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Autore: MerlinAndCharming    03/09/2017    0 recensioni
Ritorna il crossover tra le serie televisive Merlin e Once Upon a Time, e come nella Parte III, anche questa storia è completamente inedita, non riprende nessun episodio della serie televisiva, ma si basa su quanto letto nelle precedenti storie.
Un’opera di Valerio Brandi.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Avevo detto di pubblicare il secondo capitolo solo tra una settimana, ma per sistemare meglio visivamente la quarta parte solo per stavolta facciamo un'eccezione. 

2) Uno dopo l’altro 
(Completato il 14 gennaio 2016)


L’assenza di Rebecca per Belle suonava strana, ma fino a un certo punto. 
Del resto, non aveva mai detto quanto tempo avrebbe letto ancora, in quanti giorni pensava che avrebbe finito il suo personale approfondimento storico. 
Era stata misteriosa, silenziosa, fin dal primo giorno, si limitava a rispondere ai suoi saluti e nulla più. 
Era invece molto più preoccupata per la scomparsa di Pisolo, che nonostante un intero di giorno di ricerche non riusciva a saltare fuori.
Ricerche che erano continuate anche di notte, con i 6 nani in prima linea, aiutati da Emma e David. 
Ma il giorno dopo, invece di svegliarsi con buone notizie, Belle aprì la biblioteca venendo a sapere che anche Eolo era sparito. 
Tutto era successo quando i nani avevano scioccamente deciso di dividersi, e all’appello mattutino il loro fratello sempre raffreddato non si era presentato. 
La notte successiva tornarono di nuovo in azione, stavolta senza separarsi manco per un momento. 
Nessun ritrovamento, e nessuna sparizione tra di loro, ma era l’unica buona notizia. 
All’ora di pranzo Belle venne a sapere da Biancaneve che Geppetto era passato in caserma, per far sapere a David ed Emma che August non rispondeva più al telefono, e quando i due sceriffi andarono a controllare la roulotte nel bosco non solo la trovarono disabitata, ma tutta in disordine, come se ci fosse stato al suo interno un combattimento. Il dottor Whale si improvvisò medico scientifico, e raccolse delle tracce di sangue sui mobili. 
Una buona parte appartenevano a Pinocchio, mentre le altre a qualcuno che in città non era mai stato registrato. 
La situazione continuò a precipitare quando quella notte Henry fu svegliato dall’abbaiare di Pongo. 
Il buon dalmata era rimasto senza padrone dopo la loro solita passeggiata serale. Anche Archibald era dunque sparito. 
Vista l’emergenza, David ebbe finalmente l’intuizione di rivolgersi a qualcuno con un fiuto superiore per queste cose, così entrarono in azione Granny, e soprattutto Ruby. 
Ma le due lupe non riuscirono a trovare nulla, nonostante annusassero i vestiti delle persone scomparse, le loro tracce si interrompevano al fiume, esattamente vicino al troll bridge. 

«Che rabbia!»
«Arrabbiarsi non servirà a nulla, Regina»
«Perché, tu che proponi, principessina? Qua la situazione sta degenerando, chi sarà il prossimo?»
«Qualunque di noi, a questo punto» 
«Hai ragione, nonno, forse anche io…»
«Non dirlo manco per scherzo, Henry. Non permetterò che chiunque ci sia dietro a queste sparizioni ti tocchi»
«Per una volta siamo d’accordo, Emma!»
«Qualcosa bisognerà fare, ma cosa? Combattiamo un nemico invisibile»
«E senza odore» la Nonna rispose a Uncino.
«Ora come ora, manco i miei libri possono aiutarci» 
Belle ebbe appena finito di parlare che Dotto entrò di corsa nell’ufficio del sindaco, seguito da Cucciolo, Mammolo e Gongolo. 
«Brutte notizie, Leroy»
«Chi è scomparso, stavolta?»
«Nessuno degli abitanti…umani! Hanno rubato tutti i cavalli dalle scuderie»
«Ora lo fanno anche in pieno giorno?!?» Regina cominciò davvero ad adirarsi «Ora basta, stanotte li prenderemo»
«E come?»
«Chi è lo sceriffo qui, mi chiedo… Prepareremo una trappola per i nostri rapitori. Uno di noi farà da esca, e quando penseranno ad acciuffarlo, salteremo addosso»
«Ottima idea» riprese Mary Margaret «Ma chi?»
«Prepariamoci a una nuova estrazione…» Brontolo guardò con uno sorriso un po’ perfido i suoi fratelli. 
La sorte aveva scelto stavolta Gongolo. Il nano camminava solo nel bosco, con una lanterna in mano.
Lui non poteva vederli, ma dietro di lui c’erano David, Emma, Uncino e Regina, che lo seguivano da posizioni diverse, cercando di mimetizzarsi al meglio tra gli alberi resi scuri dal buio della notte. 
Tutti gli altri erano rimasti alla casa di Regina. In questo momento di emergenza, restare uniti in un sol punto era considerata la scelta più saggia, soprattutto per proteggere i più giovani, Henry ma soprattutto il piccolo Neal, che ormai piccolo non lo era più tanto, dato che viaggiava verso i quattro anni. 

“Brontolo fa sempre questo gioco della pesca, ma lui non viene scelto. Perché non si offre mai volontario? È il più forte tra no…”
I pensieri del nano si interruppero di colpo. Qualcosa aveva colpito la lanterna, distruggendo la lampadina al suo interno. Ora era immerso nel buio e, terrorizzato, restò immobile.

«Forse ci siamo» mormorò Uncino ad Emma.
Ed era così. Due ombre erano alle spalle di Gongolo, che rapidamente gli misero le mani addosso alla bocca. 
Uncino non seppe controllarsi, e saltò fuori di colpo dal suo nascondiglio, con la spada in mano. 
E David fece lo stesso, dopo tutte quelle esperienze a Camelot sembrava essersi dimenticato della praticità di una pistola, ma in ogni caso sparare nel buio era assolutamente una pessima idea, mentre una lama era in un certo senso più sicura. 
Purtroppo per entrambi tutti questi discorsi furono inutili: non arrivarono mai vicini a Gongolo, perché anche se non avevano fatto alcun rumore in quel loro assalto, erano stati scoperti. Altre due ombre li presero alle spalle per tramortirli alla testa. 
Questo è ciò che videro Emma e Regina, che decisero di dare una svolta alla situazione accendendo il fuoco nelle loro mani. 
Videro le prime due ombre fuggire con in braccio Gongolo, e le altre due, di spalle, legare i loro amici. 
Stavolta fu Emma a non controllarsi, e lanciò la sua sfera di fuoco contro uno degli assalitori. 
Le piccole fiamme sfiorarono l’aggressore che era riuscito a spostarsi all’ultimo, e per un attimo illuminarono una testa rapata. 
Non videro altro, anche loro sentirono un colpo alla testa, e poi non ricordarono più nulla. 

«Ooohh, la mia testa…» 
«Regina, sei tu?»
«Si, Emma, sono io, ma non vedo niente…»
«Manco io: ci hanno bendati!»
«Swan…»
«Killian, stai bene?»
«Un po’ intontito, ma si, sto bene… Anche se non vedo nulla, questi bastardi…»
«Ma David?» fu la voce di Gongolo che emerse nell’aria 
«Chi… chi mi cerca?»
«Alla buon ora, maestà» 
«Bene, vedo che siete tutti tornati dal mondo dei sogni!»
Una nuova voce, del tutto sconosciuta, aveva bloccato sul nascere qualunque replica di David nei confronti di Uncino, o qualunque sua domanda rivolta ai suoi parenti o altri amici. 
Era la voce di una donna, forte e chiara, che si avvicinava. 
«Chi sei tu?» urlò Killian nel vuoto «Che cosa vuoi da noi?»
«Alla prima domanda non posso rispondere… Non ancora, almeno. Forse voi non saprete mai chi sono, ma certi vostri amici si, quelli a cui presto farò visita»
«Tu non andrai da nessuna parte!» Regina, ora molto meno intontita, si ricordò del suo potere, ed era pronta a dar fuoco alle corde. Ma non ci riuscì. Il suo sguardo trasmise non terrore, non era da lei, ma una certa preoccupazione si, e la loro rapitrice non poteva non accorgersene. 
«Non sforzatevi troppo, streghe! Le corde a cui siete legate fanno parte di un essere magico e antico, molto più potente di voi! Non vi consentirà di farmi del male!»
E non aveva affatto torto. Anche Emma si sentiva bloccata, così come Uncino e David si sentivano le mani deboli come non mai ogni volta che provavano a forzare il nodo. 
«Insomma, che cosa vuoi da noi?»
«Smettila di frignare, nanerottolo, che ora ve lo dico. So per certo che molti di voi sono stati a Camelot. Bene, voi dovete dirmi come si arriva in quel posto»
«Camelot? Ma se è solo una leggenda…»
«Senti, spilungone» la donna misteriosa si rivolse a David «È inutile che neghiate. Giorni fa ho incontrato uno dei vostri amici, e penso che sia un parente di quest’uomo basso viste le dimensioni… In poche parole, gli ho chiesto di Camelot, e lui mi ha detto tutto. Non ha resistito al mio fascino…»
«Mammolo…» Gongolo per un attimo assunse un tono seccato, dimenticandosi della paura del momento.
«E va bene» fu di nuovo il Principe Azzurro a parlare «Siamo stati a Camelot, è vero, ma perché ti interessa tanto?»
«Perché così io e la mia famiglia avremo la nostra vendetta. E ora, te lo chiedo per l’ultima volta: dove si trova?!?»
«Non te lo dirò mai: io non tradirò Artù!»
«Penso che cambierai idea, bellimbusto. La donna bionda è tua figlia, non è vero?»
«Non ti azzardare a toccarla!»
«Chi sei, il suo ragazzo?» ora si stava rivolgendo ad Uncino «Allora vuoi dirmelo tu?»
«Non farlo, Killian! Questi ci faranno fuori in ogni caso!»
«Oh, ma quanto è coraggiosa la signorina! Bene, forse cambierete tutti idea quando vi porterò qua… i vostri bambini!»

 «Ancora niente?»
«Niente, Mary Margaret» Belle respirò un attimo, e poi continuò «Robin Hood è fuori con i suoi da diverse ore, ma nessuna novità»
Stava quasi spuntando l’alba a Storybrooke, e Biancaneve, Henry, Brontolo e i suoi fratelli rimasti, Belle, la Nonna e Ruby, oltre ai più giovani Roland e Neal, stavano aspettando notizie da David e gli altri nella villa del sindaco. 
«Forse avremmo dovuto mandare fin da subito Robin con loro, lui è il vero esperto nel mimetizzarsi nella foresta»
«David, Regina, Emma e Uncina sanno cavarsela, Biancaneve. Non penso che Robin avrebbe fatto tanta differenza. Questo nuovo nemico è troppo misterioso per tutti noi» 
«Ma se anche loro hanno fallito, che possiamo ancora far…»
«Yaaaheeeiiii»
Lo strano urlo, anche se lontano, l’avevano sentito tutti, non solo Biancaneve che si era bloccata nel parlare. 
E poi entrò Robin Hood nella stanza.
«Grazie al cielo state tutti bene!» fu lui per primo a parlare anche perché erano tutti ancora in confusione «La città è in fiamme!»
«Co..come?» ad Henry tornò di colpo la favella. 
«Io e Little John stavamo continuando a cercare nella foresta, quando abbiamo visto fumo in lontananza. Lui e gli altri sono a spegnere gli incendi, diverse case stanno bruciando. Io sono corso ad avvertirvi»
«Che stiamo aspettando?» urlò di colpo Brontolo «Forza, fratelli, andiamo a lavorar…»
«YAAAHEEEIII!!!»
L’urlò tornò a farsi sentire, più forte e vicino di prima. 
E ora si sentiva anche il rumore degli zoccoli di un cavallo. Tanti cavalli. 
«Andiamo a vedere» 
Seguendo il consiglio di Belle, il gruppo si riversò nel cortile. 
E subito li videro. 
Tanti uomini a cavallo venivano verso di loro. 
Erano tutti a petto nudo, e avevano strani colori sulla faccia e sul corpo. 
Non seppero come reagire quando videro che uno di loro stava inseguendo il dottor Whale. 
Il medico correva veloce, ma il cavallo lo era di più, così lo raggiunse, e quello strano cavaliere, che sembrava più vecchio degli altri, lo colpì in testa con un lungo bastone. 
Il colpo lo fece svenire e cadere un po’ di lato. Fortuna che nessun cavallo lo investì con i suoi zoccoli, tutti continuavano a caricare contro l’ingresso della casa di Regina. 
Anche per via della scena appena veduta, Robin Hood ruppe ogni indugio e, incoccata, la freccia, la scagliò contro quell’uomo. 
L’aria sibilò, ma non solo in avanti. Un’altra freccia era partita, proveniente dalle mani di un guerriero alto e di bell’aspetto. 
Le due punte si incrociarono, la base di entrambe rimase tagliata a metà, per cadere poi a terra. 
Mary Margaret provò a compensare, estrasse la pistola che le aveva lasciato David e sparò anche lei verso il vecchio. 
Ma alle sue spalle apparve un uomo ancor più anziano. Aveva lunghi capelli d’argento, e un bastone lungo ma più snello e decorato. 
Una sorta di barriera rossa protesse il cavaliere in testa allo schieramento, e il proiettile rimbalzò contro di essa. E prima ancora che Biancaneve, o Robin Hood, potessero riprovarci, quella barriera si divise a metà, assunse la forma di due aquile che colpirono in pieno i due abitanti di Storybrooke, che si ritrovarono sbattuti contro le mura della casa. 
Ormai erano circondati, cavalli e cavalieri li guardavano in cagnesco. 
Chi erano quegli uomini? Che cosa volevano? 
Una cosa però l’avevano capita: tutte quelle persone assomigliavano a un popolo visto molte volte in passato. Erano indiani, o nativi americani. 
E poi Belle riconobbe una faccia conosciuta, anche se era vestita in maniera diversa dal solito. 
«Tu…»
«Ciao Belle» la donna scese da cavallo, e poi continuò «Vi terrà sapere che abbiamo rapito noi tutti i vostri amici e parenti. E se non volete che succeda qualcosa di brutto a loro, ma anche a voi, vi consiglio di seguirci senza fare storie»
«Rebecca… Perché ti comporti così?»
«Rebecca?!?» la donna si avvicinò e tirò un sonoro ceffone in faccia a Belle «Non osare più chiamarmi con il nome che mi hanno dato quei barbari bianchi. Io sono Pocahontas!»
   
 
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