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Autore: kira_92    27/08/2017    1 recensioni
Fu a letto che Isak parlò per la prima volta: “Perché non mi hai mai detto che conoscevi Sana tramite suo fratello e i suoi amici?”
“No ne vedevo il bisogno. Non parlo più con loro da almeno un anno.” Ed in parte era vero. Aveva cambiato scuola per cambiare vita, per avere un’altra possibilità con la vita. E come poteva iniziare una nuova vita se continuava a pensare al passato? Anche se sapeva benissimo dentro di sé che non era solo quello il motivo. Lui voleva anche nascondere il suo passato.
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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CAPITOLO 1
 
 
Isak era un ragazzo del secondo anno, capelli biondi e mossi e con occhi color castano, alto all’incirca un metro e ottanta e Even era follemente innamorato di lui fin dalla prima volta che lo aveva visto a scuola. Non sapeva bene come fosse riuscito a conquistarlo, come gli fosse venuto in mente di entrare a far parte del gruppo delle coccole di Vilde solo per avere una chance di parlare con lui. Le cose si erano susseguite con una facilità impressionante. A volte si sentiva in colpa nei confronti di Sonja, altre volte non ci pensava nemmeno. Era soggiogato da tutte quelle nuove emozioni. Quand’era l’ultima volta che si era sentito eccitato in questo modo? E non solo sessualmente. Era tutto, era il ritornare a provare le cosiddette farfalle allo stomaco, il filtrare con una nuova persona, il prendere in giro Isak ( il che era diventato il suo nuovo hobby preferito ) e il sorprenderlo, vedere quel sorriso, quegli occhi così innocenti. Ma ovviamente Isak era anche molto sexy e non faceva altro che farglielo notare. Quindi si, Even non si era mai sentito così prima d’ora.
Quando fuggirono insieme dall’appartamento del minore, durante il pre-drink di Halloween, Even non aveva in mente un piano d’azione. Sapeva dentro di sé che stava diventando di nuovo troppo impulsivo e che doveva stare attento e doveva darsi una regolata, ma non gli importava. Non riusciva a controllarsi, voleva Isak e lo voleva quella notte. Quella era l’unica certezza della serata.
E lo aveva avuto, lo aveva baciato e Isak aveva baciato lui. Ed erano fuggiti, e si erano abbracciati, baciati e avevano parlato per tutta la notte. Ed Even aveva deciso: Doveva lasciare Sonja. Il rapporto con la sua ragazza aveva iniziato a deteriorarsi da un po’ di tempo ormai. Ormai Il loro rapporto era più dettato da abitudine che da altro e poteva sentirlo anche dalla parte della ragazza. Sonja si stava stancando di ‘accudirlo’ e Even si stava stancando di sentirsi sempre controllato. Lo capiva, non era facile per una persona stare con lui ed era anche questo il motivo per cui non voleva dire a Isak di essere bipolare, sarebbe fuggito via probabilmente o sarebbe finito per stancarsi. Ed Even non voleva rischiare.
Quando disse a Sonja che si era baciato con Isak, la ragazza non la prese molto bene.
“Even, non sei tu questo. Non capisci che stai affiorando un altro episodio di mania?”
Ma era davvero così? Era davvero la mania a causare tutto quello che stava provando in questo momento? Era molto attratto da Isak e lo voleva tantissimo, ma era davvero mania? Even si rifiutava di crederlo. Era confuso, gli era capitato a volte di non sentire bene la differenza tra ciò che gli faceva provare un episodio di mania e ciò che sentiva davvero e spesso era Sonja a guidarlo, a far chiarezza nella confusione di pensieri che era la sua mente.
E se Sonja adesso stesse provando solo gelosia? Sarebbe stato così strano?
“No, non è un altro episodio di mania.” Disse con voce ferma, anche se dentro di sé non ne aveva la completa certezza.
Erano nella loro piccola cucina. Separati solo da un paio di metri, Sonja con le spalle rivolte verso il frigo e lui verso la porta. La ragazza fece esitante un passo avanti, “come fai ad esserne sicuro? Vuoi davvero rischiare di compromettere il nostro rapporto per qualcosa che probabilmente non è vera?”
Ed Even si sentì molto infastidito da quelle parole. Cosa ne sapeva Sonja? Cosa ne sapeva lei di ciò che sentiva essere vero o falso? La ragazza fece cautamente un altro passo avanti e Even indietreggiò di riflesso. “Forse è il caso che ci prendiamo una pausa” disse con freddezza, le voltò le spalle e uscì per fare una passeggiata e schiarirsi le idee.
Ciò che le dava fastidio di Sonja era che il più delle volte ci vedeva giusto. Lo conosceva troppo bene e sembrava sempre leggergli nella testa. Questa cosa iniziava ad infastidirlo per davvero perché era come se non fosse più libero. Eppure sentiva dentro di sé che questa volta la sua ragazza aveva torto. Ciò che provava per Isak non era un qualcosa amplificato dalla sua malattia ma qualcosa di più puro e forte che non aveva mai sperimentato prima, certamente non con Sonja.
Quel giorno saltò la scuola. Non era in vena di affrontare le persone e voleva del tempo per schiarirsi le idee. Ma più continuava a pensarci più riteneva che la cosa migliore fosse lasciare Sonja e portare avanti le cose con Isak. Even decise di andare a scuola a di vedere il ragazzo, voleva capire anche se per lui andava bene. Per quello che aveva capito Isak non aveva mai avuto un ragazzo prima e per lui questa cosa di stare con un uomo era completamente nuova. L’ultima cosa che voleva era creargli più problemi e disagi con amici e genitori. Doveva andare a scuola e parlare con Isak.
Isak in quel momento aveva educazione fisica. Even si concesse il piacere di osservarlo per un po’ in silenzio prima di farsi vedere. Il minore indossava shorts e una maglietta nera e giocava con un pallone da calcio. Era adorabile, era così carino che Even provò un’ondata di affetto che quasi lo spinse a raggiungerlo e riempirlo di baci. Dovette seriamente trattenersi.
Dopo almeno due minuti decise di farsi vedere. Isak lo notò, si guardarono negli occhi e gli fece cenno di seguirlo. Fece strada verso gli spogliatoi.
“Dove sei stato?” chiese il ragazzo in un sussurro.
“Ho detto a Sonja di noi. Ci siamo presi una pausa.” Fu la risposta del maggiore e Isak lo guardò sorpreso. Non sembrava molto felice.
“Oh... beh, se questo ti rende triste…” iniziò a dire. E Even sorrise. Era quella davvero la sua unica preoccupazione? Che lui potesse essere triste di lasciarsi con Sonja? Al contrario, l’idea lo rendeva felice.
“Io non sono triste” gli confessò sorridendo e si avvicinò per baciarlo, cosa che voleva fare dal primo momento che lo aveva visto in palestra. Even non si sarebbe mai stancato di baciare Isak. Erano vicini, l’uno nello spazio personale dell’altro. Erano così vicini che poteva respirare il respiro del ragazzo di fronte a sé. “Cosa direbbero i tuoi genitori se tu ti mettessi con me?” chiese cercando i suoi occhi. Era ora che la conversazione si facesse più seria.
“A mio padre non importerebbe…”
“E a tua madre?” domandò.
“Mia madre è pazza” esclamò. Even si bloccò.
“Come?” chiese, cercando di capire bene.
“E’ una situazione surreale. Pensa che il mondo stia per finire e che mio zio sia Donald Trump”
Even era perplesso. Lo guardava con intensità e forse Isak si accorse che qualcosa non andava perché chiarì “mio zio non è Donald Trump”.
“Fiuu” esclamò il maggiore dei due, più per fare qualcosa che per rispondere. Sentiva come se le sue speranze stessero svanendo.
“Non lo so comunque, non ci parlo più”
“Perché?” Ed Even non sapeva come reagire alla luce di questa nuova informazione.
“Penso che la mia vita sia meglio senza persone malate di mente intorno”
E fu come ricevere un pugno allo stomaco. Even si dovette ricredere su tutto, ringraziando sè stesso per non aver detto una sola parola sulla sua malattia. Ma adesso non sapeva cosa dire o rispondere. Fortunatamente quel momento di silenzio fu riempito dal minore che chiese “cosa penserebbero i tuoi genitori di me?” ed era esitante, era una domanda che probabilmente non voleva fare ed allo stesso tempo pieno di insicurezza e bisogno di certezze.
“Penso che ti amerebbero” rispose. Ed era vero. I suoi genitori erano molto aperti e avrebbero amato quel ragazzino come un figlio. Ma non poteva funzionare. Isak lo aveva rifiutato senza saperlo. Even lo baciò per quella che considerava essere l’ultima volta.
Quella sera gli arrivò un messaggio di Isak con scritto se aveva voglia di fare qualcosa. Even si prese un po’ di tempo prima di rispondergli che si scusava per aver affrettato le cose e che gli serviva un po’ di tempo.
 
**
Ciò che odiava di tutta questa situazione era ammettere che Sonja aveva avuto ragione. Forse era stato di nuovo troppo impulsivo, forse si stava di nuovo lasciando andare ad un episodio di mania. Tuttavia qualcosa continuava a stonare. I giorni passavano ed il ragazzo sentiva la mancanza di Isak, ogni giorno sempre di più. Se era stato davvero un momento di mania, perché continuava a sentire così tanto la sua mancanza? Even voleva riprendere i contatti con lui, ma sembrava come se il minore lo stesse evitando per qualche ragione. Gli aveva fatto un paio di disegni, lasciandoglieli nella giacca e nell’armadietto della scuola (sapeva la combinazione a memoria dopo un attento e segreto stalkering) e aveva solo ricevuto un messaggio.
Il problema di tutta questa situazione era che, nonostante fosse impulsivo e lasciava disegni, Sonja continuava a ripetergli che aveva fatto bene a lasciar perdere Isak e che era un bene anche per la sua salute mentale. Il problema era che il più delle volte finiva per crederci, anche se il suo corpo gli faceva intuire il contrario. Isak continuava a mancargli.
Fu un venerdì sera dopo avergli lasciato il secondo disegno che Even ricevette un messaggio da Isak.
“Grazie per il disegno, ma se non sei interessato in qualcosa di più puoi anche finirla. Chiamami quando hai lasciato la tua ragazza.”
Even impallidì. Guardò lo schermo e sentì il cuore fermarsi per un attimo, per poi iniziare a battere sempre più veloce. Stava entrando in panico. Non poteva permettersi di perdere Isak.
“Dove sei? Possiamo parlare?”
Inviò il messaggio. Stava diventando di nuovo impulsivo e lo sapeva ma non gli importava. Sapeva fin dall’inizio che questa volta gli episodi di mania non c’entravano nulla. Sonja aveva torto e lui non poteva permettersi di perdere Isak.
“Mi rilasso a casa”
Even non ci pensò più di tanto. Prese le chiavi di casa e uscì. Quella sera doveva andare ad una festa con Sonja, organizzata da non si sa quale studente e tutta la scuola era invitata. Even uscì senza dire una parola alla sua ragazza, spinto dalla fretta di essere subito a casa del ragazzo per farlo ragionare. Non poteva perderlo.
Mentre era per strada la sua mente si affollava di pensieri. Cosa gli avrebbe detto? Come avrebbe reagito Isak vedendolo? Stava facendo uno sbaglio? Cosa ne sarebbe stato di lui e Sonja? Sonja sarebbe mai riuscito a perdonarlo? Ma ancora, gli importava così tanto di Sonja? Ricordò tutti i momenti passati con Isak da quando lo aveva conosciuto e magari non erano tantissimi, ma l’unica certezza che aveva era che non poteva rinunciare a lui. Sonja, con un po’ di fortuna, avrebbe capito. Era comunque una ragazza intelligente.
Quando Isak aprì la porta minuti dopo, Even non sapeva bene che dire o che fare. Non sapeva se entrare, non sapeva se baciarlo, non sapeva se parlare. Fu piacevolmente sorpreso di ritrovarsi le labbra di Isak sulle sue. Fu come svegliare una parte di sé addormentata da tempo, Even ricambiò il bacio prendendo il controllo della situazione e spingendo entrambi verso casa. Quella notte non ci fu tempo e spazio per le parole, se non gemiti e “ancora” e “più forte”. Ed andava bene, il giorno dopo ci sarebbe stato tutto il tempo per chiarirsi. 




NA: I discorsi diretti tra Isak e Even sono citazioni prese dalla serie tv. 

 
  
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