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Autore: mononokehime    30/08/2017    3 recensioni
Elizabeth Thompson abita a Dover, a poche miglia dalle scogliere. La sua vita scorre tranquilla e senza pensieri, fino a che non viene coinvolta in un matrimonio di convenienza con uno degli scapoli più ricchi d'Inghilterra e si ritrova a vivere in una sfarzosa tenuta dello Staffordshire.
Nonostante i mille lussi che la circondano, si sente prigioniera di una vita che non è sua e desidera solo scappare... fino a quando non incontra un affascinante ragazzo dal passato avvolto nel mistero, che complicherà ancora di più la situazione.
***
DAL TESTO:
Infilai le mani nelle tasche della felpa, mentre camminavo lentamente godendomi quel raro momento di tranquillità lontano dall'opprimente sfarzo di Rangemore Hall. Proprio mentre stavo per tornare indietro notai una figura di spalle seduta su un muretto ai limiti del parco.
[...]
Rimanemmo a guardarci in silenzio per alcuni secondi, quando lui accennò un piccolo sorriso.
«Tu devi essere la famosa principessina di Tomlinson»
Storsi leggermente la bocca, contrariata.
«Non è esattamente il modo in cui mi definirei, ma suppongo che ormai tutta Rangemore Hall mi conosca come tale»
Il ragazzo ridacchiò divertito.
«In effetti non posso darti torto. Qui si parlava di te ancora prima che arrivassi»
Genere: Fluff, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Liam Payne, Louis Tomlinson, Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU, Lime, OOC | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
Capitoli:
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Quando ero tornata alla villa non avevo incontrato nessuno, a parte un paio di domestiche che si affaccendavano correndo qua e là per le pulizie mattutine. Camminavo a passo spedito verso la mia stanza, con il cuore in tumulto per la paura di incrociare Louis. Quante volte mi ero trovata in quella situazione?
Non appena arrivai mi chiusi dentro, con il fiato corto, tentando di ricompormi. Dovevo pensare in fretta ad un piano d’azione per l’immediato futuro. Come avrei dovuto comportarmi con Louis? Avrei dovuto sottomettermi? Ribellarmi? Implorarlo di avere pietà? Cercare un dialogo costruttivo e maturo?
Ma soprattutto… come si comporterà lui con me quando lo rivedrò?
Questo pensiero aveva covato in un angolo del mio cervello fin da quando ero scappata dalla villa il pomeriggio precedente. Non era una questione da trascurare; non avevo idea di quale sarebbe stato il suo atteggiamento nei miei confronti. Forse mi aspettava il secondo round, oppure avrebbe fatto finta di nulla, continuando a comportarsi come aveva sempre fatto. Forse mi avrebbe chiesto scusa.
Scossi la testa con una risatina silenziosa.
Macché… Louis Tomlinson non chiede mai scusa a nessuno.
Non negavo di essere terribilmente in ansia per quello che mi aspettava.
E se si mettesse a chiedermi dove ho passato la notte? Non ho preso nulla con me quando sono scappata, e per giunta non ho una macchina… cosa dovrei inventarmi? Non posso di certo dirgli che ho dormito da Harry…
Gemetti serrando gli occhi.
Già, cosa avrei potuto rispondere a Louis se avesse iniziato un interrogatorio su questo argomento? Non potevo aver chiamato un taxi né tantomeno dormito in un hotel, visto che non avevo con me né il telefono né il portafogli.
Parlargli di Harry avrebbe significato guai sia per lui che per Phil, perché sicuramente a Louis non sarebbe andato a genio che io conoscessi Harry così bene da poter dormire a casa sua. Non aveva nemmeno idea che io ed il ragazzo ci conoscessimo, a dirla tutta. Non gliene avevo mai parlato per ovvi motivi, e questo avrebbe solo contribuito a peggiorare la situazione se la verità fosse venuta a galla.
Oltretutto non avevo ancora idea di come avrei dovuto affrontarlo. Sarei dovuta scendere a fare colazione con lui? Forse in un ambiente di quel tipo, circondato dai domestici, non avrebbe potuto fare mosse compromettenti.
Sì, credo sia la soluzione migliore. Almeno per ora.
Recuperai il telefono dal comodino e controllai l’ora: segnava le 7:13. Era ancora presto, quella mattina Louis sarebbe sceso a fare colazione verso le 8:00. Se non ricordavo male aveva una riunione alle 9:30, ma doveva uscire con largo anticipo per recuperare dei documenti.
Sospirai e premetti nuovamente il tasto di blocco dell’iPhone per guardare ancora una volta la foto che avevo messo come sfondo; eravamo io e Liam, abbracciati e sorridenti, alle scogliere. La foto risaliva ad un paio di mesi prima, a pochi giorni dal mio trasloco a Rangemore Hall. Cercavamo entrambi di combattere il senso di nostalgia precoce che stranamente invadeva le nostre giornate ancora prima che io partissi, perciò passavamo insieme ogni minuto disponibile. Di solito se il tempo era bello andavamo alle scogliere con una coperta, del cibo e dei libri e restavamo lì qualche ora a leggere, mangiare e chiacchierare.
Un sorriso un po’ triste si fece largo tra le mie labbra.
Mi mancava Liam, ci sentivamo davvero poco e mi sentivo un po’ in colpa per questo. Gli dicevo sempre che parlare per telefono mi faceva solo sentire di più la sua mancanza e allora avevamo gradualmente ridotto la frequenza delle chiamate.
Liam non sapeva ancora nulla di tutto quello che stava succedendo; non avevo mai ammesso con lui i miei sentimenti nei confronti di Harry.
Sono una pessima migliore amica.
Forse avrei dovuto chiamarlo. Era sempre stato un punto di riferimento per me ed era ancora strano non poterlo vedere quando volevo.
Prima di rendermene conto avevo già selezionato il suo contatto nella rubrica e fatto partire la chiamata.
A quest’ora si starà preparando per andare a fare jogging.
Chiusi gli occhi, sedendomi sul letto, mentre ascoltavo il suono sterile della linea telefonica libera. Liam rispose dopo cinque squilli.
«Pronto, Lizzie?»
«Ehi» mi ritrovai a dire, senza sapere cosa aggiungere. Sentire la sua voce calda e familiare mi aveva improvvisamente fatto venire un nodo alla gola.
«È successo qualcosa? Non è da te chiamare a quest’ora» osservò, e la sua voce non riusciva a nascondere una nota di preoccupazione.
«Avevo voglia di sentirti» risposi in un sussurro mentre delle lacrime iniziavano senza preavviso a riempirmi gli occhi, rendendo tutto sfocato. Sentii Liam sospirare all’altro capo del telefono.
«Lizzie, dimmi qual è il problema. Mi sto preoccupando, davvero. Lo sai che a me puoi dire qualsiasi cosa, ci sarò sempre per te»
A quelle parole non riuscii più a trattenere il pianto, che esplose in una serie di singhiozzi disordinati e silenziosi. D’un tratto tutto il peso dei recenti avvenimenti mi schiacciò il petto come un macigno. Faceva male.
L’immagine di Harry ritornò prepotente davanti ai miei occhi, vivida e precisa in ogni dettaglio. I suoi occhi verdi mi guardavano con un nonsoche di accusatorio, le sopracciglia leggermente aggrottate, le labbra strette tra loro in quel modo particolare che faceva comunque spuntare la fossetta sinistra che mi piaceva tanto. Harry doveva essere confuso ed arrabbiato per il mio comportamento, che si era di nuovo dimostrato maledettamente incoerente, e quel che era peggio è che sapevo che aveva tutte le ragioni al mondo per avercela con me.
«Lizzie…?» Liam tentò di richiamare dolcemente la mia attenzione.
«Scusami» farfugliai, facendo del mio meglio per tenere sotto controllo il pianto.
Lo sentii sospirare di nuovo.
«Hai voglia di parlarne?» chiese dopo qualche secondo.
Deglutii per sciogliere il nodo che mi stringeva la gola, senza successo.
«S-sono successe tante cose, Liam… ora non so che fare, ho paura che Louis lo f-faccia di nuovo, e… e… che H-Harry sia troppo arrabbiato con me…»
«Che Louis faccia cosa, Liz? Non ho capito nulla. Fai un bel respiro, cerca di tranquillizzarti e comincia dall’inizio»
Il respiro profondo che presi fu molto più tremante di quello che avrei voluto, ma me lo feci bastare. In poche parole – anche se bastarono comunque a farmi sgradevolmente rivivere il tutto – raccontai a Liam quello che era successo con Louis. Qualcosa dentro di me mi impedì di aggiungere anche l’argomento “Harry”, ma Liam diventò così furioso quando sentì la storia che se ne dimenticò.
«Quello stronzo deve ringraziare il cielo che tu stai bene, Liz! Se solo ti avesse fatto del male avrei fatto saltare per aria lui e tutta la sua maledetta tenuta» esclamò tra improperi non meglio identificati, facendomi in qualche modo sorridere nonostante le lacrime.
«È bello sentirti, Liam. Mi sei mancato» sussurrai quando si fu calmato.
«Anche tu, piccola Thompson. Quando riuscirai a tornare a Dover?»
«Non lo so» sospirai, passandomi una mano tra i capelli. «Non ho nemmeno idea di come sarà la mia vita tra due ore»
Liam rimase in silenzio per diversi secondi; riuscivo perfettamente a visualizzare la sua aria pensierosa.
«E se venissi a trovarti io?»
Spalancai gli occhi a quella domanda. Non ci avevo assolutamente pensato; poteva essere una buona soluzione. Tuttavia dovevo prima capire come gestire la situazione con Louis.
«Mi piacerebbe un sacco, ma qua è un po’ tutto un casino. Se aspetti che torni dalla colazione ti scrivo un messaggio, sperando di saperne più di prima»
«Andata. Se mi dai la conferma posso partire anche oggi stesso, mi hai beccato giusto nella mia settimana di ferie» esclamò allegro. Ridacchiai nel constatare come fosse sempre così facile per Liam alleggerire l’atmosfera.
«Allora ti scrivo più tardi» risposi con un sorriso, alzandomi dal letto e andando verso la finestra. Non appena rivolsi lo sguardo all’esterno, verso il parco, il sorriso mi morì sulle labbra.
La pioggia fitta e leggera aveva iniziato a cadere da diversi minuti senza che me ne accorgessi, tingendo il paesaggio di una fredda nota grigia e innaffiando senza pietà una figura che passeggiava noncurante tra le aiuole.
Harry.
«D’accordo, ci sentiamo dopo» replicò Liam prima di riattaccare, senza accorgersi di nulla.
Rimasi paralizzata per qualche minuto, ancora con il telefono all’orecchio, senza riuscire a staccare gli occhi dal ragazzo che vedevo fuori dalla mia finestra. Camminava con passo lento e svogliato, senza nemmeno tentare di ripararsi dalla pioggia, come se non gli importasse nulla di quello che succedeva intorno a lui. Come se sperasse che l’acqua del cielo lavasse via qualche pensiero troppo scomodo e persistente.
Avvertii una dolorosa stretta al cuore.
Quanto vorrei poter correre da lui e abbracciarlo e baciarlo e fingere che Louis Tomlinson non sia mai esistito.
Ma non potevo. Non sapevo nemmeno quando avrei potuto parlargli di nuovo.
Premetti le labbra tra loro, in un gesto inconscio che forse voleva far riemergere il sapore dei baci che ci eravamo scambiati quella notte. Funzionò troppo bene, perché sentii di nuovo le lacrime spingere per uscire; le ricacciai indietro a forza e mi costrinsi ad allontanarmi dalla finestra.
Sospirai in un misto di angoscia e frustrazione, gettandomi di peso sul letto.
Che cavolo sto facendo della mia vita?
Non avrei mai immaginato di potermi trovare in una situazione del genere. Quando ero arrivata a Rangemore Hall – e anche prima di trasferirmici concretamente – mi ero semplicemente rassegnata al fatto che avrei dovuto sacrificare per sempre tutti i sogni e le aspettative che avevo accumulato negli anni nei confronti della mia vita sentimentale. In qualche modo non avevo nemmeno considerato la possibilità di conoscere una persona che potesse farmi stare così bene, in quell’ambiente. Ero convinta che intorno a me avrei avuto solo vecchi finanzieri ed i loro figli boriosi e vanesi. Tante fotocopie di Louis Tomlinson, insomma.
Conoscere Harry era stato un imprevisto che aveva completamente stravolto la mia vita nello Staffordshire. Era entrato nella mia quotidianità in modo così naturale e spontaneo che quasi non me n’ero resa conto, ma una volta entrato era impossibile farlo uscire. Ed ero certa che sarebbe stato così anche se non mi fossi innamorata di lui.
Io… mi sono innamorata di lui alla fine, vero?
Sì, era così. Non era una semplice cotta o infatuazione; avevo avuto modo di apprezzare il carattere allegro e premuroso di Harry, la sua simpatia, la sua forza d’animo.
Mi sono innamorata di Harry Styles.
Era la prima volta che lo ammettevo apertamente, ed in qualche modo mi dava sollievo poterlo affermare. Certo, pensare a lui era come ricevere una coltellata nel petto, ma se non altro potevo essere onesta almeno con me stessa.
Osservai i panneggi del baldacchino sopra di me, come avevo fatto migliaia di volte da quando quella era la mia stanza; speravo sempre di potervi leggere magicamente una risposta a tutti i miei problemi.
In realtà sto soltanto cercando ogni modo possibile per togliermi Harry dalla testa. Senza ovviamente riuscirci.
Ad un certo punto mi arresi semplicemente alla piega che i miei pensieri desideravano così tanto prendere, e la figura snella del ragazzo tornò a riempire la mia mente. Ricordai con un senso di agrodolce nostalgia gli avvenimenti della notte precedente, i nostri incontri nel parco della villa, la prima cena alla dépendance, il racconto del suo passato, la mattina passata a guardare il Signore degli Anelli sul suo divano. Le risate, gli abbracci, i suoi sguardi che sapevano sempre leggermi dentro.
Più pensavo a lui e più mi tornavano alla mente piccoli dettagli, quasi impercettibili, che non mi ero nemmeno resa conto di aver registrato.
Quando rideva a gola spiegata la sua lingua era appoggiata ai denti inferiori e vi fuoriusciva leggermente. Quando faceva un discorso serio si muovevano solo le sue labbra, mentre il resto del viso rimaneva perfettamente immobile come una maschera di pietra. Quando voleva raccontare qualcosa di divertente cercava di mantenere un’espressione seria e neutrale, ma gli angoli della bocca gli tremavano alzandosi inevitabilmente verso l’alto e spesso finiva per ridere alla sua stessa battuta prima ancora di finire di dirla. Quando parlava sovrappensiero si sfregava il pollice destro contro l’avambraccio sinistro, seguendo a memoria la forma del tatuaggio di un’àncora che si trovava proprio lì. Si passava una mano tra i capelli molto più spesso di quanto si rendesse conto di fare, e riuscivo perfino a ricordare il gesto esatto come se ce l’avessi davanti agli occhi: con uno scatto rapido tirava indietro i capelli, quindi muoveva la mano a zig zag con le dita ancora infilate tra le ciocche per assestarle ed infine lasciava scivolare la mano a destra, sfilandola gradualmente, per far ricadere i capelli da quel lato del viso.
Scossi la testa e mi sfregai forte gli occhi con le mani per troncare quel flusso di ricordi che mi stava travolgendo. Quando diedi uno sguardo al telefono per leggere l’ora quasi caddi dal letto; mancava pochissimo alle 8, Louis probabilmente era già sceso a fare colazione.
Decisi di cambiarmi i vestiti, per non rendere troppo palese il fatto che fossi appena rientrata dopo aver passato la notte fuori. Dopo essermi infilata un paio di jeans e una delle poche t-shirts sopravvissute all’impietoso cambio di guardaroba a cui mi avevano costretta, passai in bagno per controllare in che condizioni fossi.
Lo specchio non fu clemente; constatai scoraggiata di avere due occhiaie orrende, la pelle del viso tiratissima ed i capelli in uno stato pietoso. Armeggiai alla bell’e meglio con correttore e fondotinta, mi pettinai come potevo e pochi minuti più tardi iniziai già a scendere le scale verso la sala da pranzo.
Il cuore aveva ricominciato a martellarmi furiosamente nel petto e l’ansia mi faceva sudare le mani. Il mio cervello continuava senza sosta a passare in rassegna tutte le peggiori situazioni che potevano attendermi quando avessi incontrato Louis, facendomi venire voglia di scappare dalla villa una volta per tutte; tuttavia prima che me ne rendessi conto ero già arrivata davanti alla porta della sala da pranzo.
Ormai non posso tirarmi indietro. Ora o mai più.
Presi un sospiro profondo ad occhi chiusi, quindi appoggiai una mano alla maniglia e la abbassai; la porta si aprì mostrandomi la consueta scena del tavolo apparecchiato. Le domestiche vi disponevano il cibo versando caffè nella tazza di Louis Tomlinson che, non appena mi sentì entrare, alzò lo sguardo dal giornale che stava leggendo e sorrise.





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Spazio autrice
Ciau <3
Sono quasi le due di notte e pubblico il capitolo perché ho zero sonno e poi è già mercoledì quindi tutto fa brodo.
Dunque... ennesimo capitolo strapieno di pipponi mentali di Liz ahah
La nostra protagonista è giustamente in ansia per l'incontro imminente con Louis, e per scaricare la tensione telefona a Liam che come al solito si dimostra il miglior amico che una ragazza vorrebbe avere :')
Come si svolgerà la colazione con il giovane Tomlinson?
Lo scoprirete... quando vorrete voi.

...EH.
Infatti, ne approfitto per annunciare che HO FINITO DI SCRIVERE LA STORIA (piango tantissimo) per cui potrei anche iniziare a postare anche un capitolo al giorno, visto che non ho più bisogno di un buon margine temporale per riuscire a scrivere i capitoli.
Per cui, se volete che acceleri i tempi di pubblicazione, vi invito caldamente a lasciarmelo scritto qua sotto (o anche per messaggio privato se volete) <3
Vi lascio, in via del tutto eccezionale, un'adorabile GIF di Harry per spronarvi.
Susu.

Un abbraccio,
mononokehime



 
   
 
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