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Autore: Signorina Granger    27/08/2017    5 recensioni
[Raccolta di One Shot dedicate ai protagonisti di "Dollhouse"]
Dopo l'arresto di Cecily DeWitt e la chiusura della Dollhouse gli Attivi hanno riavuto i loro ricordi, la loro vera identità e sopratutto la loro vita, che sono pronti a riprendere in mano.
Genere: Fluff, Malinconico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Maghi fanfiction interattive
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
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Hooland & Rose 

 
Rose Williams Image and video hosting by TinyPice Hooland MagnusImage and video hosting by TinyPic


“Rose… aspetta.” 

Hooland reclinò leggermente la testa, staccandosi dalla ragazza che era finita sopra di lui e appoggiando il capo sul cuscino mentre Rose lo guardava senza dire nulla, quasi leggermente confusa.

Il Tassorosso sospirò leggermente, esitando prima di parlare e continuando a sfiorarle la vita con le dita:

“Non lo dobbiamo fare per forza, se non vuoi. Non sono Craig, non ti forzerei mai.” 
Sentendo quelle parole un piccolo sorriso si fece largo sul volto di Rose, che annuì leggermente mentre gli sfiorava il viso con una mano:

“Lo so. È proprio questo il punto, Hool…” 


Hooland non riuscì a non sorridere alle parole di Rose, che annullò di nuovo la distanza che li separava appoggiando le labbra sulle sue. E questa volta il ragazzo non si ritrasse.


*


“Finitela di farvi gli occhi dolci una buona volta! Mi sento il terzo incomodo!” 

Julian sbuffò, colpendo leggermente Hooland sulla spalla con il suo pallone da pallavolo mentre Rose rideva leggermente, sorridendo all’amico:

“Non dire sciocchezze Julian… siamo felicissimi di poter stare con te di nuovo, ci sei mancato.” 
“Beh…” 

Hooland sorrise, lanciando di nuovo la palla all’amico mentre Julian gli rivolse un’occhiata torva, seduto all’ombra di un albero sul prato accanto ai due, nella campagna che circondava la casa di Rose. 

“Piantala Hool, ti è mancato eccome.” 

“Tranquilla Rosie… lo so benissimo. Ora, facciamo una partita se avete finito di fare i piccioncini?” 


*
 

“Che cosa prendi?” 
“Un cappuccino.” 

“Ok… torno subito.” 

Hooland le sorrise e Rose ricambiò, guardandolo allontanarsi dal tavolo per andare a prendere da bere. L’ex Tassorosso si sfilò la sciarpa, appoggiandola sullo schienale della propria sedia e godendosi con sollievo il piacevole tepore, molto diverso dal freddo pungente che aveva avvolto mezza Inghilterra.


La ragazza, mentre aspettava il fidanzato, iniziò a tamburellare leggermente le dita sul ripiano del tavolo, guardandosi intorno per ammazzare il tempo. 
Stava facendo vagare lo sguardo sulle persone che la circondavano quando si sentì quasi raggelare, irrigidendosi. 

Gli occhi azzurri della ragazza si catalizzarono su una figura piuttosto familiare, e anche se non riusciva a vederlo completamente in faccia non ci mise molto a riconoscerlo. 
Jason Craig era a dieci metri da lei, di profilo, e non sembrava essersi accorto della sua ex ragazza. 

Da quanto tempo non lo vedeva? Dall’ultimo giorno di scuola. L’immagine di Julian e Hooland che lo picchiavano alla stazione era ancora perfettamente impressa nella sua mente, così come il viaggio sul treno per tornare a casa. Le sembrava di sentire ancora il sollievo provato in quello scompartimento, seduta accanto ad Hooland e godendosi il suo abbraccio. 

“Sei felice, Rosie? È finita, finalmente.” 


Sì, era finita… non lo aveva più visto, complici anche i due anni passati alla Dollhouse. 



L’ex Tassorosso deglutì, affrettandosi a distogliere lo sguardo. Poco dopo Hooland la raggiunse, appoggiando davanti a lei la sua tazza fumante prima di sedersi, sorridendole:

“Ecco a lei, signorina… perché quella faccia?” 
“Niente.” 

Rose scosse il capo, evitando di guardarlo e concentrandosi invece sulla tazza che aveva davanti, cercando di ignorare lo sguardo confuso del ragazzo:

“Sei sicura? Che cosa è successo in cinque minuti?” 
“Te l’ho detto, non c’è niente che non va.” 

Rose scosse leggermente il capo prima di portarsi la tazza alle labbra, non avendo nessuna voglia di dire al ragazzo di aver visto Jason. L’ultima volta in cui Hooland se l’era trovato davanti gli aveva rotto il naso e non era affatto sicura di come avrebbe reagito rivedendolo. 

Il Tassorosso non disse niente ma, per niente convinto dalle sue parole, continuò ad osservarla con attenzione, certo che qualcosa non andasse. 
Ma cosa poteva aver cambiato l’umore della ragazza nei pochi minuti che aveva impiegato per ordinare i caffè? 

Dopo pochi secondi Rose aveva già vuotato la sua tazza e, Hooland se ne accorse subito, tamburellava le dita sul tavolo con leggero nervosismo, quasi come se morisse dalla voglia di andarsene.

“Hai fretta?” 
“Io… no, vorrei solo andare.” 
“Perché?” 

“Hool per favore, possiamo parlarne dopo?” 

Rose sospirò, sollevando finalmente lo sguardo per rivolgergli un’occhiata quasi implorante, confondendolo ancora di più: perché voleva uscire da lì in fretta e furia? 

Stava iniziando a chiedersi se non avesse visto qualcuno di sgradevole quando una voce, familiare ma che non riconobbe subito visto che non la sentiva da tempo, fece voltare entrambi di scatto:

“Rose?” 

Sentendo quella voce Rose s’irrigidì istintivamente, voltandosi con riluttanza verso la sua fonte e posando così gli occhi sul volto di Jason Craig, esitando prima di rispondere con tono neutro:

“Ciao.” 
Anche Hooland si voltò e la ragazza lo vide chiaramente sgranare gli occhi con sincera sorpresa prima di farsi insolitamente serio, serrando la mascella senza proferire parola. 

L’ex Corvonero era in piedi, doveva averla vista mentre si alzava per uscire visti che aveva già il cappotto addosso. Per un attimo nessuno dei tre disse nulla, mentre Jason faceva saettare lo sguardo dalla ragazza per posarlo su Hooland, senza dire niente. 

Probabilmente nemmeno lui aveva dimenticato quando gli aveva rotto il naso.


Anche se erano passati quasi quattro anni Rose ricordava bene la considerevole gelosia che, al tempo, Jason aveva provato nei confronti di Hooland, forse intuendo per primo che tra loro c’era qualcosa che andava oltre l’amicizia. Probabilmente in quel momento, mentre spostava lo sguardo da uno all’altro, intuì di non essersi mai sbagliato del tutto. 

“Beh… ci vediamo.” 

Il ragazzo si dileguò rapidamente, rivolgendo un fugace cenno a Rose prima di allontanarsi, infilandosi le mani in tasca. Per un attimo la Tassorosso lo seguì con lo sguardo, chiedendosi se fosse cambiato o meno, mentre invece Hooland riportò gli occhi su di lei, sbuffando leggermente:

“Ci credo che volevi andartene… Speravo di non dover più vedere la sua faccia. Tutto bene, Rosie?” 

Allungò una mano per prendere quella della ragazza, che annuì e abbozzò un piccolo sorriso:

“Sì. Ormai è passato. Però su una cosa non si era sbagliato… è sempre stato geloso di te, forse aveva intuito tutto già prima di noi.” 
“Beh, anche se è un viscido coglione ci sarà un motivo se il Cappello lo ha piazzato tra i Corvonero, no?” 


*


Inclinò leggermente il capo, osservando il suo riflesso nello specchio con aria critica mentre, alle sue spalle, sua madre e le sue sorelle erano sedute sul divanetto e stavano commentando l’abito che indossava.

“A me non piace la gonna… secondo me più stretta sarebbe meglio.” 
“Ma no, con il fisico di Rose sta meglio la gonna a trapezio!” 


La strega roteò gli occhi, lanciando una fugace occhiata alla madre, a Roxanne e a Ruby, di ormai 18 e 13 anni. 
In teoria era lei a dover scegliere, ma quelle tre si stavano dando alla pazza gioia con i commenti. 
Stava per far notare alle tre che era il SUO matrimonio e non il loro quando l’inconfondibile rumore dei tacchi a spillo sul pavimento la distrasse, portandola a voltarsi e a sorridere alla familiare ragazza che stava camminando dritta verso di lei, la borsa a trapezio tenuta sull’incavo del gomito e una sorridente bambina per mano.

“Eccoci! Scusate il ritardo, ma Iris stava facendo il sonnellino.” 

Isla sorrise, sfilandosi gli occhiali da sole per sistemarseli tra i capelli mentre abbassava lo sguardo sulla figlia di un anno, che sorrise prima di avvicinarsi alla “zia” in piedi sulla pedana, allungando le manine verso di lei per essere presa in braccio:

“Non preoccuparti Isla… ciao, tesoruccio!” 

Rose sorrise, chinandosi per sollevarla e stamparle un bacio su una guancia, accarezzandole i capelli rossi. 

“Isla, sono felice di vederti, ho bisogno del tuo parere… che dici, ti piace?” 
“Lo adoro. Ti sta benissimo, Hooland interromperà la cerimonia per dirti quanto tu abbia fatto un’ottima scelta quando si sarà ripreso dallo shock.” 


Isla sorrise, sedendo su una poltroncina mentre Rose rimetteva Iris sul pavimento, permettendole di sgambettare dalla madre e sistemarsi sulle sue ginocchia, accoccolandosi sul suo petto con aria beata. 

Rose si voltò di nuovo verso lo specchio, osservandosi con addosso il vestito bianco senza spalline e dalla vaporosa gonna di tulle. 
Riusciva perfettamente ad immaginare Hooland farle la predica all’altare se non avesse scelto un vestito di suo gusto… ma probabilmente Isla aveva ragione, quello gli sarebbe piaciuto. 

“D’accordo… mi fido di te Isla, se Hool disapprova lo manderò da te. Ora… scegliamo le scarpe!” 



*


Si svegliò con un sorriso praticamente già pronto ad incurvarle le labbra rosee e sottili, felice e rilassata. Gli occhi azzurri di Rose Williams – Magnus, ormai – vagarono dalla finestra lasciata socchiusa che faceva entrare luce nella stanza al lato sinistro del grande letto matrimoniale, vuoto. 

Non riuscì a trattenere una piccola risata nel guardarsi i piedi nudi che spuntavano dal lenzuolo che la copriva parzialmente, decisamente distanti dalla sponda del letto… Hooland aveva allungato il letto la sera prima, sbuffando e sostenendo che fosse sempre un’impresa trovare un letto abbastanza grande per la sua altezza. 


“Buongiorno. Perché ridi?” 
“Niente, pensavo ad una cosa… Mi hai portato la colazione?”   Il sorriso di Rose si allargò nel vedere Hooland entrare nella camera da letto, sorridendole e tenendo un vassoio in mano.

“Tu per me l’hai preparata milioni di volte Rosie, questa volta volevo ricambiare.” 

Appoggiò il vassoio carico sul materasso, sporgendosi verso di lei per darle un bacio tra i capelli prima di stringerla a sé, sorridendole:

“Grazie Hool…” 
“Non mi devi ringraziare Signora Magnus, se non l’avessi fatto che marito meraviglioso potrò mai essere in futuro? Adoro chiamarti Signora Magnus, penso che lo ripeterò all’infinito… Potrei anche farti uno striscione e appenderlo fuori di casa.” 

Hooland sorrise e la ragazza ricambiò, annuendo mentre gli accarezzava i capelli castani:

“Purtroppo so che sei serio e lo faresti tranquillamente… Ma ti amo anche per questo.” 


*



“Hool?” 

“Mh?” 
“È tardi, spegni il computer... hai solo fatto una pausa per cenare, sei rimasto chiuso qui dentro tutto il giorno.” 

Hooland annuì sospirando leggermente e passandosi una mano sul viso mentre alle sue spalle Rose gli massaggiava leggermente le spalle, parlando con dolcezza. 

“Lo so… ho quasi finito, scusa se sono un po’ assente in questi giorni.” 
“Lo dico per te, sarai stanco… e poi ti si rovineranno gli occhi passando tutte queste ore davanti ad uno schermo Hooland, te lo ripeto da anni!” 

“Lo dicevano anche i mie genitori, ma ti assicuro che ci vedo benissimo.” 
“Come vuoi… non insisto. Vado a letto.” 

Rose si chinò, baciandolo dolcemente su una guancia prima di allontanarsi, dirigendosi verso la porta dello studio del marito. Non uscì però subito dalla stanza, esitando sulla soglia e voltandosi verso di lui, parlando con tono vago:

“Hool… Ti ricordi quel completino che mi hai regalato circa quattro anni fa, quando eravamo nella Dollhouse?” 
“Intendi quella volta in cui sei diventata bordeaux e sei scappata via imbarazzatissima? Certo.” 

“Già… Lo indosso adesso. Ma se devi lavorare, certo…” 

Rose si strinse nelle spalle, parlando con aria grave mentre usciva dalla stanza con nonchalance e Hooland, sentendo quelle parole, smetteva di prestare attenzione al computer che aveva davanti, irrigidendosi prima di scattare in piedi e seguirla quasi di corsa fuori dalla stanza, sentendola ridacchiare con aria divertita mentre la inseguiva salendo le scale. 


Dopotutto il lavoro poteva anche aspettare. 


*



“Ti devo dire una cosa!” 
“Anche io!” 


Rose sedette di fronte ad Isla con un enorme sorriso stampato sul volto, così come la sua amica. 

“Ok… parli prima tu o prima io?” 
“È uguale… comincia tu.” 

“Va bene. Sono di nuovo incinta! Per Iris abbiamo scelto i miei fratelli, ma questa volta vuoi fare da madrina?” 
“… mi prendi in giro? Ti volevo dire la stessa cosa!” 


*


“Sono tornato…” 
“Ciao… È quasi pronto.” 

Hooland raggiunse la soglia della cucina, fermandosi ad osservare la moglie ferma davanti ai fornelli mentre si sfilava il cappotto. 
Rose si voltò verso di lui per un attimo, rivolgendogli un fugace sorriso prima di tornare a concentrarsi sulla cena che stava preparando. 

Fu Hooland ad avvicinarlesi, sorridendo mentre la guardava di spalle, con i capelli raccolti sulla nuca in modo un po’ disordinato, i jeans e una felpa verde oliva con la zip  che le stava decisamente grande addosso. 
La raggiunse e l’abbracciò da dietro, appoggiando con delicatezza le mani sul suo ventre, ormai leggermente arrotondato. 

“Come state? Sei stata bene oggi?” 
“Sì, solo un po’ di nausea stamattina.” 

“Sai… adoro quando ti metti i miei vestiti, sei bellissima.” 
“Più che altro le tue felpe sono piuttosto comode Hool, specialmente adesso.” 

“La cosa irritante è che questo verde sta meglio a te che a me, maledizione!” 


Rose rise, alzando lo sguardo per sorridergli mentre il marito ricambiava, lasciandole un fugace bacio sul collo prima di allontanarsi, andando a sbirciare cosa stava preparando. 

“Che cosa si mangia?” 
“Ho pensato che avremmo potuto fare una serata schifezze. Ho una voglia matta di patatine fritte affogate nella maionese…” 

“Comincio a mal sopportare le tue voglie assurde, l’altro ieri mi hai costretto ad andarti a comprare quel maledetto succo di mela! Non capirò mai come fai a farmi fare tutto ciò che vuoi solo sbattendo le ciglia.” 
“Considera che se sarà femmina saremo in due ad avere quel dono, ho idea.” 


*


Sorrise quasi senza volerlo, sfiorando con un dito la guancia paffuta della bambina che teneva tra le braccia, profondamente addormentata. 
Era stato ben lieto di passare la serata da solo con la sua “piccola batuffolina”, giocando con lei e coccolandola tantissimo.


Seduto sul divano del salotto aspettava che Rose tornasse dal turno al San Mungo, tenendo la figlia di sei mesi tra le braccia e osservandola con affetto, ammirando la sua piccola testa, appoggiata contro di lui, e la sua minuscola mano, che riusciva a malapena a stringergli un solo dito, abbandonata contro il suo petto.


Quando sentì la porta aprirsi e poi chiudersi sorrise senza nemmeno alzare lo sguardo dalla figlia, chinandosi leggermente per darle un bacio sulla fronte. 

“Ciao… dorme?” 
“Ciao. Sì, è crollata poco fa. Come è andata?” 

Hooland alzò lo sguardo dalla bambina per rivolgersi alla moglie, che sorrise mentre gli si avvicinava senza far rumore, facendo attenzione a non svegliarla. 

Rose sedette accanto a lui dopo essersi sfilata le scarpe, sorridendo teneramente a sua volta alla bambina prima di parlare a bassa voce:

“È un po’ dura tornare al lavoro e non stare con lei tutto il giorno, ma mi piace rendermi utile… e poi per adesso ho il part-time. È così carina.” 

“Lo so che è dura per te, mamma chioccia… comunque sì, è adorabile.” 

Hooland annuì, guardando la bimba con affetto prima di baciarla nuovamente sulla fronte.


“Sai, potrei anche iniziare ad essere gelosa, a me non li dai tutti quei baci!” 
“Suvvia Rosie, non ti ho certo rimpiazzata… vieni qui.” 


*


“Scusi… sto cercando Rose Magnus. È mia moglie.” 
“Stanza 57.” 

“Grazie.” 


Hooland quasi corse verso le scale, allontanandosi dalla reception con il cuore in gola. Aveva ricevuto un gufo da Julian poco prima e, leggendo che Rose si era sentita male mentre erano insieme e che l’aveva portata in ospedale, aveva abbandonato il lavoro su due piedi per correre da lei. 


Il mago attraversò la corsia senza nemmeno rallentare il passo, rischiando di travolgere qualche Infermeria o visitatore per raggiungere la stanza di Rose, ansioso di vederla e sapere come stesse. 


La porta era socchiusa e la spalancò senza neanche bussare, rilassandosi notevolmente quando vide che la moglie era sveglia e sembrava stare bene, seduta sul letto mentre Julian si era seduto accanto a lei su una sedia e la piccola Heather di ormai due anni sonnecchiava nel suo passeggino con il ciuccio in bocca. 

“Rose? Stai bene? Cosa è successo?” 

Julian si voltò verso di lui, sorridendogli come a volerlo tranquillizzare mentre Rose faceva altrettanto:

“Ciao Hool… non preoccuparti, sto meglio. Ho detto a Julian che non serviva disturbarti…” 
“Certo che serviva, altrimenti dopo mi avrebbe ucciso! Vi lascio soli.” 

Julian si alzò, superando l’amico e dandogli una pacca sulla spalla prima di uscire dalla stanza, lasciando i coniugi soli. Hooland andò a sedersi accanto a lei, sulla sedia lasciata vuota dall’amico, e le prese le mani tra le sue, guardandola con leggera apprensione:

“Sicura di stare bene? Cos’è successo?” 
“Sono svenuta e Julian si è subito allarmato, niente di grave.” 

“Si tratta solo di questo? Meno male, mi sono preoccupato.” 
“Per questo avrei preferito evitare di contattarti! Davvero, sto bene, tra poco mi cambio e potrò tornare a casa con Heather.” 

Rose sorrise, esitando per un attimo prima di parlare nuovamente:

“In realtà… stando a quello che mi hanno detto, sono afflitta dalla più auspicabile delle malattie.” 

Per un attimo Hooland non disse niente, limitandosi a guardarla con leggera confusione, chiedendosi qualche malattia potesse essere definita “auspicabile”. Solo quando vide che Rose non la smetteva di sorridere capì, strabuzzando gli occhi:

“Sei… aspetti un bambino?” 
“Te lo volevo dire in un altro modo, ma ormai non serve a niente aspettare… Sei felice?” 

Rose lo guardò con gli occhi azzurri carichi di gioia, quasi luccicanti mentre non la smetteva di sorridere. E Hooland non poté far altro che annuire, sporgendosi leggermente per baciarla e abbracciarla.

“Certo che sono felice… volevamo averne un altro, no? Julian lo sa?” 
“Si, glie l’hanno detto poco fa per tranquillizzarlo.” 

“Fantastico, spero che sia un maschio questa volta, vado a dirgli di prepararsi a fare da padrino!” 

Hooland sorrise prima di alzarsi, quasi saltellando verso la porta per raggiungere l’amico nel corridoio, lasciando la moglie sola e sorridente. 
Rose si voltò verso la figlia, allungando una mano per sfiorarle il viso:

“Tu che dici? Tra poco saremo invase da un altro casinista?” 


*


Hooland si fermò sulla soglia della stanza, restando immobile e impegnato ad osservare la scena che aveva davanti con aria imbambolata: Rose era già a letto, con un libro per i nomi in mano e Heather accoccolata accanto a lei, addormentata con il minuscolo pigiama che lui stesso le aveva comprato e il capo appoggiato al pancione della madre, che le accarezzava distrattamente i capelli castano chiaro. 

Il Tassorosso sorrise, entrando nella stanza senza far rumore e prendendo quasi con un gesto automatico la macchina fotografica che teneva sempre appoggiata sulla cassettiera, scattando una foto alle due. 

“Perché la foto?” 
“Sai che mi piace la fotografia… una foto racchiude un piccolo, fugace momento bellissimo per sempre. E siete troppo adorabili per non immortalare la scena.” 

Hooland sorrise prima di lasciare la macchina al suo posto e raggiungere la moglie, sdraiandosi sul suo lato del letto per prenderla delicatamente tra le braccia:

“Allora… pensato a qualche nome? Tutti ci stanno stressando per saperlo, la tua famiglia, Isla e Fox, Julian, i miei genitori…” 
“Lo so, ho comprato questo libro apposta! In effetti avrei una cosa da chiederti… ti andrebbe bene se scegliessimo anche per lui un nome con la H?” 

“Perché proprio la H?” 
“Beh… Io e i miei fratelli abbiamo tutti nomi con la R, nella mia famiglia è una specie di tradizione. E visto che per lei abbiamo scelto Heather…” 
“D’accordo, è una cosa carina, e poi l’H è anche la mia iniziale… ma temo che non ci sia molta scelta per nomi maschili, con questa lettera.” 

“Harry ti piace?” 
“No, poi tutti pensano sempre subito ad Harry Potter… Henry?” 

“Henry Magnus… sì, mi piace, suona bene.” 


Rose sorrise, annuendo mentre si sfiorava il pancione con le dita, imitata dal marito:

“Non vedo l’ora di tenerlo tra le braccia… e di comprargli un sacco di vestititini!” 
“Hool, gli hai già comprato un numero spropositato di body! Per non parlare di tutto quello che compri a Heather…” 

“È più forte di me Rosie, i vestiti per i bambini sono così teneri… per non parlare di quelle minuscole scarpette!” 
“Lo so, tra poco oltre alla scarpiera per i tuoi innumerevoli stivali e scarpe da barca estive dovremo iniziare a farne una anche per lei… la nostra cabina armadio esploderebbe se non usassimo la magia per farci stare più roba!” 

“Siamo maghi tesoro, approfittiamone!” 


*


“Hool, TIENILA!” 
“Tranquilla Rosie, la tengo… il nostro campione si diverte, a quanto pare.” 


Hooland sorrise mentre, procedendo al passo in mezzo al prato mentre teneva la figlia di tre anni e mezzo davanti a lui sulla sella, tenendola stretta con un braccio. 

Accanto a loro Rose, in groppa ad una cavallo sauro, procedeva alla stessa andatura con i capelli sciolti sulle spalle e il piccolo Henry che sorrideva con aria allegra, infilato nel marsupio che la madre teneva allacciato sulla schiena come un piccolo zainetto. 

“Papy, anche io voglio andare senza cappello come voi!” 
“Si chiama cap amore, e sei troppo piccola, lo devi portare fino ai 18 anni.” 

“Ma uffa!” 

Heather sbuffò debolmente, colpendosi il piccolo caschetto nero che indossava con aria contrariata mentre il padre invece sorrideva, non riuscendo e non trovare la sua piccola adorabile nelle vesti di amazzone. 

“Non dire così, sei fantastica con gli stivaletti, i pantaloni a vita alta e la magliettina! Ti manca solo il frustino e saresti perfetta…” 
“Posso averlo?” 

“Non esiste, sei piccola, rischi di farti male!” 


Rose rivolse un’occhiata in tralice al marito, ordinandogli di non comprare alla figlia un mini-frustino. 

Poco dopo la famiglia arrivò in prossimità della scuderia e della casa dove Rose era cresciuta, fermandosi a pochi metri dall’edificio:

“D’accordo cucciola, tour finito… tieni le redini.” 

Hooland scivolò dalla groppa del cavallo in un battito di ciglia, rivolgendo poi un sorriso alla figlia prima di prenderla e metterla a sua volta con i piedi per terra. 

“Quando sarò grande andrò da sola!” 
“Ovviamente… vai a raccontarlo ai nonni.” 

Hooland le sfilò il cap e Heather annuì, proprio mentre la voce della madre di Rose li raggiungeva, annunciando che il pranzo era pronto.

“Nonno, sono andata a cavallo con papà! Posso avere un puledrino da accudire come la mamma quando era piccola?” 


“Hool, puoi portare tu i cavalli dentro? Io vado ad aiutare mia madre.” 
“Certo cucciola… Campione, ti sei divertito?” 

Hooland sorrise, accarezzando i capelli castani del figlio che sorrise di rimando, scalpitando i piedi che penzolavano dal marsupio. 

“Ho idea che avremo una famigliola di cavallerizzi un giorno…” 
“Basta solo che Heather non faccia come me quando ero piccola e metta il cap.” 


*


“Chloè e Heather sono nate nello stesso anno, così come Henry e Isaak… piuttosto ironico, ma questa volta, Rose, temo che Isla non ti farà compagnia.” 

Cecil sorrise, accarezzando la spalla di Isla con le dita, seduti vicini sul divanetto color champagne di fronte a Rose e Hooland, a casa di quest’ultimi. 

“Decisamene, tre sono più che abbastanza… Maschio o femmina?” 

“Seconda femmina. E abbiamo già scelto il nome questa volta.” 

Rose sorrise quasi con aria soddisfatta mentre Iris, Heather, Chloè, Henry e Isaak stavano giocando in camera di Heather al piano di sopra, rispettivamente di 8, 5 e 3 anni.

Hooland invece si voltò verso la moglie, rivolgendole un’occhiata vagamente confusa:

“Davvero? E da quando?” 
“Lo so da quando mi hanno detto il sesso… quando ero incinta di Henry chiesi ad Hool di scegliere un nome con la H, volevo che avessero tutti nomi con la stessa iniziale come me i miei fratelli… E ho già un’idea per lei. Holly!

“Perché proprio Holly?” 

“Come Holly Golightly!” 

Isla sorrise, quasi illuminandosi e rispondendo prima di Rose, che annuì:

“Esattamente… Colazione da Tiffany!” 

“Adoro quel film, l’ho visto con mia madre quando ero piccola e da quel momento volevo andare a fare colazione davanti alle vetrine di Tiffany tutti i sabato, quando lei non lavorava!” 
“Sul serio? Questa mi mancava… E scommetto che eri già testarda come un mulo, Isla.” 

“Naturale Fox, testardi si nasce, non si diventa.” 


*


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Heather e Henry stavano facendo merenda, mentre lei era in piedi davanti al lavello, incantando i piatti perché si lavassero da soli. Da piccola aveva sempre aiutato sua madre nelle pulizie, ma con la magia era sicuramente tutta un’altra cosa. 

La strega alzò gli occhi dalle stoviglie sentendo il familiare rumore del motore di una moto, voltandosi verso la finestra per sbirciare: sorrise appena quando vide una moto decisamente nota fermarsi accanto all’auto e Hooland sfilarsi il casco, facendo poi altrettanto con il minuscolo caschetto rosa che aveva preso per la piccola Holly quando la portava con sé. 

Poco dopo sentì la porta dell’ingresso aprirsi e la voce della figlia minore la chiamò, correndo in cucina per raggiungere mamma e fratelli:

“Mamy!” 
“Ciao, tesoro… vuoi fare merenda?” 

Rose lasciò perdere i piatti per concentrarsi sulla bambina, che le si avvicinò quasi di corsa per abbracciarla, mentre Heather e Henry reclamavano un’altra fetta di pane e Nutella. 

“Sì. Papino è venuto a prendermi prima all’asilo oggi.” 
“Davvero? E dove siete stati finora?” 

Rose si accigliò leggermente, confusa: Hooland non le aveva detto che sarebbe andato a prendere Holly dopo pranzo… dove avevano passato le precedenti tre ore?

“Siamo andati a fare siopping!”   Holly sorrise, parlando quasi con tono solenne – anche se sbagliò il termine – mentre Hooland faceva la sua comparsa in cucina, salutando allegramente i figli più grandi e la moglie. 

“Hool! Siete andati a fare compere?” 
“Non essere gelosa Rosie, ho preso qualcosa anche per te!” 

La donna roteò gli occhi mentre Henry ridacchiava e Heather chiedeva se ci fosse qualcosa anche per lei. 

“Non cambierai mai, sei senza speranza…” 
“Andiamo cucciola, ci sono i saldi! Guarda cosa ho preso per Holly!” 


Il marito tirò fuori – non capì mai per bene da dove – un piccolo cappello di paglia adornato con qualche fiore sui toni del rosa, infilandolo in testa alla bambina di quattro anni, che sfoggiò un sorriso allegro. 

“Guarda quant’è carina!” 
“Senza dubbio… Ha persino i boccoli naturali, questa fortunella, i miei sono dei dannati spaghetti!” 


“Mamma, possiamo altro pane?” 
“Sì, ora ve lo preparo…” 

“Secondo me li vizi Rose, prepari sempre quello che vogliono!” 
“TU li vizi comprando un mucchio di vestiti, IO cucinando, siamo pari.” 


*

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“La zia Roxy sta per arrivare, mi raccomando… comportatevi bene.” 
Hooland si sistemò distrattamente il bavero della giacca che indossava, rivolgendosi ai tre figli seduti sul tappeto del salotto, impegnati a giocare.

Holly alzò lo sguardo, sorridendogli prima di parlare:

“Dove andate, papino?” 
“Porto la mamma in un posto… ma è una sorpresa.” 
“E non ce lo puoi dire?” 

“No, perché poi magari voi lingue lunghe glielo riferite!” 

Heather sbuffò leggermente mentre il padre si rivolse alla figlia minore, lanciandole un’occhiata eloquente:

“Pasticcino, niente sguardo implorante, non attacca.” 
“Ok…” 


“Di che parlate? Hai finalmente deciso di dire dove vuoi andare?” 

Sentendo la voce della madre e il rumore dei tacchi sul parquet i tre bambini si voltarono, così come Hooland. Heather rivolse un enorme sorriso alla madre, mentre invece la piccola bocca carnosa di Holly si dischiuse, formando una “o” ammirata. 

“Mamy, sei bellissima!” 
“Grazie cucciola… Fate i bravi con la zia, ok?”

Rose sorrise ai figli, accarezzando i capelli lisci di Henry con le dita sottili e curate prima di prendere la pochette nera rigida e avvicinarsi al marito, che le sorrise facendo scivolare un braccio intorno alla sua vita, depositando un bacio sulla sua tempia:

“Hanno ragione, sei bellissima.” 
“Grazie. Ma ho paura di non essere adatta al contesto, perché non mi hai detto dove andiamo?” 

“Beh, ti volevo fare una sorpresa… ma a questo punto te lo dico: ti porto nel mio posto preferito, a teatro.” 


*


“Comportatevi bene!” 
“Studiate!” 
“Se qualcosa non va scriveteci!” 
“Non combinate guai!” 

“Si, mamma.” 

Chloè Krueger e Heather Magnus sbuffarono leggermente, parlando in coro di fronte alle rispettive madri, mentre Henry e Isaak se la ridevano in un angolo e Iris sorrideva con aria divertita, ricordando quando quelle moine era spettate a lei, tre anni prima. 

“Tranquilla mamma, controllerò io Chloè.” 
“Brava la mia ragazza.” 
“Ehy, non voglio che mi controlli! Papà, dille qualcosa!” 



“Mi mancherai tantissimo. Dammi un abbraccio.”   

Rose sospirò, stringendo la figlia più grande in un abbraccio mentre, alle sue spalle, Hooland teneva Holly per mano e Henry era accanto ad Isaak. 

“Anche tu mamma… ma vedrai, starò benissimo, dici sempre che Hogwarts è fantastica. E poi ci sono Chloè, Iris e i miei cugini.” 
“Certo che Hogwarts è fantastica, ti divertirai moltissimo. Scrivici ogni tanto, ok?” 

Rose sorrise teneramente, sfiorando il viso della figlia con una mano mentre Heather annuiva, sorridendole con gli occhi azzurri luccicanti prima di abbracciare il padre.

“Mi mancherai, scricciolo… fai la brava.” 
“Certo. Ciao Holly!” 

Heather rivolse un sorriso alla sorellina, che invece le rivolse un’occhiata quasi malinconica:

“Quando torni?” 
“Tra pochi mesi ci vediamo, vedrai, passano in fretta. Lo so, sarà terribile per te giocare con Henry, ma cerca di sopravvivere.” 



“Sono curioso… dici che seguirà le nostre orme e sarà una Tassorosso anche lei?” 
“Chi può dirlo, vedremo immagino.” 

Rose si strinse nelle spalle, salutando figlia e figlioccia con la mano mentre salivano sul treno insieme ad Iris. 


“Ciao papà, ciao ragazzi… ci vediamo a Natale!” 

Heather sorrise, salutando la famiglia con un cenno mentre Rose la guardava quasi con aria malinconica, guadagnandosi un sorriso consolatorio da parte dell’amica:

“Lo so, con i primi è difficile… vedrai, con Henry sarà più facile.” 
“Oddio, tra tre anni anche il mio bambino va a scuola! Mi sento vecchia!” 

“Vecchia un cavolo, hai 37 anni, se sei vecchia tu cosa dovrei dire che ne ho 38?” 
“Mamma, non sono un bambino!” 
“Hai otto anni, quindi lo sei eccome. Coraggio, andiamo a casa, ho fatto tre torte… ne volete una fetta?” 

“Beh, se proprio insisti…” 
Cecil sfoggiò un sorriso decisamente allegro, imitato dal figlio mentre Isla si accigliò leggermente, prendendo l’amica sottobraccio:

“Volentieri, ma perché tre?” 
“Ieri non riusciva a dormire per l’ansia e si è messa a cucinare come sempre, la conosci.” 

Hooland scosse il capo con disapprovazione, ricordando quando si era svegliato nel cuore della notte e l’aveva trovata ad impastare in cucina. 

“Smettila Hool, mi sembra che tu gradisca questo mio modo di sfogare la tensione, visto che ogni volta dei ben lieto di mangiare quello che preparo!” 
“Non solo io, i miei soci mi danno una mano… vero ragazzi?” 


Il Tassorosso sorrise, rivolgendosi ai due figli che annuirono con aria allegra mentre Henry trotterellava accanto a Cecil e Holly lo teneva stretto per mano, con addosso un abitino color carta da zucchero con una cinturina bianca, più cerchietto e scarpette in tinta. 

“Io voglio la torta al cioccolato!” 
“Va bene batuffolina, ce la dividiamo…” 

“Anche io la voglio!” 
“Anche io!” 

“Rose, spero che tu ne abbia fatte due al cioccolato e non una, qui è reclamata a gran voce.” 
“Hool, per l’ultima volta, non sono una pasticceria!” 









…………………………………………………………………………
Angolo Autrice:

Ed ecco anche la OS sui nostri amati Roland... spero che vi sia piaciuta, ovviamente la prossima sarà su Seth e Kate. 

A presto, 
Signorina Granger


 
   
 
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