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Autore: Estethell    04/09/2017    3 recensioni
Grazie a una promozione, il soldato nazista (non per scelta) Ludwig viene inviato nel campo di concentramento prussiano come co-amministratore di suo fratello, il feroce Gilbert.
Contemporaneamente nel campo arrivano dei prigionieri che vengono subito smistati nei vari blocchi dormitorio-fabbrica. Il blocco H3T4-L14, sopranominato hetalia, è amministrato direttamente da Gilbert ed è il luogo peggiore di tutto il campo. In poco tempo vi si ritroveranno prigionieri di vari paesi, tra cui un dissidente politico e filo-russo lituano, un polacco che aiutava gli ebrei a fuggire dai rastrellamenti tedeschi, un ex soldato volontario francese, una spia canadese e un partigiano italiano.
Ludwig cercherà in ogni modo di aiutare i poveri malcapitati del blocco H3T4-L14 a sfuggire dalla violenza del fratello, sviluppando sentimenti nuovi e complessi per il dolce e ingenuo italiano, mentre Gilbert scoprirà grazie a un timido canadese che l'amore vince su ogni cosa, anche sulla violenza.
Principalmente Gerita e Prucan, Fruk sullo sfondo, qualche accenno di Rusliet.
Genere: Introspettivo, Sentimentale, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Francia/Francis Bonnefoy, Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Gilbert trascinò per un braccio Ludwig fuori dal dormitorio per qualche metro, poi lo lasciò andare guardandolo confuso.

“Fratellino, sei ancora tra noi? Il mio spettacolare discorso ti ha impressionato così tanto da stordirti?”

Ludwig, che era sovrappensiero, riportò la sua attenzione al fratello con uno sguardo stupito.

“Scusami Gilbert, ero sovrappensiero. No, il tuo discorso è stato… buono. Ora andiamo nelle nostre stanze, sono piuttosto stanco per il viaggio e domani voglio essere in forma per poter svolgere il mio lavoro al meglio!”

“Sempre diligente come al solito, vero fratello?” Ludwig ricevette una forte pacca sulla schiena muscolosa “Va bene, andiamo, i dormitori per le guardie sono di là. Io mi fermo qualche minuto per scrivere il resoconto della giornata da inviare ai superiori e poi ti raggiungo”

Con un cenno della testa Ludwig si divise da suo fratello e si avviò verso l’edificio che ospitava il personale del campo di concentramento. Quando non sentì più gli occhi rossi del fratello forargli la nuca girò improvvisamente un angolo e si appoggiò di peso al muro dell’edificio. Tremante si portò una mano alla bocca mentre il suo sguardo era sgranato e perso nel vuoto, il suo volto violentemente rosso.

Era totalmente sconvolto, confuso e spaventato, e tutto questo lo doveva solo a una persona: l’italiano.

Fin dal momento in cui lo aveva visto semi svenuto a terra a causa della violenza del fratello aveva sentito una sorta di affetto per quel ragazzo, un sentimento che non aveva provano mai nemmeno per i suoi amatissimi genitori. Inizialmente lo aveva attribuito a uno slancio di pietà per la sua condizione, ma in poco tempo si era reso conto che era qualcosa di più. Nelle docce soprattutto, quando ordinò a degli altri prigionieri di spogliarlo e lavarlo, Ludwig aveva provato dei sentimenti del tutto nuovi e sconosciuti.
Aveva visto molte volte i corpi nudi maschili dei ragazzi e degli uomini, soprattutto quando aveva frequentato la gioventù hitleriana e poi l’addestramento dell’esercito dove le docce erano comuni e tutti si lavavano senza vergogna nudi l’uno di fronte all’altro, ma non aveva mai avuto nessun tipo di problema. Aveva guardato le altre persone nude, loro avevano guardato lui, tutti avevano fatto scherzi e battute varie e tutto finiva lì. Ma dal momento in cui Ludwig aveva visto quel prigioniero italiano privo di vestiti sotto la doccia qualcosa era cambiato, irrimediabilmente cambiato.

Il corpo di quel ragazzo era perfetto, snello, la pelle di una tonalità più scura della sua, morbida al tatto, di una bellezza così femminea che sembrava una musa uscita da qualche quadro di un’artista italiano. Ludwig avrebbe giurato di non aver mai visto qualcosa di più bello in vita sua.

Questi nuovi e sconosciuti sentimenti lo avevano sopraffatto anche nell’infermeria quando aveva visto il ragazzo bruno sofferente sul quel letto malridotto. Non voleva lasciarlo per nessuna ragione, soprattutto in presenza di quel francese su cui aveva sentito tante storie strane e poco rassicuranti.
Poteva per caso essere un segno di… gelosia?
Ludwig scosse la testa con forza.
Assolutamente no! Perché mai doveva essere geloso di un ragazzo appena conosciuto, un prigioniero straniero, che era sicuramente destinato a morire di fatica o di stenti in quel posto dimenticato da Dio?

Eppure ora il ragazzo tedesco ne era sicuro, provava qualche sorta di sentimento per quell’italiano. La conferma l’aveva avuta quando qualche minuto prima lo aveva visto nel dormitorio con quella grossa benda sulla testa, visibilmente spaventato ma dall’aspetto migliore di quando lo aveva lasciato nell’infermeria. Nel vederlo Ludwig aveva provato sollievo, e quando Gilbert lo aveva spaventato costringendolo a rifugiarsi sotto le coperte tremante come un bambino lui aveva provato il forte desiderio di andarlo a consolare.

Ludwig era confuso e non capiva cosa fare, ma di una cosa era sicuro: non riusciva a togliersi dalla testa quel ragazzo, il suo corpo nudo, il suo volto dai lineamenti dolci, la sua voce melodica con quel particolare accento italiano che sembrava un canto continuo.
Aveva letto qualcosa a proposito di questi sentimenti strani durante i suoi studi, e i libri di testo li attribuiva all’essere innamorato di qualcuno.
Che Ludwig fosse…?

No, no, NO! Lui non poteva essere innamorato di un prigioniero, soprattutto di un uomo, giusto? Eppure il ricordo del suo corpo nudo lo destabilizzava e causava scompiglio anche sotto la cintura dei suoi pantaloni.
Ancora piuttosto confuso e rosso in volto, Ludwig attribuì questo strano comportamento alla stanchezza del viaggio e al disgusto che aveva provato nel vedere il campo e cosa succedeva al suo interno. Si allontanò a grandi passi dall’edificio su cui era stato appoggiato e si avviò verso la sua stanza il più velocemente possibile sperando di non incrociare nessun’altra guardia.
Aveva un problema fisico da risolvere urgentemente.

 

Feliks fu svegliato bruscamente da delle urla dal forte accento tedesco che riecheggiarono per tutto il dormitorio. Si alzò di scatto come ormai si era abituato a fare e si tolse la coperta di dosso pronto a mettersi le scarpe semi distrutte che aveva e correre fuori in nemmeno due minuti come volevano le guardie, quando si ricordò di condividere la cuccetta con un altro prigioniero.

Toris, così si chiamava il simpatico ragazzo lituano con cui condivideva il letto, stava rannicchiato su un fianco al bordo della cuccetta e ancora dormiva profondamente. Feliks sapeva di doverlo svegliare altrimenti avrebbe sicuramente preso una punizione per il suo ritardo dai loro secondini.

Feliks, insieme a Francis e pochi altri prigionieri, era uno dei pochi superstiti del terribile blocco HETALIA, un acronimo derivante dalla fusione in lettere delle numerazioni del dormitorio H3T4 e della fabbrica L14. HETALIA era il luogo peggiore in cui i prigionieri che arrivavano nel campo di concentramento prussiano potevano finire: supervisionato dal feroce Gilbert in persona, i prigionieri di quel blocco erano costretti a lavorare senza sosta nella fabbrica metallurgica che vantava il primato in tutto il campo di morti sul lavoro.

Ogni anno Gilbert mieteva vittime con il suo regime crudele, che si dipanavano tra morti sul lavoro, morti di fame e stenti, suicidi. Feliks e Francis avevano visto i loro compagni di sventura morire come mosche in pochissimo tempo e avevano deciso insieme di occuparsi di tutti quelli che sarebbero arrivati dopo di loro per poterli proteggere e cercare di farli sopravvivere. Finora l’idea non aveva funzionato molto bene e se Feliks ormai stava perdendo le speranze, Francis sembrava sicuro di sé più che mai.

Scosse violentemente il ragazzo da una spalla, che si svegliò di soprassalto.

“Svegliati pigrone!” Cantilenò “Dobbiamo muoverci se non vuoi ritrovarti con qualche osso rotto!”

Toris rimase a guardarlo per qualche istante con uno sguardo confuso sicuramente non ricordando dove si trovava, poi si alzò di scatto e iniziò a sistemare le sue cose ringraziando il suo compagno.
Feliks osservò il resto del dormitorio mentre si allacciava le scarpe ormai a brandelli.
La maggior parte delle persone si era alzata e stava uscendo dal dormitorio sfilando timidamente davanti i due tedeschi che controllavano la situazione, mentre il ragazzo canadese e Francis cercavano inutilmente di svegliare l’italiano.
Feliks scosse la testa mentre si avviava verso l’uscita. Quell’italiano era spacciato.


Nota dell'Autore

Felicianooooooo, cosa combini?? Sei sempre fonte di guai T-T
Speriamo che vada tutto bene e che soprattutto Gilbert non si accorga della sua pigrizia!
E così Ludwig ha scoperto cosa vuol dire avere dei sentimenti per qualcuno dimostrando che non è un automa! E bravo il potato bastard x'D
Il prossimo capitolo arriverà presto!!
   
 
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