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Autore: Estethell    01/09/2017    2 recensioni
Grazie a una promozione, il soldato nazista (non per scelta) Ludwig viene inviato nel campo di concentramento prussiano come co-amministratore di suo fratello, il feroce Gilbert.
Contemporaneamente nel campo arrivano dei prigionieri che vengono subito smistati nei vari blocchi dormitorio-fabbrica. Il blocco H3T4-L14, sopranominato hetalia, è amministrato direttamente da Gilbert ed è il luogo peggiore di tutto il campo. In poco tempo vi si ritroveranno prigionieri di vari paesi, tra cui un dissidente politico e filo-russo lituano, un polacco che aiutava gli ebrei a fuggire dai rastrellamenti tedeschi, un ex soldato volontario francese, una spia canadese e un partigiano italiano.
Ludwig cercherà in ogni modo di aiutare i poveri malcapitati del blocco H3T4-L14 a sfuggire dalla violenza del fratello, sviluppando sentimenti nuovi e complessi per il dolce e ingenuo italiano, mentre Gilbert scoprirà grazie a un timido canadese che l'amore vince su ogni cosa, anche sulla violenza.
Principalmente Gerita e Prucan, Fruk sullo sfondo, qualche accenno di Rusliet.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Il dormitorio che si trovava nel blocco H3T4 era poco distante al fabbricato metallurgico L14 a lui associato, e piuttosto vicino al perimetro recintato ed elettrificato del campo. Nell’entrare nello stabile Toris Laurinaitis rimase a bocca aperta per lo sgomento. Al suo interno file interminabili di cuccette di legno erano appoggiate sui due lati dell’edificio, riducendo lo spazio del già piccolo stabile ad un lungo corridoio. Tutte le cuccette erano riempite di paglia dall’odore ripugnante e dal colore innaturale e alcune erano occupate dai malcapitati che prima di lui erano arrivati in quel girone infernale mentre altre in quel momento stavano conoscendo i loro nuovi inquilini. Tutte le cuccette erano larghe in modo tale da farci entrare comodamente una persona sdraiata, peccato che quei sadici dei suoi secondini avevano avuto la brillante idea di stiparne due per letto.

Toris era stato assegnato alla cuccetta T3 e mentre la cercava sperava con tutta la sua anime che fosse vuota, ma soprattutto che avesse della paglia meno marcia delle altre. Con sua grande delusione, la cuccetta era già occupata da un ragazzo dai capelli lunghi e biondi e dall’aria nervosa che sembrava avere all’incirca la sua stessa età.

“Scusami, è questa la cuccetta T3? Sono stato assegnato ad essa poco fa”

Il ragazzo biondo gli lanciò uno sguardo timido e annuì velocemente facendogli spazio nel letto. Nel salire sulla cuccetta Toris notò con un certo disappunto che la paglia era esattamente uguale a quella degli altri letti, se non peggiore. Sospirando sconfitto si sedette vicino al suo nuovo coinquilino e dopo qualche istante di esitazione cercò di avviare un qualche tipo di discorso.

“Ehm… dunque io sono Toris Laurinaitis, sono lituano e sono arrivato qui soltanto da qualche ora, tu chi sei?”

“Mi chiamo Feliks Lukasiewicz” Rispose timidamente.

“Hai un accento molto forte, sei per caso russo?” Chiese bonariamente il ragazzo bruno.

A quelle parole lo sguardo di Feliks mutò in un cipiglio arrabbiato mentre il suo atteggiamento divenne più sicuro di sé e sfrontato.

“Cosa diavolo stai dicendo, novellino? Io sono polacco, non russo, non paragonarmi a quella gentaglia che cerca da secoli di conquistare il mio amatissimo paese. Non vedi che sono totalmente differente da loro? Che cosa ti ha fatto pensare a una cosa simile?”

Toris fu letteralmente investito da una fiumana di parole, esclamazioni, insulti e domande che velocemente si discostarono dall’argomento iniziale della discussione. In poco tempo Feliks raccontò in modo dettagliato la sua vita e le sue passioni a Toris che rimase basito ad ascoltare le chiacchiere inutili del compagno. Così Toris scoprì che Feliks era nato e vissuto a Varsaviain una famiglia ricca, che con lo scoppio della guerra e l’invasione tedesca aveva cercato di aiutare le persone di religione diversa da quella cristiana a fuggire, per poi essere catturato e deportato in quel campo di concentramento circa un anno prima. Toris scoprì inoltre che il suo colore preferito era il rosa e che aveva un pony che adorava alla follia e che lo aspettava a nella sua villa a Varsavia.

Dopo ben cinque minuti di chiacchiere varie, Feliks si fermò e sorridendo al ragazzo lituano fece segno con la mano verso la cuccetta.

“Tu mi piaci sai? È dato che mi piaci ti permetto di avere un quarto della mia cuccetta. Ovviamente il resto dello spazio è il mio e lo pretenderò quando andremo a dormire, ma proprio perché mi sei simpatico ti offro un po’ di spazio in più di quello che generalmente concedo” E senza dire altro (per fortuna) o domandare qualcosa a Toris, gli girò le spalle interessandosi alle persone che entravano nello stabile.

Toris voleva piangere.
Da quando nell’operazione congiunta con la Lettonia e l’Estonia di qualche mese prima era stato catturato e incriminato per dissidenza politica e sostegno alla politica filo-russa la sua vita era diventata un calvario. Era stato prima imprigionato con i suoi compagni di operazione Eduard e Raivis in una prigione lituana filo-tedesca, poi successivamente diviso dai suoi compagni e deportato nel campo di concentramento prussiano. Toris era seriamente preoccupato per i suoi compagni e soprattutto per l’esito dell’operazione, che altro non era che un sabotaggio ai danni del governo tedesco in Lituania e un possibile appiglio per una penetrazione russa nel territorio, e sperava con tutto sé stesso che le altre squadre impegnate nell’operazione avessero concluso con successo il loro compito.

Sospirando cercò di rilassarsi sistemando le poche cose che gli avevano consegnato dopo essere passato nel lavaggio comune e aver visto tutti i suoi averi essere bruciati: una coperta rattoppata e leggera come una maglietta di cotone e una gavetta ammaccata di latta con due posate storte. Dalle storie che aveva sentito dire in giro doveva cercare di tenersi stretto quelle poche cose che aveva perché potevano essere facilmente rubate e di certo le guardie non glie ne avrebbero date altre.
Il ragazzo decise di avvolgere la coperta intorno alla gavetta e di mettere il sacco così formatosi sotto la paglia lercia, cercando di occultarne l’esistenza e sperando che il suo compagno di cuccetta non si appropriasse anche di quello.

Mentre cercava di raggruppare la paglia sopra il fagotto una voce flebile cercò di richiamare la sua attenzione, fallendo miseramente. Al quarto tentativo la vocina riuscì a farsi sentire da Toris.

“Mi scusi! Potrebbe gentilmente dirmi dove posso trovare la cuccetta C2? Io non riesco a vedere bene i numeri”

Lo sguardo di Toris si abbassò sulla figura alta, esile e molto graziosa di un ragazzo biondo con grandi occhi violetti. La sua voce bassa e i suoi atteggiamenti timidi lo presentavano come un ragazzo estremamente gentile, innocente e molto sensibile. Il suo sguardo supplichevole rimase fisso sul lituano finché quest’ultimo non gli sorrise e scese dalla sua cuccetta.

“Certo, con molto piacere. Sono Toris Laurinaitis, tu come ti chiami?”

“S-sono Matthew Williams” Rispose arrossendo leggermente “Purtroppo nel lavaggio mi hanno portato via tutto compreso gli occhiali e non riesco a vederci bene. Ho tentato di dirgli che erano essenziali per me, ma non mi hanno ascoltato!”

Toris non aveva dubbi a riguardo. Matthew sembrava la tipica persona che poteva passare inosservata anche in una stanza completamente priva di ostacoli visivi. La sensazione che lui fosse in realtà una spia di qualche esercito si insinuò in lui velocemente, spinta da un’incredibile curiosità per quel ragazzo così fuori luogo.

“Sei per caso una spia?” Chiese improvvisamente mentre arrivavano alla cuccetta C2.

“Si! C-come hai fatto a capirlo? Ho operato nella divisione canadese dell’esercito inglese, mio fratello invece opera nell’esercito americano come aviatore. Spero di rivederlo un giorno”

Lo sguardo del canadese si oscurò al pensiero del fratello ormai chissà dove e Toris provò una certa pietà per lui. Si fermò davanti una cuccetta vuota e la indicò con la mano.

“Questa è la tua cuccetta. Sei stato molto fortunato, sembra vuota al momento”

“Ti ringrazio dell’aiuto che mi hai dato, Toris. Quardo riusciremo ad uscire da qui ti inviterò senz’altro a mangiare pancakes con sciroppo d’acero a casa mia!”

Matthew sembrava davvero convinto di quello che diceva come se fosse certo che prima o poi sarebbero usciti tutti sani e salvi da quel luogo mostruoso. Toris lo osservò senza parole mentre saliva con difficoltà le scalette per arrivare alla sua cuccetta per poi lanciargli un sorriso e salutarlo con la mano mentre sistemava i suoi averi sul letto.
Matthew era troppo gentile e ingenuo per quel luogo e Toris sapeva che sarebbe stato mangiato vivo, e che sicuramente non sarebbe sopravvissuto a lungo.

 

“Su, un ultimo sforzo, siamo quasi arrivati… così, da bravo… oui, ci siamo! Eccoci al blocco H3T4. Ora dobbiamo cercare soltanto il tuo nuovo letto”

Feliciano annuì e sorrise al gentile ragazzo francese che si era preso cura di lui da quando era arrivato in infermeria e lo aveva accompagnato fino al blocco dove si trovava il suo dormitorio. Era molto grato a quell’uomo che lo aveva aiutato così premurosamente, anche se gli aveva palpeggiato il fondoschiena varie volte.
Il treno che lo aveva deportato dall’Italia fino al campo era arrivato nel tardo pomeriggio e ormai era già sera inoltrata quando Feliciano vide per la prima volta lo squallido dormitorio che sarebbe diventato la sua nuova casa per chissà quanto tempo. Feliciano sperava per poco, ma vista la situazione in cui si trovava dubitava fortemente di quella speranza.

Si sentiva tutto indolenzito a causa delle bastonate che aveva ricevuto diverse ore prima e che gli avevano lasciato sulla pelle enormi lividi scuri, mentre sul volto Francis aveva coperto le varie escoriazioni con delle bende di cotone. Ma nonostante ciò, Feliciano provava una specie di calore nel petto nell’aver saputo dall’infermiere francese che uno delle guardie del campo si era preoccupato di assisterlo nel lavaggio e di accompagnarlo nell’infermeria assicurandosi che ricevesse le cure adatte. Certo, questo non significava nulla, magari quell’uomo aveva agito solamente per non perdere un paio di braccia destinate al lavoro in fabbrica, ma il pensiero che anche tra le guardie disumane che lo avevano ridotto così ci fosse qualcuno dotato di bontà gli riempiva il cuore di felicità.

Entrando nello stabile Francis si guardò in giro sforzando la vista nella penombra e sorrise ai nuovi arrivati che avevano occupato le cuccette.

“O là là, il dormitorio si è ripopolato! Non è una bella cosa, Feliks?” Chiese sorridendo a un ragazzo biondo che intanto chiacchierava con il suo coinquilino dall’aspetto piuttosto stanco.

Feliks guardò Francis con sospetto ma non rispose, preferendo tornare a tormentare il povero ragazzo bruno con le sue chiacchiere.
Francis rise e cominciò a camminare nel corridoio tra le cuccette presentandosi a tutto, lanciando occhiolini e bacetti dappertutto e sorridendo finché non si fermò davanti una cuccetta coperta di paglia putrida.

“Ecco la cuccetta numero P4, la tua cuccetta. Inoltre è anche vicino alla mia, non sei contento?”

Feliciano in effetti era contento di avere qualcuno vicino durante la notte. Era stato abituato fin da piccolo a dormire nello stesso letto abbracciato a suo fratello e le prime notti passate senza stare al suo fianco erano state quelle dentro il vagone, per questo l’avere qualcuno a fianco, anche sconosciuto, lo avrebbe certamente tranquillizzato.

Salito sulla sua cuccetta, l’italiano iniziò a sistemare la coperta e la sua gavetta in modo tale da non dargli fastidio durante il sonno, quando nel dormitorio entrarono all’improvviso due uomini vestiti di pelle nera. Uno di loro aveva in mano una grossa torcia con cui illuminava direttamente i volti dei prigionieri, accecandoli.

“Bene bene, signori, vedo che vi siete accomodati nei vostri bei lettini!” Esclamò una voce urlando con il suo forte accento tedesco.

Feliciano riconobbe subito quella voce attribuendola all’albino che diverse ore prima lo aveva picchiato senza pietà. D’istinto si ritirò nella cuccetta cercando di non farsi vedere, ma il fascio di luce lo individuò e puntò dritto sul suo volto costringendolo a chiudere gli occhi e chinare la testa.

“Ah ma tu sei l’italiano sordo di prima! Vedo che sei riuscito a cavartela, allora gli italiani hanno anche la pelle dura, non solo la testa! Dovresti ringraziare il mio fratellino se hai ancora tutti i denti per poter masticare il pane, sporco maccherone, altrimenti ti avrei davvero ridotto in una purea di patate, kesesese!”

Il fascio di luce si allontanò dal volto dell’italiano che si nascose sotto la coperta tremante dalla paura.

“Tornando a noi, io e mio fratello Ludwig siamo qui per informarvi che saremo i vostri nuovi responsabili. Vi controlleremo per tutto e qualsiasi cosa voi vogliate fare, anche andare a pisciare, dovrete chiedere il permesso a noi, sia chiaro? Ogni atto di disobbedienza sarà severamente punito” Il fascio di luce illuminò un cumolo tremante nascosto sotto una coperta logora “Bene, detto questo, buonanotte stronzetti. Cercate di riposare bene perché domani inizierà l’inferno per voi”

Una risata isterica riecheggiò nello stabile mentre i due soldati si allontanavano a grandi passi lasciando i prigionieri al buio in un silenzio tombale.

Nota dell'autore

Ed ecco un altro capitolo finalmente!! La stesura sta andando bene quindi spero di pubblicare spesso in breve tempo :D
Come al solito perdonate errori di vario tipo ><

Bene, cosa dire? Innanzitutto povero Lituania nelle mani di Polonia x'D In effetti io non amo molto Polonia perciò scusatemi se l'ho caratterizzato un po' male!
I personaggi usati in questa ff non sono presi a caso, ho cercato di prendere tutti i paesi che bene o male sono stati invasi dalla Germania nell WW2. Certo ne mancano alcuni ma non volevo usare troppi personaggi per non appesantire la storia.

Canada fatti valere che qui ti mangeranno vivo DX

Al prossimo capitolo ;) Se avete qualche consiglio da darmi o per commentare la storia sono a vostra completa disposizione!!
   
 
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