Serie TV > Sherlock (BBC)
Segui la storia  |       
Autore: marea_lunare    28/08/2017    1 recensioni
E se qualcun altro prima di Rosie avesse risvegliato l'animo paterno di John? Qualcuno che farà breccia nel cuore tenero del dottore e in quello di ghiaccio di Sherlock.
-Ti voglio bene, papà-
-Anche io, piccola mia-
Genere: Angst, Fluff, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Nuovo personaggio, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
(20) Everything will be alright

“Ci prendiamo un caffè?” propose John.

Quella mattina erano usciti tutti e tre insieme per una lunga passeggiata della quale, stranamente, Sherlock non si era lamentato. John pensava che Sherlock odiasse questa parvenza di clima familiare che regnava tra loro tre, eppure non dimostrò mai il suo disappunto.

“Per me va bene” assentì Rachel con un largo sorriso, seguita dal detective che fece cenno di sì con il capo.

Entrarono in una piccola caffetteria nella cui vetrina svettavano enormi fette di torta di qualsiasi tipo e Sherlock vide l’immediata dilatazione delle pupille dei suoi due accompagnatori alla vista di quelle delizie.

Si sedettero ad un tavolo d’angolo ed ordinarono, chiacchierando durante l’attesa e Rachel ascoltò con gioia ogni singolo dettaglio del caso che i suoi coinquilini erano riusciti a risolvere quella stessa mattina.

La ragazza li ascoltò rapita ed entusiasta, mentre una dolce cameriera dagli occhi azzurri portava loro le fette di torta e i caffè. Rachel notò che la donna si era soffermata molto su John, guardando lei e Sherlock a malapena in faccia.

“Grazie signorina” disse il dottore con gentilezza.

“Ma si figuri! Se avete bisogno di altro, sono a vostra disposizione” rispose la cameriera facendosi ‘sfuggire’ un occhiolino del tutto intenzionale.

Sherlock notò poi il foglietto che spuntava malamente sotto la tazzina di John, capendo immediatamente che quello si trattava del numero della donna, fingendo indifferenza.

“Scusi signorina, potrebbe portarmi lo zucchero?” chiese con un sorriso di circostanza.

“Sì signore” rispose lei avviandosi al bancone e tornando poco dopo.

La cameriera appoggiò il contenitore dello zucchero di fronte a John chiedendo ancora una volta “Avete bisogno d’altro?”

“John, potresti passarmi lo zucchero?” chiese Sherlock interrompendo a metà la risposta dell’altro.

Quando il dottore si girò verso di lui, l’indice e il pollice della sua mano sinistra saettarono verso il mento di John, facendo avvicinare i loro volti finché Sherlock non sentì le loro bocche entrare in contatto.

Dopo circa tre secondi si staccò, sussurrandogli un “Grazie” sulle labbra.

Rachel si coprì la bocca mentre le spalle sussultarono in una risata mal trattenuta mentre John aveva gli occhi spalancati dalla sorpresa e dal piacere.

“P-prego” balbettò tornando a concentrarsi sul suo caffè con espressione vagamente confusa.

“La ringrazio, siamo a posto” disse Sherlock sorridendo soddisfatto alla cameriera, la quale se ne andò con il volto tirato ed imbronciato.
 


“Sherlock, almeno avvertimi la prossima volta. Sembravo un idiota” borbottò John non riuscendo a non ridere “E poi non eri tu quello che considerava la gelosia come una grave mancanza di fiducia?”

“Sai John, si dice che ciò che una persona sembra la maggior parte delle volte corrisponde a ciò che quella persona in realtà è” rispose il consulente investigativo con noncuranza “E questa non era gelosia o mancanza di fiducia, ma un puro e semplice atto di ‘rimarcazione della territorialità’”.

“Mi stai dicendo che sono un idiota e che sono di tua proprietà?” gli domandò Watson.

“Uhm… sì” concluse Holmes sorseggiando il suo caffè.
 
 
Rachel rise di cuore guardando quei due bisticciare come una vecchia coppia, percependo l’affetto reciproco sprizzare da ogni parola pronunciata dalle loro bocche.

Poco dopo il campanello d’entrata annunciò l’arrivo di un nuovo cliente, il quale si aggiunse agli altri che già affollavano il locale in quella rigida mattinata.

La ragazza alzò distrattamente lo sguardo verso quella figura e si pentì immediatamente di averlo fatto.

L’uomo tarchiato che era appena entrato sfoggiava una calvizie considerevole mascherata da un orribile riporto rosso. Aveva indosso un vecchio cappotto consunto che lo faceva assomigliare ad un senzatetto e la barba incolta denotava la sua scarsa igiene personale.

Rachel sentì il cuore fermarsi nel petto mentre ogni immagine di quegli anni d’inferno si ripresentava come una ferita ancora calda, nonostante avesse pensato di essere riuscita almeno in parte a dimenticare.

Chinò lentamente il capo stringendo talmente tanto la forchetta da farsi diventare bianche le nocche. Il respiro rischiava di diventare irregolare, perciò cercò di calmarsi inspirando ed espirando con lentezza, ma i suoi polmoni volevano più aria. Stava per andare in panico.

Sherlock notò immediatamente quel cambiamento così repentino e, mentre John continuava a parlare, si guardò attorno con discrezione per avere la conferma alle sue deduzioni.

Poco lontano da loro sedeva un uomo che lui conosceva, che, almeno in foto, aveva già visto e riconosciuto solamente osservandogli i capelli.

“Rachel, cos’hai?” domandò John alla ragazza, vedendo le sue spalle tremare.

In un immediato istinto paterno le si sedette vicino, lasciando vuoto il posto al fianco di Sherlock.

“Tesoro, che ti prende?” le chiese scostandole i capelli dal volto.

La ragazza gli afferrò immediatamente la mano e la strinse con forza.

“Rachel…” mormorò “Sherlock, Rachel sta male, dobbiamo portarla a casa”

“John” lo fermò il compagno “Ora calmati. Dobbiamo andarcene con discrezione, non dobbiamo attirare l’attenzione di nessuno, chiaro?”

“Mi spieghi che cosa le è successo?” domandò il dottore esasperato.

“John, per l’amor del Cielo, ragiona!” lo rimproverò Sherlock.

 “Che cosa è successo secondo te? Siamo in un locale pubblico dove chiunque può entrare indisturbato. Rachel ha alzato lo sguardo quando si è aperta la porta ed ha iniziato ad avere paura. Ora assimila questi dati e trova la tua soluzione al caso” concluse il detective prendendo delle banconote dal portafoglio e lasciandole sul tavolo.
John rifletté e pregò di starsi sbagliando di grosso.

“È entrato il padre, vero?” domandò.

A quelle parole Rachel gli strinse la mano con ancora più forza e il dottore non ebbe bisogno di risposte.

“Il mio Boswell sta imparando” rispose Sherlock con un piccolo sorriso per poi alzarsi ed infilarsi la sciarpa al collo.

Uscirono dal locale in silenzio, cercando di passare inosservati tra il marasma e le chiacchiere della gente.

Non appena Rachel mise piede fuori dalla caffetteria, scattò in avanti e corse velocemente oltre la vetrina, incespicando e svoltando l’angolo con il terrore negli occhi.

“Rachel!” la chiamò John rincorrendola, mentre Sherlock continuò con la sua normale andatura, notando che, nel locale, Lionel Campbell aveva lo sguardo rivolto verso di loro.

Quando raggiunse gli altri due, vide Rachel in ginocchio e John che l’abbracciava.

La ragazza respirava a fatica e un singhiozzo ogni tanto interrompeva quel flusso di disperazione che l’aveva afferrata.

“Io avevo superato tutto… P-perché mi è successo questo?!” mormorava la ragazza aggrappandosi a John.

“Calmati tesoro, per favore. Sei al sicuro ora, noi ti proteggeremo. Lionel non ti porterà via” sussurrò John baciandole la testa con sguardo affranto.
 


Sherlock percepì appena in tempo i passi dietro di lui, venendo subito dopo colpito da un violento pugno che lo buttò a terra con uno zigomo sanguinante.

“Sherlock!” gridò Rachel staccandosi da John e fiondandosi al fianco del detective, piangendo.

“Sherlock, ti senti bene?” gli domandò tamponando la ferita con un fazzoletto di stoffa.

Intanto l’ex soldato si era alzato in piedi e si era piazzato di fronte al compagno e la figlia adottiva con le gambe semiaperte, pronto a scattare per proteggerli.
 
“E tu quindi te ne saresti andata di casa solo per andare con questi due? Sei una troia esattamente come tua madre!” esclamò Lionel Campbell guardando la ragazza in cagnesco.

“Hai già messo le mani addosso al mio compagno, Lionel, e sto facendo viva forza su me stesso per non saltarti addosso e spaccarti quella faccia da cazzo che hai, perciò non osare parlarle in questo modo o giuro che non risponderò più delle mie azioni” ringhiò John stringendo i pugni mentre Sherlock si era alzato in piedi e Rachel si reggeva a lui.

“Oh…” mormorò Lionel sbarrando gli occhi, fingendosi sorpreso “Quindi sei scappata di casa per andare a vivere con una coppia di frocetti? E tu cosa ci guadagni? Non hai nessuno che ti sbatta” sputò con disgusto l’uomo.

“Vedi di tacere, Lionel, stai abbassando il nostro quoziente intellettivo con ogni singola sillaba uscente dalle tue disgustose labbra. John ti ha già detto di non parlare così di lei, ma mi sembri un po’ duro d’orecchi” rispose Sherlock affiancandosi al dottore.

Il detective poteva percepire l’odio e l’idiozia di quell’uomo da ogni sua singola azione, persino dallo sbattere delle palpebre. Era solo e senza alcuno scopo nella vita, l’unica donna che aveva la possibilità di possedere era una qualche meretrice trovata in una strada poco trafficata che poi doveva essere profumatamente pagata. Viveva in una casa con scarsa illuminazione e probabilmente teneva sempre le finestre chiuse, a giudicare dal modo in cui strizzava gli occhi al minimo raggio di sole. La solitudine lo aveva sicuramente incattivito ulteriormente, rendendolo più rancoroso di quanto non fosse prima, tanto da fargli dire cose offensive ed insensate verso chiunque gli capitasse a tiro, concentrandosi in questo caso su Rachel.

“Levatevi di mezzo, ho una questione in sospeso con quella ragazza. Spostate i vostri culi da omosessuali e lasciatemi in pace prima che io perda completamente le staffe”

“Non ti azzardare nemmeno a sfiorarla” rispose duramente John quando l’uomo di fronte a lui fece un passo in avanti.

“Io sono suo padre, posso farle tutto quello che voglio” disse Lionel con un sorriso orripilante.

“No, ti sbagli. Sono io suo padre” affermò il dottore.
 
Lionel gli si gettò addosso ed entrambi caddero a terra. L’uomo tentò di colpire John in faccia, ma Sherlock gli mise un braccio attorno al collo e lo tirò indietro permettendo al compagno di rialzarsi. Lionel fece scattare la testa all’indietro, ma Sherlock evitò il colpo e John rifilò un destro sul naso di Lionel, il quale gridò dal dolore.

John sembrava aver perso completamente le staffe, la fronte era corrugata e i denti digrignati, esattamente come quando aveva pestato Sherlock a sangue.

Il detective si accorse di questo e mollò Lionel facendolo cadere a terra, ma John continuava a colpirlo.

Una furia cieca si agitava nei suoi occhi e l’uomo sotto di lui non riusciva quasi più a respirare, tanto forti e ripetitivi erano i pugni.

Le poche persone che si trovavano per strada assistevano alla scena completamente interdette, ma Sherlock sapeva che qualcuno aveva già chiamato la polizia ed era certo che la volante che sarebbe arrivata sarebbe stata guidata da Lestrade.

“John, ora basta!” esclamò mentre le sirene iniziavano a farsi sentire in lontananza.

John ansimava e non sembrava intenzionato a fermarsi.

“John, ti ho detto basta, così lo uccidi!” gridò allora il consulente afferrandolo per un braccio.

Rachel corse verso di loro e gli afferrò l’altro braccio, così in due riuscirono a tirarlo indietro, lasciando Lionel a terra, gemente e sanguinante.

“John, basta. Sto bene, vedi? Non mi ha nemmeno toccata” sorrise la ragazza allargando le braccia per farsi vedere.

Watson continuò ad ansimare, ma l’adrenalina era già scemata.

“M-mi dispiace” mormorò.
 


In quel momento Lestrade li raggiunse correndo.

“Che diavolo avete combinato?!” esclamò osservando l’uomo a terra.

“Ci ha aggrediti, Lestrade. Quello è Lionel Campbell, il padre biologico di Rachel”

“Vi ha aggrediti?”

“Sì, Greg” intervenne Rachel “Ci ha aggrediti senza alcun motivo e noi ci siamo semplicemente difesi”

“Esattamente, quanto vi siete difesi?”

“Abbastanza da ripagare tutti gli abusi che Rachel ha dovuto subire nell’arco di diciotto anni” disse Sherlock sorridendo complice verso la ragazza.

“Abusi?” Lestrade era completamente stralunato “D’accordo, d’accordo, ora andiamo tutti in centrale e mi spiegate bene cosa è successo”

“Stai bene, papà?” chiese la ragazza, sentendo John alquanto silenzioso.

“Sì, sto bene. Mi dispiace. Non sarei voluto diventare così violento” rispose Watson, guardando Sherlock mentre pronunciava l’ultima frase.

Per l’ennesima volta, John si era scusato per ciò che aveva fatto a Sherlock, un errore che probabilmente non si sarebbe mai perdonato.

“Andrà tutto bene” gli rispose il detective, guardandolo intensamente per tranquillizzarlo.

“Sì, ne sono sicura anche io. Andrà tutto per il meglio” concordò Rachel abbracciando prima Sherlock, poi John.



E tutti e tre sapevano che era vero: tutto sarebbe finalmente andato per il verso giusto.
 
 
 
 
 
 
Note dell’autrice: Che dire… eccoci qua. Lavoro a questa fanfiction da interi mesi, sono arrivata a riscriverla quasi da capo. Tutto era iniziato come un gioco, come una storia che sarebbe dovuta essere molto più breve e probabilmente anche diversa da come poi è venuta fuori. Quest’ultimo capitolo è stato un parto, perché non sapevo come concludere. Far incontrare o meno i tre protagonisti con il vero padre di Rachel? Mettere un qualche epilogo? Alla fine ho deciso che Lionel se la meritava una bella lezione e che per concludere tutti questi mesi di lavoro, una frase era più che sufficiente: “Tutto sarebbe finalmente andato per il verso giusto”. Non so di preciso quante persone abbiano seguito questa storia, quante l’abbiano abbandonata, ma vorrei ringraziare ogni singola ragazza e ogni singolo ragazzo che abbia letto la mia storia, anche se per abbandonarla più tardi. Questa è stata la mia primissima long che mi ha regalato moltissime emozioni, ma che necessitava di essere conclusa nel migliore dei modi per poter lasciare spazio ad un progetto ancora più grande che ho già in cantiere, un’altra long totalmente nuova che aspetta di essere scritta, ma certamente impiegherà molto più lavoro. Comunque grazie di nuovo a chiunque sia rimasto con me e mi abbia seguita, perché è stato un lungo viaggio che abbiamo intrapreso insieme, io scrivendo e voi aspettando le varie pubblicazioni.
Detto questo, vi auguro una felice giornata. Vi voglio bene, un abbraccio e alla prossima! <3 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Sherlock (BBC) / Vai alla pagina dell'autore: marea_lunare