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Autore: 7vite    13/09/2017    1 recensioni
La vita di Doremi e le sue amiche è cambiata definitivamente da quando le sei apprendiste hanno deciso di rinunciare per sempre all'uso dei poteri magici, scegliendo di restare a vivere nel mondo degli esseri umani.
Le loro strade si sono divise, ognuna di loro ha intrapreso un cammino diverso, promettendosi però di restare amiche per sempre.
Ed è qui che le incontriamo nuovamente, alle prese con i problemi che affliggono tutte le adolescenti.
Riusciranno a gestire le nuove avversità senza l'aiuto della magia?
Genere: Commedia, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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-VINCITRICE-

 

Le sue amiche si erano fermate solo per un paio d’ore, poi erano tornate a casa loro. Lullaby sapeva che non avrebbero potuto trattenersi oltre, ma non riuscì a cacciare via la tristezza.
Si erano riviste nuovamente per una breve manciata di minuti, mentre lei sdraiava su un letto d’ospedale in condizioni orribili. Non era certamente quello che avrebbe desiderato, ma si disse di guardare il lato positivo, e così cercò di fare.
Scoraggiata, diceva tra sé e sé “vedrai che avrete un’altra occasione” ma in fondo ci credeva poco.
In momenti come quelli desiderava non aver mai rinunciato ad essere una strega, perché in quel caso le sarebbe bastato cavalcare il suo manico di scopa per raggiungere tutte le destinazioni che desiderava, o anche solo recitare la formula magica. La magia era così semplice in fondo.
Afferrò lo specchio che sua madre le aveva lasciato sul comodino e vi si guardò attentamente. L’immagine che quello ricambiava aveva poco a che fare con quella che Lullaby conosceva bene. I suoi capelli sciolti ricadevano disordinatamente sul suo volto e sulle spalle, e il suo occhio destro faticava ad aprirsi del tutto, dandole un’espressione sciocca. Le sue labbra fini erano adesso gonfie e di color rosso vivido, e se sorrideva troppo rischiava di riaprire la ferita e macchiarsi di sangue.
Chissà perché le venne voglia di piangere. Era così stupido piangere per essere leggermente sfigurata, tutto quanto sarebbe passato, si disse, avrebbe riacquistato presto il suo bell’aspetto, si disse, come le avevano assicurato sia il suo medico, sia le infermiere del reparto.
Sì, ma il problema non era affatto il suo viso! Sembrava che nessuno volesse capirlo, limitandosi a sorridere e dire “passerà”, ma nessuno le aveva chiesto come si era sentita quel giorno, bloccata e presa a pugni senza nemmeno una ragione. Tutti davano per scontato che a lei interessasse solo il proprio aspetto, senza curarsi della sua condizione psicologica, senza neppure immaginare la paura che aveva provato, inerme e disarmata, a subire violenze fisiche e psicologiche da parte di tre sue coetanee. Lei non avrebbe mai potuto fare una cosa simile, e nemmeno le sue amiche, e neanche tutti i suoi vecchi compagni della scuola elementare di Misora. Cosa c’era di sbagliato in quelle ragazzine? Perché erano state così cattive? Ma soprattutto si chiedeva, e qui rabbrividiva ogni volta immaginando la risposta, cosa sarebbe accaduto se sua madre non fosse venuta a cercarla, preoccupata dal suo ritardo? L’avrebbero forse uccisa, massacrandola di botte?
Sola, nel silenzio della camera d’ospedale, Lullaby non si preoccupò di dare sfogo alle sue paure scoppiando in un pianto ininterrotto.
 
Quando l’indomani il medico la visitò, le disse che stava decisamente meglio, e che la visita delle sue amiche le aveva fatto bene. Affermò che se avesse continuato di questo passo, sarebbe sicuramente stata dimessa già alla fine della settimana.  Sia Lullaby che Miho sorrisero alla buona notizia, e la figlia promise alla madre di mettercela tutta per guarire il più in fretta possibile.
«Non è necessario tutto ciò, Lullaby. Adesso devi concentrarti sulla tua salute, e prenderti del tempo per te stessa, non importa quanto ci staranno le tue ferite a risanarsi, ci siamo intese?»
Lullaby non si aspettava quelle parole da parte di sua madre, evidentemente la donna era più preoccupata di quanto non desse a vedere.
«Ah, sai la bella notizia? Tuo padre stasera riuscirà a liberarsi un po’ prima, verrà finalmente a trovarti. Sei felice, non è vero?»
Sì,era felice, ma anche in apprensione. Aveva causato un bello spavento ai suoi genitori, ed anche se sapeva che non era la diretta responsabile, non poteva fare a meno di sentirsi in colpa.
«A proposito, oggi ho parlato col preside, le tre ragazze verranno espulse dalla scuola, dovranno cercarsi un nuovo istituto, anche se non sarà facile, dato il modo in cui hanno macchiato il loro curriculum scolastico. Se non se la fossero cercata, direi persino che mi dispiace, ma date le circostanze non posso che tirare un sospiro di sollievo. »
Si sedette sul letto di fianco alla figlia, passandole una mano sulla fronte e studiando da vicino i suoi lividi.
«Guarda come ti hanno ridotta!»
Lullaby si scansò dalla presa dolce della madre.
«Non fa nulla, non hai sentito il dottore? Passerà tutto quanto, tornerò ad essere bella come prima.»
«Non è questo che mi preoccupa.»
Disse infine Miho con un filo di voce, catturando la sua attenzione.
«Io mi domando sempre cosa ne sarebbe stato di te se non fossi arrivata in tempo, se mi fossi trattenuta un po’ più a lungo.»
Un brivido le percorse la schiena, facendole accapponare la pelle. Delle lacrime caddero sul dorso della sua mano, lacrime che non si vergognò di versare, che non si preoccupò di nascondere agli occhi della figlia.
«Lullaby tu sei la cosa più preziosa che ho.»
Le disse abbracciandola. Lullaby rimase sorpresa sulle prime, ma subito dopo ricambiò l’abbraccio della madre, sentendosi finalmente vicina a lei, consolata dal fatto che anche sua madre nutrisse le sue stesse apprensioni.
Si sentì una sciocca a pensare che si interessasse solo della sua bellezza.
 
Quel pomeriggio, poco più tardi, Lullaby ricevette una visita inaspettata.
Qualcuno bussò timidamente alla porta della sua camera proprio mentre lei addentava una barretta di cioccolato che le era stata regalata da uno dei suoi ammiratori che non conosceva.
«Avanti!»
Disse a bocca piena.
Una figura minuta e timida fece capolino, mostrando dei capelli bruni ed uno spesso paio di occhiali.
«Sakura?»
Domandò inghiottendo in fretta il boccone.
«Lullaby, quando ho saputo della notizia io… Ero sconvolta a dir poco. Sì, Kumiko ed il suo gruppetto sono sempre state dei tipi poco raccomandabili, ma nessuno si aspettava che compiessero un simile gesto. Io… Beh, in realtà tutta la classe ha votato per la loro espulsione, un comportamento del genere è inaccettabile!»
«Sakura…»
«No, lasciami finire, perché non è tutto. Io… Io voglio solo che tu sappia che io non ho nulla a che vedere con questa storia. So che non mi crederai, ma volevo dirti che non ho certamente proferito parola con quelle tizie. Anzi, se devo proprio dirla tutta, io a loro non sono nemmeno mai piaciuta. Non so perché abbiano preso le mie difese, di solito mi prendono in giro affibbiandomi stupidi soprannomi.»
Sakura iniziò a piangere.
«Lo so che tu adesso mi odierai, ma io dovevo dirtelo!»
Lullaby rimase un attimo interdetta, osservando la compagna togliersi gli occhiali e asciugandosi le lacrime.
«Sakura, io non ho pensato neanche solo per un istante che c’entrassi tu in questa faccenda.»
Sakura smise di singhiozzare, guardandola con tanto di occhi.
«Non ti odio affatto, anzi non appena mi sarei rimessa avevo intenzione di venire a scusarmi con te per averti causato dei problemi. È tutta colpa mia se ti hanno abbassato la media scolastica.»
Sakura sorrise debolmente.
«Ah, quello? Vedrai, recupererò, ero solo sconvolta all’inizio, credo che lo choc mi abbia causato la febbre, ma dopo una breve conversazione con mia madre ho capito che potevo rialzare la media in breve tempo.»
Lullaby inclinò la testa di lato sorridendo.
«Mi fa piacere che tu la veda così, ma ho già deciso di fare un discorsetto al preside.»
Sakura spalancò gli occhi.
«Non avrai certo deciso di ritirarti? Hai sentito, quelle tre sono state espulse, non hai più nulla da temere…»
«Ciò che ho da dirgli ha poco a che fare con questa vicenda. È solo che non voglio nessun trattamento di favoritismo. Mi sono accorta che questa situazione non fa che allontanarmi dai miei compagni di classe, nessuno mi rivolgerà mai la parola se teme che i suoi voti vengano abbassati! E non è questo che voglio, non mi va di essere evitata come la peste. Voglio un rapporto normale coi miei compagni di scuola, voglio che si sentano liberi di rivolgermi la parola ogni volta che lo desiderino, fosse anche solo per chiedermi un autografo o una fotografia!»
Il volto di Sakura si rasserenò, e la ragazza sorrise, passandosi una mano sul petto.
«Questo significa che continuerai ad essere una mia compagna, giusto?»
Lullaby annuì.
«Certo! Io non mi faccio certo scoraggiare da certi eventi!»
«Ah, è una notizia fantastica, sono felice di sapere che la pensi così!»
Lullaby le mostrò la lingua schiacciandole un occhio.
«E dimmi un’altra cosa.»
Aggiunse Sakura diventando improvvisamente seria.
«Hai intenzione di esporre una denuncia?»
«Ma tu come sai queste cose?»
Lei fece spallucce.
«Mio padre è avvocato, mi ha spiegato un paio di cose a proposito. Dice che hai la possibilità di denunciare i tuoi aggressori e di presentarti in tribunale. Rischiano di finire in carcere… e se lo meriterebbero pure.»
Lullaby guardò fuori dalla finestra. Ci aveva pensato a lungo, da quando sua madre le aveva comunicato quella possibilità, affermando che quella scelta apparteneva solo a lei, e che non si sarebbe intromessa nella sua decisione.
«Non credo che lo farò.»
La notizia parve sorprendere la sua interlocutrice.
«Davvero? Come mai?»
«So che si meriterebbero le peggiori cose, e se mi presentassi in tribunale conciata così, vincerei di certo la causa, ma… Ma cosa ci guadagnerei io dopo? Non sarei a posto con me stessa, per quanto risulti arduo da comprendere, non credo di poter spiegarlo meglio. Io voglio semplicemente essere superiore a questo genere di cose.»
«Credo di capire dove vuoi arrivare, e in questo senso sono d’accordo con te. In fondo non avranno vita facile, il loro curriculum scolastico  è stato gravemente compromesso, l’unica possibilità di proseguire gli studi sarebbe quella di frequentare una scuola privata molto costosa, e in più verranno tenute costantemente d’occhio, non potranno permettersi nessuna trasgressione delle regole. In pratica, tu hai già vinto.»
«Esatto!»
Disse Lullaby facendo il segno della vittoria.
«Adesso perché non ti avvicini? Ho tantissima cioccolata qui e non riesco davvero a finirla da sola pensi di darmi una mano?»
Sakura sorrise avanzando verso la sua nuova amica.
«Con piacere.»
«Oh, a proposito Sakura, prima che me ne dimentichi, io ho ancora un debito nei tuoi confronti.»
«Hm? Di che parli?»
«Dell’autografo che non sono mai riuscita a firmarti, ricordi?»
Sakura abbassò il capo scuotendolo impercettibilmente.
«Adesso non ne ho più bisogno. Oramai siamo amiche, non è vero?»

  
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