dire?”   La bambina inarcò un sopracciglio, guardando la madre con curiosità mentre teneva tra le braccia le bambole che aveva lasciato disseminate per la sua camera. 
“Americano è chi è nato in America, come me, i nonni, la zia Olivia e lo zio Caleb. Voi invece siete inglesi, perché siete nati qui. Cecil, ma sei ancora in mutande? Vestiti, tra poco arrivano!” 

“Rilassati, ci metto un attimo!” 


Cecil roteò gli occhi, afferrando prontamente Isaak con una mano quando il bambino gli sfrecciò davanti, solleticandogli la pancia e facendolo ridacchiare. 

“Sono finita in una gabbia di matti…” 
“Ma come faresti senza di noi, passerotto?” 


Isla non rispose, limitandosi a sbuffare prima di dirgli di andare a vestirsi, allontanandosi per scendere al piano terra. Ma anche se non lo disse, sapevano entrambi che non sarebbe più riuscita a vivere senza i suoi piccoli volpacchiotti. 


*


“Comportati bene, ok? E scrivici per qualunque cosa… ti voglio bene.” 

Isla sospirò, dando un bacio sulla fronte della figlia prima di abbracciarla, stringendo con decisione la sua primogenita. 

“Lo farò, anche io ti voglio bene.”  Iris sollevò lo sguardo per rivolgerle un sorriso, tremendamente simile alla smorfia allegra che la strega vedeva da anni sul volto di qualcun altro. 


La ragazzina sciolse l’abbraccio per salutare anche il padre, mentre accanto a loro Isaak e Chloè continuavano a fare domande a raffica su Hogwarts, su come ci si arrivasse usando il treno, su dove e come fosse.

“Non lo so, io non ci sono mai stata… chiedete a vostro padre.” 


Quando Iris fu salita sul treno, sorridendo alla famiglia dal finestrino mentre li salutava con la mano un’ultima volta, Isla si rivolse al marito, parlando con tono quasi minaccioso:

“Sei assolutamente sicuro che sia un posto sicuro? Se le succede qualcosa ti uccido, Kruger.” 
“Rilassati mamma orsa, starà benissimo! Sono curioso, chissà in che Casa finirà… Divertiti, tesoro!” 
“Sì, ma non troppo, studia!” 



“Ci credi Fox? La nostra bambina va a scuola ad imparare a fare magie…” 
“Anche noi vogliamo imparare a fare magie!” 
“Neanche per idea, siete piccoli, voi restate a casa con me… maledizione, con una in meno mi sento già sola è vecchia!” 

“Oh Isla, chi l’avrebbe mai detto, sei una sentimentalona…” 
“Non è vero. Su, andiamo a casa.” 

Isla, preso Isaak per mano, si avviò verso la colonna che collegava il binario a King’s Cross, seguita subito dopo dal marito e da Chloè.


“Papà, perché stamattina la mamma era così triste?” 
“Perché le mancherà Iris, cucciola… ma tu fai finta di niente, a lei piace mostrarsi sempre forte.” 











………………………………………………………………………….
Angolo Autrice:

Buongiorno! 
Cominciamo la Raccolta con i vostri cari Foxla e progenie al seguito… quanti mi piace per il piccolo Isaak/volpacchiotto? XD Non anticipo su qualche coppia sarà la prossima, immagino che lo scoprirete presto. 

Buona giornata, 
Signorina Granger 

   
 
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