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Autore: sissi149    29/08/2017    3 recensioni
Tsubasa scosse la testa:
“Tutto ciò è molto interessante, ma perché la polizia ha avvertito la Squadra Speciale per l'attacco ad un idolo delle ragazzine?”
Aoba rispose prontamente, digitando sul suo tablet:
“Hanno chiamato noi perché l'attuale coinquilino, nonché suo manager ed ex tastierista del gruppo, è Yuzo Morisaki.”
Misaki si passò una mano nei capelli, osservando la foto appena apparsa, che ritraeva un uomo all'incirca della stessa età del cantante:
“Intendi il figlio del Colonnello Morisaki?”
Genere: Mistero, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Hikaru Matsuyama/Philip Callaghan, Koshi Kanda, Kumiko Sugimoto/Susie Spencer, Taro Misaki/Tom, Tsubasa Ozora/Holly
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La guida di Misaki era sicura nel caotico traffico cittadino, riuscendo sempre ad evitare le corsie più trafficate, perdendo il meno tempo possibile. Fermo ad un semaforo rosso, si permise di voltarsi verso il collega, che guardava distrattamente fuori dal suo finestrino, insolitamente silenzioso.

“È stata dura, ieri?” Gli domandò, interpretando correttamente il suo silenzio.

Tsubasa si strinse nelle spalle, cercando di apparire indifferente, ma un gesto involontario della mano lo tradì:

“Non credevo che Sanae avesse il coraggio di arrivare fino in fondo.”

“Beh, è sempre stata molto testarda, non puoi negarlo.” Ribatté Taro, mentre accelerava per ripartire, girando a destra ed entrando in una zona più tranquilla. Si notava che ci si stava avvicinando ad un quartiere di lusso dalla progressiva sparizione dei palazzi, che lasciavano il posto ad abitazioni unifamiliari e più avanti a vere e proprie ville circondate da ampi giardini.

“Soprattutto quando si aggrappa a dubbie motivazioni: come può non capire che non potevo rivelarle quale sia il mio vero lavoro!” Un moto di rabbia invase l'Agente, convinto di essere nel giusto.

Misaki lo guardò di sottecchi:

“Sai che non è proprio così: siamo tenuti a non rivelare a chiunque di essere Agenti della Squadra Speciale, ma alla donna che intendi sposare dovresti dirlo e prima del matrimonio, non lasciare che lo scopra per caso dopo...”

"Siamo arrivati." Tsubasa troncò in questo modo ogni discorso, lasciando Misaki a parcheggiare il veicolo. Scesero insieme ed attraversarono il giardino della villetta.

"Guarda - disse Taro - sulla porta è installata una telecamera: potrebbe aver ripreso qualcosa di utile."

Tsubasa scosse la testa:

"Dubito. Tutte le case di questa zona ne sono dotate, chiunque è intenzionato ad entrarvi avrà sicuramente un piano per neutralizzarle."

Fece per appoggiare la mano sulla maniglia per aprire la porta, ma questa si spalancò davanti a loro ed un agente della polizia cittadina gli si parò davanti, con fare aggressivo:

"Chiunque voi siate, non potete entrare! Questa è una scena del crimine."

Taro e Tsubasa estrassero i loro tesserini di riconoscimento.

"Io sono l'Agente Speciale Ozora, questo è l'Agente Speciale Misaki. Il caso ricade sotto la nostra giurisdizione, da questo momento ce ne occupiamo noi."

Il poliziotto li guardò con disappunto:

"Non credo proprio!" E chiamò un superiore all'interno.

Uscì un uomo dai capelli brizzolati che non appena li riconobbe annuì e fece loro segno di avvicinarsi:

“Agenti, immaginavo vi avessero allertato.”

Taro e Tsubasa strinsero la mano all'uomo, sotto lo sguardo sbigottito del poliziotto che in un primo tempo li aveva bloccati.

“Detective Mikami – lo interrogò Ozora – Cosa può dirci?”

Mentre li conduceva nel salotto, ambiente principale della scena del crimine, il detective illustrò ciò che i suoi uomini avevano già scoperto:

“Sicuramente i malviventi erano più di uno, dai danni direi almeno tre, ma quest'ultima è una mia supposizione. Per tutta la stanza sono evidenti i segni di lotta: Izawa si è difeso prima di venire immobilizzato e colpito ripetutamente. Secondo la cameriera mancano vari oggetti di valore, mentre altri sono ancora al loro posto.”

Misaki si stava guardando intorno, perlustrando:

“Portare via solo alcuni oggetti potrebbe significare che la rapina è stata solamente inscenata per nascondere altro, tuttavia ciò che è rimasto è di difficile trasporto. Questo quadro ad esempio – indicò una tela di dimensioni ragguardevoli, tanto che occupava metà di una parete – vale quasi quanto l'intera villa.”

“Le faccio però notare, Agente - Mikami si intromise, poiché nonostante non avesse la preparazione specifica degli Agenti Speciali, aveva dalla sua molti anni di servizio e di esperienza sul campo che gli permettevano di dialogare alla pari con i due. Inoltre, aveva già lasciato casi a quel gruppo ed Ozora e i suoi si dimostravano sempre disponibili a ricevere i suoi suggerimenti. - che questo è un quartiere di lusso. Se volessi fare una rapina in una di queste ville verrei attrezzato con un furgone, saprei a priori di trovare moltissime cose di valore.”

Tsubasa si tolse la giacca grigia ed indossò i guanti, non voleva correre il rischio di compromettere qualche indizio.

“Concordo con lei, Detective, magari i nostri uomini sono stati interrotti da Izawa e credendo di averlo ucciso se la sono data a gambe con ciò che avevano già raccolto.”

“Insomma, non sappiamo ancora da dove partire.” Concluse per tutti Misaki.

L'esplorazione della scena del crimine proseguì silenziosa ancora per alcuni minuti, ogni dettaglio era importante e non andava trascurato, poteva fornirgli la traccia a cui appigliarsi per imboccare la pista giusta. Ogni singolo schizzo di sangue venne fotografato e catalogato.

Un agente scese dal piano superiore, reggendo in mano due buste trasparenti.

“Detective Mikami, le stanze al piano di sopra sono entrambe sottosopra. Abbiamo trovato questi cellulari.” Porse i due involucri al superiore che li scrutò, prima di passarli ad Ozora.

“Erano nelle camere?”

“Uno per stanza.”

“Uno sarà della nostra vittima e l'altro probabilmente del coinquilino. Sarà per questo che non riusciamo a rintracciare Morisaki. Li faremo esaminare dai nostri tecnici.”

Misaki si avvicinò a sua volta per concentrarsi sui telefoni, così nessuno si accorse di un quinto uomo entrato nella stanza.

Solo il tonfo sordo del pesante borsone che cadeva sul pavimento di legno fece voltare il gruppo in direzione del nuovo venuto, mettendo rapidamente mano alle pistole.

“Che... che diamine è successo qui?” Balbettò l'uomo, mentre i suoi occhi saettavano rapidi sulle macchie di sangue, ormai secche, schizzate per la stanza e la grande chiazza scura che lordava il pavimento di legno.

Il primo a riaversi fu il detective Mikami:

“Come ha fatto ad entrare qui? Chi l'ha fatta passare?”

L'uomo rispose meccanicamente:

“Io vivo qui.”

Tsubasa avanzò senza abbassare l'arma, fino a fronteggiarlo, ricordando le fotografie che gli erano state mostrate in sala operativa:

“Lei è Yuzo Morisaki? - L'uomo annuì – Io sono l'Agente Speciale Ozora, questi sono il mio partner, l'Agente Speciale Misaki e il Detective Mikami.” Solo allora le pistole di ordinanza vennero riposte nelle fondine.

Al sentire quelle presentazioni, Morisaki si riscosse, focalizzandosi sui suoi interlocutori:

“Agenti Speciali? C'è di mezzo mio padre?”

“È quello che stiamo cercando di appurare.” Questa volta fu Misaki a rispondere, in tono affabile e gentile.

“E Mamoru dov'è?”

I tre si scambiarono un'occhiata d'intesa, per quanto anche Morisaki fosse nel novero dei sospetti, non potevano nascondergli la sorte del coinquilino. In quanto più anziano, Mikami si prese la responsabilità di comunicare la notizia:

“Il signor Izawa è stato gravemente ferito durante un'intrusione nella villa, avvenuta stanotte. Ora si trova in ospedale.”

Morisaki iniziò a tremare, poi si voltò di scatto per lasciare l'abitazione.

“Devo andare da lui!”

L'agente Ozora tentò di fermarlo con tono autoritario:

“Aspetti, abbiamo delle domande per lei: vogliamo sapere dov'era stanotte.”

Yuzo si bloccò: per quanto avesse scelto una carriera completamente diversa da quella del padre, militare di alto livello, certe tecniche ed insinuazioni gli erano comunque assai familiari. Girò solo la testa, in modo che gli investigatori potessero vedere il suo profilo destro.

“Dunque sospettate di me?”

Fiutando il pericolo, Taro tentò di essere conciliante:

“Al momento non escludiamo nessuna pista, sono domande di routine.”

L'ex tastierista estrasse dalla tasca del giubbino sportivo un volantino spiegazzato.

“Ero ad un ritiro di meditazione. Ci vado una volta ogni due mesi e lascio il telefono ed ogni mezzo tecnologico a casa, per non venire disturbato. Potete controllare.”

“Verificheremo – rispose Tsubasa – ma mi sembra alquanto strano che il manager di una popstar si renda irreperibile.”

Morisaki si voltò completamente, per ribattere a tono all'Agente:

“Per Mamoru non è un problema, anche lui può accedere alla casella mail di lavoro. Chiariamo subito che io non avrei mai potuto fargli del male: Mamoru Izawa non è il mio capo, è il mio compagno.”

I tre agenti rimasero scioccati alla rivelazione, nessuno di loro aveva ipotizzato che il rapporto tra i due coinquilini fosse di tipo amoroso.

“Ora posso andare da lui?”

L'Agente Ozora annuì, mentre il Detective aggiungeva:

“La farò accompagnare da uno dei miei uomini.”

“Grazie.”

“Taro, andiamo anche noi – Tsubasa chiamò il partner – dobbiamo andare a fare visita al Colonnello.”

 

 

 

L'indirizzo fornito da Aoba e Sugimoto condusse gli Agenti Speciali Kanda e Matsuyama presso un fiorista. Nel riconoscere il tipo di negozio, il primo agente fece una smorfia:

“Dopo i fasti del palcoscenico i nostri due sospettati hanno scoperto di avere il pollice verde?”

Hikaru scosse la testa:

“Sempre meglio che fare a botte con il guardaroba, come hai fatto tu stamattina.”

L'Agente Matsuyama solitamente non si esprimeva in fatto di abbigliamento, essendo lui il primo a preferire uno stile informale, abbinando spesso alle camicie i jeans, ma quella mattina Kanda aveva superato sé stesso in quanto a libertà: indossava un paio di jeans strappati in più punti, secondo una vecchia moda, e la felpa di una nota palestra di boxe.

“Bah, scordati che io mi vesta a modo come i nostri due colleghi: li hai visti oggi, con lo stesso completo grigio, quasi fossero telepatici? Te lo dico io, Ozora avrebbe dovuto sposare Misaki, forse a quest'ora non sarebbe un uomo divorziato.”

Hikaru voleva ribattere, ma si rese conto che il collega non aveva poi tutti i torti.

“Sei geloso dell'affiatamento che c'è tra quei due? Temi che tra noi non accadrà mai?”

“Ma per carità! A me va benissimo così, Matsuyama, dove andrebbe a finire il divertimento se non potessi più punzecchiarti?”

In risposta Koshi ricevette una linguaccia, quasi fossero regrediti alle scuole medie. Tuttavia, se il loro piccolo team funzionava era proprio per le diversità che caratterizzavano i due componenti, a differenza della coppia Ozora-Misaki molto più allineata sulla stessa impostazione.

“Sarà meglio entrare.”

All'interno, il negozio era ordinato e pulito: una parte delle piante in vaso era esposta alla sinistra rispetto all'ingresso, mentre sulla destra gli scaffali ospitavano vasi di varie misure e decorazioni da giardino. Più avanti c'era la zona dei fiori recisi e oltre al bancone si intravedeva una piccola serra. Da dietro uno degli scaffali apparve uno dei proprietari, che trasportava un grosso sacco di terra.

“Buongiorno.” Si fece avanti Matsuyama.

L'uomo appoggiò il sacco e rispose:

“Buongiorno, posso esservi utile?”

“Stiamo cercando Taki Hajime e Kisugi Teppei.”

“Io sono Taki, Kisugi è laggiù al bancone.”

“Beh – si intromise Kanda – con i capelli corti non l'avevo riconosciuto.”

Hajime si rabbuiò, pensando che i due non fossero nel negozio per acquistare, ma fossero solamente dei cacciatori di celebrità decadute, ogni settimana qualcuno entrava solo per vedere che fine avessero fatto le due popstars.

“Se siete qui per degli autografi, avete sbagliato posto.” Disse secco.

Hikaru scosse la testa:

“Vorremmo poter essere qui per questo, ma purtroppo la faccenda è molto più grave. Io sono l'Agente Speciale Hikaru Matsuyama, lui è l'Agente Speciale Koshi Kanda. Stanotte c'è stata un'aggressione nella villa di Izawa Mamoru.”

Taki apparve veramente sorpreso dalla notizia ed anche addolorato, molte volte si era ripromesso di riallacciare i rapporti con i vecchi compagni, anche solo per ritrovarsi per una rimpatriata.

“Yuzo e Mamoru stanno bene?”

“L'informazione è riservata. - Liquidò Koshi – Vorremmo parlare sia con lei che con Kisugi.”

“Seguitemi.”

Si avvicinarono al bancone, dove Tepppei stava realizzando una confezione regalo per un'orchidea. Attesero pazientemente.

“Ecco a lei signorina. Buona giornata.”

La donna afferrò il vaso ed uscì dal negozio, lasciando soli i quattro per discutere della faccenda. Hajime mise Teppei velocemente al corrente di ciò che si erano già detti con gli agenti.

“Che brutta faccenda! - Esclamò l'ex chitarrista, rabbuiandosi – Dovremo andare a trovarli.”

Matsuyama si assunse l'ingrato compito di iniziare l'interrogatorio:

“Spero che comprendiate che stiamo indagando in ogni direzione, per cui dobbiamo chiedervi dov'eravate questa notte?”

Taki si infuriò per la domanda.

“State scherzando? Come vi permettete!?” Tuonò sporgendosi minaccioso verso Kanda.

“Vacci piano denti da coniglio!”

“Koshi!” Matsuyama redarguiva Kanda, mentre Kisugi era impegnato a trattenere Hajime dallo scagliarsi contro l'Agente, impedendogli di mettersi seriamente nei guai.

“Hajime, vai a farti un giro! Resto io qua.”

Di malavoglia l'ex bassista si allontanò.

“Vado ad innaffiare la serra.” Biascicò.

Teppei scosse la testa:

“Scusatelo, è molto nervoso ultimamente: suo figlio sta mettendo i denti e gli fa passare parecchie notti in bianco. Non mi sorprenderebbe che anche questa notte sia andata così. Per quanto riguarda me, credo di non avere un alibi, ero a casa solo. - Lo ammise candidamente. - Posso chiedervi perché sospettate di noi?”

L'Agente Kanda avrebbe voluto nuovamente rispondere che si trattava di informazioni riservate, ma Matsuyama lo precedette:

“Abbiamo saputo che il vostro gruppo si è sciolto per dei forti dissidi tra voi due ed Izawa.”

Kisugi sbuffò, passandosi una mano tra i capelli ricci.

“Se posso, quella è solo una storia montata ad arte dai giornali di gossip. Per me e Hajime quello della band è sempre stato solo un gioco. Avevamo stabilito che saremmo andati avanti tre anni, scaduti i quali abbiamo lasciato. Se fosse arrivato il successo internazionale, forse avremmo proseguito, ma non è accaduto.”

Koshi era scettico:

“E voi avreste rinunciato senza battere ciglio alla popolarità ed ai soldi?”

“I soldi che avevamo guadagnato sono bastati per comprarci questo posto e non si può dire che gli affari ci vadano male. Sulla popolarità, che dire, Mamoru è molto più a suo agio di noi sotto i riflettori.”




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E qui scopriamo che fine abbia fatto Yuzo, ma le indagini sono appena agli inizi. ;)
  
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