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Autore: kuutamo    09/09/2017    2 recensioni
'Mystic Falls. L'aria che si respira in questa cittadina mi è sempre sembrata ambigua. All'inizio sembra di trovarsi in un posto normale, ma basta poco per scoprire che pullula di esseri immondi e crudeli, degli assetati di sangue. Io sono uno di loro.
Il punto è che questa volta Mystic Falls sembra davvero una normale cittadina, tranquilla e felice.
Forse dovevo davvero lasciar perdere e non tornare: forse tutti qui sono stati meglio senza il vecchio e cattivo Damon. Ma ahimè, la felicità altrui non mi è mai interessata molto.'
Gli eventi sono stati ambientati (e scritti) durante la 6a stagione: Elena e Damon si sono lasciati, lei non è caduta nel sonno di Kai e gli eventi della 7a e 8a stagione non sono avvenuti. Inizialmente partita come una one-shot (dal nome "Dressing coffins for the souls I've left behind in time") e ora diventata una long. Buona lettura!
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie Bennett, Damon Salvatore, Matt Donovan, Nuovo personaggio, Stefan Salvatore
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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 Phasmatus Eius 

 

Damon non ci mise molto a recuperare ciò che rimaneva dell'incasso: praticamente solo le monete di metallo. Gli toccò portarle tutte con sé, dal momento che non sapeva quale di preciso appartenevano al loro uomo. Quella era una gran scocciatura, aveva appena fatto ripulire l'auto e quell'ammasso di ferraglia aveva un odore nauseante.

Arrivato a casa consegnò il sacchetto a Bonnie, che intanto iniziò a procurarsi tutto l'occorrente.

"Damon, ci sono delle candele di sopra, ti spiacerebbe portarmele? Grazie, che carino"

"Come non detto" rispose lui interdetto.

Salì trascinandosi al piano di sopra e si ripropose di fare una doccia, ne aveva davvero bisogno. Ma lì, pensandoci un attimo, c'era qualcuno che già aveva soddisfatto i propri desideri. Appena si ricordò che Danaë era nella sua stanza, si fermò davanti alla porta socchiusa e fu allora che la vide.

Era esile, di media altezza e i suoi capelli erano talmente lunghi da coprirle i seni, tanto da farla somigliare alla donna ancestrale, Eva. Quando lei voltò le spalle poté vederne la lunga schiena diafana, ornata da un tatuaggio che ripercorreva tutte le piccole vertebre della spina dorsale. Si stava rivestendo e nel mentre il vampiro non emise un singolo fiato, intento a catturare ogni suo piccolo movimento: i piedi si alternarono ad entrare nel tessuto dei pantaloni che poi la ragazza tirò su con maestria, i quali evidenziavano le sue caviglie sottili, un particolare che prima lui non aveva notato. Damon pensò che quei jeans fossero come una seconda pelle per lei visto che non l'aveva mai vista ancora con una gonna da quando la conosceva. Nonostante la sua mancanza di femminilità nel vestiario, il modo in cui si muoveva riusciva a scatenare in lui sensazioni pericolose, che non pensava avrebbe più provato. Si staccò dai suoi pensieri e decise volutamente di entrare in quel momento, per sorprenderla sul più bello. Sarebbe stato divertente.

"Wow, ragazzina" sorrise malizioso.

La ragazza prima di morire dall'imbarazzo, morì dalla paura quando sentì all'improvviso la sua voce. Non aveva avuto il tempo di rimettersi la maglietta e ora era costretta a nascondersi sotto le proprie braccia.

"Cosa diav..? Va via, esci fuori!" gli urlò contro.

"Ehi, ehi è la mia camera dopotutto!"

"Ma sono nuda!"

"No, tesoro. Se lo fossi stata davvero ti assicuro che sarebbe stato molto, molto più divertente"

"Dì un po', cos'è che ci trovi a fare così tanto il marpione? Non ti danno mica una medaglia" rispose voltandosi dall'altra parte per infilarsi, finalmente, la maglietta. Aveva anche dei tatuaggi circolari che le fasciavano le braccia, alcuni sottili mentre altri più spessi.

"Oh.. che peccato" fece il verso Damon. Sembrava sinceramente dispiaciuto.

"Non capisco cosa ci trovi di tanto divertente. Sei proprio uno stronzo"

Damon le si avvicinò in un batter d'occhio, pericolosamente.

"Attenta, ragazzina. Oggi è la seconda che mi chiami in quel modo. Potrei diventare cattivo e non ti piacerebbe"

"Uuuuuh - lo spintonò con un indice - Damon, il grande e grosso vampiro cattivo" lo provocò lei.

Lui non ci pensò oltre ad accettare quella provocazione e la spinse velocemente contro la cassettiera:

"Sta attenta, se continui così potresti scoprirlo davvero" sibilò a qualche centimetro dalle sue labbra, inchiodandola con i suoi occhi.

Danaë rimase senza parole, lui decise di godersi quel momento prolungando il suo bruciante sguardo per lunghi, interminabili secondi e poi si scostò, mantenendo sempre quel sorriso malizioso agli angoli della bocca. Continuando a mantenere il contatto visivo prese automaticamente le candele per cui era venuto, che erano dietro la schiena di lei e s'incamminò verso la porta quasi fosse una silenziosa pantera nera. Quando si voltò le disse in un ghigno:

"Credo che la prossima volta dovresti chiudere a chiave la serratura, Naë" e se ne andò al piano di sotto.

Probabilmente Damon Salvatore l'aveva vista nuda, che vergogna. Danaë voleva morire.

 

 

"Allora Bon-bon, abbiamo novità?" chiese Damon scendendo le scale.

La strega Bennet era sul tappeto del salotto di casa Salvatore, mentre circondata da libri cercava di concentrarsi.

"È difficile a dirlo. Credo che con questo poco che abbiamo non riusciremo a localizzare lo stregone" si riferì alle monete.

"Allora proviamo con il mio sangue" intervenì Danaë entrando nell'ampia sala.

"Non funziona così, il tuo sangue serve per trovare te o al massimo un tuo consanguineo"

"La nonna mi aveva detto che in certi casi si poteva usare insieme ad oggetti appartenenti alla persona da localizzare"

"Che vuoi dire?" chiese Bonnie scettica.

"Così - spiegò lei lacerandosi un dito con una grossa spilla da balia che aveva indosso - Bisogna unire l'oggetto al sangue. Io sono quella che è stata aggredita, quindi suo malgrado lo stregone possiede un legame con me. Potrebbe anche non funzionare, visto che le monete non sono proprio un oggetto appartenente a lui, però dobbiamo provare" continuò, facendo colare qualche goccia del suo sangue sulle monete sulla mappa.

Damon la osservò dal lontano camino sorseggiando un bourbon: rimase sorpreso che lei non avesse esitato neanche un attimo ad infliggersi quel taglio. Forse non era poi così indifesa e fragile come appariva.

Bonnie annuì, sperando che funzionasse. Entrambe si unirono, l'una di fronte all'altra, congiungendo le mani ed incanalando tutta la loro forza per l'incantesimo di localizzazione. Chiusero gli occhi.

"Phasmatos Tribum, Nas Ex Veras, Sequitas Sanguinem" dissero all'unisono. Danaë avvertì il potere di Bonnie solleticarle i polpastrelli: era una sensazione mai provata prima, un’energia potente ed inesauribile che la faceva vibrare dall’interno.

"Phasmatos Tribum, Nas Ex Veras, Sequitas Sanguinem" ripeterono un'altra volta, e poi un'altra ancora.

Il sangue si stava muovendo sulla mappa.

"Funziona" disse Damon con un cenno d'assenso.

"Indica Porterdale"

"Siamo già stati lì - disse deluso il vampiro - Questo vuol dire che quello stregone è con quei vampiri"

"No Damon, non sto parlando del fienile"

"Che vuoi dire?" disse avvicinandosi.

"Il sangue indica che lo stregone di trova in città, vedi? - indicò sulla mappa due punti distanti tra loro - Il fienile si trova nella periferia ad est, lontano da altre case o persone"

"Quindi non è quello il quartier generale" rifletté Danaë.

"Suppongo di no" disse Damon.

"Forse i vampiri del fienile sono i loro rinforzi. Chiunque sia il responsabile delle mie visioni non è così stupido da restare indifeso in mezzo al nulla, si sarà circondato di gente pronta a proteggerlo. Deve per forza trovarsi con lo stregone" continuò la ragazza.

"Stiamo ipotizzando un possibile cattivo, ma in realtà non sappiamo chi è, che faccia abbia" disse Bonnie riordinando gli oggetti per l'incantesimo.

La ragazza si avvolse un fazzoletto intorno all'indice come fosse una cosa del tutto naturale, per niente dolorosa. Poi disse:

“Dobbiamo andare a Porterdale”

“Ah-ah - la interruppe canzonatorio il vampiro posando il suo bicchiere - tu non verrai”

“Non se ne parla neanche, vi servo”

“No, ciò che ci serve è essere concentrati. Io e Stefan non possiamo preoccuparci anche di te”

“Non sono una neonata, so badare a me stessa. E poi è solo un giro di ricognizione, non una guerra”

“Si vede proprio che non sei di queste parti”

“Damon ha ragione - irruppe Stefan entrando nella stanza - potrebbe essere pericoloso”

La ragazza rivolse il suo sguardo a Bonnie, l’unica che forse avrebbe potuto avere voce in capitolo.

“Non guardarmi così, sai che hanno ragione”

“Ma potrei aiutarli, e lo sai anche tu”

Bonnie le rivolse uno sguardo comprensivo, ma nulla di più.

Danaë capì che non avrebbe avuto manforte da nessuno dei tre ed uscì dalla stanza delusa. Delusa, ma non rassegnata.

“Questa ragazzina ci manderà al manicomio, ed io che ero tornato per starmene un pò in pace” disse raggiungendola di sopra.

Stefan e Bonnie si guardarono con complicità abbozzando un mezzo sorriso, entrambi avevano la stessa idea in mente. Era così divertente.

 

“Starai più al sicuro qui, vedrai” esordì lui.

“Io non voglio essere tenuta al sicuro. Men che meno dalla stessa persona che ha cercato di uccidermi. Sei parecchio ipocrita”

“Ci sarai più utile da qui. Ci basta una telefonata e potrai aiutarci”

“Perché tutta questa apprensione? Che cosa te ne frega?” sbottò lei arrabbiata.

“Non è niente di personale, credimi. Non attribuirti troppa importanza” alle parole di lui lo sguardo di lei s’infiammò d’odio.

“Sai cosa vorrei davvero fare? Trovare il responsabile di tutto questo, fondergli tutte le sinapsi e farlo esplodere lentamente dall’interno - tese la mandibola e aggiunse - molto lentamente” sibilò a denti stretti.

“Devo dartene atto, mi incuti una certa paura alle volte”

“E non hai visto ancora nulla” rispose seria più a se stessa.

“Ook, calma. Avrai la tua vendetta, ma per far sì che questo accada ci servi viva. Arriverà anche il tuo momento”

“Oh, puoi starne certo” strinse i pugni.

Il vampiro tornò sui suoi passi e a metà scale disse:

“Ti prego, non incendiarmi casa!” e suonava più come una supplica che una richiesta. Aveva notato negli occhi della ragazza una furia mai vista prima, sembrava quasi non appartenerle. Stonava con la sua apparente fragilità e compostezza.

 

 

 

Stefan e Damon si trovavano nella mustang di quest’ultimo ad osservare i movimenti di un motel in pieno centro a Porterdale.

“Certo che questo posto è peggio di Mystic Falls, guarda che tipi” indicò Stefan.

“I nostri amici hanno senz’altro scelto una base appropriata, nessuno verrebbe qui a disturbarli”

“Damon, guarda” disse ad un tratto suo fratello.

Dalla scala dell’ultimo piano scesero quattro giovani piuttosto in forma. Stefan inspirò profondamente e fece un segno d’assenso con il capo, senza emettere alcun suono. Li guardarono attraversare la strada ed infilarsi in un bar vicino. Rimasero in ascolto, ma nessuno disse niente. Dopo qualche minuto dalla stessa stanza uscì una donna. Aveva la pelle esageratamente pallida, ma non era un vampiro. Era qualcos’altro.

La guardarono compiere esattamente gli stessi gesti di quelli che l’avevano preceduta ed entrare nello stesso bar.

Dopo alcuni minuti, assicurandosi di non poter essere ascoltati, parlarono.

“E quella chi diavolo è?”

“Hai notato il tatuaggio al collo che avevano i suoi scagnozzi? Sembrava un occhio, ma la cosa certa è che era lo stesso simbolo su ognuno di loro”

“È una setta. Chi altri si farebbe marchiare altrimenti?” asserì Damon.

“Come facciamo ad essere sicuri che siano stati loro ad incendiare il negozio? Potrebbero trovarsi qui per caso, magari sono di passaggio”

“A così pochi chilometri da Mystic Falls, no grazie, non sono uno stupido. Sono stati senz’altro loro”

“È solo che non voglio svegliare un cane che dorme, soprattutto se non sono sicuro”

“C’è solo un modo per scoprirlo” lo sguardo del moro s’illuminò. Stefan intuì le sue intenzioni quasi subito.

“No, Damon, potrebbero essercene altri.”

“Nah. Non sono così svegli. Altrimenti non avrebbero attaccato un essere potente come Danaë”

“Oppure l’hanno attaccata perché per prima cosa sono esseri potenti anche loro, e seconda cosa perché vogliono rubare il suo potere” rifletté.

Odiava come suo fratello dovesse essere sempre in qualche modo la voce della verità. Quella orrenda e fastidiosissima voce.

“Rimani pure qui fratello, io sono stanco di non sapere chi combattiamo. Tieni l’auto accesa” sbuffò andandosene.

Non fece in tempo a raggiungere le scale che suo fratello si accodò.

“Non ti lascio solo. Come sempre saresti troppo avventato”

“Rimandiamo la ramanzina a dopo, seguimi”

 

Mentre i due vampiri si aggiravano cautamente per i piani del motel, Danaë si trovava dentro la stanza della donna, intenta ad esaminare ogni traccia di magia presente in quella stanza.

Non si era per nulla data per vinta, anzi, aveva raggiunto il suo negozio, o meglio ciò che ne rimaneva, e fortunatamente la sua auto era ancora lì intatta. L’unica cosa che era stata risparmiata. Appena si avvicinò al veicolo, Damon le andò in contro scodinzolando.

“Amore, sapevo che ce l’avevi fatta. Mi spiace di non esserti venuta a cercare prima, mi perdoni?” chiese in lacrime al suo fedele amico. L’animale per tutta risposta le leccò il volto, contento di vederla.

Dopo aver gioito per averlo finalmente rivisto, lo caricò in auto e guidò fino a Porterdale, parcheggiandosi esattamente sul lato opposto a quello della macchina di Damon, ovvero sul retro del motel. Alcuni minuti dopo che la camera era stata abbandonata, vi era entrata di soppiatto utilizzando le scale antincendio. Aveva fatto scattare la serratura con un semplice trucchetto e ora stava ficcanasando in giro. C’erano molte, davvero molte candele, segno che sicuramente lì si praticavano riti, magie. Nessun grimorio però, la strega o lo stregone lo aveva portato con sè. Chiunque fosse non era stupido. Fortunatamente c’erano dei talismani lasciati sul tavolo, quelli sarebbero stati utili. Spostandosi vicino alla finestra vide un mortaio con delle ceneri all’interno. Un’informazione era stata distrutta e lei doveva assolutamente recuperarla.

Si sedette perfettamente al centro della stanza a gambe incrociate, disegnando un simbolo sulla porzione di pavimento davanti a sè. Voleva scoprire quale tipo di magia era stata praticata in quel luogo e quali formule erano state pronunciate. Ma prima, doveva pensare alla pagina bruciata. Fece mente locale e pronunciò un incantesimo di restaurazione:

“Sanguinatum pla..” in quello stesso momento fu interrotta dal cigolio della porta della camera che si apriva, ma lei sapeva già chi era.

“Non ci posso credere! - esclamò Damon più a bassa voce che poteva - Cosa diavolo ci fai qui?! Ti avevo detto di rimanere in casa”

“Ora sta zitto - le intimò seria lei, guardandolo con rimprovero - Controlla che nessuno arrivi” si voltò di nuovo preparandosi a pronunciare la formula.

“Perfetto, ora faccio anche da palo. Questa me la paghi” si lamentò Damon.

“Shh” disse Danaë.

Stefan rimase senza dire nulla appoggiato allo stipite della porta, guardando fuori dalla finestra. Il fratello si avvicinò alla ragazza, ma quando lei alzò un dito, capì di non poter attraversare il cerchio disegnato per terra.

“Sanguinatum planicium. Sanguinatum planicium - disse sommessamente - Phasmatos, sanguinatum planicium. Sanguinatum planicium” terminò alzando il palmo dal mortaio.

 

Le ceneri si trasformarono di nuovo in carta sotto gli occhi increduli del vampiro. La ragazza esaminò la pagina, anche questa era scritta con il sangue, proprio come il grimorio antico che supponeva volessero prenderle. Che quella fosse una pagina mancante? Ebbe come la sensazione di aver fatto centro. Prese la pagina e la piegò mettendosela in tasca.

“Fa sicuramente parte del vecchio grimorio, ne sono sicura” annunciò. Si alzò in piedi e prese in mano gli amuleti.

“Hai capito chi è questa gente?” le chiese Stefan. Lei le rivolse uno sguardo crucciato.

“Purtroppo no, ma senza di questi saranno senz’altro meno potenti. Damon, per favore accendi due candele” un ghigno si fece largo tra la sua espressione dubbiosa.

“Devo ammettere che a volte è perfino più paurosa di te, Damon, hai perso colpi”

“Ovviamente lo prendo come un complimento” rispose la ragazza con un sorriso. Damon si limitò a sbuffare e ad avvicinarle le candele.

“Universa ruina in tenebras ra damis infinitum. De lon dem ex nahal da six”

Danaë ripeté l’incantesimo più volte, ma non accadde nulla.

“Non capisco. Sono le giuste parole, i talismani dovrebbero distruggersi all’istante, prendere fuoco, insomma fare qualcosa!”

“Calma, calma. Può darsi ti serva qualcos’altro per l’incantesimo - provò a dirle Stefan - Non è un incantesimo delle Bennet?”

“Esatto” disse lei.

“Forse ti serve una Bennet per completarlo.”

“No, non è questo. Ora capisco.. - disse più a se stessa - ho bisogno di un’altra strega affinchè abbia effetto, una qualunque altra strega” si diede della stupida mentalmente.

“Ti serve un ripasso, ragazzina” la stuzzicò Damon.

“Va all’inferno” rispose lei a tono.

Stefan guardò torvo suo fratello, la ragazza ce la stava mettendo tutta, era più che normale non ricordare le formule o le condizioni degli incantesimi, dopotutto non aveva il suo grimorio con se, stava improvvisando.

“Questo funzionerà - annunciò la ragazza riconquistando il sorriso - De tu me ne s’en fin. De tu me ne s’en fin”

“Francese?” chiese il moro.

“Certo. Esistono formule magiche provenienti da ogni epoca e parte del mondo, ognuna in una lingua diversa” si concentrò di più.

“Ehm ehm, ragazzina, dovresti sbrigarti, sta arrivando qualcuno” annunciò Damon.

Danaë si concentrò ancora di più. Doveva muoversi.

Dopo qualche secondo gli amuleti, che erano due cristalli rosa, si infransero in più pezzi e la magia di cui erano pregni si spense.

“In questo modo l’operatore di magia non potrà più servirsene. Non lo abbiamo annientato, ma con qualche talismano in meno, è meno potente” spiegò lei velocemente spegnendo le candele. Si rese conto che probabilmente si sarebbero resi conto della loro visita.

“Ora dobbiamo filarcela” annunciò Stefan.

Purtroppo i quattro uomini di poco prima erano già a al secondo piano, e in qualche secondo avrebbero raggiunto l’ultimo. Così i tre si diressero nel bagno e uscirono dalla piccola finestra uno per volta.

“Ed io come diavolo dovrei fare a scendere dal quinto piano?” Disse sottovoce la ragazza.

“Tieniti” fu l’unica cosa che disse Damon prima di prenderla in braccio e catapultarsi di sotto in un balzo. Previdentemente, le mise una mano davanti alla bocca per soffocare eventuali urla. Era una banshee, sarebbe stato un vero casino, pensò.

In un lampo toccarono l’asfalto del parcheggio e la ragazza ringraziò il cielo di essere ancora viva.

“Ma prego non c’è di che” borbottò Damon appiattendosi contro il muro.

“Grazie” disse flebilmente lei, ancora sconvolta. Man mano che si riprendeva uno strano calore si espandeva nei punti dove lui la aveva toccata, sentiva le labbra andare a fuoco.

“Come sei arrivata qui?” le chiese Stefan sotto voce. Lei indicò la sua auto, il suo cane era ancora all’interno.

“Bene, fila via. Noi raggiungeremo l’auto dall’altra parte e faremo lo stesso” continuò il minore dei fratelli, allontanandosi di soppiatto.

“Sta attenta” sussurrò il maggiore dei due alla ragazza. Lei annuì e in baleno si fiondò in macchina.

 

Dopo che ebbe messo in moto e si fu allontanata, Damon raggiunse il fratello dall’altra parte del parcheggio. Stava per entrare in auto anche lui, quando una forza lo schiacciò contro l’asfalto ruvido.

“Motus” udì pronunciare da lontano.

“Damon!” Urlò Stefan spalancando gli occhi.

La donna che avevano visto prima uscire dalla stanza teneva suo fratello inchiodato al terreno con la magia. Guardava negli occhi Stefan, aveva il volto scavato e sembrava ancora più pallida da vicino. Ma soprattutto, aveva gli occhi bianchi. Faceva venire i brividi.

Stefan si fiondò su di lei, ma venne bloccato anche lui e scaraventato contro la fiancata di un’auto. Era Damon che la strega voleva.

“Tu.. chi cazzo sei?” disse dolorante il vampiro a terra. Era furioso, si sentiva impotente.

“Imparerai a conoscermi molto in fretta, Damon, ne sono sicura” disse beffarda, soddisfatta. Poi i suoi occhi saettarono a destra, dove c’era Danaë che si dirigeva minacciosa verso di lei.

La strega si distrasse momentaneamente e il vampiro ne approfittò per tentare un altro attacco, anche questo rovinosamente fallito.

“Ma guarda chi si unisce a noi - disse riferendosi alla ragazza - Motus” disse di nuovo con voce bassa, indirizzandolo a lei. Danaë cadde sulle ginocchia, in preda a dolori lancinanti, dolori che stava cercando di contrastare.

“Lei è una merce molto rara mio caro - ora si rivolse a Damon - non posso biasimare che tu la voglia tutta per te. Ma lei è mia, e tu non interferirai. Ho altri piani per te. Tu mi aiuterai” annunciò in un ghigno malefico.

I suoi adepti la avevano raggiunta e mentre due di loro tenevano Danaë, gli altri due bloccavano Damon. I loro occhi diventarono bianchi.

A quella visione la ragazza si rese conto che tutto era proprio come nella sua premonizione. ‘Loro stanno per..’

“No! - Urlò di getto strattonando i due che le tenevano le braccia bloccate. - Non toccarlo!” Intimò alla strega, e non era mai stata più seria come in quel momento.

“Lui è mio. E anche tu. Sai che non puoi fare niente. Lo hai visto” disse la donna senza distogliere lo sguardo da ciò che stava facendo. Si avvicinò al vampiro con un pugnale e gli provocò profondi tagli verticali sulle braccia, tagli che non guarivano.

Danaë rifletté per un secondo sulle sue parole. ‘Lo hai visto’. Era stata lei, lei fin dal principio.

‘E se le mie non fossero state premonizioni, ma visioni indotte, pilotate?’ si chiese. Doveva essere così. Per forza, lui non poteva morire. Non sarebbe morto in quel modo.

“Fermati” urlò di nuovo, ancora più forte. Sentiva il sangue ribollirle nelle vene, stava per esplodere. Sotto i suoi occhi l’immagine del vampiro che si dissanguava e si reggeva solo sulle ginocchia. Gli adepti lo lasciarono. Quando Damon sollevò il capo, aveva gli occhi bianchi e una strana aura si propagava attorno al suo capo. Stava per succedere.

Gli adepti si inginocchiarono ed aprirono le loro bocche contemporaneamente.

‘Ora’ sentì Danaë dentro di sè.

Urlò, urlò di nuovo, come non aveva mai urlato in tutta la sua vita vide gli adepti cadere a terra, dopo alcuni secondi la loro testa esplose come se fosse stata messa in un microonde. La strega prese a sanguinare, ma lei era forte.

“Sta.. zitta. Sta zitta - disse guardandola con tutto il disprezzo del mondo - Lihednat dolchitni” urlò.

La ragazza smise all’istante di urlare, la voce non le usciva, non riusciva più a respirare. La strega la stava soffocando. Avrebbe voluto sollevarla e scaraventarla più e più volte su una delle auto presenti nel parcheggio, ma la voce proprio non le usciva. Le rimanevano pochi attimi di lucidità prima di svenire completamente. Allora portò la montagna da Maometto.

Per quanto le era possibile cercò di far passare dell’aria dalla sua trachea ai polmoni, giusto quel tanto che bastava a pronunciare una sola parola.

“V-vados” disse con tutta la forza che le rimaneva.

I vetri delle auto esplosero all’istante e si conficcarono nel corpo della strega, che finalmente allentò la morsa su di lei.

Danaë respirò più a fondo che poté nel minor tempo possibile, sentiva ogni cellula del suo cervello rinascere. Ce la poteva fare, ma doveva agire in fretta.

Si avvicinò alla strega fondendogli contemporaneamente i gioielli e gli amuleti che indossava. La donna non smetteva di urlare per il dolore ed ogni volta che provava a scagliare una nuova formula verso la ragazza, lei la respingeva. Gettò un’occhiata verso i due vampiri, Stefan stava scuotendo Damon, ancora a terra. La rabbia montò di nuovo dentro di lei. Quando finalmente le fu davanti sentì un potere mai avvertito prima, era come se scorresse in lei come un fiume in piena. La guardò con profondo astio:

“Ah. Sha. Lana. - disse una volta con aria vendicativa - Ah. Sha. Lana.” continuò alzando la voce di un tono. La strega si contorceva sempre di più al suono di quelle parole, i suoi organi raschiavano l’uno contro l’altro. Il sangue iniziava copiosamente ad uscire dalla sua bocca.

Sentiva il potere dentro di lei crescere e mai fermarsi.

“Danaë, i tuoi occhi..” Disse Stefan spaventato.

La ragazza vide il suo volto riflesso nei numerosi vetri per terra. Ma non aveva paura di se stessa, si sentiva potente.


 

“Tu morirai” disse in preda ai dolori la strega.

La ragazza rincarò la dose.

“Ah. Sha. Lana. Phasmatos superous em animi. Lana. Lana.”

“Danaë dobbiamo andare, stanno arrivando” le urlò Stefan riscuotendola dalla sua vendetta.

La ragazza tornò alla realtà e vide che altri seguaci si stavano dirigendo verso di loro. Erano in tanti, troppi. Come era venuto, quello stesso potere ora si affievoliva, non avrebbe retto ancora per molto.

“Phasmatos motus.” disse scaraventando la strega in direzione degli adepti.

“Andiamo via - intimò Stefan che aveva già caricato Damon nella sua auto - Sali”

“Non lascio qui Damon” si riferiva al suo cane. Corse verso la sua auto, era ancora in moto a due passi dalla mustang.

Entrambi salirono nelle due auto e sfrecciarono via da lì.

Fecero in tempo a vedere gli adepti che raggiungevano la loro strega. Danaë notò che tutti quanti avevano uno strano tatuaggio.

Non videro più nulla. Nessuno li seguiva però.

 

Era stupido guardarsi indietro, Danaë si disse che qualora avessero voluto attaccarli sapevano già dove trovarli. Da quel momento in poi avrebbero dovuto stare molto, molto attenti. E soprattutto essere sempre pronti.

La direzione del vento era cambiata. La fortunata e lieta parentesi di calma a Mystic Falls era ufficialmente terminata.

Danaë oltrepassò il cartello che segnava l’inizio di quella che era diventata anche la sua cittadina. Sentire il potere fluire dentro di lei, attraverso di lei era stato indescrivibile. Più emozionante di connettersi con un’altra strega. Si era sentita invincibile. Non voleva ammetterlo, ma l’idea che qualcuno volesse ucciderla, paradossalmente la faceva sentire così viva. Si era sempre sentita come una bestia in gabbia, annoiata. Non vedeva l’ora di cacciare.

“I cattivi ragazzi sono tornati in città” disse sottovoce con un ghigno al lupo di fianco a lei.




Note:

La seconda immagine è di @mainlyboredom. 

Grazie a tutti coloro che leggeranno e recensiranno.

  
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