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Autore: Calipso19    30/08/2017    0 recensioni
Un viaggio infinito che racconta l'ormai leggenda di un mito troppo grande per una vita sola. Una storia vissuta sulle ali della musica, respinta dalla razionalità umana, colpevole solo d'essere troppo anomala in una civiltà che si dirige alla deriva. La rivisitazione di un esempio da seguire.
( Capitolo 4 modificato in data 14 marzo 2016)
Dalla storia:
- Sono cambiate tantissime cose da quando guardavamo le stelle nel guardino a Gary.
- E ne cambieranno altrettante Mike. Se fra quarant'anni saremo ancora insieme te ne accorgerai.
Insieme.
Michael ripetè nella mente quella parola più volte, come una lezione da imparare, e concluse quel bellissimo quadro con un sorriso.
- Certo che saremo ancora insieme, non dire sciocchezze.
- Ci credi davvero Michael? - lei lo guardò con occhi seri e sinceri. - Le persone attorno a te arrivano e se ne vanno come niente.
- Certo che lo credo, anche se non so dirti in che modo. E dovresti crederci anche tu Jackie, avere un po’ più di fiducia.
Abbassò gli occhi per vedere le proprie mani cingere la vita di Jackie, scorse una piccola macchia di pelle bianca sul polso.
Chissà quanto ancora si sarebbe allargata.
Tutto cambiava, senza sosta.
Genere: Avventura, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Jackson, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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I’m selfish, impatient and a little insecure. 

I make mistakes, I am out of control and at times hard to handle. 

But if you can’t handle me at my worst, then you sure as hell don’t deserve me at my best.

 

 

 

U.S.A., Los Angeles

Aeroporto

1983, gennaio, 12 ore dopo

 

- E' sicuro che siano stati tutti scaricati? 

 

L'assistente di volo alzò le spalle e le mani. Che fine aveva fatto il bagaglio di quella signorina dalla bellezza mozzafiato ma dal carattere impertinente non lo sapeva proprio. 

Jackie sbuffò, mettendosi le mani sui fianchi.

 

- Uffa! - sbottò. - Era troppo tempo che la sfortuna non mi toccava!

 

Risentita per aver perso le tracce del suo unico bagaglio, s'incamminò a vuoto per l'area-arrivi dell'aeroporto. 

Appena sbarcata non aveva perso tempo. Impaziente di riabbracciare i suoi amici aveva fatto i salti mortali fra passaporti e vari documenti per uscire al più presto e guidare a perdifiato verso gli studi (Michael doveva sicuramente essere là).

 Ma qualcosa era andato storto: Albert non si era visto, e la sua valigia era sparita chissà dove. 

Nell'area-arrivi non c'era più nessuno ormai: erano tutti andati via dopo aver recuperato i bagagli, e anche Jackie si accinse a lasciare l'enorme sala. 

Appena fuori si accorse che un uomo distinto la guardava.

O meglio, un giovanotto come lei.

Era impossibile non notarlo, poiché era altissimo e imponente, impeccabile nel suo completo in bianco e nero.

 

Gli occhi nerissimi la stavano guardando con grande curiosità, come se stesse cercando di riconoscerla.

Assomigliava, per portamento e abbigliamento, ai BG che seguivano costantemente Michael in ogni mossa. 

In mano reggeva.. la sua valigia!

Più sorpresa che confusa, Jackie gli andò incontro. 

Non sapendo bene cosa dirgli, si limitò a fargli notare la targhetta con nome e cognome nell'angolo della valigia.

Poi, accorgendosi si essere stata terribilmente maleducata, cercò un modo per scusarsi.

 

- Lo so che è la tua - rispose lui. Aveva una voce molto profonda. - L'ho presa perché so che vuoi andare subito da Quincy e dato che non eri ancora arrivata quando l'ho vista passare, bè.. ci ho pensato io. 

 

Aveva l'aria da duro, ma il suo atteggiamento era dolce come quello di un bambino. Jackie sorrise.

 

- Grazie allora. 

 

- Che maleducato! - lui si battè una mano sulla fronte con fare infantile. - Non mi sono presentato! Io sono Thomas Anderson, vengo per conto di Albert. Sono un suo collega sai? Anzi, si può dire che lui è un mio superiore. Anch'io sono un BG di Michael Jackson! - aggiunse a bassa voce.

 

In effetti, ora che lo guardava meglio, aveva un'aria familiare. Jackie non ci aveva mai parlato perché parlare con i BG era contro le regole: significava distrarli dal loro lavoro, e ciò era vietato. Lui continuò più rilassato.

 

- Mi ha affidato il compito di venirti a prendere e portarti da loro. Albert non è potuto venire perché era in servizio, così sono venuto io. Spero non ti dispiaccia. - E le sorrise. Un sorriso radioso e sincero. 

 

- Affatto. Ti ringrazio molto. - E anche lei sorrise. 

 

Se ne andarono subito e salirono in macchina. L'aereoporto scomparì lentamente alle loro spalle e i due giovani cominciarono a parlare e a conoscersi.

Thomas era un ragazzo intelligente, colto e dalla mente aperta. Jackie lo ritenne da subito estremamente simpatico. Lui le raccontò la sua storia. 

 

- Sono nato nel Kentucky. Mio padre si chiama Aaron e mia madre Keira. Ho anche due sorelle più piccole, Alanna e India, e un fratello più grande, Mathew. Alanna è sempre in viaggio per il mondo per lavoro: è medico ed è volontaria in un'associazione che si occupa dei malati di lebbra in Asia. India è un'avvocato e Mathew un ingeniere. Abitavamo tutti in una villa di campagna accanto ad un ippodromo dove imparai anche a montare a cavallo all'età di dieci anni. C'era un parco bellissimo di cui conservo tanti ricordi splendidi. 

 

Veniva da una famiglia aristocratica, e i suoi modi garbati e il tono gentile della voce sottolineavano le sue nobili origini.

 

- Prima di diventare BG volevo fare l'architetto, ma era un sogno impossibile: non riuscivo a tenere in mano una matita e così, data la mia robusta costituzione, mio padre mi consigliò di tentare in questa direzione. Sono contento di averlo fatto.

 

Inoltre era molto discreto: non c'era una domanda che non le ponesse a cui non aggiungesse un tocco di riservatezza nella voce, come se si trattasse di un segreto, qualunque fosse il loro argomento.

Lei non gli raccontò la sua storia, non si sentiva abbastanza in confidenza per farlo, e non amava parlare di sè. E lui non insistette. 

 

- E tu da quanto tempo conosci Michael Jackson? - le chiese lui dopo un pò.

 

- Da tantissimo tempo. Avevo circa tre anni quando lo conobbi.

 

- E' un sacco di tempo! E' magnifico che siate ancora insieme a lavorare! Si tratta proprio di una grande amicizia!

 

- Già.. grande davvero… 

 

Parlarono ancora. Poi, un ingorgo stradale li costrinse a rallentare la loro corsa verso gli studi. Jackie era nervosissima: non poteva aspettare ancora e quell'attesa la faceva impazzire.

Thomas era divertito dal suo modo di fare. 

Le lanciava di continuo sguardi che tentava di nascondere, e i suoi occhi erano pieni di dolcezza e ammirazione.

Jackie era lusingata da tutta quell'attenzione e anche un poco imbarazzata: sapere che quegli occhi la stavano guardando con tanta attenzione quasi come per attraversarla le faceva arrossire le gote, e il suo stomaco sobbalzava ogni volta che i loro occhi si incontravano sulla stessa strada. 

Oh che immenso turbinio di emozioni l'avvolgevano su quella infinita autostrada!

 

---

 

U.S.A. Los Angeles

finalmente agli studi Sony, area cinema

1983, qualche ora dopo 

 

Si sentiva talmente bene che anche l'aria le sembrava più profumata. 

Da quando era scesa dall'auto di Thomas non aveva smesso di sorridere un solo attimo e man mano che saliva le scale, che si avvicinava al luogo dove lavoravano Quincy e Michael, sentiva il cuore battere sempre più rapidamente nel petto. 

Quando poi, giunta all'entrata della sala dove proprio in quel momento si stavano svolgendo le riprese, sobbalzò appena vide il gruppo di Body Guard davanti alla porta, alcuni dei quali intenti a godersi i minuti di pausa.

Immediatamente in molti la notarono, ma il primo ad averla guardata, il più grosso e robusto di costituzione, era proprio suo fratello Albert, che appena la riconobbe sobbalzò.

 

- Dolcezza!!! - esclamò. 

 

- Albert!

 

Jackie ignorò Thomas dietro di lei e corse incontro all'uomo gigantesco che l'accolse nel suo abbraccio. Che bello rivedersi!

 

- Come sono contento che tu sia qui! Come hai passato il Natale? Come stanno tutti laggiù? 

 

Jackie si accinse a rispondere alle domande e a porne di proprie, quando poi vennero raggiunti da Thomas, che era rimasto in silenzio e in disparte ad attendere la fine dei loro saluti.

 

- Grazie per averla accompagnata Tom. - lo ringraziò Albert. Il giovane scosse la testa. 

 

- Dopo tutti i favori che mi hai fatto Al, questo è il minimo! - rispose accarezzandosi i capelli scurissimi. Jackie sorrise, quando una voce rimbombante risuonò dietro di loro.

 

- Che mi venga un colpo se colei che vedo non è che la mia Jacqueline Annie Foster! - Quincy comparve improvvisamente, a dir poco sorpreso e quanto mai felice. Gli occhi assonnati da tante ore di lavoro si illuminarono immediatamente e anche il suo volto venne illuminato da un sorriso radioso. 

Non appena vide il suo caro "papà", Jackie gli saltò in braccio.

 

- Oh Q, come sono contenta di vederti! - gli disse baciandolo sulle guance. 

 

- E io di vedere te! - rispose prontamente lui. - Va tutto bene? 

 

Lei annuì e parlarono un pò, ma non molto.

 

- Dov'è Michael? - domandò lei impaziente. 

 

- Stanno girando. Non è conveniente entrare ora: aspettiamo almeno un'oretta, poi non avrò problemi a farti entrare. E' che siamo leggermente in ritardo (tanto per cambiare) e Michael è un gran perditempo: sta lì a montare e disfare per ore la stessa cosa, finché non viene perfetta come vuole lui. 

 

- Se migliora il progetto però, non mi sembra una gran perdita di tempo.. - notò Jackie, che conosceva fin troppo bene Michael per non sapere di questa sua particolarità. 

 

- Hai ragione, ma non tutti sono del nostro parere .. - Q sorrise. - Nel frattempo, andiamo a prenderci un caffè? Sono stanco morto! 

 

Parlarono del più e del meno, ma in particolare, di lavoro. Q la aggiornò sulle ultime novità e lei rimase ad ascoltarlo attentamente. 

Poi, quando per il produttore venne il momento di tornare al lavoro, fu Thomas a farle compagnia. 

Le si sedette vicino e le sorrise. 

 

- Mi piacciono gli animali - cominciò. - Purtroppo mia madre ne è allergica e quindi non ho mai avuto altro che tartarughe di terra e pesci rossi. A te piacciono gli animali? 

 

Come possono non piacere gli animali? Loro, che non fanno mai torto a nessuno, che non portano rancore e a cui non importa altro che avere cibo e amore? Si, Jackie adorava gli animali, forse assai più degli uomini, e non trovò difficoltà nell'andare d'accordo con Tom anche su questo argomento.

Lui era così simpatico e comprensivo… le ricordava tanto il suo Michael ma era davvero molto tempo che non gli parlava, che non sentiva la sua voce. 

Cercando di distrarsi dalla voce allegra di Thomas, attese il segnale di Q.

La porta si aprì un'ora e mezza dopo.

 

- Ok, hanno finito una scena. Devono ritoccare l'ultima parte ma penso che ora tu possa entrare senza problemi. Li stanno truccando. - e fece strada.

 

Jackie, che nel frattempo era riuscita ad andare a comprare nel negozio vicino allo studio un gran mazzo di fiori colorati, con tanto di nastro e carta filante, entrò nella sala seguita a ruota da Albert, Thomas e da un loro collega. 

Il set era così incredibilmente realistico: era lo sfondo del videoclip di Thriller che, a giudicare dalla qualità degli elementi presenti, sarebbe stato sicuramente un successone. 

Accanto al set, un disordinato groviglio di persone cerchiavano una sedia sulla quale era seduta una figura a lei ben nota. 

Era dimagrito, e sul volto un'aria assai concentrata. Gli occhi non lasciavano scaturire alcuna emozione se non la sua straordinaria professionalità. 

La tuta rossa di cui era vestito gli donava a pennello. 

Jackie cominciò a sorridere, senza volerlo, semplicemente per pura felicità.

Tuttavia non osò chiamarlo, poiché una ragazza accanto a lui stava truccandogli il viso, che appariva deformato sotto quegli spessi strati di nero, che lo facevano sembrare un vero cadavere. 

Era un effetto meraviglioso, ma come poteva lui parere uno zombie, con quell'aria buona e innocente di cui non poteva liberarsi?

Lei non lo chiamò, ma fu lui, comunque, a venire da lei. 

Senza aver sentito nè la porta, nè la voce di Quincy che era tornato, la pupilla dell'unico occhio aperto si mosse dalla sua parte e per un pò restò così, fissa su di lei, con uno sguardo privo di espressione.

Jackie si chiese se la stesse vedendo, o se guardava senza vedere, e le risposte arrivarono quando lui, come se si fosse svegliato da un sogno, aprì anche l'altro occhio e sobbalzò, voltando la testa dalla sua parte. 

La sua espressione incredula era così buffa che Jackie scoppiò a ridere. 

Quella risata così spontanea fu il gesto che serviva per farlo esplodere.

 

- Jackie!!! - esclamò, finalmente, con la sua voce di sempre, con la sua meravigliosa voce da bambino felice, che era davvero.

 

Senza curarsi della sua truccatrice sorpresa, nè del film da continuare, nè della sua collega che aveva inavvertitamente investito, Michael si precipitò dalla sua compagnia di giochi, fermandosi solo per un attimo a due metri da lei, come per constatare che ci fosse sul serio, e poi raggiungerla. 

 

- Come sono contento di vederti! - si bloccò davanti a lei, consapevole che una moltitudine di occhi li stavano guardando, e poi l'abbracciò euforico. 

 

- Michael! - Jackie si strinse forte a lui, al settimo cielo. Insieme risero, contenti di essere di nuovo insieme. 

Quincy li guardava sorridendo, anche lui evidentemente felice, perché di sorrisi così, da parte di Michael, non ne vedeva da un bel pezzo. 

 

 

  
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