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Autore: ComeWhatKlaine__    12/09/2017    2 recensioni
Tratto dalla storia:
"Forse era proprio quella la verità.
[...]
La osservò da lontano, mantenendo le braccia incrociate e la schiena saldamente ancorata al muro:
sotto gli scoppi di luce colorati era bella più che mai, ma di quel bagliore tutto speciale che emanava direttamente dai suoi occhi non c'era neanche l'ombra.
Si soffermò sul suo braccio candido, che vide stringersi un po' più forte attorno alla bambina e per la prima volta, in tanti anni, le sembrò totalmente indifesa.
Più indifesa ora, nel giardino di casa e senza la presenza oscura della morte incombente.
Più indifesa ora, che quel Principe Sanguinario di un tempo era al suo fianco e non a stringerle le mani attorno ai polsi."
[DBS, Long VegeBul ambientata in un ipotetico futuro dopo la fine del Torneo del Potere.]
Genere: Angst, Erotico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Doveva essere passata mezz’ora ormai, mezz’ora che andavano avanti in quel modo, mentre la pioggia cadeva piano, dissetando l’erba del giardino.
L’aria era grigia, fuori e dentro la stanza: dell’inferno rovente che di solito regnava dietro le tende candide ora restava solo una vaga ombra, più un ricordo che una realtà effettiva.
Vegeta era sopra di lei, con i gomiti ai lati del suo petto, ed affondava ritmicamente nel suo calore.
Teneva gli occhi socchiusi, quanto bastava per riuscire comunque a scorgere lei, sudata e spettinata, ma comunque troppo composta rispetto al solito.
L’espressione sulla faccia di Bulma era quasi granitica e Vegeta poteva giurare di non averle sentito emettere neppure un verso. Neanche il più piccolo, insignificante gemito.
Ma ciò che più lo rendeva irrequieto, mentre consumavano quell’amplesso così atipico per loro, erano i suoi occhi: non brillavano, non si stringevano per il piacere.
Erano fissi, concentrati sul soffitto, distanti miglia e miglia da quella stanza.
Tentò di raddrizzarsi e le spostò una ciocca di capelli dalla fronte, unendo poi a quella la sua.
Le ansimò direttamente nell’orecchio, tentando di suscitare in lei una reazione, una qualunque reazione che non fosse quel silenzio surreale.
“Dio, donna, sei così calda.”
Non usava quasi più quel nomignolo ormai, lo faceva solo in situazioni come quella, quando erano soli, nudi e avvinghiati stretti tra le lenzuola, con Bulma che sentendolo si inarcava ancor più sotto di lui.
Quella volta non fu così.
Lei lo guardò per una impercettibile frazione di secondo, per poi stringere le palpebre e voltarsi ancora.
-Ma cosa diavolo ha?-
Le prese il mento fra due dita ed unì le loro labbra, tentando in quel modo di rilassarla.
Cercò la sua lingua, voglioso, sovrastandola ancora di più.
Eppure, nonostante non ci fosse neppure un centimetro di spazio rimasto tra loro, sentiva crescere ogni secondo una gelida distanza.
Poi, lo sentì.
Un sospiro, un leggerissimo fiato, che nulla aveva a che fare con il piacere.
I suoi occhi azzurri non erano più serrati, ma evitavano completamente il suo sguardo, coperti da veli che Vegeta riconobbe come lacrime.
Si fermò e si ritrasse, scottato da qualcosa di molto diverso dal calore che di solito provava quando era in sua compagnia.
Uscì fuori da lei, evitando il più possibile di toccarla e si rimise in fretta e furia i pantaloni della tuta, che erano finiti sulla poltrona accanto al letto, il tutto senza proferire parola.
C’era un problema, non si poteva più negare a quel punto.

La conosceva ormai da più di 15 anni e mai, mai prima di allora si era sentito così distante da lei, neppure quando a separarli erano gli anni luce o quando la considerava soltanto una presenza irritante e buona solo a farlo godere nei loro occasionali incontri notturni.
Ora erano settimane che a malapena gli rivolgeva la parola, intenta sempre a fare altro, chiusa nei suoi laboratori o in soffitta, senza che si degnasse nemmeno di presenziare a tutti i pasti.
Quella sera era la prima volta che facevano l’amore dopo quasi un mese.
O, meglio, che lui provava a fare l’amore con lei: era partita alla grande in realtà, dal momento che era stata lei a saltargli addosso, approfittando dell’assenza temporanea di Trunks e della piccola che riposava.

E ora, questo.
Non capiva.

Nessuno dei due parlava, nessuno dei due accennava a muoversi: lui, in piedi, le dava le spalle, inspirando profondamente e lei, rannicchiata in posizione fetale, guardava fissa al di là della vetrata.
Fu la voce profonda ed insolitamente tremante di Vegeta a rompere il silenzio.
“Okay, senti, che diavolo c’è?”
Bulma sembrò riscuotersi solo in quell’istante, come se si fosse appena svegliata.
Sembrava totalmente spiazzata, probabilmente perché era forse la prima volta che Vegeta prendeva per primo la parola per affrontare un dibattito.
Si sollevò, poggiando il caschetto azzurro sulla testata del grande letto matrimoniale, prima di sospirare ancora e rispondere:
“Che vuoi dire?”
“Sai benissimo di cosa parlo.”
La tensione stava crescendo a vista d’occhio, mentre l’aria si saturava con settimane di parole non dette.
“No Vegeta, non lo so cosa vuoi dire! Non ho la sfera di cristallo sai, non sono onnisciente e magari ogni tanto mi piacerebbe che argomentassi!”
“Stai sviando il discorso, Bulma.”
“Quella è una tua specialità, non mia.”
“Continui a farlo.”
A quel punto si voltò, accorgendosi del repentino scatto di sua moglie che tirava su il lenzuolo per coprirsi del tutto, mentre si passava una mano sulle ciglia umide.
“Si può sapere che cos’hai da piangere?!”
Stava alzando la voce e se ne rendeva conto. Stava perdendo il controllo e si detestava per questo, perché era sua prerogativa il non mostrarsi mai, mai vulnerabile di fronte agli altri e specie di fronte alla sua famiglia.
Ma non capiva, non capiva perché d’un tratto della donna testarda ed elettrica che lo aveva trasformato non rimanesse nient’altro che un involucro vuoto.
Non capiva cosa si celasse dietro quelle lacrime e dietro le sue assenze.
Stava sparendo lentamente di fronte ai suoi occhi e, Dio, doveva impedirlo.

Poi, lei scoppiò.
La vide stringersi i capelli tra le dita e tremare, fin quasi a spaventarlo.
A spaventare lui, che per così tanti anni aveva giocato con la morte divertendosi di fronte a spettacoli come quello.
“Tu sei solo il solito, stupido scimmione! Il tatto non sai proprio dove stia di casa vero? Ma d’altronde io cosa mi aspetto …”
“Infatti, vorrei proprio sapere che diavolo ti aspetti da me se l’unica cosa che continui a fare è frignare senza arrivare ad un punto!”
Stavano urlando adesso, senza più freni: se c’era una cosa in cui entrambi erano maestri erano proprio i litigi a colpi di battute taglienti.
“Non ci pensi che magari se non parlo è perché per una volta, UNA SOLA VOLTA, sono io a non aver voglia di parlare?
O cos’è, all’improvviso sei diventato una persona espansiva, Vegeta?”
Vegeta strinse i pugni, tentando di trattenere per quel che poteva la rabbia che iniziava a salire e restò in silenzio, inspirando profondamente.
“Che c’è, non parli più? Sua Maestà ha già perso la parola?!”
La guardò: uno sguardo nero e gelido dietro il quale, tuttavia, non riuscì a nascondere quel velo di preoccupazione che ormai montava dentro di lui senza che potesse far nulla per fermarla.
Le cose, negli anni, erano davvero cambiate, non c’è che dire.
“Sei una stupida! Per quale ragione credi che io mi sia fermato? Per quale cazzo di motivo pensi che io abbia voluto iniziare questo ennesimo battibecco? Per sorbirmi due ore dei tuoi strilli?! Non ci arrivi proprio!”
“Magari è proprio questo che volevi invece! D’altronde quando mai le tue azioni hanno avuto un senso?”
“Sì, va bene, forse è questo che volevo, idiota, almeno avrei avuto un segno che tu fossi ancora viva visto che ormai sembri un cadavere che cammina!”
“Mi stai gettando addosso questa tua stupida frustrazione per il tuo cazzo di orgasmo mancato, ma sai che ti dico, io non …”
Il suono di un pianto disperato interruppe quelle urla: Bra doveva essersi svegliata sentendoli.
Bulma afferrò la vestaglia rosa che era alla base del letto e si precipitò nella nursery, seguita, poco dopo, da un Vegeta sempre più confuso.

“Shh, tesoro, va tutto bene. Shh …”
Il Principe osservò le due donne della sua vita strette sulla poltroncina a dondolo accanto alla culla, mentre se ne stava appoggiato allo stipite della porta.
Sulle ciglia di sua moglie si scorgevano, ora, le sagome di nuove lacrime.

La pioggia aveva smesso di cadere giù dal cielo a quel punto e l’aria si era rinfrescata.
Tutto pareva essersi calmato: niente più vento, niente più fulmini all’orizzonte e Bra che dormiva di nuovo in piena quiete.
Ma una nuova tempesta era scoppiata ed attanagliava la mente e i pensieri di Vegeta, che era tornato a letto, sdraiato e solo.
Bulma era rimasta nella nursery per un po’ e poi era scesa al piano di sotto, chiudendosi nel suo vecchio studio e ancor di più in sé stessa.
Quella era la prima volta che a restare solo nel loro letto era lui: lei non sarebbe tornata quella notte, ne era certo.
Rivolse lo sguardo alla porta, quasi a voler scrutare attraverso la casa ed arrivare fino a lei.

-Dove sei finita, Bulma?-




 
  
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