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Autore: chrono storm01    12/09/2017    1 recensioni
(Storia ad OC, iscrizioni chiuse)
Il campo Mezzosangue attraversa finalmente un periodo di pace, Gea e Crono sono definitivamente sconfitti, ma come al solito, l'idillio non è destinato a durare.
Estia, disperata, informa Rachel Elisabeth Dare e Chirone della sparizione del Vaso di Pandora affidatole dopo la guerra contro Crono, che avviene in contemporanea con la sparizione degli eroi della guerra contro Gea. Il tutto, senza nemmeno una profezia di preavviso.
Al centauro non resta così che informare i semidei del furto del vaso, che potrebbe rivelarsi più pericoloso e grave del previsto se finisse nelle mani di qualcuno in grado di controllarlo e a decidere di organizzare un'impresa congiunta con il Campo Giove per recuperarlo.
Ma cosa vuole veramente il ladro? C'entra qualcosa con la sparizione dei Sette della Profezia? Perché ha deciso di servirsi del vaso? Ma soprattutto, riuscirà il campo a vivere almeno un anno intero senza che qualcuno tenti di distruggere il mondo?
Genere: Avventura, Azione, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: I sette della Profezia, Nuova generazione di Semidei
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Se un mese prima gli avessero detto che si sarebbe ritrovato a bere il tè con una dea, Arthur non ci avrebbe creduto nemmeno per un secondo. D’altro canto non avrebbe creduto nemmeno che un giorno sarebbe partito per un’Impresa su una nave volante insieme a tredici semidei, avrebbe seguito un mastino infernale nelle ombre e sarebbe stato catturato da Percy Jackson passione Il Padrino.
Eppure, gli erano successe tutte quelle cose, suo malgrado. Una volta tornati dalla spedizione all’acquario infatti, i quattordici semidei, ancora euforici per aver sconfitto l’alga ammuffita, trovarono nientemeno che Ecate ad aspettarli sul ponte di comando.
La dea indossava un vestito scuro senza maniche che sembrava fatto di puro inchiostro e dei sandali, e portava i capelli raccolti in una coda di cavallo. Sospese sopra di lei c’erano due torce di canne, mentre ad accompagnarla c’erano un labrador nero e una puzzola.
-M-madre?- balbettò incredula Avery. La ragazza aveva appena sconfitto da sola uno dei semidei più potenti della storia, ma appariva comunque intimidita davanti ad Ecate. La mamma è sempre la mamma.
-Perché, stavi aspettando qualche altra divinità?- chiese sarcastica lei – Chi pensi che ti abbia dato quel prisma con cui hai rispedito Percy a nanna nel Vaso di Pandora?-
-Io- Avery non sembrava in grado di formulare una frase di senso compiuto – Io sapevo che eri stata tu, ma non credevo che saresti rimasta nei paraggi-
-Ammetto che me ne sarei andata volentieri, Atlanta non è il mio genere di città- commentò la dea – Ma ho due cosette da dirvi. A tutti quanti. Venite dentro, vi offro un tè-
La dea si voltò e, senza aspettare risposta, andò sottocoperta con tutto il suo seguito, torce comprese.
-Dobbiamo seguirla,  vero?- chiese Mark rassegnato – Non ho tanta voglia di avere un colloquio divino-
-Puoi anche non venire se vuoi- Becky si avviò dietro alla dea – Ma potresti ritrovarti trasformato in una puzzola in tempo record-
I quattordici semidei, ancora increduli per lo scontro, seguirono la divinità e la raggiunsero nella sala riunioni, dove la dea aveva già preso posto.
-Prima di tutto, ottimo lavoro Avery- la donna riservò uno sguardo orgoglioso alla figlia, che non riuscì a nascondere un sorriso lusingato – Hai capito subito come usare il tuo talismano e non hai esitato un secondo ad usarlo-
-Grazie- rispose la diretta interessata – Non sono tanto sicura di saper gestire il potere della telecinesi al meglio-
-Usalo solo nei momenti più urgenti- la avvisò la madre – Il prima il prisma era ancora impregnato della mia magia, ma ben presto imparerà a riconoscere e ad attingere alla tua, perciò finirà per prosciugarti le energie ad ogni uso-
-Chiaro- Avery deglutì nervosamente, e Arthur provò un’istintiva complicità nei confronti della ragazza. Anche lui si sentiva sempre in imbarazzo nell’incontrare suo padre.
-Oh, ma che sbadata, vi avevo offerto un tè- si ricordò Ecate. La dea fece per schioccare le dita, ma si fermò per guardare le facce stravolte dei ragazzi – Uhm, forse è meglio una camomilla-
Ad Arthur sarebbe bastato qualcosa da mangiare, dato che Jackson aveva fatto irruzione nel loro albergo di prima mattina e non aveva neanche dato il tempo né a lui né ad Adelaide e Becky di fare colazione. La dea schioccò le dita e fece apparire sul tavolo quindici tazze colme di camomilla, accompagnate da un vassoio di tramezzini su cui i tre ragazzi catturati si avventarono senza alcun ritegno.
-Sapevo che gli adolescenti mangiano tanto, ma non credevo che fossero veramente così famelici- commentò la donna – Lasciamo perdere e passiamo alle cose serie: il Vaso di Pandora-
-Vuoi dire che voi dei sapete qualcosa sul vaso, zia Ecate?- domandò Darren afferrando la sua tazza di camomilla. Arthur non era sicuro di aver sentito bene, ma gli parve che il figlio di Selene l’avesse chiamata zia.
-Non più di quanto sappiate voi, Darren- rispose la dea – Sono stati gli dei a creare il vaso, e anche Pandora stessa a dirla tutta, e sempre loro hanno rinchiuso dentro i difetti del mondo, ma questo non significa che ne siano esenti. Anche noi divinità commettiamo errori, e il Vaso esercita una certa attrazione anche su di noi-
-Ma come è possibile, se siete stati voi a crearlo?- domandò Adelaide stranamente incuriosita. La ragazza stava sorseggiando il suo tè delle cinque con un’insolita classe, sembrava quasi che fosse abituata a comportarsi con grazia.
-Sia chiaro, è impossibile intrappolarci, siamo pur sempre più forti di voi mortali- chiarì subito Ecate – Però devo ammettere che sull’Olimpo nessuno è in grado di localizzarlo. Chiunque l’abbia rubato ad Estia è talmente potente da riuscire a nascondersi insieme al vaso-
-Se non erro, Chirone ha detto che il ladro potrebbe essere qualcuno vicino a Pandora stessa- ricordò Alex
-E la vicinanza a Pandora gli conferirebbe un maggiore potere sul Vaso- completò Cyrus
-Credo proprio che sia così, altrimenti non si spiega come sia possibile che Estia si sia fatta sorprendere- ammise Ecate – Purtroppo, nessuno di noi ha un’idea chiara di chi sia il ladro. Tra noi dei c’è il tacito accordo di intervenire il meno possibile, lo stesso Apollo non parla con il suo oracolo da un po’, e voi non avete idea di quanto gli piaccia controllare i suoi oracoli in questo periodo-
-Ma lei non hai avuto nessuna visione a riguardo, divina Ecate?- domandò Blaine, evidentemente ricordandosi di quelle di Avery
-Oh, certo che sì- spiegò la dea della magia, mentre la puzzola e il labrador, che si erano sistemati anche loro su una sedia accanto a lei, annuivano con veemenza – Il Vaso che si apre, la speranza che viene ferita e uccisa, semidei rinchiusi a cui viene frantumata l’anima per poter sfruttare i loro poteri, ma niente sull’identità del ladro-
Dallo sguardo serio di Ecate, e da quello terrorizzato della figlia, evidentemente spaventata all’idea di averne di simili, Arthur capì che quelle visioni dovevano essere state ben poco delicate.
-Visto che siamo in argomento- si inserì il figlio di Ade, smettendo per un attimo di strafogarsi di cibo – Lei sa per caso come possiamo liberare i semidei intrappolati?-
-Per un dio sarebbe una sciocchezza- spiegò la donna – Ma dovete prima trovare il vaso per farlo. Oh, e non pensate che i pericoli per voi siano finiti con Percy Jackson-
-Che intendi dire?- domandò Darren, che continuava imperterrito a darle del tu, anche se la dea non sembrava infastidita della cosa.
Mentre Ecate si accingeva a spiegare, Arthur tornò a concentrarsi sui suoi preziosi tramezzini, e notò che Mark lo stava guardando strafogarsi con uno strano sorrisetto ebete stampato in viso. Quando Mark capì che lo aveva visto, distolse subito lo sguardo, tornando ad ascoltare Ecate.
-Il ladro del vaso ha catturato tutti i sette della profezia e un paio di altri semidei- spiegò la dea della magia – Vi ha sguinzagliato contro Percy e voi lo avete sconfitto, ma non avete certo esaurito le sue risorse-
-Non si preoccupi- minimizzò Lou Sue – Adesso che abbiamo scoperto come sconfiggerli, i tirapiedi di quel tipo non ci fanno più alcuna paura-
-Ah sì?- Ecate inarcò un sopracciglio – Jackson vi ha attaccato basandosi sulla pura forza. Mossa molto idiota, considerati anche i risultati. Credete forse che persone come Annabeth Chase o Piper McLean sarebbero così dirette? Alcuni sarebbero molto più sottili e tenterebbero di distruggervi ancora prima di uno scontro diretto, e se non vi darete una svegliata, ce la faranno senza problemi-
Ecate sì che sapeva come motivare le persone, pensò Arthur. Avery sembrava già pronta ad abbandonarsi al panico, Esmeralda aveva l’aria di una che stava per vomitare, Neos si stava tormentando i capelli e guardava dovunque tranne che in direzione di Ecate, Darren era molto concentrato sulla sua camomilla e non si azzardava ad alzare lo sguardo. Lo stesso Arthur aveva perso quel minimo di baldanza che gli aveva trasmesso la sconfitta di Percy.
-Lei… lei sa per caso chi potrebbe essere il prossimo ad attaccarci?- domandò Esmeralda
-Posso esservi utile almeno in questo, anche se prevedo che ve lo dirà tra poco anche la trottola di mia figlia- commentò la dea accennando alla trottola di Avery – Il ladro del Vaso ha liberato la parte malvagia di Annabeth Chase-
-Come?- gridarono Alex e Mark all’unisono, lei alzandosi di scatto e lui alzando la voce di almeno un paio di ottave.
-Avete capito bene, il vostro prossimo nemico è Annabeth Chase- ripeté la madre di Avery, gettando ancora più nel panico i due fratelli – Spiacente di portare cattive notizie, ma è così-
-E mi dica, ha anche qualche suggerimento per noi o è venuta solo per farci la paternale?- ironizzò Drake
Ecate lo squadrò come per decidere se avesse bisogno di un nuovo accompagnatore in forma di puzzola: - Attento a come parli, figlio di Morfeo. Ultimamente mi piace trasformare i miei nemici in ghiottoni, non farmi venire voglia di provarci anche con te-
Drake ammutolì e abbassò lo sguardo.
-Però un consiglio da darvi l’avrei- proseguì Ecate – Sono poche le persone che conoscono bene Annabeth Chase, e in questo momento sono quasi tutte rinchiuse in un vaso o barricate sull’Olimpo, ma c’è una persona che potreste andare a trovare-
-Ovvero?- chiese Lou Sue
-Frederick Chase- fu Alex a rispondere per la dea.
-Suo padre- proseguì Mark. Sia la ragazza che “l’amico” di Arthur sembravano aver già rinunciato all’Impresa. Conoscevano Annabeth meglio di loro, e il fatto che fossero così preoccupati non era un buon segno.
-Esattamente- li lodò Ecate – Annabeth e suo padre si sono riconciliati negli ultimi tempi, e credo che lui sia l’unica persona reperibile che potrebbe parlarvi di sua figlia. Ci sarebbe anche Atena, ma da quando ha saputo che è stata catturata non affronta l’argomento molto bene-
-E dove possiamo trovarlo?- domandò Esmeralda
-Il dottor Chase abita a San Francisco e…- iniziò Ecate, che venne interrotta da Alex
-So io dove sta- garantì la figlia di Atena – Annabeth me ne ha parlato in un paio di occasioni-
 -Beh, se sapete tutto allora non avete alcun bisogno di me- commentò piccata la dea – A questo punto direi che posso anche andarmene-
-Ma madre- Avery tentò di fermarla - È veramente tutto qui quello che volevi dirci?-
-Vorrei potervi aiutare di più- ammise la dea guardando la figlia – Ma nemmeno noi dei sappiamo niente sulle intenzioni del ladro del Vaso, e non c’è niente che possiamo fare per trovarlo. Se vi sta attaccando però, significa che rappresentate una minaccia per lui-
-O che si diverte a giocare con noi come il gatto con il topo- aggiunse noncurante Adelaide, attirando diverse occhiatacce – Che c’è? Tento solo di ragionare come un cattivo-
-Le riesce un po’ troppo bene per i miei gusti- sussurrò Becky tra sé e sé
-Ciò che posso dirvi è che le potenzialità del Vaso di Pandora sono infinite, ma solo per qualcuno che ne è stato legato per millenni. Io per esempio non potrei ricavarne fuori nulla di particolare, mentre qualcuno particolarmente vicino a Pandora. Beh, potrebbe usarlo per intrappolare mostri potentissimi e attaccare i mortali, o perfino noi dei-
-Ma chi potrebbe essere stato così vicino a Pandora da poter avere questo controllo sul vaso ed essere tutt’oggi in circolazione?- chiese Cyrus
-Gli unici che mi vengono in mente sono Epimeteo, il marito di Pandora, il quale custodiva il vaso- elencò la dea – E Prometeo, fratello di Epimeteo, che vi aveva rinchiuso i mali del mondo-
-Se non erro, Prometeo era ancora in circolazione ai tempi della guerra contro Crono- commentò Darren
-Esattamente- annuì Ecate – Ultimamente però sia lui che suo fratello sono scomparsi dalla circolazione. Questo non può essere considerato un grosso indizio però, a nessuno dei due è mai piaciuto particolarmente bazzicare sull’Olimpo dopo le… divergenze avute con Zeus-
-Eh sì, a mio padre non piace venire sfidato- esclamò Lou Sue con tono divertito – In questo gli assomiglio-
-A parte questo, temo di non potervi essere particolarmente utile- spiegò Ecate alzandosi dalla sedia.
-Ci è stata comunque molto d’aiuto divina Ecate- si affrettò a precisare Becky
-Vi ho solo dato un indizio, tutto qui- il labrador e la puzzola affiancarono subito la loro padrona – Io non so come finirà questa faccenda, le mie visioni a questo proposito sono confuse e contraddittorie. Lasciatemi dire però che nessuno meglio di me può sapere che saranno le vostre scelte a decidere come andrà-
-Però nessuna pressione, mi raccomando- ironizzò Drake
-Se siete qui, significa che avete le potenzialità per farcela- spiegò la dea – Dipende tutto da quale sentiero prenderete. Quanto a te Avery…-
-Sì madre?- chiese lei cercando di nascondere il suo palese nervosismo
-So che mi renderai fiera di te-
Con quelle parole, Ecate sparì insieme al suo seguito e, cosa ben più grave, sparirono anche le camomille e i tramezzini.
-Poteva almeno lasciarci da mangiare!- brontolò Arthur
-Beh, l’avete sentita no?- chiese Alex alzandosi a sua volta – Ci converrà andare a riposarci. Prossima fermata, San Francisco!-
 
 
Adelaide non era poi così contenta di essere tornata a bordo della Argo II.
Quando Percy aveva fatto irruzione nella camera di motel in cui si trovava insieme a Becky ed Arthur e li aveva catturati, Adelaide aveva considerato l’idea di rivelare di essere dalla sua stessa parte, ma lui non le aveva neanche lasciato il tempo di parlare.
La figlia di Menta aveva pensato di spiegare tutto in seguito, ma poi si era detta che in fondo Percy non era affatto il suo tipo (un cattivo che si comportava come tale solo perché vittima di un lavaggio del cervello? Non lo era decisamente), anche se avrebbe potuto in qualche modo metterla in contatto con il ladro del Vaso. Non vedeva l’ora di conoscerlo e potersi mettere al suo servizio, così da poter finalmente abbandonare quel gruppo di cretini con cui si accompagnava.
Certo, in realtà il piano di Percy consisteva nell’ucciderli tutti sul momento senza portarli dal suo capo e Adelaide si era ritrovata molto vicina a rivedere la madre, ma Avery e il suo spettacolino di luci stroboscopiche da discoteca avevano salvato la situazione (e fatto un revival degli anni settanta), ed erano tornati tutti insieme appassionatamente sulla nave, dove Ecate aveva offerto loro il tè e dato un paio di informazioni che avevano interessato non poco la ragazza. La dea aveva azzardato delle ipotesi sull’identità del ladro del Vaso di Pandora, suggerendo che potesse trattarsi di Prometeo o Epimeteo. Adelaide conosceva i miti che riguardavano entrambi, e sperava che non si trattasse di nessuno dei due. Sembravano entrambi troppo buoni e pacifici per commettere un furto simili, anche se la scoperta di una loro eventuale cattiveria sarebbe potuta essere molto interessante e sorprendente.
La mattina dopo, Adelaide stava ancora pensando alle parole della dea, ma non si era dimenticata dei suoi propositi di scoprire di più sul passato dei suoi compagni di viaggio per usarlo a suo vantaggio. La figlia di Menta aveva dovuto rendersi conto suo malgrado che perseguitare tutti i semidei fino ad ottenere le informazioni desiderate come aveva fatto con Alex non sembrava un’idea così efficace, soprattutto considerando che gente come Lou Sue non avrebbe esitato troppo a buttarla fuoribordo. D’altro canto, Adelaide non era mai stata in grado di socializzare in modo convenzionale con gli altri, e non conosceva altri metodi per ottenere ciò che voleva a parte stordire i suoi interlocutori con le sue chiacchiere.
Alla ragazza non restò quindi che tentare di intavolare una conversazione normale con i suoi compagni. La mattina dopo la sconfitta di Percy, una volta fatta colazione, Adelaide si fermò per fare quattro chiacchiere con i ragazzi che non erano andati subito ad allenarsi o si erano ritirati in sala riunioni.
Al tavolo erano rimasti solo Cyrus, Esmeralda, Drake e Neos. Becky era quasi uscita dalla stanza, ma quando vide che la figlia di Menta si era inserita nel discorso degli altri, ritornò al tavolo. Ad Adelaide non erano sfuggiti i continui sguardi sospetti che la figlia di Apollo le lanciava. Doveva tenerla d’occhio.
-Allora, di che state parlando?- chiese con la sua solita voce stridula. Molti semidei avevano confessato i loro più oscuri segreti pur di farla smettere di parlare.
-Beh…- Cyrus scambiò uno sguardo interrogativo con Esmeralda, di solito Adelaide non si interessava mai ai loro discorsi – Stavamo dicendo che Annabeth non sarà affatto un avversario semplice-
- Un’esperta stratega che pur non avendo alcun potere particolare è sopravvissuta al Labirinto, a Crono, ad Aracne, al Tartaro, a Gea e ha il coraggio di tenersi come fidanzato Percy Jackson?- elencò la figlia di Menta – Già, non abbiamo speranza, ci ucciderà tutti-
-Sai cosa mi piace di te, Adelaide?- commentò Drake lanciandole un’occhiataccia – Nulla-
-Ops- la ragazza si rese conto che decantare le lodi dell’avversario davanti a quelli che ufficialmente erano ancora i suoi alleati non era molto incoraggiante – Scusate, a volte parlo troppo-
-Non l’avrei mai detto- ironizzò Becky – Però un po’ hai ragione. Jackson sarà anche stato il protagonista di una profezia, ma Annabeth può decisamente rivelarsi più pericolosa di lui. È molto intelligente e astuta, ed è brava anche come combattente-
-Qual è il suo difetto fatale?- domandò Cyrus
-Vorrei saperlo anch’io- ammise Esmeralda – Purtroppo nessuno tiene a far sapere quale sia il proprio difetto fatale. Quello di Percy è di dominio pubblico solo perché lui è stato abbastanza stupido da farselo scappare con la persona sbagliata-
-Alex e Mark potrebbero saperlo?- si informò Becky
-A saperlo- Drake sbuffò – Quei due si sono chiusi nuovamente in sala riunioni ad elaborare quei loro piani da figli di Atena-
Adelaide faceva fatica a seguire la conversazione. L’argomento era veramente noioso, l’unica cosa interessante era che Annabeth aveva un potenziale da cattiva veramente enorme, ma si trattava pur sempre di una buona a cui era stata portata via la volontà. Ciò che interessava veramente alla ragazza era scoprire qualcosa sugli altri, ma non era un argomento facile da introdurre, anzi.
-Contro le macchinazioni e le strategie di Annabeth- spiegò Cyrus – Tutto quello che dobbiamo fare è restare uniti e fare gioco di squadra-
-Sagge parole, ladruncolo- si lasciò sfuggire Adelaide – In casi simili fare gioco di squadra è fondamentale. Peccato che noi non siamo una squadra, né mai lo saremo-
-Sicura di stare bene?- domandò Neos ironico – Ho forse usato qualche ingrediente allucinogeno per fare il tuo amato profumo di Menta? Perché, se non te ne fossi accorta, tu sei l’unica che non fa gioco di squadra qui-
-Ah sì?- Adelaide si alzò e incrociò le braccia – Mark e Alex si credono talmente superiori e intelligenti da non consultarci nemmeno prima di mettere in atto i loro piani, Lou Sue crede che siamo tutti qui in veste di suoi schiavetti personali, Avery vorrebbe fuggire e tornarsene al campo con il primo autobus, Blaine ci scambierebbe tutti quanti per imparare a tirare con l’arco, e questo solo escludendo i presenti. Per non parlare del fatto che nessuno ha mai raccontato agli altri il proprio passato-
-Non mi pare di aver firmato un contratto che mi obbligava a rivelare a gente come te del mio passato prima di partire!- scattò subito Neos
-Esatto, nessuno di noi è costretto a raccontarti gli affari suoi, fattene una ragione- brontolò Esmeralda
-E anche se dovessi dire tutto a qualcuno, non credo proprio che sceglierei te- rincarò la dose Drake
-Quante code di paglia- minimizzò Adelaide – Io ho solo ribadito un fatto oggettivo, ovvero che non possiamo essere una squadra se non ci fidiamo l’uno dell’altro-
-Okay ragazzi, cerchiamo di calmarci- intervenne Becky – Adelaide ha sbagliato i toni ed è riuscita a passare nel torto alla velocità della luce con quella cosa del passato, ma non ha detto cose infondate-
-È vero- continuò Cyrus – Come gruppo non siamo molto uniti, Mark e Alex si isolano appena possibile, tu Drake sei ancora arrabbiato con Lou Sue per uno stupido duello, tu Adelaide non ti sei mai sforzata di rapportarti con gli altri e lo sai perfettamente-
La figlia di Menta sbuffò, ma sapendo di essere nel torto non replicò.
-Contro Percy ognuno continuava a pensare per sé stesso, ed è per questo che siamo arrivati vicini a perdere alcune battaglie- continuò il ragazzo – Non ci conosciamo ancora abbastanza bene per fidarci l’uno dell’altro, ma credo di avere un’idea per rimediare-
-E sarebbe?- domandò scettica Esmeralda
-Ve lo dirò dopo- Cyrus si alzò dal tavolo e si diresse verso la porta
-Quando è così ottimista mi preoccupa- rivelò Neos
-Allora, stavamo dicendo?- riprese Adelaide senza curarsi dell’idea di Cyrus
-Non stavamo dicendo niente- sbuffò Drake – Non a te almeno-
Il figlio di Morfeo si alzò, seguito da Neos ed Esmeralda, e i tre lasciarono la sala mensa.
-Non te la prendere, sono solo un po’ nervosi per l’Impresa- la rassicurò Becky  - Sono certa che non c’entrava nulla con te-
-Ne sei sicura?- domandò Adelaide con un sorrisetto – Al campo mi dicevano tutti che ho un talento naturale nell’innervosire le persone-
-In effetti…- dovette ammettere la rossa con un sorriso forzato – Senti un po’ Adelaide, sei veramente convinta che dovremmo essere completamente onesti l’uno con l’altro e raccontarci tutto?-
-Pienamente- confermò la figlia di Menta
-Allora perché non cominci tu a raccontare tutto?- chiese la figlia di Apollo con un sorriso innocente – Sappiamo tutti del tuo passato… diciamo turbolento al’hotel lotus, ma nessuno ha mai capito come ci sei finita dentro-
Adelaide guardò negli occhi Becky e capì quello che stava cercando di fare. Tentare di incastrarla con le sue stesse parole per farsi raccontare il suo passato e capire se stava nascondendo qualcosa, evitando allo stesso tempo di dover rivelare la verità sul suo nel caso non avesse detto niente. La figlia di Apollo era furba, ma non abbastanza per spuntarla contro di lei.
-La mia non è una storia interessante- minimizzò Adelaide – Mio padre non si curava di me, e un giorno a tredici anni sono scappata di casa dopo un assalto da parte di un mostro. Non molto tempo dopo, sono finita nell’hotel Lotus, dove uno degli scagnozzi di Gea mi ha ritrovato. Durante lo scontro al campo però ho capito di essere dalla parte sbagliata e mi sono resa conto di quante sciocchezze mi avessero raccontato, e così eccomi qui-
Quella non era affatto la verità: Adelaide era effettivamente stata prelevata da uno scagnozzo di Gea al Lotus, ma il suo viaggio per arrivarci era stato decisamente più travagliato. Inoltre, non aveva cambiato fazione perché aveva scoperto di essere dalla parte dei cattivi, ma semplicemente perché dopo innumerevoli tentativi di richiamare l’attenzione di Gea si era rassegnata a non farsi notare dal suo idolo, e, sull’onda della depressione aveva cambiato bandiera, subodorando l’aria di sconfitta che spirava per la Madre Terra, sperando di riuscire a trovare qualche altro criminale da servire una volta finita la guerra, dopo la sua fuga dal campo, che Chirone aveva fatto in modo di sventare.
Becky non sembrava del tutto convinta, ma non aveva modo di scucire di più ad Adelaide senza sembrare sospetta.
-E tu invece?- chiese la figlia di Menta con fare innocente – Come sei arrivata al campo?-
-A piedi- commentò la rossa – Mi sono persa durante una gita scolastica con la scuola. Ovviamente ho subito avvisato mia madre per telefono, ma non la vedo da allora. Sai com’è, lei e il mio patrigno abitano a Los Angeles,che non è esattamente dietro l’angolo-
-Capisco- rispose Adelaide, certa che anche la rossa stesse evitando di dire qualcosa – Non deve essere facile per te e tua madre-
-Non lo è, ma ogni tanto Chirone mi ha concesso di farle una telefonata- spiegò Becky alzando le spalle – Credo che molti di noi qua non vedano i genitori da un po’ di tempo, tu stessa non lasci mai il campo d’inverno-
-Non mi manca mio padre- affermò Adelaide. Quello era vero. Non le mancava niente della sua vita passata, né i vestiti pomposi né le maniere da signorina, l’unico che le mancava davvero era lui. Adelaide si impose di non pensarci, si era lasciata alle spalle tutto quanto, e non aveva alcuna intenzione di guardarsi indietro, neanche per una rapida occhiata. Non ne valeva la pena.
Senza aspettare che un’eventuale risposta di Becky, la figlia di Menta si alzò dal tavolo e uscì dalla stanza. Era stanza di quella conversazione.
 
Quando fece irruzione in sala riunioni, Cyrus non notò le espressione colme di panico stampate sui volti di Alex e Mark.
-Hai sentito cosa dicevamo?- chiese Alex tentando di restare calma.
-Neanche una parola- rispose Cyrus, talmente entusiasta che fece a malapena caso al sospiro di sollievo che tirò Mark – Sono qui perché ho avuto un’idea-
Il figlio di Mercurio spiegò brevemente ai due ragazzi che Adelaide gli aveva fatto capire che tra di loro non si era ancora creata una buona empatia, cosa che sarebbe probabilmente tornata utile durante lo scontro con una come Annabeth.
-E quindi?- chiese Alex una volta terminato il racconto
-Credo di aver avuto un’idea grandiosa su come favorire il gioco di squadra!- spiegò Cyrus
-Ti prego, dimmi che non è una sorta di seduta di sostegno o qualcosa del genere- rispose Mark storcendo la bocca – Né una corsa a ostacoli a coppie-
-Assolutamente no, ma mi tengo buona la corsa a ostacoli per la prossima volta- commentò il figlio di Mercurio ignorando lo sguardo stranito dell’altro – Convocate subito gli altri, vi spiegherò quando saremo tutti-
Confusi e preoccupati per la sua idea, Mark ed Alex andarono a chiamare gli altri, e ben presto la sala riunioni si riempì di semidei impazienti e irritati.
-Ho avuto una grande idea!- esordì Cyrus attirando l’attenzione degli altri
-L’ultima volta che l’hai detto hai usato dei pegasi come animali da tartufo- gli ricordò Blaine
-Intanto ha funzionato- si difese il romano – E comunque, stavolta la cosa è ben diversa. La nostra cara Adelaide mi ha fatto notare che come gruppo non siamo molto uniti-
-Figurarsi se non c’era lei anche dietro a questo guaio- ironizzò Arthur
-Io ho solo detto la verità, non so quale idea abbia tirato fuori- brontolò la figlia di Menta
-Perciò, ho avuto un’idea per rafforzare lo spirito di gruppo-
-Quando qualcuno dice queste cose il mio lato da asociale vorrebbe gridare e fuggire a gambe levate- commentò Avery
-Ho sistemato quattordici biglietti con dei numeri dall’uno al sette dentro quest’elmo- continuò imperterrito Cyrus – Per prima cosa, ognuno di noi dovrà pescarne uno- il figlio di Mercurio passò con l’elmo davanti a ciascuno dei suoi compagni di impresa, e ognuno di loro, chi con riluttanza e chi ad un passo da una risata isterica, poi prese l’ultimo rimasto.
-Fammi indovinare, adesso esce fuori dall’elmo anche un’annunciatrice che rivelerà il numero vincitore della lotteria- propose Drake
Cyrus continuò a fare orecchie da mercante: - Chi di voi ha i biglietti con il numero uno?- chiese guardando il suo, su cui era scritto a penna il numero tre.
Lou Sue alzò immediatamente la mano, subito seguita da Alex. Le due si scambiarono uno sguardo di sfida.
-Bene, per tutta la settimana voi due vi allenerete insieme e cercherete di trovare del tempo per parlare e conoscervi meglio- spiegò Cyrus
-Come scusa?- intervenne subito Alex – Io devo gestire questa missione, non posso perdere tempo con una tizia che vola senza ali-
-Ha forse qualcosa contro quelli che volano?- chiese polemica l’albina
-Mi spiace Alex, ma tu non sei più al comando della missione. D’ora in poi prenderemo le decisioni tutti quanti insieme, e tu ti allenerai insieme a Lou Sue-
- E va bene- si arrese Alex – Ma lo faccio solo perché le devo un favore per la storia della bolla-
-Ci sto anch’io- sospirò la bionda – Ma tanto perché sia chiaro, io odio la democrazia-
-Andiamo avanti- continuò Cyrus – Chi ha il numero due?-
-Sembra di stare al supermercato- ridacchiò Drake alzando la mano, mentre Avery faceva timidamente lo stesso.
-Anche voi due dovrete allenarvi insieme, potreste esercitarvi con la Foschia- propose il figlio di Mercurio
-Se non altro non ho beccato uno di quelli fastidiosi- sospirò Drake – E va bene, mi prendo la taciturna-
-Io ho il numero tre- andò avanti Cyrus, fingendo di non accorgersi degli sguardi sempre più increduli e rassegnati che passavano tra i ragazzi  - Chi altro c’è l’ha?-
-Io!- Darren alzò la mano con fare entusiasta, l’unico che sembrava condividere i sentimenti di Cyrus su quell’idea. Oppure stava solo cercando di arruffianarselo.
Dopo una rapida cernita, venne fuori che Blaine e Becky avevano il numero quattro, Arthur ed Adelaide il cinque (dovettero rianimare il figlio di Ade prima di poter continuare), Fabiana e Neos il sei, e a Cyrus non sfuggì lo sguardo malizioso che il ragazzo lanciò prima a lui e poi alla figlia di Tacita Muta, mentre Mark ed Esmeralda avevano il sette.
-Dobbiamo provarci per forza, vero?- chiese il figlio di Atena, che tra tutti sembrava quello meno convinto – Cosa ci succede se non lo facciamo?-
-Potreste ritrovare la vostra stanza improvvisamente spoglia di tutti i mobili- Cyrus non smise di sorridere, ma fece capire agli altri che quella era una vera e propria minaccia – E scoprire che essi sono finiti, per puro caso, fuoribordo-
-In pratica vuoi costruire un rapporto di amicizia tra di noi…- analizzò Blaine – Basando tutto su una minaccia?-
-Non ho mai preteso di essere una persona coerente- fece notare il figlio di Mercurio – Ora, se volete scusarmi, io e il mio compagno facciamo il primo turno di allenamenti-
Cyrus fece per uscire dalla sala riunioni insieme a Darren, ma notò che ancora nessuno dei ragazzi sembrava anche solo minimamente convinto.
-Oh, per gli dei, non mi pare di avervi chiesto molto- sbuffò il romano – Lo faccio solo per impedire di ritrovarci tra sette giorni con uno dei nostri cadaveri a bordo. Andiamo, fatelo per me-
Cyrus sfoderò il suo sguardo da cucciolo, quello che più volte gli aveva evitato delle punizioni a casa o che aveva convinto alcuni suoi amici a seguirlo nelle sue iniziative.
-E va bene, ci proveremo sul serio- proclamò Becky a nome di tutti – Però ci devi un favore-
-Affare fatto!- sorrise raggiante il figlio di Mercurio  - Vieni Darren, andiamo ad allenarci!-
Quando i due ragazzi furono usciti dalla sala riunioni, Cyrus scoprì di non avere idea di come approcciarsi a Darren. Lui e il figlio di Selene non avevano mai parlato molto dall’inizio dell’Impresa.
-Prima di tutto - esordì per rompere il silenzio mentre si dirigevano nella stanza per gli allenamenti – Lasciami dire che sono contento per l’entusiasmo che hai dimostrato per la mia idea. Almeno non ha fatto schifo proprio a tutti-
-Stai scherzando?- rispose Darren con un sorriso – Non vedo l’ora di poter restare un po’ da solo con te-
-Okay…- rispose imbarazzato Cyrus – Questa non me l’aspettavo. Lo sai che sono etero, vero?-
-No, non intendevo in quel senso- si affrettò a dire il figlio di Selene – Accidenti, mi succede sempre!-
-Di voler rimanere solo con altre persone?- domandò il figlio di Mercurio sempre più in imbarazzo – Abbastanza inusuale come cosa-
-No, non hai capito- il ragazzo sembrava disperato – Non intendevo dire…-
-Okay, lascia perdere- lo bloccò Cyrus prima che potesse peggiorare la situazione – Facciamo finta che tutto questo non sia mai successo. E comunque, credo che ti convenga sapere che io sono etero. Prevalentemente-
-Come sarebbe a dire prevalentemente?- si chiese Darren
-È una lunga storia che ha a che fare con una scala- tagliò corto Cyrus, quella conversazione avrebbe potuto essere più imbarazzante solo se Adelaide fosse spuntata da dietro annunciando di aver registrato tutto – Possiamo cambiare argomento per favore?-
-Con piacere- annuì vigorosamente Darren, ma a nessuno dei due venne alcuna idea. Improvvisamente l’idea di Cyrus non sembrava più tanto buona. Aveva insistito con i ragazzi perché si sforzassero di provare a conoscersi meglio, ma lui era riuscito a malapena a scambiare due parole con Darren, parole che avevano imbarazzato entrambi.
-Tu come te la cavi con la spada?- chiese allora Cyrus, tanto per dire qualcosa.
-Malino- ammise Darren – I miei hanno tentato di nascondermi il fatto di essere un semidio il più possibile-
-Ma non sei figlio di una dea di un semidio?- chiese Cyrus, quella era una delle poche cose che ricordava di aver sentito dire a Darren – Come hanno fatto a nascondertelo?-
-O loro sono stati piuttosto bravi, o io ero piuttosto tonto- commentò Darren – Propenderei per la seconda però. I miei non volevano saperne di rivelarmi tutto, ma Artemide non era della stessa opinione. Una notte mi è apparsa in sogno e mi ha rivelato la verità. Io ero praticamente convinto di essere diventato pazzo e ho cercato di nascondere tutto alla mia famiglia, ma poi un mostro ha attaccato mia sorella April e hanno dovuto dirmi la verità. O meglio, una parte della verità-
-In che senso una parte?-
-Beh, mia madre mi ha detto che ero un semidio e ha svelato la sua identità di ex dea della luna- spiegò il ragazzo – Ha però omesso il particolare che gli altri dei ancora in carica andavano in giro per il mondo e continuavano, almeno molti di loro, a fare figli con i mortali. Quando l’ho scoperto li ho praticamente obbligati barra supplicati a mandarmi al campo-
-Wow- esclamò Cyrus – Mi avevano detto che per voi semidei greci era semplice trovare il Campo Mezzosangue, ma non pensavo fosse così semplice-
-Oh, io sono stato fortunato, avevo i giusti agganci- gli fece notare l’altro – Per altri è stato più difficile. E poi scusa, “voi semidei greci”? Voi come trovate il campo Giove?-
-Ciascun semidio romano ha la sua storia personale- raccontò Cyrus – Ma riceviamo tutti lo stesso addestramento prima di poter raggiungere il campo. Io per esempio, sono stato cresciuto dai miei zii, loro sono stati dei veri genitori per me, e i miei cugini sono come fratelli-
-Non vorrei essere indiscreto ma…- Darren parlava lentamente, come se cercasse le parole migliori da usare, ma Cyrus vide chiaramente la curiosità nei suoi occhi – Che ne è stato di tua madre?-
Cyrus disse la verità, in fondo Darren era stato del tutto onesto con lui -Oh, non ne ho la più pallida idea-
-Come?- si stupì il figlio di Selene
-Per anni sono cresciuto con la convinzione che i miei zii fossero i miei veri genitori- raccontò il ragazzo – Ho sempre sofferto di cleptomania, sono sempre stato dislessico e iperattivo, ma può capitare ad un ragazzino normale, no? Un giorno, quando avevo undici anni, mia zia mi ha fatto sedere e mi ha detto che io le ero stato affidato da sua sorella quando avevo meno di un anno, con la promessa che sarebbe venuta a riprendermi presto. Mia zia non ha mai più avuto sue notizie-
-È…- Darren non sapeva come chiederlo –Tua madre è…-
-Morta?- chiese Cyrus per toglierlo dall’imbarazzo – Ne dubito fortemente. Però potrebbe essere in qualche carcere, questo sì. Zia Dakota mi ha raccontato che mia madre ha sempre avuto una passione per i gioielli e gli oggetti lussuosi, soprattutto quelli che non erano suoi. Mia madre era una ladra, di quelle brave, e mia zia sapeva tutto, ma non ha mai avuto la forza di denunciarla-
-E come mai ti ha abbandonato?- chiese Darren
Cyrus sorrise istintivamente. Parlare della sua storia famigliare non era tra le sue cose preferite, ma gli piaceva la schiettezza del ragazzo.
-Questo dovresti chiederlo a lei- rispose il figlio di Mercurio – Tutto quello che so è che nessuno della famiglia ha mai avuto sue notizie, e io non ho alcun ricordo di lei. So anche che aveva già capito chi fosse mio padre, perché zia Dakota mi ha spiegato anche che mia madre le aveva spiegato che avrebbe dovuto portarmi alla Casa del Lupo quando avessi compiuto dodici anni. Mia zia l’ha fatto, e mi sono ritrovato alla Casa del Lupo, dove Lupa mi ha trovato e addestrato con il suo branco, per poi mandarmi a cercare il Campo Giove-
Darren sembrava affascinato: - Avevo sentito parlare di questa Lupa- ammise candidamente – Ma non ho mai capito esattamente in che modo vi addestra. Vi fa diventare licantropi o roba del genere?-
-No- Cyrus si fece serio. L’addestramento con Lupa era tra le esperienze più dure che un semidio romano potesse mai affrontare – Lei decide se i bambini che le vengono portati sono abbastanza forti da sopportare l’addestramento e entrare a far parte del Campo Giove. E quelli che non vengono ritenuti degni, beh… nessuno ha mai visto un semidio romano bocciato da Lupa. A mia zia era stato detto solo che alla Casa del Lupo avrei saputo la verità su mio padre, e quando siamo arrivati io ho sentito che dovevo entrare da solo. Mia zia era preoccupatissima, ma mi ha lasciato andare. La prima cosa che ho fatto una volta finito l’addestramento è stato chiamare casa-
-Non deve essere facile vivere lontano da casa- commentò Darren – Alla fine dell’estate io tornerò dai miei, ma so che anche al campo Mezzosangue c’è chi rimane tutto l’anno-
-Al  Campo Giove è così per tutti- spiegò Cyrus – La legione diventa la nostra nuova famiglia. Non vedo i miei zii da quando ho messo piede alla Casa del Lupo-
-Oh- Darren non aggiunse altro e abbassò lo sguardo imbarazzato.
-Ma ci siamo abituati- tentò di sdrammatizzare Cyrus – Su, ora andiamo ad allenarci, non vedo l’ora di sconfiggerti in un duello con la spada-
-Ti piace vincere facile- commentò Darren – Proviamo una lotta corpo a corpo e vediamo chi ne esce vincitore-
-Cos’è, un altro modo per provarci con me?- chiese Cyrus sarcastico
-Io non ho mai…- sbottò Darren
-Stavo solo scherzando, lunatico- ridacchiò Cyrus – Comunque ci sto-
Mentre entrava nella sala per gli allenamenti, Cyrus non poté fare a meno di sorridere. Una volta rotto il ghiaccio, parlare con Darren era stato ancora più facile del previsto. Ed era certo che sarebbe stato così per gli altri.
 
 
L’allenamento di Mark ed Esmeralda fu un vero disastro.
La figlia di Eros tentò di convincere Mark a fare pratica con il tiro con l’arco, e il ragazzo decise di accettare, dato che per lui un’arma valeva l’altra. Quando però la ragazza aveva cercato di fargli qualche domanda, Mark aveva finito per risponderle a monosillabi. Stava ancora pensando al suo colloquio con Alex, ancora in corso quando Cyrus aveva fatto irruzione nella sala riunioni.
Esmeralda passò tutto l’allenamento a cercare di cavare qualche parola di bocca a Mark, ma lui a malapena la sentì. Il figlio di Mercurio era arrivato proprio mentre lui e la sorella stavano discutendo del difetto fatale di Annabeth. Tra i membri della casa di Atena, il difetto che avrebbe potuto portare alla rovina la ragazza era di dominio pubblico, dato che secondo i figli della dea della saggezza era indispensabile sapere tutto sia dei propri nemici che dei propri alleati per elaborare una buona strategia, ma avevano anche l’obbligo tassativo di non rivelarlo mai a nessuno, sempre per lo stesso motivo.
-Non credi che sarebbe meglio dirlo a tutti e basta?- aveva chiesto Mark alla sorella – Si tratta di una causa di forza maggiore, Annabeth capirà-
-Non ne sarei così sicura- fu la risposta di Alex – Ha promesso che la sua vendetta in caso di tradimento avrebbe fatto sembrare le Nozze Rosse un’allegra cerimonia nuziale. E poi, a me l’ha fatto giurare sullo Stige-
-Già, anche a me- ammise riluttante Mark – Perché quella ragazza deve essere così riservata?-
-Senti chi parla- aveva ribattuto la sorella – In ogni caso, non possiamo dire niente agli altri, dobbiamo aspettare che ci arrivino da soli-
-Oppure potremmo sconfiggere noi Annabeth, in fondo non abbiamo mica promesso di non ucciderla- propose Mark, non senza un certo timore all’idea di affrontare la celebre sorella.
-Certo, potremmo, ma…- Alex parve cercare una giustificazione per non farlo, ma proprio in quel momento entrò Cyrus, a spiegare l’idea più stupida mai concepita dai tempi di “Oh, ma che carino questo vaso pieno di demoni, perché non provare ad aprirlo?”.
Per tutto il pomeriggio Mark non fece che pensare al colloquio con la sorella e al fatto che lui e Alex avrebbero dovuto sconfiggere Annabeth, una delle semidee più intelligenti mai nate, da soli. A meno che gli altri non accettassero di seguirli ciecamente, senza conoscere il loro piano, ma visti certi soggetti la cosa era parecchio improbabile.
 Sapeva bene che né lui né Alex lo avrebbero mai ammesso apertamente, l’uno di fronte all’altra, ma entrambi temevano la sorella più del dovuto. Sia in versione lobotomizzata che in quella normale.
Così, davanti ad Esmeralda, Mark aveva fatto la figura di non uno che non aveva affatto voglia di fare conversazione (il che non era poi così lontano dalla verità). La figlia di Eros aveva presto abbandonato ogni tentativo di fare conversazione e ogni tanto si lasciava sfuggire qualche frecciatina acida su di lui.
-Tu non sei un tipo di molte parole, eh?- commentò la ragazza una volta terminato l’allenamento – Eri troppo impegnato a concentrarti sul tuo fidanzato per degnarmi della tua attenzione-
-Io non ho un fidanzato- fu la debole replica di Mark. Quello era uno delle poche cose che riusciva veramente ad infastidirlo, le insinuazioni sul suo rapporto con Arthur, e si Mark non poté fare a meno di chiede seri se Esmeralda fosse riuscita in qualche modo ad intuirlo o se fosse semplicemente stata fortunata.
-Certo, forse continuando a dirlo riuscirai a fingere che sia vero- la ragazza gli rivolse un sorriso angelico.
-Guarda che non è una bugia- cercò di convincerla il figlio di Atena – Non mi piace mentire-
-Tranne che a te stesso intendi?- insinuò lei incrociando le braccia con fare di sfida
-Non accetto consigli da chi non sa neanche lanciare una freccia a qualcuno che non sia un bersaglio- rispose Mark lanciandole un’occhiataccia
Con soddisfazione del ragazzo, il sorrisetto strafottente sparì dal volto di Esmeralda.
-Se non altro io ci parlo con le persone- rispose lei – Tu le insulti e le ignori, nient’altro-
-Vuoi veramente mettere in piedi una discussione basata sul fatto che non ho risposto alle tue domande perché ero sovrappensiero?- domandò Mark, quella discussione cominciava ad annoiarsi – Davvero matura-
-Hai ragione, è una discussione stupida- convenne Esmeralda – Esattamente come te. Ora, se vuoi scusarmi, ho cose più importanti da fare che restare con uno spaventapasseri ambulante-
-Immagino, sarai veramente piena di impegni, sei richiesta da tutti quanti qui- commentò lui dandole le spalle e facendo per uscire dalla stanza.
-Di sicuro lo sono più di te- fece in tempo a rispondergli la ragazza
Mark uscì e si diresse a passi sicuri verso la sala riunioni. Come primo approccio con una con cui avrebbe dovuto allenarsi tutti i giorni per una settimana non c’era male. Esmeralda lo stava già odiando, anche se non è che lei avesse fatto poi molto per rendersi simpatica.
Il figlio di Atena raggiunse la sala riunioni, ma invece di entrare sbirciò dentro per controllare chi ci fosse all’interno. Aveva sperato di trovarci Alex da sola, per continuare la conversazione del pomeriggio, ma insieme alla sorella c’erano anche Cyrus, Darren, che da quella mattina era praticamente diventato l’ombra del romano, e Lou Sue. Alex stava parlando ai tre ragazzi, probabilmente spiegando loro qualcosa sul padre di Annabeth, dato che l’arrivo a San Francisco era previsto per poco prima di cena. Osservandola, Mark non poté fare a meno di invidiarla: tutti la ascoltavano attentamente , nessuno osava mai contraddirla, era una vera leader. Al contrario di lui. A nessuno interessava mai quello che Mark aveva da dire, solo Arthur e, qualche volta, Cyrus si erano degnati di ascoltarlo.
Cyrus però gli aveva dato diritto di parola solo mentre Alex era impegnata a giocare all’allegra subacquea, e quando la sorella era tornata aveva subito ricominciato a pendere dalla sue labbra. Con Arthur la situazione era ancora più complicata: dalla sera prima, quando si era prima fatto sfuggire davanti agli altri di essere preoccupato e aveva in seguito abbracciato Arthur di slancio, Mark iniziava a sentirsi in imbarazzo anche solo nel guardarlo. Non ne era ancora certo, ma forse stava smettendo di considerare il figlio di Ade come un amico. Ovviamente nessuno, tantomeno il diretto interessato, avrebbe mai dovuto saperlo. Era anche per quello che si era così irritato per le insinuazioni di Esmeralda.
Cyrus non lo ascoltava più ormai, e Mark non sapeva se sarebbe riuscito a vincere l’imbarazzo e a confidarsi con Arthur raccontandogli i suoi dubbi. Certo, da quando era tornata Alex aveva cercato più volte di coinvolgere il fratello nelle sue iniziative, ma Mark non si faceva illusioni. Ad Alex piaceva far credere agli altri di ascoltare le loro idee, ma l’unica vera opinione che la figlia di Atena seguiva era la propria.
Mark non aveva alcuna voglia di entrare nella sala per sentire Alex e Cyrus discutere dei piani per sconfiggere Annabeth mentre Lou Sue si lamentava per qualcosa e Darren scodinzolava come un cagnolino per arruffianarsi i due, e sicuramente non aveva intenzione di tornare alla sala allenamenti per continuare il dissing degno dei migliori rapper di strada con Esmeralda. Così, decise di tornarsene nella sua cabina ad aspettare che la Argo II arrivasse a San Francisco, ma, quando varcò la porta della stanza, si bloccò. Arthur era seduto sul letto ad aspettarlo.
-Che ci fai qui?- chiese Arthur. Aveva veramente balbettato?
-Sono venuto solo per fare due chiacchiere- spiegò il ragazzo – Sai com’è, tu eri su una nave volante, io disperso ad Atlanta, le classiche cose che capitano agli adolescenti. Noi due non parliamo da un po’, e conoscendoti e probabile che tu non abbia mai scambiato una parola con gli altri-
-Come puoi dire una cosa simile, mi amano tutti- ironizzò il figlio di Atena sedendosi accanto all’amico – In realtà Cyrus mi ha perfino considerato per un po’, Alex è stata costretta a parlarmi per riprendere il suo ruolo di ape regina e ho avuto una molto edificante conversazione con Esmeralda poco fa-
-Ci hai litigato, eh?-
-Non mi rivolgerà più la parola- ammise Mark – Ma in ogni caso non mi interessa-
-Dovrebbe- gli ricordò l’amico – Cyrus ha promesso di buttare via tutti i nostri mobili se non gli diamo corda, e mi è parso proprio che facesse sul serio-
-Intendo che non mi interessa avere degli amici- precisò lui – Mi basto e avanzo da solo-
-Prima di tutto, tu hai me, non sei affatto da solo- chiarì Arthur – In secondo luogo, non sai quanto mi dispiaccia doverlo dire, ma nessuno sta veramente bene da solo-
-Lo so- sospirò Mark – E lo trovo veramente fastidioso. E tu invece come stai? Com’è stato passare tutto quel tempo con Adelaide la pazza?- chiese poi per cambiare argomento
-Ci sono abituato, Riccioli d’Oro che si è mangiata i tre orsi vive nella mia cabina- gli fece presente il figlio di Ade – Per Becky è stato più difficile, ogni volta che Adelaide apriva bocca sembrava volerla uccidere-
-La capisco- commentò Mark scuotendo la testa – Quella ragazza è veramente la persona più insopportabile che abbia mai conosciuto. E io ne ho conosciute di persone insopportabili-
-Tu stesso sei una persona insopportabile- lo prese in giro Arthur
-Come sei simpatico- sbuffò Mark – Te le studi prima queste battute?-
-No, mi vengono spontanee- rispose l’amico – Non abbiamo mica tutti lo stesso senso dell’umorismo di una scarpa come te-
-Seriamente, così non fai ridere nessuno- lo schernì Mark, per poi contraddirsi da solo lasciandosi sfuggire un sorriso.
-Lasciami in pace, sono solo stanco e le mie battute, di solito grandiose, ne risentono un po’, tutto qui. Stanotte non ho dormito per nulla, e vorrei tanto potermi riposare un po’. Anzi, quasi quasi…-
Prima che Mark potesse rendersi conto di cosa stava per fare, Arthur si sdraiò sul letto con uno sbadiglio, e mise la testa sulle sue gambe.
-Ti dispiace?- chiese il ragazzo muovendosi per mettersi comodo
-Figurati- Mark si sentiva improvvisamente la gola secca, e non riuscì a non pensare che Arthur era veramente adorabile quando si comportava in quel modo, salvo poi rimproverarsi mentalmente per quello stesso pensiero.
Il figlio di Atena si irrigidì, cercando di non apparire imbarazzato per quel contatto fisico, ma Arthur era talmente stanco che non si accorse di nulla. Tuttavia, il ragazzo doveva ammettere che era piacevole.
-Arthur, siamo arrivati a San Francisco- Esmeralda entrò ad un tratto nella stanza – Cyrus mi ha costretto a…- la ragazza si interruppe notando la scena, e un sorrisetto di tronfio le si dipinse in faccia.
Mark si alzò di scatto, spingendo senza volerlo Arthur sul pavimento della stanza: - Niente, stavamo solamente parlando!- balbettò il figlio di Atena
-Certo, come no- rispose sarcastica la ragazza – Conosco molta gente che parla alle gambe degli amici-
-Sbaglio o dicevi che siamo arrivati?- Arthur si alzò massaggiandosi la testa – Non dobbiamo andare in sala riunioni?-
-No, sono già tutti sul ponte- spiegò Esmeralda – Volete che vi copra così potete limonare ancora un po’ oppure venite?-
-Arriviamo, arriviamo- disse Arthur a denti stretti. Non sapeva se era più arrabbiato perché Esmeralda li aveva visti in atteggiamenti… poco consoni, o perché la ragazza aveva interrotto quel momento. L’unica cosa di cui era certo era che stava per incontrare il padre di sua sorella, ovvero l’uomo che aveva cresciuto la persona che più temeva e stimava al mondo.
“Sì” si disse Mark mentre raggiungeva il ponte insieme ad Arthur ed Esmeralda “Potrebbe essere interessante”
 
 
 
Mentre si dirigevano a casa di Frederick Chase, Becky non riusciva a smettere di pensare al loro incontro con Sally Jackson, la madre di Percy. Mentre la metà di loro era andata a trovare la donna, l’altra metà era rimasta a bordo, ed era stata attaccata da Percy Jackson versione pazzoide. Era principalmente per quel motivo che la figlia di Apollo aveva insistito perché andassero tutti e quattordici a casa del padre di Annabeth. Nessuno si era opposto, tutti ricordavano troppo bene il rischio corso durante il primo scontro con Jackson, così Avery e Drake avevano mascherato la nave al meglio con la loro Foschia e tutti erano partiti.
Certo, forse il dottor Chase si sarebbe spaventato un attimino nel ritrovarsi un esercito di adolescenti pieni di poteri soprannaturali ed ormoni (perché se c’era una cosa che non mancava sulla nave erano senza dubbio gli ormoni) a scorrazzare per casa, ma non tutti possono ottenere quello che vogliono, no?
Quando arrivarono a casa di Annabeth, Alex e Mark iniziarono a dare segni di nervosismo, neanche temessero di affrontare la figlia di Atena in persona. Fu Becky a suonare il campanello la prima volta. E anche la seconda e la terza. La quarta volta Drake si attaccò direttamente al citofono con il rischio di farlo guastare, ma almeno all’interno della casa li avrebbero sentiti.
-Che non gradiscano gli ospiti?- si chiese Neos
-Che non gradiscano noi?- gli fece eco Blaine
Dopo aver aspettato per quasi mezz’ora che qualcuno tornasse, i ragazzi iniziarono a perdere la pazienza, e alla fine Becky e Cyrus decisero di andare a forzare la porta, ma scoprirono che la porta era solo accostata.
-Questo non è un buon segno- commentò Becky
“Credete che dovremmo entrare in casa?” chiese Fabiana
-No, aspettiamo qualche altra ora, magari il ladro del Vaso è impegnato a fare shopping o sta lavorando part time come commesso- ironizzò Lou Sue – Abbiamo così tanto tempo da perdere-
La figlia di Zeus aprì la porta ed entrò senza nemmeno chiedere il permesso, e, dopo una leggera esitazione, gli altri la seguirono.
La casa di Annabeth era molto accogliente, anche se disordinata, ma in quel momento Becky la trovò solo spettrale e troppo vuota. Né in ingresso né in salotto c’era traccia del padre della ragazza o della sua nuova famiglia.
-Vado a controllare al piano di sopra- annunciò Blaine, che però non si decideva a salire – Qualcuno viene con me?-
Becky, Fabiana, Avery e Neos seguirono il figlio di Afrodite al piano di sopra, mentre gli altri rimasero al piano terra, a controllare se c’era qualche traccia dei parenti di Annabeth.
-Magari sono andati a fare la spesa tutti insieme- propose Neos mentre controllavano le varie camere.
-Nessuna stanza sembra lo scenario di una rissa o di un rapimento- constatò Avery – Però questo silenzio non mi piace-
-Idem- concordò Blaine – Annabeth non darebbe loro il tempo di tentare di difendersi, li rapirebbe e basta-
Becky non disse nulla, ma era quasi sicura che il ragazzo avesse ragione.
I cinque ragazzi controllarono tutte le camere del piano superiore, e alla fine raggiunsero anche quello che doveva essere lo studio del padre di Annabeth, pieno di modellini di aeroplani di chissà quale guerra mondiale. C’era anche un tavolo pieno di carri armati e soldati in miniatura, la rappresentazione di una battaglia evidentemente. Fu lì che Fabiana e Neos trovarono la lettera.
-Ragazzi- balbettò l’esperto di creme e di pulizie per il viso – Forse ho capito cosa è successo qui dentro-
Nessuno osò dire una parola, ma in qualche modo lo avevano già capito tutti.
Neos aprì la lettera e iniziò a leggere a voce alta.
-“Cari semidei della profezia”- recitò il ragazzo – “Congratulazioni per la bella pensata di venire a farvi gli affari miei a casa di mio padre. Mi duole informarvi però che siete arrivati troppo tardi. Il mio paparino, la sua adorabile mogliettina e quelle simpatiche pesti che sono i miei fratellastri sono miei personali ospiti”-
-La pazza li ha rapiti- sussurrò Avery – Questo non ci voleva-
- E ora come li ritroviamo?- si domandò Becky
-Temo di sapere anche questo- commentò Neos -“Ma non vi preoccupate, avrete modo di raggiungere i miei cari parenti e me. Vi basterà seguire gli indizi in girò per la città per trovarci. Ma non vi preoccupate, farò in modo che la vostra caccia sia molto divertente”-
-Sbaglio o ci ha appena sfidato ad una caccia al tesoro?- chiese Blaine confuso
-Pare anche a me- confermò Becky – E il premio in palio sono i suoi parenti?-
Fabiana fece loro segno di tacere, e Neos continuò la lettura.
-“Ovviamente il vostro tempo è limitato”- il ragazzo impallidiva sempre di più ad ogni frase –“Quando comincerò a stancarmi il vostro premio inizierà a ridursi pezzo per pezzo, fino ad esaurirsi del tutto”-
-Vuole fare fuori i suoi stessi parenti?- domandò Avery sgranando gli occhi – Davvero il vaso può spingerla a tanto?-
-Potrebbe star bluffando, ma non sono sicuro di volerlo scoprire- commentò Neos per poi continuare a leggere –“Buona fortuna per la vostra caccia, e mi raccomando, cercate di arrivare vivi alla fine. Oh, quasi dimenticavo, non pensate di potermi sfuggire proprio adesso. Sto provvedendo alla vostra sistemazione proprio mentre leggete”-
Quando capì il senso di quelle parole, Becky si fece prendere dal panico.
-No…- mormorò incredula – Non è possibile, non può essere-
La figlia di Apollo si lanciò verso le scale, seguita dagli altri quattro.
-Tutti alla nave!- gridò una volta arrivata al piano di sotto, per poi slanciarsi verso la porta.
-Aspetta un momento, abbiamo trovato uno strano foglio!- Lou Sue tentò di insistere, ma Becky la ignorò, e anche agli altri non rimase che seguire Becky.
La ragazza corse a perdifiato fino al punto in cui si ricordava che era stata ancorata la Argo II.
-Fatela riapparire!- gridò afferrando Avery per le spalle – Fatela riapparire ora!-
-Mi dispiace Becky- sussurrò Avery abbassando la testa – Non è… non è più qui-
Per Becky fu un colpo durissimo. Era stata lei a insistere perché tutti andassero a casa del dottor Chase. Forse aveva risparmiato a tutti uno scontro con Annabeth, ma li aveva anche condannati tutti quanti. Erano in trappola, costretti a giocare a quella stupida caccia al tesoro per salvare la famiglia Chase e tutta l’Impresa.
Annabeth aveva rubato la Argo II
 
 
 
Angolo Autore
Sorpresa! Non sono scomparso, non mi sono trasferito in un luogo dove non c’è connessione internet, sono semplicemente in ritardo (come se fosse una novità).
Mi dispiace di non essere riuscito ad aggiornare prima, tra l’altro questo capitolo è anche molto statico, fa luce sul passato di un paio dei ragazzi e getta le basi per la storyline di Annabeth, ma nient’altro. E ovviamente non mi convince molto (l'avreste mai detto?).
Spero comunque che vi possa piacere, e mi scuso ancora per il ritardo.
L'Uragano Temporale
 
   
 
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