Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Segui la storia  |       
Autore: Princess_of_Erebor    17/09/2017    22 recensioni
May è una giovane donna che vive nel XXI secolo. Un giorno si ritrova magicamente nella Terra di Mezzo, vedendo così realizzato il suo sogno più grande. Si unirà alla Compagnia dei Nani di Thorin Scudodiquercia e combatterà al loro fianco; vivrà esperienze uniche e incontrerà l'amore della sua vita.
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Fili, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Lime, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A



CAPITOLO XVI

Una finestra sul passato






Quattro settimane prima della partenza da Casa Baggins
Nel mondo reale
 
 
 
E forse non è vero amore se dico che tu mi sei la cosa più cara;
amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.

Franz Kafka

 
 
 
Una gentile brezza primaverile soffiava attraverso i capelli color carbone di una giovane donna, lasciandoli danzare dolcemente sulle spalle avvolte in un vecchio scialle di lana che profumava d’infanzia. La finestra aperta dava sul giardino di una casetta ospitata in un delizioso quartiere residenziale immerso nel verde; vivaci e ridenti margherite ricoprivano il prato, sbocciate subito prima di congedare un inverno che pareva restìo a ritirarsi. L’aria del primo pomeriggio era fredda, ma il sole splendeva alto e incandescente nel cielo terso di fine Marzo, inondando di luce dorata le montagne in lontananza, maestose protagoniste di un panorama incantevole. Ma colei che sedeva accanto alla finestra della sua camera al secondo piano, con in mano il quaderno in cui era solita appuntare versi e citazioni, alzava solo di tanto in tanto lo sguardo sulle semplici meraviglie che la circondavano. Non ne era mai sazia, in verità, tuttavia quella vista le rammentava qualcosa di piacevolmente doloroso: un mondo fantastico del quale avvertiva prepotente il richiamo in ogni momento e in ogni cosa, intorno a sé.
In quella Terra inesistente – conosciuta e amata attraverso i libri del suo scrittore preferito, e contemplata grazie alle trilogie cinematografiche che adorava – ella non aveva mai messo piede; eppure la calpestava tutti i giorni, ormai da anni, nei suoi sogni da sveglia. Sentiva che quella realtà immaginaria le apparteneva, lo sentiva come il sangue che scorreva rapido nelle sue vene al desiderio struggente di trovarsi lì. La sua vita assomigliava ad un penoso ed impietoso esilio. Una dolce, malinconica nostalgia pulsava all’unisono col suo cuore profondamente innamorato di una patria che non avrebbe mai conosciuto, e che mai l’avrebbe conosciuta.
 
Amore è il fatto che tu sei per me il coltello col quale frugo dentro me stesso.
 
May aveva letto e riletto quella frase, quando finalmente si decise a trascriverla. Ne era tremendamente affascinata, poiché sembrava scritta di suo pugno. Pur non figurando tra i suoi autori preferiti, Kafka racchiudeva in un tale concetto tutto il sentimento che lei provava per una persona speciale: un lui che faceva parte di quel mondo irraggiungibile. Si era data della sciocca per mesi, dall’istante in cui aveva realizzato di essersi invaghita di un personaggio che poteva ammirare solo tramite uno schermo. Ad ogni modo, col tempo aveva imparato ad accettare questa cosa – la più ridicola ed al contempo la più curiosa che le fosse mai capitata – senza evitare di torturarsi con domande destinate a rimanere prive di una risposta plausibile e soddisfacente.
In un primo momento, confusa e lievemente spaventata da un’infatuazione che sconfinava nell’assurdo, May si era astenuta dal guardare i tre film “incriminati” come soleva fare nei fine settimana, e non solo: smise di collezionare immagini a tema reperite su internet e si trattenne dal rileggere ancora una volta “Lo Hobbit”, per rendersi conto dopo qualche tempo (diciamo pure dopo qualche giorno) che tanto impegno non era valso a nulla, se non a farle battere il cuore con maggior violenza quando i pensieri tornavano a convergere in un’unica ed irresistibile direzione: lui. Il suo Fili.
Così aveva realizzato che – non senza sacrificio – poteva evitare di guardarlo, di cercarlo, di pensarlo, forse; ma non di “sentirlo”. E per quanto ci rimuginasse sopra, non riusciva a spiegarsi tutto questo. Non si dava pace. Era arrivata al punto di considerarsi irrimediabilmente pazza.
“Sono solo un’acerba ragazzina impaziente di uscire da un’adolescenza che mi va stretta”, si ripeteva. Ma la verità era che le bastava pensare a Fili per sorridere.
Lui rappresentava il suo inseparabile coltello dalla lama teneramente affilata che la fanciulla utilizzava per intaccare le pareti del suo universo personale. Allo stesso modo in cui i Nani amavano scavare a fondo nelle rocce alla ricerca di tesori, così May amava allargare e perlustrare i sentieri della sua abissale interiorità.

 
Far over the Misty Mountains rise
Leave us standing upon the height
What was before, we see once more
Is our kingdom, a distant light.

 
La voce di Neil Finn risuonò vivace e solenne tra le pareti della stanza immersa nel silenzio. May fece un balzo sulla sedia: concentrata com’era nella lettura, aveva dimenticato lo smartphone acceso sulla scrivania. Spesso lo teneva spento, mentre scriveva o faceva qualcosa di impegnativo che richiedeva la sua più totale attenzione.
Fu quasi tentata dal farlo squillare ancora un po’, per il puro gusto di ascoltare quella favolosa canzone che aveva impostato come suoneria e di cui non si stancava mai; ma non appena vide chi la stava chiamando, la giovane si affrettò a rispondere.
“Hey, caramella! Dovresti essere già qui!”.
Si divertiva a chiamare così la sua migliore amica, per via del fatto che Micky – questo era il suo nome – amava tenere i capelli castani raccolti in due corte codine che a May ricordavano le caramelle incartate. Erano due coetanee dai caratteri diversi, sostanzialmente opposti, eppur legate da una solida amicizia.
“Sono già qui!”, rispose una voce squillante proveniente dal corridoio.
May sfiorò col pollice il tasto virtuale di fine chiamata sul touch screen e si alzò per andare ad aprire la porta, quindi si trovò di fronte due sagaci occhi marroni che la guardavano con finta aria di sufficienza.
“Che ci fai qui fuori?” domandò la padrona di casa, incapace di decidere se si sentiva più divertita o infastidita dal comportamento insensato della sua ospite. “Immagino che ti abbia fatto salire mia madre. Potevi entrare senza telefonare, lo sai che ti aspettavo”.
“E perdermi il gusto di interrompere la tua attività preferita facendoti squillare l’odiato telefonino?” replicò Micky in tono stanco, sfilandosi lo zaino dalle spalle per lasciarlo cadere sul parquet in rovere.
“Tanto valeva bussare!” ribatté May, sfoggiando la più genuina delle linguacce.
“Bussare? Figurarsi! Un altro buon elemento da aggiungere alla lista delle tue stranezze!” commentò Micky, che senza fare complimenti si era tolta le Converse per distendersi sul letto.
May scosse la testa e, guardandola di sottecchi, capì all’istante che la sua “caramella” era di malumore.
“L’interrogazione di latino è andata benone… Qual è il problema, stavolta?” s’informò, inarcando le nere sopracciglia sottili per poi sedersi sulla moderna poltrona girevole.
Micky ruotò lo sguardo dal soffitto alla compagna di banco.
“E me lo chiedi?”. Il suo tono era sorpreso, quasi indispettito. “Ricordi che giorno è oggi?”.
“Vediamo… Il compleanno del tuo Roby?”.
“Ottima memoria, cara May!”.
“E dunque?”.
“E dunque proprio oggi, a distanza di una settimana dalla nostra rottura, l’ho beccato con quella vipera del quarto B!”. Micky stava praticamente urlando, ma non se ne curava. “Li ho visti scendere poco fa dallo scooter davanti alla gelateria vicino alla fontana, in centro. Capisci?! Il bastardo non ha perso tempo! Si è buttato tra le braccia della ex ragazza, per farsi mettere di nuovo il guinzaglio!”.
Afferrò il cuscino ricamato che faceva bella mostra di sé sul letto dell’amica e lo scagliò con forza spietata contro la libreria bianco frassinato.
“Beh, è stato lui a lasciarti” osservò May, mantenendo la calma nella speranza di arginare la collera dirompente di Micky, della quale era stata suo malgrado testimone infinite volte. “Dovevi aspettartelo”.
“Come avrei potuto aspettarmi una cosa del genere?! Tre mesi… Tre mesi da sogno, fin quando lui non è venuto a dirmi che non era più innamorato di me!”.
“Hai considerato che, magari, il vostro non era vero amore?”.
Gli occhi di Micky, ardenti di collera, si volsero verso colei che aveva osato mettere in discussione i suoi sentimenti nei confronti del primo ed unico uomo che avesse mai amato.
“Tu… Topastra di biblioteca che non sei altro, cosa puoi saperne tu del vero amore?!”.
“Niente”, ammise candidamente May in un tono di voce pacato – vagamente indifferente – che non contribuì a raffreddare lo spirito geloso ed iracondo della compagna. “Ma siamo realiste: se io ho molto da imparare sull’amore, tu, amica mia, hai altrettanto da apprendere sul conto degli uomini”.
“Stai forse insinuando che Roby mi ha presa in giro?”.
“Dico solo che, se fosse stato del tutto sincero con te sin dall’inizio, adesso non saresti qui a disperarti”.
Seguì un silenzio piuttosto lungo che May ritenne opportuno non infrangere, dopodiché Micky si alzò di scatto dal letto per gettarle le braccia al collo facendola quasi cadere dalla sedia rotante, che scivolò fino alla parete opposta andando a sbattere contro l’armadio a specchi.
“Hai ragione! Che stupida sono stata!”, singhiozzò l’innamorata infelice sulla spalla della sua confidente, che ricambiò affettuosamente l’abbraccio. “Tu lo sapevi! L’hai sempre saputo che Roby non era il ragazzo giusto per me! Per questo mi ripetevi che non ti piaceva… Ed io, che ho scambiato la tua disapprovazione per invidia… Ti chiedo scusa!”.
“Suvvia, caramella scema! Non c’è bisogno di scusarsi!”, la rassicurò May stampandole un bacio sulla guancia dove scorrevano grosse lacrime. “Comunque, la prossima volta che ti innamorerai di qualcuno, ti conviene mantenere gli occhi aperti e prestare ascolto alle parole di una “topastra di biblioteca” che non ne saprà granché dell’amore, ma che in compenso ti vuole un gran bene!”.
Micky si liberò dall’abbraccio e corse ad aprire lo zaino, da cui trasse un foglietto bianco che porse a May.
“Anch’io ti voglio bene e, per dimostrartelo, intendo congratularmi con te!” disse, con un sorriso compiaciuto carico di sottintesi.
“Che significa?” domandò May, afferrando perplessa la pagina piegata in quattro.
“Guarda tu stessa!”.
La fanciulla non se lo fece ripetere due volte e, quando ebbe dispiegato il foglio, rimase di sasso di fronte alla brutta copia di alcuni versi incerti che aveva buttato giù il giorno precedente durante l’ora di storia, fingendo di prendere appunti.
“Q-questo dove lo hai trovato?” balbettò, sforzandosi invano di celare il proprio smarrimento dietro un sorriso stiracchiato. Nessuno avrebbe dovuto leggere quelle righe, tantomeno la sua migliore amica.
“Probabilmente ti è scivolato da sotto il banco, poiché l’ho raccolto da terra vicino alla tua sedia”, spiegò Micky allegramente, certa di averle fatto un favore. “La campanella era appena suonata e tu avevi già imboccato le scale, perciò ho preferito piegarlo e riporlo al sicuro nello zaino, anziché rompermi le gambe per rincorrerti. Volevo consegnartelo una volta fuori, ma poi me ne sono completamente dimenticata. Però… Non sembri contenta” aggiunse, con una punta di delusione che la portò ad arricciare le labbra in una leggera smorfia.
“Ma cosa vai a pensare, sciocca di una caramella! Mi fa piacere che tu abbia recuperato questa paginetta” si affrettò a replicare May con scarsa convinzione, facendo ruotare la poltrona per posare il piccolo componimento sulla scrivania, accanto alla lampada rossa che rischiarava le sue notti insonni passate a scrivere o a studiare. “A dire il vero l’avevo cercata in mezzo ai libri, non avendo idea di dove fosse finita. In ogni modo, se pure l’avessi persa, non mi sarebbe importato granché: sono le solite sciocchezze che mi diverto a scribacchiare in classe”, chiarì con affettata disinvoltura alzandosi in piedi. “Ora però dovremmo finirla con le chiacchiere: i compiti ci attendono!”.
Si chinò per tirare fuori i libri dallo zaino, ma la voce tremava al pari delle mani. Micky se ne accorse e, quantunque sapesse di avere a che fare con una testarda dal carattere riservato, lasciò che un’audace curiosità avesse la meglio su un’eccepibile discrezione.
“Coraggio May, so tenere i segreti! Se ogni tanto me ne confessi uno, non ti mordo mica! Smettila di fingere con me: lo so che quei versi li hai scritti pensando al biondino!”.
“Q-quale biondino?”.
May arrossì furiosamente, imbarazzata ed irritata. Conosceva l’invadenza della compagna e sapeva gestirla, tuttavia la tollerava a malapena e mai come in quel momento le era parsa tanto inopportuna.
“Mi riferisco al biondino del quinto C! Come se non lo sapessi”, precisò Micky guardandola in modo eloquente. “Per questo volevo congratularmi con te: finalmente ti sei degnata di ricambiare il suo interesse! Hai messo fine alle sofferenze di quel povero disgraziato! Non ne potevo più di vedere i suoi occhioni azzurri che ti fissavano, incantati e disperati, tutte le volte in cui passavi accanto a lui in corridoio senza neanche accorgerti della sua presenza! Mi faceva una gran pena. Avanti, non farti pregare: raccontami tutto!”, proseguì in tono confidenziale e complice, sedendosi sul bordo del letto con le gambe accavallate e le mani intrecciate attorno al ginocchio. “Ti ha già chiesto di uscire? Vi siete scambiati i numeri?”.
May alzò gli occhi al cielo, spazientita. “, me l’ha chiesto”, la ragguagliò con fare asciutto sistemando i libri e i quaderni sullo scrittoio, “e no, il mio numero di telefono non l’ha avuto. Non ho alcuna intenzione di frequentarlo e gliel’ho detto chiaramente”.
Micky balzò dal letto: la sua espressione era mutata da avidamente interessata ad indignata.
“Si può sapere che ti è saltato in mente?! Va bene che sei una delle ragazze più corteggiate del liceo, ma ti pare il caso di metterti a fare la preziosa?”.
“Lo vuoi capire che quello lì non mi interessa? Non mi è mai interessato e, in ogni caso, qui sei tu quella che gioca a fare la preziosa, con lo studio però. E non ti rendi conto che stai scherzando col fuoco! Vedi di fare un piacere ad entrambe e torna a sederti: domani abbiamo un importante compito in classe e, sinceramente, non mi va di rischiare un’insufficienza per colpa delle tue chiacchiere inutili!”.
“Non posso crederci”, mormorò Micky quasi parlando a se stessa, come se non avesse udito le ultime parole di May, “che senso ha scrivere poesie per qualcuno che non ti piace?”.
S’interruppe di colpo, folgorata da un folle sospetto.
“A meno che…” riprese esitante, voltandosi lentamente verso l’amica, “a meno che quelle poesie non fossero dedicate a qualcun altro! Oh no, aspetta: non dirmi che pensi ancora a quel Nano biondo de “Lo Hobbit!”.
 
Ecco, l’aveva detto. L’aveva di nuovo chiamato “quel Nano”, ben sapendo quanto la cosa la infastidisse. May strinse la penna nel pugno con una forza tale da poterla spezzare. Micky non aveva il diritto di riferisi a lui come ad un Nano qualunque: Fili era il suo Nano!
Era verso di lui che correva il suo pensiero, mentre ascoltava le canzoni che le accarezzavano l’anima; “quel Nano” era l’eroe dei suoi sogni proibiti, l’unico in grado di tingerle le gote di un acceso rossore tutte le volte in cui ella concedeva un frammento di libertà ad una sfrenata immaginazione; era il volto di lui che compariva davanti ai suoi occhi mentre camminava distratta fra la gente; e la sera nel letto, prima di abbandonarsi al sonno, stringeva il cuscino sotto la sua guancia sognando che fosse il petto di Fili.
Lui, il sole che illuminava e scaldava le sue giornate, dalle più allegre alle più cupe. Lui, la sua intima forza, la sua tenera ossessione e la sua gioia incondizionata, limpida sorgente di un insolito dolore.


Allora, proprio perché provo un tormento indescrivibile, sento quanto l'amo.

 
Le tornava spesso in mente quel passo tratto da “Le affinità elettive” di Goethe, un libro che l’aveva fatta sbadigliare all’infinito; una semplice frase che rispecchiava in pieno la sua condizione interiore.
Riusciva a vederlo ed a percepirlo ovunque, il suo Principe nanico dagli occhi blu, giacché lui viveva nella parte più profonda e nascosta di sé. Per qualche misteriosa ragione, aveva la sensazione di conoscerlo da tempo immemore.
Fili era divenuto una “presenza” costante nella sua realtà di tutti i giorni; un incomparabile ed indispensabile rifugio; la più soave delle fantasie; un’emozione ininterrotta e sempre nuova che l’accompagnava ad ogni passo.
Dal giorno in cui aveva confessato a se stessa di non poter fare a meno di lui e della Terra di Mezzo, May si era accorta di quanto il mondo le apparisse diverso. Era stato come svegliarsi da un pesante sonno durato anni. Suoni, colori, movimenti… Le pareva di percepirli per la prima volta, nella sua giovane vita. Ogni piccola cosa odorava di fresco e aveva il sapore dell’armonia.
Ora, May non si limitava a vedere distrattamente: ora scrutava con curiosità ed attenzione. Non si accontentava più di esistere, bensì di vivere. Persino l’immagine di sé riflessa nello specchio le mostrava due occhi scintillanti di una squisita consapevolezza dal risvolto amaro: stava imparando a godere dei capolavori della sua terra, ma non avrebbe mai ammirato quelli della Terra in cui avrebbe desiderato vivere.
Come spiegare tutto questo a Micky?
May si era trovata più volte sul punto di confidarsi con lei, ma alla fine aveva rinunciato, scegliendo di tenere per sé il suo segreto. Non le importava essere giudicata: ciò che la spingeva a tacere era il fatto che parlare di Fili e della Terra di Mezzo avrebbe significato mettere a nudo il suo cuore, e non poteva permettere che ciò accadesse. Il suo mondo era troppo importante e prezioso per essere “presentato” con leggerezza ad un altro mondo incapace di comprendere, la cui principale prerogativa consisteva nel fregiarsi della propria superficialità.
 
“Se anche fosse?” chiese May, dal cui volto traspariva la più completa ed innocente naturalezza. “Se fosse davvero quel Nano la fonte della mia ispirazione?”.
“Che diamine stai dicendo? Non puoi parlare sul serio!”, esclamò Micky sgranando gli occhi color nocciola, che divennero più grandi di quanto già non fossero.
May non rispose. Distolse lo sguardo, che andò a posarsi sul poster di Fili appeso alla parete di fianco alla libreria. In fondo, lei per prima non riusciva a spiegarsi il perché di un amore tanto ardente quanto impossibile; di conseguenza, non poteva pretendere che Micky – o chiunque altro – non ne fosse sconcertato.
“May, siamo realiste: tu sei la studentessa più brillante della classe ed una delle migliori in tutto l’istituto! Non vorrai indurmi a dubitare della tua intelligenza…”.
“Cosa vuoi che ti dica: il mio discernimento è intrappolato e sepolto sotto la pancia del drago, tra le ricchezze ed i tesori inesplorati della Montagna Solitaria!”.
Così dicendo, May proruppe in una risata argentina che scosse ulteriormente i nervi già tesi di Micky.
“Ma quella non è la vita vera! Qui stiamo parlando di qualcuno che non esiste!” fece notare quest’ultima, accalorandosi.
“Hai ragione, caramella. Personaggi di fantasia come Fili non esistono, bensì vivono: nell’immaginazione e nei cuori degli autori o dei registi che li creano, così come in quelli di coloro che sono in grado di amarli senza riserve”.
“May, non ti riconosco davvero più. E’ inaccettabile che una persona in gamba come te abbia smarrito il lume della ragione a causa di uno stupido libro e di un film ancor più insignificante!”.
“Quello stupido libro, come tu lo definisci, figura tra i maggiori capolavori della letteratura mondiale. Ma non è questo il punto. Dovresti sapere che i libri vantano da sempre un potere unico al mondo: quello di farti viaggiare con la mente e con l’anima regalandoti emozioni uniche, tali da poter superare in intensità ed importanza le migliori esperienze di un viaggio fisico” ribatté May, sicura ed inflessibile. “Finché la penserai in questo modo, amica mia, ti precluderai la possibilità di arricchire il tuo bagaglio spirituale, oltre a quello culturale!”.
“Non mi interessa, grazie”, decretò Micky aspramente, “ne ho già abbastanza dei libri scolastici! Ed in quanto al bagaglio spirituale, non rientra nei miei programmi ritirarmi in convento. Comunque sia, resto del parere che rinunciare ad una persona in carne ed ossa per amarne una irreale è una scelta puerile e dissennata!”.
“Forse è come dici tu” convenne May, “ciononostante, la penso diversamente. Se devo frequentare un ragazzo qualunque soltanto perché è carino, dolce ed attratto da me, preferisco consumarmi d’amore per un Nano che mi fa sentire viva. Fili non sarà reale, ma le emozioni che lui suscita in me lo sono eccome!”.
“Lasciamo perdere questo discorso. A quanto sembra, discutere con te è una battaglia persa in partenza ed oggi non ho proprio voglia di arrabbiarmi!” concluse Micky, aprendo finalmente lo zaino per prendere i libri. “Lo studio ci attende. La Terra di Mezzo non esiste, ma il compito in classe di domani è un fatto tristemente concreto!” sbuffò infine, riprendendo il suo posto sul letto.
 
“La Terra di Mezzo non esiste”, ripeté May tra sé e sé aprendo il grosso dizionario, “e forse sto davvero impazzendo. Ma per raggiungerla, per raggiungere lui, darei tutto ciò che ho… Persino quello che non ho!”.
Un’improvvisa raffica di vento sollevò il foglio di carta che custodiva i suoi versi, ormai non più segreti, facendolo volare sul pavimento come una colomba colpita da una freccia.
May lo raccolse e sorrise, nel rileggere la prima riga.

 
Scrivere di te è come intingere il pennello nell’infinito.



 

















Nota dell'autrice:

Bentornati, amici vecchi e nuovi!
Immagino che vi aspettavate un altro tipo di capitolo e che attendevate con ansia il seguito della storia, ma stavolta ho voluto sorprendervi! :)
Questa, ovviamente, non è l’unica ragione che mi ha portato a scrivere qualcosa di diverso dal solito. In verità, ho ritenuto opportuno “mettere in pausa” per un attimo la situazione delicata in cui si trova la nostra protagonista, per poi riprenderla nel diciassettesimo.
Inoltre, e soprattutto, volevo un capitolo che vedesse il lettore “spiare” il passato più recente di May come attraverso il buco di una serratura: un frammento di passato che oso definire indispensabile per intuire il misterioso arrivo – o forse dovrei dire “la chiamata” – della nostra fanciulla nella Terra dei suoi sogni.
Colgo anche oggi l’occasione per ringraziare coloro che hanno aggiunto alle preferite/seguite la mia storia, e tutti i nuovi recensori: siete sempre più numerosi ed io sono strafelice di leggere le vostre opinioni!
Per quanto riguarda invece i lettori che non amano ciò che scrivo e che si ostinano a farmelo presente pubblicamente, rivolgo questo avviso: se la mia storia non vi piace, passate oltre. Nessuno vi obbliga a seguirla, specie se poi dimostrate di non capirla e di leggerla in maniera superficiale tanto per il gusto di criticare.
Un ringraziamento speciale va inoltre alla mia carissima amica Mihaela per aver creato l’immagine sovrastante, che include il ritratto di May realizzato da me.
Vi abbraccio forte, amici e seguaci! Che il sorriso di Durin vegli sempre sul vostro cammino!

Claudia









  
Leggi le 22 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: Princess_of_Erebor