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Autore: bebe    02/09/2017    2 recensioni
Una ragazza ricca, figlia unica di un famoso produttore, fidanzata con il rampollo di un'altra agiata famiglia californiana, ovviamente approvato dal padre, incontra un attore più grande di lei, con un intenso passato sentimentale e se ne innamora. ricambiata. Ma riuscirà il loro sentimento a resistere alle malelingue, ai pettegolezzi, ed all'ostilità del padre di lei?
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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I due giorni scarsi che mancavano all’arrivo di Ryan a Los Angeles passarono lentissimi per Victoria, vuoi perché aveva discusso col padre per vie delle foto sue alla Con di San Diego, vuoi perché non era certo avvezza a frequentare clandestinamente uomini sposati, per di più famosi ed a rischio paparazzate. Tuttavia, l’agitazione mista a nervosismo della ragazza era spazzata via dalle telefonate o dai messaggi che le inviava puntualmente Ryan, il quale sembrava invece tranquillo, tanto da spingerla a chiedersi se quella calma fosse dovuta ad un certo allenamento all’infedeltà seriale o se era proprio così caratterialmente.

Era impaziente, non vedeva l’ora di rivederlo. Per quanto razionalmente sapesse che questa storia era rischiosa, e che c’erano più contro che pro, non riusciva a fare a meno di sentirlo o anche solo pensare a lui. Nonostante il caos che regnava in quel momento nella sua vita, i dubbi e le incertezze, lui era in qualche modo l’unico suo punto fermo. Ciò era sicuramente dovuto dal fatto che era più grande di lei, quindi sapeva bene come gestire certe situazioni, ma c’era innegabilmente un’intesa quasi naturale fra loro, e spesso lui era riuscito a capire gli stati d’animo della ragazza solo sentendo la sua voce al telefono o interpretando l’uso della punteggiatura o delle emoticons sui messaggi che si scambiavano e per Victoria era una manna dal cielo avere qualcuno che si preoccupasse di come stava lei e di cosa voleva, dopo i 3 anni passati ad adattarsi a Josh e ad soddisfare le sue aspettative.

Con suo padre non aveva più toccato l’argomento, tanto Andrew aveva già chiaramente detto come la pensava su Ryan, e Victoria sapeva bene che quando suo padre prendeva in antipatia qualcuno era quasi impossibile fargli cambiare idea. Se avesse immaginato che in realtà la figlia lo stava frequentando avrebbe fatto il diavolo a quattro. Non ne parlò nemmeno con sua zia Charlotte, perché aveva capito che l’idea della storia clandestina la impensieriva. Per fortuna aveva Skyler, sempre pronta a rassicurarla ed a minimizzare i suoi dubbi e sensi di colpa. Fu proprio la sua migliore amica a darle l’indirizzo di un piccolo hotel piuttosto anonimo ma carino, situato fuori mano, alla larga dai luoghi frequentati solitamente dalle celebrità e, di conseguenza, dai paparazzi. Certo, non era il Four Seasons, ma era pulito e soprattutto al riparo da occhi ed attenzioni indiscrete.

Ryan era arrivato prima di mezzogiorno, l’aveva avvisata con un messaggio, e lei gli aveva inviato l’indirizzo dell’hotel, restando d’accordo per vedersi direttamente lì quella sera stessa intorno alle 19. La ragazza contò le ore che la separavano da quell’incontro, eccitata ed impaziente di rivederlo. Uscì un po' prima dall’ufficio, per andare a prendere del sushi al giapponese, una bottiglia di vino bianco, acqua e dei fiori per abbellire la stanza. L’hotel aveva anche il servizio in camera, ma voleva essere certa di dare nell’occhio il meno possibile. Fece il check in appena prima delle 19, e lasciò una generosa mancia alla receptionist, per essere sicura che non facesse troppe domande e poi salì subito in stanza. Era piuttosto anonima, pulita ed in ordine, ma senza troppi fronzoli. Si ingegnò subito per renderla più carina sistemando i fiori qua e là, sui comodini e sulla scrivania accanto alla finestra, sistemando anche delle tovagliette con sopra i vari contenitori del take away giapponese.

Non mancava molto all’arrivo di Ryan, così nel mentre si diede una controllata, si passò un po' di trucco, ravvivò con una spazzola i capelli, cercando di mettere a tacere quel suo grillo parlante interiore che le consigliava di troncare questa cosa, prima che fosse troppo tardi.

I minuti passavano, ormai erano già le 19 da un po' ma di Ryan nessuna traccia. Controllava il cellulare quasi ogni due minuti e stava quasi per inviargli un messaggio, quando sentì bussare alla porta. Si alzò, quasi di scatto, ed andò ad aprire, trovandosi di fronte proprio Ryan.

“Ciao! Scusa, lo so, sono in ritardo! C’era traffico!” le disse vispo, e con quell’aria da paracarro, chiudendosi velocemente alle spalle la porta, nemmeno fosse inseguito da un serial killer.

“Ciao a te” ripose lei. Ora che ce l’aveva davanti, non sapeva bene cosa dire, cosa fare, né cosa lui potesse aspettarsi da lei. Tuttavia, lo trovava ancora più bello di quanto ricordasse, nonostante l’aria un po' stanca.

Lui fece qualche passo nella stanza, guardandosi intorno.

“E’ carina” disse.

“Ma questi fiori?” rimarcò, fra il curioso ed il divertito.

“Quelli li ho presi io. Insieme al sushi. Ho pensato che potessi avere fame. Io ne ho! E non volevo scomodare il servizio in camera. Meno diamo nell’occhio, meglio è, giusto?” rispose.

Lui annuì.

“Ho pensato che con qualche fiore in giro, la stanza sarebbe sembrata meno anonima” aggiunse.

“E’ carino, davvero. “ la rassicurò lui, voltandosi verso di lei e guardandola con uno sguardo davvero dolce ed intenso.

“E anche tu sei carina. Molto più carina di quanto ricordassi” aggiunse sorridendo, quel sorriso sghembo da mascalzoncello.

“Grazie. Anche tu non sei male” rispose divertita.

“Sei nervosa?” le domandò di getto “Senti Victoria, non devi per forza rimanere se non vuoi. E non dobbiamo per forza….bè, hai capito, no?” la rassicurò.

“Si, si, lo so” disse lei “Non sono nervosa. Cioè si, in realtà si. E’ che è tutto nuovo e non so bene cosa fare o dire” ammise, stringendo le spalle.

“Intanto direi di mangiare. Ho una discreta fame anche io. Hai avuto un’ottima idea a portare del sushi” riprese a dire lui, facendole segno di sedersi con lui a quella scrivania che sembrava restare in piedi per scommessa, ma che servì da tavolo in quel frangente.

“Com’è andata oggi? Sembri stanco” gli domandò lei, fra un boccone di sushi e l’altro.

“E’ andata bene. Una pallosa intervista e poi qualche foto, ma non posso lamentarmi! Sono un po' stanco però. Stamattina ho preso il primo aereo, ma sto bene. Tanto non dormo mai troppo!” le disse “Ho una specie di sveglia interna, non importa a che ora vada a dormire, alle 5,30 mi sveglio!” le spiegò.

“Davvero?” rimarcò sorpresa, ma anche divertita “Io non ce la potrei fare. Quando posso, mi piace dormire!” ammise.

“A volte piacerebbe anche a me dormire di più, ma alle 5,30 apro gli occhi, come un cretino. E non posso dare la colpa alle mie figlie perché ero così anche prima. Ma ha cosa ha i suoi vantaggi! Riesco a fare un sacco di cose prima che si svegli il mondo. Incluse due colazioni” rise, per poi mangiare il suo ultimo boccone di sushi.

“Mi fa piacere rivederti” riprese poi a dire, dopo qualche istante di silenzio, forse cogliendo di sorpresa Victoria.

“Anche a me” rispose, senza esitazione.

“Quindi, non hai cambiato idea e non ti è venuta voglia di tornare col broccolo, giusto?” aggiunse lui, per sdrammatizzare forse, strappandole una risata.

“No, direi di no, nemmeno per sbaglio. Non so bene come andrà a finire questa cosa con te e non saprei nemmeno definirla, ma so con certezza che chiudere con Josh è stata la cosa migliore, anche se mio padre non ha ancora metabolizzato la notizia” aggiunse, per poi spiegargli dei tentativi di Andrew di farla riappacificare col ragazzo.

“Chissà se sapesse che ci vediamo!” osservò Ryan.

“Lasciamo stare. Ha visto le foto, quelle della Con e mi ha fatto una specie di ramanzina, nemmeno tu fossi l’anti Cristo!” rispose sbuffando.

“Immaginavo di non andargli molto a genio! L’avevo sospettato quando ci siamo incontrati per sondare il terreno per Deadpool. Era solo un’impressione, ma adesso ne ho la certezza. Non è che mi senta di biasimarlo, dopotutto. Se una delle mie figlie fosse fotografata con un attore più grande, sposato e con un divorzio alle spalle, con una carriera traballante per giunta, nemmeno io farei i salti” osservò.

“Non mi serve il suo permesso. Decido da sola chi frequentare o meno. Ormai ci ho preso gusto a fare quello che mi va e basta, senza troppi patemi. Hai creato un mostro” rise.

“Se tutti i mostri fossero così, ci farei la firma” rimarcò lui, fissandola così intensamente da farla quasi sentire nuda.

Si fissarono senza dire nulla per qualche istante, poi Ryan allungò una mano e le accarezzò una guancia, per poi avvicinarsi e baciarla. Non si erano ancora nemmeno sfiorati da quando era arrivato. Fu un bacio dolce, lieve, come un voler tastare il terreno. A San Diego erano stati a letto insieme, ma era passato del tempo ed anche se si erano comunque sentiti ed ora erano in quella stanza d’albergo, Ryan non dava per scontato che ci sarebbe stato un bis, né voleva in alcun modo forzarla.

Victoria, dal canto suo, rispose a quel bacio, senza esitazione. Le era mancato, e quasi si era dimenticata di quanto fossero morbide ed invitanti le sue labbra sottili.

Incoraggiato dalla sua risposta, Ryan intensificò il contatto fra di loro, e quasi senza sapere come, la ragazza si ritrovò seduta sulle sue gambe. Lui continuava a baciarla, scendendo con una mano dalla sua guancia al suo collo, sfiorandolo quasi, e dandole i brividi, mentre con l’altra le accarezzava la schiena, stringendola appena a sé, con fare piacevolmente possessivo.

Andarono avanti a baciarsi per un tempo che le parve infinito, mentre l’atmosfera in quella stanza iniziò decisamente a scaldarsi. Ad un certo punto, lei si staccò dalle sue labbra, per riprendere fiato. Lo guardò, gli sorrise, accarezzandogli con le dita i capelli sulla nuca, e poi si alzò, ed iniziò a sbottonarsi la camicetta che indossava, con studiata lentezza e senza lasciare il suo sguardo. Lui sembrava gradire, e la fissava come se fosse un’enorme torta al cioccolato e panna, era incollato alla sua figura, che accarezzava con lo sguardo. Aspettò che la ragazza si sfilasse anche la gonna, e poi si alzò, con uno scatto veloce, quasi felino, per riavvicinarsi a lei e riprendere a baciarla, lasciando scorrere le mani lungo la sua schiena e sulle sue curve.

Non c’era disagio, non c’era imbarazzo, stava succedendo tutto in modo molto naturale fra loro, di nuovo. Fra qualche risata ed occhiatine maliziose, anche Ryan si spogliò velocemente, visto che era ancora vestito mentre la ragazza ormai era in biancheria. Victoria non se ne rimase certo ferma e buona. Lui le piaceva, la attirava come il miele fa con le api, e stava bene con lui. Lo aiutò a sfilarsi la felpa e poi la t-shirt, ed appena si fu liberato dei jeans, lo spinse giocosamente sul letto, sedendosi nuovamente sulle sue gambe, per riprendere a baciarlo con malcelato trasporto. Ryan sembrava piacevolmente sorpreso da questo suo modo di fare, e Victoria stessa era sorpresa di aver preso l’iniziativa in questo modo. Ma Ryan sembrava riuscire a far emergere questo suo lato più istintivo e passionale, cosa che Josh non era mai riuscito a fare e la cosa alla ragazza non dispiaceva affatto. Era giovane, e si sentiva bene con lui, quindi non c’era niente di male nel dimostrarglielo più concretamente né nel lasciarsi andare.

Lui la baciava con altrettanta passione e trasporto, accarezzandola con attenzione quasi certosina, senza mai darle l’idea di essere per lui un oggetto, anzi, la faceva sentire come se fosse l’unica donna al mondo, desiderata come mai le era successo. E non sembrava avere fretta di concludere, anzi, si dedicò a lei con pazienza, facendola rosolare ben bene ed anche lei ricambiò il favore, finchè non riuscirono più ad aspettare oltre e lasciarono da parte i preliminari, le carezze ed i baci più o meno audaci, per fare l’amore. Fu ancora meglio di quanto Victoria ricordasse, lui era come un fiume in piena, passionale, ma anche attento e dolce. Le note alte li lasciarono piacevolmente esausti ed ancora illanguiditi, avvolti in un groviglio di lenzuola.

“Wow!” esclamò Ryan, con l’aria accaldata ed i capelli appena arruffati. “Non sapevo che il sushi fosse afrodisiaco” aggiunse sorridendo.

“Nemmeno io!” rispose lei” Ma non credo sia stato quello” precisò con aria vispa, stringendosi a lui e poggiando la testa sul suo petto.

“Attenta a quello che dici, ragazzina. Potrei montarmi la testa!” le rispose.

“Di solito detesto chi mi chiama ‘ragazzina’, ma detto da te è diverso, quasi mi piace” disse ridendo lei.

“Bè, sei giovane. Ovviamente non lo dico in senso spregiativo, anzi. Sei sveglia, in gamba ed intelligente. Senza offesa, ma a volte per come ragioni mi sembri più grande della tua età” osservò socchiudendo appena gli occhi per godersi quel momento, stringendo appena di più la presa su di lei.

“Si sta bene qui” aggiunse, quasi in un soffio.

“Pensavo sarebbe stato squallido” riprese a dire lei, tirandosi un po' su per guardarlo meglio.

“Non fraintendere, non per te, o per noi. Solo che non mi era mai successo e questo hotel non è proprio il massimo, ma è fuori mano” continuò.

Ryan riaprì gli occhi per guardarla e sembrava davvero rilassatissimo, non l’aveva mai visto così.

“Qui va benissimo. E poi non poteva essere davvero squallido perché noi due non siamo squallidi” precisò più serio.

Poi sospirò e  si tirò a sua volta un po' su.

“Senti Victoria, non so bene nemmeno io come gestire questa cosa fra di noi. In parte ne abbiamo parlato a San Diego, ma so che non è facile per te e nemmeno per me, te lo assicuro. Sei libera di non credermi, ma non passo il tempo a tradire mia moglie, quindi anche io non so bene cosa dire, ma so che mi piaci. Mi piaci tu e mi piace stare con te, anche se sarà complicato cercare di portare avanti questa relazione” continuò “Forse la cosa migliore da fare è viverla giorno per giorno, e vedere che succede, senza fare troppi programmi e senza per forza dover etichettare tutto, che ne pensi?” rimarcò, inclinando appena la testa.

Lei sospirò, mordendosi appena un labbro, come era solita fare quando era pensierosa.

Di nuovo quella vocina dentro di lei le suggeriva di darsela a gambe e di chiudere subito, prima di scottarsi davvero, ma quello che lui sentiva per lei era ricambiato. Anche a lei piaceva stare con lui, e non voleva più farne a meno, anche se sapeva bene che sarebbe stato tutto complicato di lì in avanti.

Alla fine annuì.

“Penso che sia una buona idea. Vediamo come va, senza troppe paturnie” rispose, accennando un sorriso.

“Intanto siamo qui insieme adesso. E possiamo vederci anche domani, se vuoi, prima che riparta, tanto ho il volo in serata” disse ancora.

Inutile dire che rimasero praticamente barricati in quella stanza fino all’indomani, concedendosi altri momenti di passione, decisi a godersi appieno ogni istante insieme ed addormentandosi solo a notte fonda.

L’indomani, il primo a svegliarsi, e piuttosto presto anche, fu Ryan. La osservò dormire per un po', prima di alzarsi e di uscire per recuperare del caffè e qualcosa da mangiare al bar dell’hotel.

Quando rientrò in camera, Victoria si stava pigramente stiracchiando.

“Buongiorno pigrona” le disse divertito lui, richiudendosi la porta alle spalle.

“Buongiorno! Sei uscito?” gli domandò, con l’aria ancora assonnata ed i capelli scompigliati.

“Sono andato a prendere due caffè e qualcosa da mangiare. Non c’era molta scelta, ma ho preso dei muffins” le disse, raggiungendola e sedendosi sul bordo del letto.

“Sei in piedi da molto?” gli domandò, prendendo subito il suo bicchierone di caffè.

Lui rise “5,30, il mio solito orario” rispose “Tu dormivi ancora così bene, ti ho guardata per un po', non volevo alzarmi e rischiare di svegliarti, ma avevo bisogno di caffè, così sono sceso” aggiunse, bevendone un sorso.

“Ti avrei comunque svegliata fra un po'. Immagino dovrai andare in ufficio” le disse.

“Si, anzi, devo sbrigarmi. Non posso andare al lavoro vestita come ieri. Devo passare da casa e cambiarmi” rispose sospirando.

“Hai dormito fuori, pensi che tuo padre ti farà il terzo grado?” le domandò.

“Non credo. Al massimo gli dirò che sono rimasta da Skyler o da mia zia Charlotte. Non penso sospetterà nulla” rispose, stringendo le spalle.

“Hai paura che venga a cercarti con una pistola vero?” rise, rifilandogli un pizzico.

“Un po'!” rise a sua volta “No, solo non vorrei avessi problemi, tutto qui” aggiunse.

“Non preoccuparti, me la so cavare e, soprattutto, so come prendere mio padre” lo rassicurò.

Poi si sporse per baciarlo.

“Non ti avevo ancora dato per bene il buongiorno!” si giustificò, rubandogli un sorriso.

Finirono di bere il caffè e di fare colazione con quei muffins, e poi si prepararono per uscire dall’hotel, d’accordo di rivedersi più tardi, prima che lui ripartisse.

“Non avrò molto tempo” le anticipò Ryan dispiaciuto “Verrò via direttamente dal set di un altro servizio fotografico, quindi avremo tempo per un saluto. Possiamo vederci da un mio amico. Sai quello di cui ti parlavo, che mi tiene le moto?” rimarcò “E’ fuori per lavoro, ma sapeva che sarei volato qui e so dove tiene le chiavi di scorta. Ti mando l’indirizzo via whatsapp, ok? Non dovrebbe essere a rischio sgamo e così sarò più vicino al LAX.” Aggiunse.

“Ok, va bene! Se dici che è sicuro, ti raggiungo lì” rispose lei.

Le dispiaceva doversi già staccare da lui, ma non voleva sembrargli troppo appiccicosa.

“Allora, ci vediamo più tardi!” disse ancora, rubandogli un bacio che Ryan approfondì, stringendola a sé.

Lasciò che fosse lei ad uscire per prima, e poi anche lui lasciò l’hotel.

Ovviamente fu molto difficile per Victoria concentrarsi sul lavoro quella mattina. Continuava a ripensare a Ryan, e a quella notte di passione trascorsa insieme. Era riuscita a passare per casa senza problemi, suo padre non c’era, era sicuramente già uscito, si era fatta una doccia e cambiata, prima di raggiungere l’ufficio. Incrociò Andrew solo più tardi, prima della pausa pranzo, quando lui la raggiunse per chiederle se erano pronti dei budget preventivi dei prossimi film in produzione.

“Sbaglio o non sei rientrata a dormire stanotte?” le domandò con aria fintamente distratta, mentre dava un’occhiata ai documenti che lei gli aveva passato.

“No, non sbagli” rispose tranquillamente “Sono stata a cena da Skyler, è tornata da un viaggio di lavoro e dovevamo aggiornarci, Abbiamo mangiato del sushi e bevuto un po' di prosecco e alla fine era tardi, così ho preferito restare a dormire là” rispose ed il padre sembrava convinto dalla sua risposta e non indagò oltre, lasciando perdere l’interrogatorio e concentrandosi sul lavoro.

“Avrei bisogno che mi sostituissi ad alcune riunioni sull’altra cosa” riprese poi a dire “La settimana prossima devo essere di nuovo a Londra, ma mi attendono anche a New York e vorrei che andassi tu al mio posto. Ho inteso che ti sia trovata bene a San Diego e so che hai fatto un ottimo lavoro, quindi credo sia ora che tu faccia le mie veci anche alle riunioni” le spiegò.

Solitamente la ragazza non era troppo entusiasta di sostituire il padre in quei frangenti, ma le era bastato sentir nominare New York per trovare la voglia di partire. Ryan viveva appena fuori la Grande Mela, avrebbero potuto vedersi presto, senza aspettare settimane o mesi per trovare il modo di organizzare un incontro.

“Si, va bene! Andrò io, non è un problema” rispose, abbozzando un sorriso.

“Ottimo! Ti lascerò alcune istruzioni ed il calendario degli incontri con gli argomenti all’ordine del giorno per le varie riunioni” rispose suo padre, forse sorpreso dalla velocità con cui la figlia aveva acconsentito a partire.

La ragazza era quasi tentata di inviare subito un messaggio a Ryan, ma si sarebbero visti di lì a poche ore, così decise di dirglielo di persona. Nel frattempo lui le aveva girato l’indirizzo del suo amico e lei non vedeva l’ora di raggiungerlo. Per fortuna, il resto della giornata passò piuttosto velocemente, ed intorno alle 18, Victoria uscì dall’ufficio per raggiungere il luogo dell’incontro. Era una villetta nascosta da alberi, in una zona residenziale di Beverly Hills, dove non ricordava di essere mai stata.

Suonò il videocitofono, come da accordi, e subito vide il grande cancello aprirsi. Percorse il viale con l’auto e si fermò davanti all’ingresso.

Ryan uscì subito per andarle incontro, accogliendola con un bel sorriso.

“Ciao” le disse vispo, rubandole un bacio.

“Dai, vieni. Ti faccio fare un giro della casa” continuò, prendendola per mano “Hai avuto problemi ad arrivare?” le chiese, mentre entravano.

“No, nessuno! Stranamente non mi sono persa!” rise.

“Questa casa è stupenda!” rimarcò, guardandosi intorno. Era davvero grande, magari non come la villa di famiglia, ma lo era, ed accogliente.

Dopo un veloce giro si fermarono in giardino, sotto ad un gazebo a pochi passi dalla piscina. Ryan aveva preparato un aperitivo, qualcosa da bere e da spiluccare.

“Non è granchè, ma mi sono arrangiato con quello che c’era in frigo!” le disse.

“Tranquillo, va benissimo! E poi ho una bella notizia!” iniziò a dire.

Lui sgranò gli occhi.

“Davvero? E di che si tratta? Dai non tenermi sulle spine!” la incalzò.

“La settimana prossima devo venire a New York per sostituire mio padre ad alcune riunioni!” gli disse vispa “Così ho pensato che magari potremmo rivederci!” aggiunse, scrutando la sua reazione.

“Sostituisci il grande vecchio? Però! Che colpaccio!” esclamò lui.

“Già! Lui deve andare a Londra e ha deciso di mandare me allo sbaraglio!” rimarcò.

“Dovrò trovare un modo e un posto, ma si può fare!” le disse, con aria leggermente pensierosa, forse perché già stava pensando a che scuse rifilare alla moglie.

“Si, ecco, se vuoi, ovviamente. So che hai delle responsabilità e che non puoi prendere ed andare via da casa senza una ragione.” Aggiunse subito, anche per evitare di sembrargli appiccicosa.

Lui sorrise.

“E’ tutto ok!” la rassicurò “Troverò un modo, e ci vedremo, promesso!” aggiunse, strizzandole un occhio.

Lei sorrise di rimando, tranquillizzata dalle sue parole.

“E’ davvero un bel posto qui. Il tuo amico ha gusto!” riprese a dire “Solo la piscina è la fine del mondo!” aggiunse.

“Disse la ragazza che viveva in una reggia!” rise Ryan “E’ carino, si! E soprattutto è al riparo da occhi indiscreti. Insomma, è una zona residenziale, ma non la classica zona vip” disse ancora “E poi il lato positivo è che anche il mio amico è spesso fuori per lavoro, così a volte posso approfittarne!” ammise sorridendo.

Restarono lì fuori a chiacchierare, finchè non arrivò per Ryan l’ora di andare.

Riportò vassoi e bicchieri in cucina, aiutato da Victoria, recuperò il suo zaino, da quale sembrava inseparabile, ed un borsone a mano, e si avviò fuori, dopo aver chiuso tutto e riposto la copia delle chiavi.

“Allora ci siamo” riprese a dire, una volta nel vialetto, di fronte all’auto di lei.

“Già! E’ ora di salutarsi. Ma ci rivediamo presto!” rispose lei “E’ stato bello rivederti. Fai buon volo e avvisami quando atterri. So che non ti piace volare”

Lui sorrise e si chinò quanto bastava per baciarla morbidamente.

“Promesso! E tu fai la brava e pensami ogni tanto” le disse, guardandola in quel suo tipico modo, un misto fra la paraculaggine e la dolcezza.

Aspettò che la ragazza se ne andasse e poi chiamò un taxi e si fece accompagnare in aeroporto.

  
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